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Autore L' immagine è tutto
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 10:52  
Secondo me i film che riescono meglio sono quelli che sfruttano di più il linguaggio del cinema, sostituendo una serie di parole superflue. Quando l'immagine parla da sola e comunica , questa è la sostanziale differenza che passa tra una rappresentazione cinematografica (attraverso l'utilizzo di immagini che creano un significato) e una teatrale,che sfrutta la sceneggiatura e l'abilità degli attori e dei dialoghi.

Per non rendere l'argomento controverso proverò a fare alcuni esempi.

In 2001 : odissea nello spazio le scimmie primordiali imparano a utilizzare la clava dopo la comparsa del monolite. C'è una scena in particolare che funziona così:

Viene inquadrato uno scimmione mentre sta scavando per terra per cercare qualcosa. Ad un certo punto alza la testa. L'inquadratura cambia e ci mostra per una frazione di secondo l'immagine del monolite nero. Si ritorna quindi allo scimmione che da quel momento impara a usare la clava per uccidere.
Il montaggio di questa mini scena suggerisce quindi che ricordandosi del monolite (che rappresenta nel film una forma di intelligenza aliena o un dio)questo essere primitivo ha pensato e ha imparato qualcosa di nuovo e si è evoluto.
Da lì infatti userà l'osso per uccidere e lancerà poi in alto il suo nuovo strumento (di morte) , che ricadendo si trasformerà in un'astronave spaziale ,della stessa identica forma.

Non c'è bisogno di parole ma è stato usato uno degli strumenti del cinema , il montaggio delle immagini, per creare un significato alla scena.


[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-09-2006 alle 14:33 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 10:52  
Altro esempio, Arancia Meccanica sempre di Kubrick. Alex è appena uscito dalla riabilitazione della cura Ludovico e scopre che la famiglia lo ha sostituito con un altro. Gli capitano una serie di sventure per cui ad un certo punto si trova da solo ,con il suo fagotto,sulla riva di un fiume , accostato al muretto. La macchina da presa riprende il suo volto,poi stacca e inquadra il ponte che lo attraversa. Con uno zoom l'immagine si avvicina lentamente all'acqua.
L'idea che viene suggerita qui è che Alex si voglia buttare dentro e suicidarsi.
Non c'è stato bisogno di inutili parole.
A teatro una scena del genere non potrebbe essere rappresentata,proprio perchè è stato sfruttato il linguaggio del cinema.
Si sarebbe sostituito il concetto reso attraverso le immagini con un dialogo.

Si possono fare infiniti esempi: i film di Hitchcock sono costruiti sapientemente su questi concetti.

Ci sono film invece che non usano gli strumenti del cinema, ma si limitano a inquadrare le sceneggiature ,anche ben costruite, senza suggerire con le immagini un bel nulla. Il cinema allora diventa teatro e perde di significato.

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Il terrorismo di Israele
Archivio Chomsky
Guantanamo,Cuba


[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-09-2006 alle 11:00 ]

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 27-09-2006 11:21  
non capisco...ogni volta che si inquadra si sta utilizzando un linguaggio cinematografico. Poi bisogna vedere se è coerente con quanto si vuole dire, e se è il più appropriato, ma è pur sempre linguaggio!

ps: mi piacerebbe che qualcuno degli amanti di Straubb-Huillet ne parlasse...
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 13:18  
quote:
In data 2006-09-27 11:21, gatsby scrive:
non capisco...ogni volta che si inquadra si sta utilizzando un linguaggio cinematografico.



Certo però bisogna vedere se l'inquadratura suggerisce qualcosa o si limita a un ruolo passivo , statico, immobile, se riprende e basta.
Gli esempi che ho fatto appartengono al primo caso.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 27-09-2006 13:38  
si, ma certe volte il riprendere e basta è una scelta. La staticità di per sè, non è un antilinguaggio.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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pensolo

Reg.: 11 Gen 2004
Messaggi: 14685
Da: Genova (GE)
Inviato: 27-09-2006 14:05  
quote:
In data 2006-09-27 13:38, gatsby scrive:
si, ma certe volte il riprendere e basta è una scelta. La staticità di per sè, non è un antilinguaggio.




direi di no infatti. Tra l'altro anche lo stesso Kubrick in Arancia Meccanica (e non solo) utilizza delle inquadrature statiche
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Bart,voglio condividere con te le tre massime indispensabili per andare avanti nella vita.N°1:"Mi raccomando coprimi" N°2: "Miticooo!Ottima idea capo" N°3:"Era già così quando sono arrivato io"

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 14:09  
Non so se sia una scelta, però dubito.
Io comunque mi rendo conto che se un film ha una regia statica che non fa nulla ma si limita a inquadrare quello che succede mi annoio profondamente e per me il film ha poco valore.

Per fare un esempio, il duello finale del Buono , il Brutto e il Cattivo è costruito sapientemente con una serie di inquadrature a ripetizione sugli sguardi dei protagonisti, sui primi piani (e poi primissimi piani) dei loro volti e delle loro pistole,in una sequenza ripetuta più volte e che accelera sempre di più fino a quando Leone stacca e inquadra in un piano medio Clint Eastwood che spara al Cattivo,altro stacco e si ritorna al campo totale dove sono inquadrati tutti i personaggi.
E' una scena memorabile tutta costruita sulle immagini e sull'ottimo montaggio.

L'emozione è creata non certo da quello che succede ma da come è stata ripresa la scena.
Un dilettante avrebbe inquadrato il duello con qualche piano medio alternato a qualche primo piano e avrebbe rovinato la magia.

Nel caso del film di Leone l'immagine non produce significato (come invece negli esempi di Kubrick) , è un semplice duello finale, però il linguaggio del cinema è utilizzato al meglio.

Se un film è statico per me annoia; per esempio in Amarcord non c'è nulla di tutto questo. E' piatto come il mare in una giornata senza vento. Ci saranno delle bellissime scene derivate da un'ottima scenografia e sceneggiatura, ma la mdp è ferma e non crea magia, si limita a inquadrare quello che accade senza intervenire con spunti di rilievo.Ma si parla allora ancora di Cinema oppure è solo teatro filmato?

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-09-2006 alle 14:14 ]

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 27-09-2006 15:02  
noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
_________________
"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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quentin84

Reg.: 20 Lug 2006
Messaggi: 3011
Da: agliana (PT)
Inviato: 27-09-2006 18:13  
Il punto non è se la macchina da presa si muove o no, il punto è se il regista la padroneggia o no, se riesce a portarmi dentro la storia del film e a farmi identificare con essa.
Nodo alla gola di Alfred Hitchcock è tratto da un'opera teatrale, se c'è una cosa che Hitch detestava è proprio il teatro filmato : girò il film con una serie di piani-sequenza raccordati in maniera quasi impercettibile, in tal modo girò la versione filmica di un testo teatrale senza cadere nella staticità,ciò non toglie che quando Hitch voleva valorizzare un attore ricorresse anche a tecniche tradizionali : pensate solo allo sconvolgente primo piano finale di Norman Bates in Psycho.
Voglio dire che ciò che conta non sono le tecniche cinematografiche in sè, ma la loro efficacia narrativa.

[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 27-09-2006 alle 18:17 ]

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 27-09-2006 19:29  
non ho letto niente. ho intuito. buttando due occhiate lì e qui. E' trash, ma mi unisco al trash. se ho malinterpretato tutto ancora meglio, espandiamo gl'orizzonti.
state tralasciando la cosa più fondamentale del Cinema e dell'immagine: la poetica (poetica aka quella parola a cui le persone si rifanno quando non riescono a spiegare la bellezza di un film - sacrosanto vero - ma giusto), ovvero la creazione innata per eccellenza. In questo senso la macchina da presa s'auto-annulla davanti all'oggetto filmato, in quanto questo stesso oggetto filmato (poetica) scava oltre la tecnica di rappresentazione perchè pura magia (concedetemi la parola) d'intuizione innata.
Rimanendo su Kubrick cito la scena del feto nello spazio. Quell'immagine può essere inquadrato in qualsiasi modo, e non ne avrebbe perso la potenza evocativa. Certo, dicendo così, sembra quasi che stia sovrimponendo la sceneggiatura alla regia, ma non è nemmeno così. al massimo in questo non è che conferma del montaggio come linguaggio dell'immagine (e quindi, non la macchina da presa, che funge come medium unico). ma non il montaggio sborone, bensì l'anti-montaggio in sè, il montare l'immontabile. i film migliori sono quelli ripresi e montati nel modo più semplice e banale possibile (esempio: un piano fisso e giusto qualche stacco), ma che attraverso la pura creazione dell'inquadrato, dia emozioni polivalenti. guardacaso, il Cinema Asiatico. O perchè no, i primi muti. uno dei motivi per cui sono sempre meno legato al Cinema di esplicita sboronia (in primis la new hollywood, da scorsese a depalma). sono invece per un Cinema si di immagini, ma che vivono da sole e quasi si staccano dal medium (mdp/edit) - tsai ming liang - weerasethakul - e chi per veci. poi ovviamente, ho detto tutto e niente. come sempre, mi levo.

_________________
http://www.positifcinema.com/

[ Questo messaggio è stato modificato da: Ahsaas il 27-09-2006 alle 19:32 ]

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 27-09-2006 19:32  
ecco. strub-huillet. perfetto.
prendiamo proprio Quei loro incontri.
totale - piano americano di uno - piano americano dell'altro - piano medio di entrambi.
nulla di più "banale" o "noioso", tanto più che i dialoghi, nel loro essere ritmo e non oggetto, sono impossibili da seguire e da cogliere.
eppure Quei loro incontri è un'opera fedelissima, per stile e per spirito, ai Dialoghi con Leucò di Pavese.

ma in fondo bastava dire che "ogni tecnica rimanda a una metafisica".

poiché se è vero che il montaggio è l'unico vero linguaggio del cinema, è altresì vero che una scelta di montaggio è anche la staticità, è anche la non-articolazione, è anche il non-montaggio.
il problema - e qui siamo d'accordo - è quando tutto questo non è per scelta, ma per incapacità.

_________________
Non vorrei mai appartenere ad un forum che accettasse tra i suoi moderatori uno come me.

[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 27-09-2006 alle 19:35 ]

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 27-09-2006 19:34  
quote:
In data 2006-09-27 19:29, Ahsaas scrive:


mavaffanculo (cit. kitano, ma anche kulesov)
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 27-09-2006 19:34  
quote:
In data 2006-09-27 19:32, sandrix81 scrive:
ecco. strub-huillet. perfetto.
prendiamo proprio Quei loro incontri.
totale - piano americano di uno - piano americano dell'altro - piano medio di entrambi.
nulla di più "banale" o "noioso", tanto più che i dialoghi, nel loro essere ritmo e non oggetto, sono impossibili da seguire e da cogliere.
eppure Quei loro incontri è un'opera fedelissima, per stile e per spirito, ai Dialoghi con Leucò di Pavese.

ma in fondo bastava dire che "ogni tecnica rimanda a una metafisica".

poiché se è vero che il montaggio è l'unico vero linguaggio del cinema, è altresì vero che una scelta di montaggio è anche la staticità, è anche la non-articolazione, è anche il non-montaggio.




il difetto di Quei loro incontri è che l'immagine di per sè (e quindi, automaticamente: la scelta registica / di non montaggio) è privo di evocazioni significative. E' pura anestesia. Interessante fino ad un certo punto. Se si riesce a rimanere svegli fino alla fine.
_________________
"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 19:35  
quote:
In data 2006-09-27 18:13, quentin84 scrive:

Voglio dire che ciò che conta non sono le tecniche cinematografiche in sè, ma la loro efficacia narrativa.




E' la stessa cosa perchè l'efficacia narrativa è data dalla scelta di linguaggio del regista.
Nodo alla gola utilizza un unico piano - sequenza per tutto il film ma non è questo il concetto di statico che volevo intendere.
Anche se l'immagine non stacca mai e non ci sono tagli di montaggio(che poi non è vero),la tecnica usata è sempre la stessa insomma, l'emozione è provocata da quello che viene inquadrato.

Come esempio prendo questa scena: la governante sta sparecchiando mentre i protagonisti e gli invitati chiacchierano in salotto. la mdp si sposta e rimane fissa sulle azioni della donna. Sta sgomberando la cassapanca dai piatti e dai candelabri (all'interno si cela il cadavere) e ha intenzione di rimettere dentro i libri che erano stati presi fuori per far spazio alla salma. Lei è all'oscuro dell' omicidio così come gli invitati. La tensione allora sale, lo spettatore si chiede: quando si accorgerà James Stewart che la governante sta per scoperchiare la verità? Se ne renderà conto in tempo, preso com'è dalla discussione o sarà questa la sua rovina? Il tutto è molto emozionante e l'efficacia narrativa è dovuta alla scelta del regista di rimanere fisso su un particolare dell'azione.
E' questo che ti porta dentro la storia e ti coinvolge.
Anche se la tecnica usata nel film è una sola c'è una scelta di regia ben precisa.
Non è quindi questo il senso di "statico" che volevo intendere. Statico sta per un film dove le inquadrature o le scelte usate dal regista non sottolineano nulla ma sono solo di supporto a inquadrare una sceneggiatura.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-09-2006 20:04  
quote:
In data 2006-09-27 19:29, Ahsaas scrive:

Rimanendo su Kubrick cito la scena del feto nello spazio. Quell'immagine può essere inquadrato in qualsiasi modo, e non ne avrebbe perso la potenza evocativa. Certo, dicendo così, sembra quasi che stia sovrimponendo la sceneggiatura alla regia, ma non è nemmeno così. al massimo in questo non è che conferma del montaggio come linguaggio dell'immagine (e quindi, non la macchina da presa, che funge come medium unico).



Se hai notato i primi due esempi , uno riguardava appunto il montaggio e l'altro la mdp e la scelta compiuta che ha prodotto un significato.
Il feto astrale che hai citato si rifà al primo caso, ma non per questo sminuisce o elimina il secondo:questa è un'operazione di rimozione che puoi fare solo tu, ma la scena di Alex nel film rimane com'è.

Il feto compare ben prima di essere inquadrato nello spazio. Con una lunga sequenza dove vede davanti a sè la sua vita, David Bowman ormai vecchio e in punto di morte indica davanti a sè la presenza del monolite. L'immagine passa sul monolite e torna poi sul letto, dove compare al posto del protagonista il feto. Il passaggio evolutivo delle scimmie ancora si ripresenta e da uomo si passa ,attraverso il monolite, a quello che la critica ha definito superuomo o feto
astrale. Anche qui il significato dell'immagine non viene prodotto da sè , la poetica deriva da una precisa scelta di montaggio che produce un senso a quello che viene visto.
Mettiamo infatti che il feto non fosse stato inquadrato sul letto della stanza ma solo alla fine: l'immagine non avrebbe comunicato un bel nulla.



[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 27-09-2006 alle 20:08 ]

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