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Autore Indulto: apriti sesamo... ha senso svuotare le carceri?
gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 04-11-2006 13:37  
Questa sì che è magia vera: vedersi cancellare quasi intera la condanna, e poter accantonare (per quel poco di pena che resta) anche ogni concreto patema di estradizione dal Brasile dove è latitante. Al «mago» di Vanna Marchi, il miracolo, che nemmeno lui si sarebbe mai sognato di poter propiziare con nessuna delle polverine magiche che ammanniva ai truffati in tv o al telefono, l’ha fatto l’indulto. Perché anche Mario Pachecho Do Nascimento, il «maestro di vita» condannato in via definitiva a 4 anni di carcere per le televendite a base di lotto e malocchio, benché latitante, benché bersaglio di una richiesta di estradizione dal Brasile, benché inseguito da un mandato di cattura europeo, adesso è di fatto un uomo (quasi) libero.
BENEFICIO — Il «mago», il «il maestro di vita », non ha avuto bisogno di attivare un difensore in Italia per chiedere l’indulto, di cui ha beneficiato «d’ufficio», avendone diritto come tutti gli altri detenuti definitivi (fuggitivi compresi). Del condono riconosciutogli dal Tribunale di Milano, DoNascimento ha così usufruito nella misura massima contemplata dalla legge (3 anni), che nel suo caso gli ha abbuonato quasi tutti i 4 anni inflittigli il 30 maggio 2003 con rito abbreviato (dunque già con sconto d’un terzo sulla pena) per associazione per delinquere finalizzata a truffe ed estorsioni. Resterebbe un anno di pena. Ma una circolare ministeriale indica agli uffici giudiziari, anche per ragioni comprensibili di economia processuale, una soglia di pena ben più elevata (intorno ai 4 anni) per continuare a coltivare le richieste di estradizione. Risultato: dopo che l’indulto ha abbassato a un solo anno la pena teorica per il quale «il maestro di vita» dovrebbe essere ricercato, in concreto nessuno più si prenderà la briga di tentare di riportare in un carcere italiano il 40enne «mago» che in Brasile, a Salvador de Bahia, «Striscia la notizia» nel luglio scorso ha ritrovato parrucchiere affannato: «Non sono scappato, sono solo partito prima degli arresti». A modo tutto suo, è vero. Nel senso che Do Nascimento, quando alla fine del 2001 la trasmissione di Canale 5 aveva acceso i riflettori sulla teletruffa di cosmesi e superstizione, poi scandagliata dalla Guardia di Finanza fino a individuare nei pc circa 300 mila contatti con i clienti e a stimare 33 milioni di euro di movimento d’affari in 5 anni, era stato il più lesto a comprendere l’opportunità sia di tagliare i ponti con Vanna Marchi e sua figlia (arrestate il 24 gennaio 2002 e condannate il 10 maggio 2006 in primo grado a 10 anni e 2 milioni di risarcimento a 80 parti civili), sia di tagliare la corda dall’Italia. E difatti l’aveva precipitosamente abbandonata il 27 dicembre 2001 per Rio De Janeiro, lasciandosi alle spalle un container di suppellettili pacchiane e improponibili divani leopardati.
IN ITALIA — Ora Do Nascimento, volendo, potrebbe persino valutare i pro e contro di un suo eventuale rientro in Italia. Dovesse rimettervi piede, infatti, all’inizio verrebbe comunque arrestato per il teorico anno da scontare in carcere. Ma nella realtà vi resterebbe soltanto i pochi giorni necessari a inoltrare al giudice di sorveglianza la richiesta di sospensione dell’esecuzione della pena, in attesa della decisione sulla concessione di misure alternative alla detenzione possibili sotto i 3 anni (e dunque anche per lui, che di anni da scontare ne ha a questo punto uno solo). Ma difficilmente «il maestro di vita» tornerà in Italia: aMilano è pur sempre indagato in un paio d’altri procedimenti penali collaterali. E nessuno più del «mago» sa che la «magia», persino quella dell’indulto, è meglio non sfidarla troppo.

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 16-10-2007 17:44  
Una delle notizie del giorno riguarda invece l'indulto e, di riflesso, il "cosidetto ministro della giustizia" (cit.) Clemente Mastella.

Tra un anno e mezzo carceri piene cita il Corriere della Sera. Ecco che un'informazione che chiunque un po' informato già conosceva dall'agosto dell'anno scorso e che era sempre stata utilizzata (fra le altre) da chi si opponeva all'indulto, diventa miracolosamente un punto a favore dei pro-indultisti.
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E' ok per me!

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Valparaiso

Reg.: 21 Lug 2007
Messaggi: 4447
Da: Napoli (es)
Inviato: 04-02-2008 14:39  
articolo del magistrato Raffaele Cantone sul Mattino

All'inizio della nuova legislatura, il Parlamento votò l'indulto finalizzato a far fronte al gravissimo e reale problema del sovraffollamento delle carceri. Si trattò di un provvedimento che, malgrado fosse stato approvato da una maggioranza bipartisan e superiore a quella di due terzi necessaria secondo la Costituzione, scatenò, nella società civile e fra gli addetti ai lavori, molte perplessità sia per il rilevante quantitativo di pena «condonato» (tre anni) sia perché non aveva escluso dal beneficio delitti di particolare gravità (omicidio, rapina, estorsione ecc). Le critiche alla decisione parlamentare con il tempo non si sono attenuate e, anzi, sono state continuamente rinfocolate tutte le volte in cui reati di grave allarme sociale sono risultati commessi da soggetti ritornati in libertà grazie all'atto di clemenza.
Proprio il clima di scontro protratto ha reso difficile conoscere anche i dati delle scarcerazioni e dei rientri, che pur essendo aritmetici - e, quindi, per loro natura non opinabili - venivano forniti in modo dissimile dalle parti contrapposte. Nei giorni scorsi uno dei sindacati della polizia penitenziaria ha fornito numeri interessanti, passati quasi sotto silenzio per la contemporaneità con notizie più appetibili, quali la crisi di governo e l'emergenza rifiuti a Napoli. Su alcuni di essi è, invece, opportuno focalizzare l'attenzione; la capienza carceraria è di circa 42 mila posti; subito dopo l'indulto si era scesi molto al di sotto del limite massimo; attualmente sono presenti nelle strutture 49 mila detenuti; i rientri di chi aveva beneficiato della misura clemenziale superano, a oggi, il 25%.

Sono dati che dimostrano come le più fosche previsioni sull'inutilità e anzi sulla dannosità dell'indulto si stanno avverando: il trend previsto dal sindacato va nel senso che nel giro di pochi mesi si tornerà a una presenza carceraria pari a quella precedente l'intervento clemenziale (60 mila detenuti circa). Piuttosto che far ricorso al classico e inutile «l'avevamo detto», può essere utile capire perché si è giunti a questo punto.
L'errore principale non è stato il varo del provvedimento di clemenza - necessario in quel momento anche se troppo ampio - quanto l'omissione di provvedimenti che a esso avrebbero dovuto accompagnarsi per evitare di ritrovarsi, a distanza di così breve tempo, nella situazione di partenza. In primo luogo, si dovevano adottare, da parte del governo centrale e degli enti locali, interventi di sostegno sociale ai detenuti scarcerati per offrire loro le condizioni per rientrare nella legalità. Si potevano, poi, modificare alcune norme penali - ad esempio, quelle in materia di immigrazione clandestina o quelle che, in materia di stupefacenti, hanno equiparato lo spaccio di droghe leggere e pesanti - che contribuiscono ad affollare le carceri di soggetti non sempre pericolosi. Si dovevano rilanciare quelle misure alternative che garantiscono anche la tutela della sicurezza pubblica; ci sarebbe da chiedersi, ad esempio, che fine ha fatto il famoso «braccialetto elettronico» per il controllo dei detenuti domiciliari, che dopo essere stato presentato come una panacea è stato accantonato non prima, però, di una congrua spesa di macchinari, ora inutilizzati in qualche magazzino della polizia. Sarebbe, infine, stato indispensabile costruire o concludere i lavori di nuove strutture carcerarie anche in grado di fornire condizioni decenti di vita ai detenuti.
Nulla o quasi di tutto questo è stato fatto è non c'è da meravigliarsi; non è una novità, purtroppo, che sui temi riguardanti la sicurezza si operi senza programmazione, intervenendo solo sulle emergenze che via via si presentano.

Il prossimo esecutivo, presumibilmente da dopo l'estate, si troverà una grana in più di difficilissima soluzione anche perché un punto è certo: uno degli effetti negativi della cattiva gestione dell'indulto è che nessun parlamentare si assumerà, in tempi mediamente lunghi, la responsabilità di varare un nuovo provvedimento di clemenza.


[ Questo messaggio è stato modificato da: Valparaiso il 04-02-2008 alle 14:42 ]

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