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Riservato agli amatori del rock d\'annata
Elvis Presley 3 27.3%
Chuck Berry 6 54.5%
Buddy Holly 0 0%
Eddie Cochran 0 0%
Jerry Lee Lewis 1 9.1%
Bo Diddley 0 0%
Little Richard 0 0%
Carl Perkins 0 0%
Johnny Cash 1 9.1%
Totale 11 100%

Autore Riservato agli amatori del rock d'annata
eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 24-02-2007 11:11  
Elvis è stato indubbiamente grande;grande più che altro nell'inventare uno stile,che è per l'appunto quello del rock'n roll (il modo di muoversi,che tra l'altro non era affatto nuovo presso i cantanti gospel,la novità assoluta era che Presley era bianco),la "banana" intrisa di brillantina,i singhiozzetti ecc.Dal punto di vista creativo,compositivo e via discorrendo,il contributo di Elvis è stato limitatissimo.La generazione dei musicisti degli anni sessanta (soprattutto quelli della cosidetta british invasion) era una generazione di creativi e di compositori,che vedevano in artisti come Buddy Holly,Chuck Berry,Johnny Cash (tutti autori) i veri modelli da imitare,i veri indicatori della via da percorrere.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-02-2007 20:58  
Innegabile l’importanza che riveste Elvis sul piano del costume, del valore musicale, dello stile personale, ma per quanto riguarda le “influenze” di cui trattasi, egli - a sua volta influenzato da costoro -, non può vantare diritti di primogenitura circa l’essenza musicale che è invece patrimonio dei musicisti neri discendenti in linea diretta del blues e del jazz, dunque dal ritmo sincopato che sicuramente non avrebbe potuto dettare, meno ancora inventare, Elvis, quale elemento “di rottura” (con la tradizione musicale occidentale, colta e popolare), su cui si fonda, fin sempre, la musica afro-americana (il paragone diretto con Berry è solo occasionale, se sia venuto prima o dopo Elvis non importa, sta di fatto che prima di lui e di Elvis si erano avvicendate generazioni di musicisti neri che “testimoniarono” la loro cultura, spesso saccheggiata dall’industria dello spettacolo gestita dai bianchi, sul piano sia strettamente musicale sia “comportamentale”, come meglio riferito nel mio precedente post). La quale musica è, per definizione, sincopata, genitrice indiscussa dei i vari generi, sottogeneri, stili e varianti che formano quella vera e propria galassia musicale e che ha per nome “black music”. Dai suoi tentacoli nasce anche il rock & roll e molta pop music, ed entrambe si fondano anche sulle influenze della musica popolare bianca, americana ed europea, della musica “country” americana. Il rock & roll, d’altra parte, sotto altri nomi, e con differenti connotazioni, esisteva già prima di Elvis e di Berry. Le spinte innovative di Elvis, se vogliamo definirle tali, riguardano soprattutto gli aspetti “esteriori”, oltre che musicali, della moda e del costume, quali la gestualità, gli atteggiamenti, il come “muoversi” sulla scena oltre che, esemplarmente, nella vita; aspetti anch’essi importanti in quanto forma e sostanza di un preciso stile che le successive generazioni del rock, bianche e nere, erediteranno e che finiranno tuttavia per rappresentare una sorta di aggiornamento del preesistente patrimonio strutturale della musica dei neri. Ma fin dai tempi della schiavitù, nell’800, e prima, i “minstrel shows”, un po’ gli antesignani di un modo diverso di concepire la musica e lo spettacolo, segnarono, animarono, con le loro colorite, giullaresche e bizzarre esibizioni/pantomime improvvisate, le (tristi)country degli States razzisti.
Provo a spiegarmi meglio con un esempio “documentale”. Posseggo alcune cassette di rari filmati d’epoca, e mi dicevo: peccato che non possa “postarne” uno che capiterebbe a fagiolo… Mi sono ricordato di UTube, ho provato a cercare: trovato! Caspita, c’è proprio tutto.., mi ritenevo un fortunato detentore di vere e proprie rarità e invece.., ma che mondo bottega!
Qualche indicazione su questo straordinario, bellissimo filmato, molto interessante anche sul piano della pura visone: riprese, regia e montaggio strepitosi, considerato poi che risale al 1944 non ha nulla da invidiare, anzi.., ai moderni videoclip; un pò lunghetto (una decina di minuti), ma vi consiglio di visionarlo con attenzione, senza distrarvi, per non perdere alcuni passaggi assolutamente geniali. Sul “set”, musicisti mitici del calibro di Lester Young, Illinois Jacqett, Barney Kessel, Harry Edison, Jo Jones, e altri grandi del jazz. Da notare la chitarra elettrica di Berney Kessel – di sorprendente modernità -, introdotta nel jazz, qualche anno prima, molto prima del rock, da Charlie Christian.

Il filmato è intitolato "Jammin’ the Blues", ma i brani sono tre, facenti parte della stessa entusiasmante jam session: Midnight Symphony; On the sunny side of the street; Jammin’ the blues.
Nell’ultimo brano - siamo nel 1944 ed Elvis frequentava le elementari -, un “boogie” ritmato, spedito, “ballabile”, c’è già tutto il Rock & Roll. Non solo musicalmente parlando, ma anche nel “gesto”, nel sottile erotismo, nelle stravaganti “provocazioni”, nell’”indecente” e trasgressivo incedere della danza (per i tempi, e questo filmato evidentemente è più morigerato, "stilizzato", di quanto sicuramente non avvenisse durante le performance private, nei vari locali in cui si suonava, ballava, beveva, fumava…), aspetti tutti, e suggestioni, di un certo modo "fuori" di porsi che i bianchi faranno in seguito propri. Da notare quel modo di fare dinoccolato, distaccato di Lester, il sensualismo che monta nelle sue note soffiate, insinuanti, e che s'inanella al fumo della sua sigaretta.., cose che anticipano certe pose e "contenuti" della beat generation, dei vari movimenti giovanilisti, anni ‘60/’70, “contro”, alternativi, trasgressivi, dell’”esistenzialismo” ancora di la da venire, la stessa vena “cool” introdotta successivamente da Miles Davis, altro genio del jazz, il cui lancinante lirismo musicale, ed esistenziale, ben si sposerà con le rarefatte atmosfere filmiche francesi di un Malle, con le canzoni della Greco, ecc…
A me stanno bene queste forme di fertile contaminazione, ma occorre fare dei distinguo. Non stavano troppo bene a Charlie Mingus (tra i più grandi e completi musicisti dell’intero novecento musicale, oltre il jazz, lui era tutto: grande leader di gloriose formazioni; strumentista eccelso; compositore di razza), che sulla questione razziale ed annesso sfruttamento artistico non ci andava leggero, allorché, intervistato al riguardo, esplose in tal modo:

**- Mingus: E’ tutto? – chiese all’inglese.

- L’intervistatore : Che ne dice del jazz inglese? Ce l’abbiamo il feeling?

- Mingus : Se parla di tecnica, di preparazione, immagino che gli inglesi siano altrettanto bravi di chiunque altro. Ma che bisogno avete di suonare jazz? E’ la tradizione del nero americano, è la sua musica. I bianchi non hanno diritto di suonarla, è musica popolare nera. Quando studiavo il basso con Rheinshagen, lui mi insegnava a suonare la musica classica. Mi diceva che ero vicino, ma che non ci sarei mai arrivato [falso.., Mingus ha scritto ed eseguito musiche da far invidia a Strawinski; un album per tutti? Da Pre Bird, Half-Mast Inhibition – n.d.ricopiatore…] Così alla lezione successiva portai dei dischi di Paul Robeson e di Marian Anderson chiedendogli se pensava che quegli artisti ci fossero arrivati. Disse che erano dei neri che cercavano di cantare musica a loro estranea. Mi sta bene: se la società bianca ha le sue tradizioni, che lascino le nostre a noi. Voi avete avuto i vostri Shakespeare, Marx, Freud, Einstein, Gesù Cristo e Guy Lombardo, ma noi ce ne siamo usciti con il jazz, non ve lo dimenticate; e tutta la pop music del mondo oggi deriva da quell’origine. Gli inglesi ascoltano i nostri dischi e li copiano, perché non sviluppano qualcosa per conto loro? I bianchi prendono la nostra musica e ci fanno sopra più soldi di quanti noi ne abbiamo mai fatti! Il mio amico Max Roach è stato eletto miglior batterista in molte votazioni, ma gli offrono meno della metà di quello che prende Buddy Rich per suonare negli stessi posti.Che merda è questa? I commercianti della musica sono talmente occupati a vendere quello che va per la maggiore, che stanno soffocando a morte la gallina che ha fatto per loro tutte quelle uova d’oro. Hanno ammazzato Lester e Bird e Fats Navarro, e ne ammazzeranno altri: probabilmente anche me. Io non farò mai i soldi, anzi pagherò sempre di persona perché apro la bocca per sputtanare gli agenti e gli imbroglioni… ed è quello che ho voglia di dire stasera!**

Fatta naturalmente la tara a qualche “fondamentalismo” di troppo (più che naturale e comprensibile, giustificabile, se non anche doveroso), in buona sostanza, per molti versi, a mio avviso Mingus aveva ragione.
Le influenze e commistioni tra la musica bianca e quella nera ci furono, seguitano ad esserci, in maniera fertile, ma in molti casi si tratterebbe di inquadrare il fenomeno sul fronte dell’”imborghesimento” dei musicisti neri, i quali, stanchi di pigliarla sempre nel sedere, decisero di trovare la maniera di guadagnare qualche pagnotta in più rispetto alle solite briciole loro storicamente riservate – avanzi, a fronte di ciò che avevano creato di primissima mano -, dove però, i più geniali rappresentanti di quella grande onda, non rinunciavano allo spirito autentico della loro musica, pur nelle concessioni e nei “mascheramenti” che le mode esigevano e dettavano. Di necessità virtù (?).
Non credo infine che Elvis sia un musicista sottovalutato. Forse non è conosciutissimo, forse ai più sfuggono le sue varie “fasi”musicali, anche ai rockettari che lo ascoltano, ma di certo non è sottovalutato. E’ diventato praticamente una “divinità”, sono nate leggende intorno ala sua figura, la sua tomba è più frequentata del Santo Sepolcro, anche se è vero che della sua parabola artistica ed umana se ne colgono più spesso gli aspetti esteriori, feticcio, modaioli. I quali, hanno pur ragione di esistere..; sono, a modo loro, vita, esperienza, passione.
Per concludere, non nego dunque la grande importanza di Elvis - e delle “contaminazioni” in black & white - , anche valido compositore di numerosi “standard”, ma ci tenevo a che il quadro fosse il più completo possibile, che la sua figura fosse inquadrata dentro quel giusto contesto che, questo si, pochissimi delle nuove generazioni conoscono in tutta la sua ampiezza e reale portata, storica e musicale, culturale, a 360 gradi. Le “morbide” sonorità dei Beatles si rifanno – idealmente - a Elvis; più al groove “sporco” e sanguigno dei neri, quelle dei Rolling Stones; dove, su tale “modulo” esemplificativo, tutti gli altri grandi gruppi che hanno fatto grande il rock, mostrano le proprie diversificate caratteristiche ed inclinazioni verso l’una e o l’altra sponda.
L’influenza della cultura afro-americana su quella occidentale/bianca, è stata enorme e rintracciabile anche là dove meno te lo aspetti. Quell’America che ha per lunghi anni influenzato, spesso “colonizzato”, il panorama musicale, e culturale, leggero e più impegnato, europeo e mondiale, era stata profondamente a sua volta segnata dal silenzioso, soffocato, sofferto, dolente, dilaniato, rivoluzionario “canto nero”, infine lentamente, inesorabilmente trionfante – come la paziente goccia d’acqua che scava caverne -, del “popolo del blues”. Chi volesse saperne di più legga, consigliatissimo, “Il Polpolo del Blues – sociologia degli afroamenricani attraverso il jazz” di Amiri Baraka (Le Roi Jones) – Shake Edizioni (per lunghi anni edito da Einaudi, poi stramente ceduto, dove però questa edizione è anche più bella, arricchita da un’introduzione, aggiornamento, dello stesso autore) 15 euro…



[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 24-02-2007 alle 21:04 ]

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Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 24-02-2007 21:34  
quote:
In data 2007-02-24 20:58, AlZayd scrive:
ma per quanto riguarda le “influenze” di cui trattasi, egli - a sua volta influenzato da costoro -, non può vantare diritti di primogenitura circa l’essenza musicale che è invece patrimonio dei musicisti neri discendenti in linea diretta del blues e del jazz, dunque dal ritmo sincopato che sicuramente non avrebbe potuto dettare, meno ancora inventare, Elvis, quale elemento “di rottura” (con la tradizione musicale occidentale, colta e popolare), su cui si fonda, fin sempre, la musica afro-americana



Beh ma questo è assolutamente scontato: se vogliamo non esistono quasi veri e propri punti di rottura in ambito rock. Elvis, come Berry e come chiunque altro in quegli anni non ha forgiato assolutamente niente dal nulla. Ciascuno di loro ha però contribuito (chi più chi meno) all'evoluzione del rock. Lo stile scaturito dalle prime sessioni di registrazione di Elvis, come ho già detto, è un miscuglio di generi e di profonda cultura musicale (bianca e nera, per la prima volta unite) che Elvis poteva certamente vantare, ma nessuno degli elementi che aveva messo insieme venne inventato di sana pianta. Il merito di quei primi brani è da ricercarsi nella maniera originale in cui i pezzi del mosaico vennero amalgamati.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Deeproad il 24-02-2007 alle 21:38 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 25-02-2007 01:51  
quote:
In data 2007-02-24 21:34, Deeproad scrive:
quote:
In data 2007-02-24 20:58, AlZayd scrive:
ma per quanto riguarda le “influenze” di cui trattasi, egli - a sua volta influenzato da costoro -, non può vantare diritti di primogenitura circa l’essenza musicale che è invece patrimonio dei musicisti neri discendenti in linea diretta del blues e del jazz, dunque dal ritmo sincopato che sicuramente non avrebbe potuto dettare, meno ancora inventare, Elvis, quale elemento “di rottura” (con la tradizione musicale occidentale, colta e popolare), su cui si fonda, fin sempre, la musica afro-americana



Beh ma questo è assolutamente scontato: se vogliamo non esistono quasi veri e propri punti di rottura in ambito rock. Elvis, come Berry e come chiunque altro in quegli anni non ha forgiato assolutamente niente dal nulla. Ciascuno di loro ha però contribuito (chi più chi meno) all'evoluzione del rock. Lo stile scaturito dalle prime sessioni di registrazione di Elvis, come ho già detto, è un miscuglio di generi e di profonda cultura musicale (bianca e nera, per la prima volta unite) che Elvis poteva certamente vantare, ma nessuno degli elementi che aveva messo insieme venne inventato di sana pianta. Il merito di quei primi brani è da ricercarsi nella maniera originale in cui i pezzi del mosaico vennero amalgamati.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Deeproad il 24-02-2007 alle 21:38 ]



Sarà scontato ora, prima non lo era. Ho cercato di evidenziare alcune tue inesattezze, o quelle che dal mio punto di vista tali mi sono sembrate, e per poterlo fare ho dovuto precisare e circostanziare diversi aspetti, tra cui il contenuto del breve passaggio da te quotato, che non è un punto di arrivo ma, per l'appunto, di transito, che staccato dal suo più ampio ed esaustivo contesto non può significare ciò che era nelle mie reali intenzioni significare, veicolare.
Anche questo mi sembra scontato.

La questione da me posta, alla quale non hai risposto, non è la stessa che poni tu ora. Anche perchè, detto con altre parole, ora, non prima, non a fronte di quanto asserito nell'altro tuo post, potremmo più o meno essere d'accordo. Ma non è solo su tale aspetto, che mi sembra abbastanza scontato, che verteva la mia analisi allargata ad altri e più ampi scenari sui quali volevo confrontarmi. Insomma, per giungere al fine, per quanto questo possa sembrarci scontato, bisogna pure sempre compiere un viaggio... La partita si gioca strada facendo, meno all'inizio e alla fine.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 25-02-2007 01:55  
... e non è che tu abbia giocato male, anzi, molte cose le condivido, solo mai dare per scontato alla fine del viaggio ciò che scontato in partenza non era.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 27-02-2007 13:32  
Forse il primo vero "mescolatore" di generi neri e bianchi è stato Ray Charles,anche se non si può certo definire un rock n' roller.E' stato tra l'altro il primo a miscelare il "sacro" col "profano",amalgamando per la prima volta gospel e blues.

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Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 27-02-2007 13:38  
Senza contare che a tempo perso ha inventato il milkshake.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 01-03-2007 03:34  
quote:
In data 2007-02-27 13:32, eltonjohn scrive:
Forse il primo vero "mescolatore" di generi neri e bianchi è stato Ray Charles,anche se non si può certo definire un rock n' roller.E' stato tra l'altro il primo a miscelare il "sacro" col "profano",amalgamando per la prima volta gospel e blues.



Ne avessi azzeccata una.
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DottorDio

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Inviato: 03-03-2007 01:45  
Senza dubbio Elvis.

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