FilmUP.com > Forum > Sondaggi - EUTANASIA
  Indice Forum | Registrazione | Modifica profilo e preferenze | Messaggi privati | FAQ | Regolamento | Cerca     |  Entra 

FilmUP Forum Index > interAction > Sondaggi > EUTANASIA   
Vai alla pagina ( Pagina precedente 1 | 2 | 3 | 4 )
EUTANASIA
sono totalmente d'accordo 20 62.5%
no, la vita è un dono di dio, guai interromperla 3 9.4%
sono d'accordo ma ho dei distinguo (su cosa?) 9 28.1%
Totale 32 100%

Autore EUTANASIA
Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 10-03-2006 12:44  
Non è così semplice...troppo semplice...
_________________
Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!
Né l’Uomo Ragno né Rocky, né Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, SONO UN EROE!
Io li odio i Nazisti dell'Illinois!

  Visualizza il profilo di Logan71  Invia un messaggio privato a Logan71    Rispondi riportando il messaggio originario
ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 10-03-2006 13:01  
Grazie per la risposta Logan. Se vuoi continuare a dilungarti sull'argomento fai pure, dici cose molto interessanti.
_________________
Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

  Visualizza il profilo di ipergiorg  Invia un messaggio privato a ipergiorg  Vai al sito web di ipergiorg    Rispondi riportando il messaggio originario
MARQUEZ

Reg.: 23 Feb 2006
Messaggi: 2117
Da: Firenze (FI)
Inviato: 10-03-2006 14:48  
quote:
In data 2006-03-10 13:01, ipergiorg scrive:
Grazie per la risposta Logan. Se vuoi continuare a dilungarti sull'argomento fai pure, dici cose molto interessanti.



_________________
«E' vietato fare la cacca per terra, giusto? Bene, la pubblicità è come la cacca: puzza e fa schifo…».
Piergiorgio Odifreddi

  Visualizza il profilo di MARQUEZ  Invia un messaggio privato a MARQUEZ  Vai al sito web di MARQUEZ    Rispondi riportando il messaggio originario
Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 10-03-2006 16:53  
chi dei due mi piglia per il culo?
Anche perchè non ci trovo un cazzo di niente da ridere!


_________________
Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!

[ Questo messaggio è stato modificato da: Logan71 il 10-03-2006 alle 16:55 ]

  Visualizza il profilo di Logan71  Invia un messaggio privato a Logan71    Rispondi riportando il messaggio originario
Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 10-03-2006 16:56  
quote:
In data 2006-03-10 11:46, Logan71 scrive:
quote:
In data 2006-03-10 11:29, ipergiorg scrive:
quote:
In data 2006-03-10 11:22, Logan71 scrive:

Il segreto sta nel non portare il malato a chiederti di morire, elimini la causa della richiesta, elimini il problema....non è un discorso facile certo...ma in molti casi funziona.





puoi approfondire meglio questo punto? Perchè non lo ho mica capito.. o dici che è possibile rimuovere la depressione, la sensazione di essere un peso per la famiglia e soprattutto il dolore??

Sei poi così gentile da rispondermi sulla classificazioe dell'eutanasia per i malati di "spina bifida"?


Non c'è classificazione...e come potrebbe...tecnicamente rientrerebbe nell'eutanasia non volontaria ma...per carità è straziante anche solo pensare di dover praticare l'eutanasia su un bambino...ed è altrettanto straziante un bambino affetto da spina bifida...
Ecco questo è il sottile limite di cui parlo, la infinitesimale linea di demarcazione.
Ecco dove la scienza e la medicina devono intrvenire.
Potenziando la diagnosi precoce, la diagnosi prenatale, sapere prima che sia troppo tardi.
Certo poi si lascia la scelta, ma esiste l'aborto, esiste la possibilità di evitare atroci sofferenze a un'innocente creatura.

Per quanto riguarda il punto dell'eliminazione della richiesta eutanasica...si si possono eliminare depressione, pressione psicologica e dolore.
Creando strutture apposite, come esistono già in molte parti del mondo, anche qui in Italia ossia gli Hospice oncologici, ma i VERI hospice, non quella specie di case di cura travestite da Hospice.
Un'altra soluzione è l'assistenza domiciliare.
La soluzione è una sinergia tra queste e le cure palliative, la terapia del dolore, la comicoterapia.
L'assistenza domiciliare non significa solo l'infermiere che viene a casa ti schiaffa la flebo e arrivederci, no
Parlo di un'equipe di medici, infermiere, psicologi che lavora sul territorio e aiuta il malato a casa, aiuta i suoi familiari.
Anche perchè la prospettiva di morire in un ospedale è una delle più grandi paure di questi malati.
Tutti i malati che intervistai avrebbero voluto morire a casa.



Ribadisco quello che ho scritto e sono convinto di quello che dico.

Si possono ottenere grandi risultati.
_________________
Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!

[ Questo messaggio è stato modificato da: Logan71 il 10-03-2006 alle 16:58 ]

  Visualizza il profilo di Logan71  Invia un messaggio privato a Logan71    Rispondi riportando il messaggio originario
medea1976

Reg.: 13 Gen 2005
Messaggi: 401
Da: firenze (FI)
Inviato: 10-03-2006 17:11  
quote:
In data 2006-03-06 19:29, DottorDio scrive:
quote:
In data 2006-03-06 19:19, EtaBeta scrive:
Sono per l'eutanasia attiva, ossia deve essere il diretto interessato a richiederla, sono invece assolutamente contrario a quella passiva (richesta da parenti o affini).



Giustissimo!
Però se il diretto interessato non ha modo di chiederla perchè in come irreversibile non ci vedo niente di male ad applicare l'eutanasia, almeno che non abbia espresso in precedenza di non voler esser sottoposto a eutanasia.
Però in linea di massima sono d'accordo



forse dovrebbero darci un modulo da riempire e da depositare in modo ufficiale dove esprimiamo le nostre volontà in particolari situazioni...ovviamente deve sempre essere possibile modificare le nostre volontà

  Visualizza il profilo di medea1976  Invia un messaggio privato a medea1976  Email medea1976    Rispondi riportando il messaggio originario
Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 10-03-2006 21:32  
quote:
In data 2006-03-10 17:11, medea1976 scrive:
quote:
In data 2006-03-06 19:29, DottorDio scrive:
quote:
In data 2006-03-06 19:19, EtaBeta scrive:
Sono per l'eutanasia attiva, ossia deve essere il diretto interessato a richiederla, sono invece assolutamente contrario a quella passiva (richesta da parenti o affini).



Giustissimo!
Però se il diretto interessato non ha modo di chiederla perchè in come irreversibile non ci vedo niente di male ad applicare l'eutanasia, almeno che non abbia espresso in precedenza di non voler esser sottoposto a eutanasia.
Però in linea di massima sono d'accordo



forse dovrebbero darci un modulo da riempire e da depositare in modo ufficiale dove esprimiamo le nostre volontà in particolari situazioni...ovviamente deve sempre essere possibile modificare le nostre volontà

La questione dei "Living Will" non è però la soluzione o meglio, per dare un seguito ai living will ci vuole comunque un medico disposto a eseguire e dare un seguito al "testamento".
Il problema qui diventa tutto di natura giuridica e, credetemi è molto spinoso e complicato.
_________________
Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!
Né l’Uomo Ragno né Rocky, né Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, SONO UN EROE!
Io li odio i Nazisti dell'Illinois!

  Visualizza il profilo di Logan71  Invia un messaggio privato a Logan71    Rispondi riportando il messaggio originario
MARQUEZ

Reg.: 23 Feb 2006
Messaggi: 2117
Da: Firenze (FI)
Inviato: 19-03-2006 19:18  
COSA INTENDIAMO PER “EUTANASIA”?

Eutanasia in greco antico significa, letteralmente, buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.



Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.



Nella casistica si tende a far rientrare anche il cosiddetto suicidio assistito, ovvero l’atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico.



UN PO’ DI STORIA

Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino all’avvento al potere del cristianesimo.


Agli inizi di questo secolo alcuni pionieri riproposero il tema all’opinione pubblica: la durata della vita andava allungandosi, ma non sempre a una maggior durata si accompagnava la possibilità di godere, per più tempo, di una qualità di vita dignitosa.


Negli anni ’30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Società per il Diritto di Morire). Nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi.



La principale attività di queste associazioni consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, governi e parlamenti, sulla necessità di raggiungere stadi più progrediti nel riconoscimento dei diritti del malato terminale.


Il consenso informato è oramai entrato a far parte del vocabolario medico: con esso è stata riconosciuto il diritto del paziente di dire la sua sulle cure che dovrà ricevere.


Ora la battaglia delle associazioni si è sostanzialmente spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di “direttive anticipate”; qualora, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute. A tal fine sono stati quindi elaborati dei veri e propri “testamenti biologici”.


Obbiettivo ultimo è riuscire a far sancire il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza.


LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA

L’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro Paese: ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene sono previste dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) e vanno comunque dai sei ai quindici anni.


Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580.


Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente a eventuali denunce.


LA POSIZIONE CATTOLICA

Secondo la Chiesa cattolica la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne: ragion per cui l’eutanasia è un omicidio. È al massimo ammessa la fine delle cure qualora venissero ritenute sproporzionate.


È chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “partecipare” alla passione di Gesù e, ancora oggi, l’Italia è clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali (vedi rivista Focus, n. 97).


Non tutte le chiese cristiane la pensano così: diverse chiese protestanti hanno assunto posizioni più liberali e alcune chiese minori riconoscono apertamente il diritto dell’individuo di disporre della propria vita. Per i valdesi l’eutanasia «è un diritto che va riconosciuto».



ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI

Così come succede anche all’estero, il tema dell’eutanasia attira l’attenzione dell’opinione pubblica quando i media portano, con fin troppa dovizia di particolari, alcuni casi in primo piano.


Nella primavera del 2000 tre sono stati i casi particolarmente dibattuti sulle pagine dei giornali italiani.


Il 23 maggio un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni, nonostante i genitori stessi del defunto definiscano il suo gesto «un atto di amore».


Negli stessi giorni un uomo di Monza veniva condannato a sei anni e mezzo per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria ai polmoni della moglie. Il 24 aprile 2002 il marito è stato però assolto in appello dall’accusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che l’ingegnere Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise in quanto, a loro avviso, la donna era già morta.


Nel maggio 2001, gli ultimi giorni di Emilio Vesce, storico militante radicale, infiammarono la campagna elettorale per via delle dichiarazioni del figlio contro il nutrimento artificiale, «non più attuato come terapia ma come accanimento terapeutico».



Il caso di Eluana, completamente immobile e priva di coscienza dal 1992, tiene oramai banco da anni. Il padre, stanco di vederla tenuta in vita da un cannello nasogastrico, ha intrapreso diverse iniziative legali per sospendere le cure, senza alcun successo. L’ultimo “no” è stato pronunciato dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2005.


Questi casi, se sono strazianti dal punto di vista di chi ne è coinvolto direttamente, finiscono quanto meno per dimostrare come la legislazione sia assolutamente inadeguata ai tempi.


CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE L’EUTANASIA

Il concetto di legalizzazione (rendere legale un atto) si scontra spesso con quello di depenalizzazione (rendere non punibile un atto).


Il Comitato Nazionale di Bioetica, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe produrre dei pareri volti ad aggiornare la legislazione italiana: alla prova dei fatti si è rivelato un organismo soggetto alle pesanti ingerenze vaticane, estensore di sterili documenti in cui viene riproposta la strada delle cure palliative (importante, ma ovviamente non sufficiente).


Nel 1989 è nata la Consulta di Bioetica, che si propone di discutere sui temi della vita e della morte: recentemente ha proposto una nuova carta di autodeterminazione chiamata biocard.



Del 1996 è invece la costituzione di Exit-Italia, battagliera associazione che promuove, all’interno dell’opinione pubblica, diverse campagne per la legalizzazione dell’eutanasia: anch’essa ha stilato un testamento biologico. Del 2001 è infine Liberauscita, associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia, che ha presentato un disegno di legge volto a normare la materia.



La nostra rivista L’Ateo si è occupata più volte del tema: in particolare, il numero 2/2003 è stato dedicato a questo argomento e propone diversi interessanti articoli.



L’UAAR interviene inoltre ai dibattiti promossi per sensibilizzare la popolazione su questo argomento. Il 23 luglio 2002 il Segretario nazionale Giorgio Villella ha partecipato al convegno Diritto a Vivere, Diritto a Morire organizzato da Cittadinanzattiva (il testo del suo intervento).



Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.


PROPOSTE DI LEGGE

Il primo parlamentare a presentare una legge per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali è stato nel 1984 Loris Fortuna, già estensore della legge sul divorzio.


L’importanza che ha assunto il tema presso l’opinione pubblica negli ultimi tempi ha fortunatamente spinto all’iniziativa diversi parlamentari.


Il 10/2/1999 è stato presentata una proposta di legge, numero 5673, da parte di 16 deputati dell’Ulivo, concernente “disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”.



Il 29/6/2000 sullo stesso tema è stato presentato dai senatori verdi Manconi, Carella e Pettinato un disegno di legge, il numero 4694. Gli stessi senatori hanno poi proposto la settimana successiva un altro disegno di legge (numero 4718) sulla promozione delle terapie antalgiche.



L’8 febbraio 2001 è stata finalmente promulgata una legge sulla materia (testo completo).



Il 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanità Veronesi ha affermato che «l’eutanasia non è un tabù», e che una soluzione al problema deve essere trovata in tempi brevi. Nel frattempo anche il Consiglio Comunale di Torino aveva votato una risoluzione pro-eutanasia.


Nell’agosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione dell’eutanasia.

Nella XIV legislatura sono stati presentati diversi progetti di legge. Segnaliamo le due proposte, una sul testamento biologico e una sulla depenalizzazione dell’eutanasia, promosse dall’associazione LiberaUscita, nonchè il disegno di legge promosso dalla Rosa nel Pugno.



COSA SUCCEDE ALL’ESTERO

AUSTRALIA: in alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I Territori del Nord avevano nel 1996 legalizzato l’eutanasia attiva volontaria, provvedimento annullato due anni dopo dal parlamento federale.



BELGIO: il 25 ottobre 2001 il Senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di legge volto a disciplinare l’eutanasia. Il 16 maggio 2002 anche la Camera ha dato il suo consenso, con 86 voti favorevoli, 51 contrari e 10 astensioni.



CANADA: negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.



CINA: una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.



COLOMBIA: la pratica è consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non è stata mai varata.



DANIMARCA: le direttive anticipate hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.



GERMANIA: il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia cosciente delle proprie azioni.



PAESI BASSI: forse il caso più famoso. Dal 1994 l’eutanasia è stata depenalizzata: rimaneva un reato, tuttavia era possibile non procedere penalmente nei confronti del medico che dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28 novembre 2000 il Parlamento ha approvato (primo Stato al mondo) la legalizzazione vera e propria dell’eutanasia. A partire dal 1° aprile 2002 la legge è entrata effettivamente in vigore.



SVIZZERA: ammesso il suicidio assistito. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.



STATI UNITI: la normativa varia da Stato a Stato. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon il malato può richiedere dei farmaci letali, ma la relativa legge è bloccata per l’opposizione di un tribunale federale.



SVEZIA: l’eutanasia è depenalizzata.


_________________
«E' vietato fare la cacca per terra, giusto? Bene, la pubblicità è come la cacca: puzza e fa schifo…».
Piergiorgio Odifreddi

  Visualizza il profilo di MARQUEZ  Invia un messaggio privato a MARQUEZ  Vai al sito web di MARQUEZ    Rispondi riportando il messaggio originario
al1982


Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 686
Da: Sondalo (SO)
Inviato: 19-03-2006 21:44  
Logan71
...mi hai illuminato.

Bella riflessione a analisi..
_________________
La pubblicità si appiccica ai nostri sentimenti,
e compriamo di continuo ciò che non ci serve.

  Visualizza il profilo di al1982  Invia un messaggio privato a al1982    Rispondi riportando il messaggio originario
Logan71

Reg.: 16 Ott 2005
Messaggi: 3331
Da: TERRACINA (LT)
Inviato: 20-03-2006 01:11  
quote:
In data 2006-03-19 19:18, MARQUEZ scrive:
COSA INTENDIAMO PER “EUTANASIA”?

Eutanasia in greco antico significa, letteralmente, buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.



Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.



Nella casistica si tende a far rientrare anche il cosiddetto suicidio assistito, ovvero l’atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico.



UN PO’ DI STORIA

Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino all’avvento al potere del cristianesimo.


Agli inizi di questo secolo alcuni pionieri riproposero il tema all’opinione pubblica: la durata della vita andava allungandosi, ma non sempre a una maggior durata si accompagnava la possibilità di godere, per più tempo, di una qualità di vita dignitosa.


Negli anni ’30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Società per il Diritto di Morire). Nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi.



La principale attività di queste associazioni consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, governi e parlamenti, sulla necessità di raggiungere stadi più progrediti nel riconoscimento dei diritti del malato terminale.


Il consenso informato è oramai entrato a far parte del vocabolario medico: con esso è stata riconosciuto il diritto del paziente di dire la sua sulle cure che dovrà ricevere.


Ora la battaglia delle associazioni si è sostanzialmente spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di “direttive anticipate”; qualora, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute. A tal fine sono stati quindi elaborati dei veri e propri “testamenti biologici”.


Obbiettivo ultimo è riuscire a far sancire il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza.


LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA

L’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro Paese: ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene sono previste dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) e vanno comunque dai sei ai quindici anni.


Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580.


Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente a eventuali denunce.


LA POSIZIONE CATTOLICA

Secondo la Chiesa cattolica la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne: ragion per cui l’eutanasia è un omicidio. È al massimo ammessa la fine delle cure qualora venissero ritenute sproporzionate.


È chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “partecipare” alla passione di Gesù e, ancora oggi, l’Italia è clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali (vedi rivista Focus, n. 97).


Non tutte le chiese cristiane la pensano così: diverse chiese protestanti hanno assunto posizioni più liberali e alcune chiese minori riconoscono apertamente il diritto dell’individuo di disporre della propria vita. Per i valdesi l’eutanasia «è un diritto che va riconosciuto».



ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI

Così come succede anche all’estero, il tema dell’eutanasia attira l’attenzione dell’opinione pubblica quando i media portano, con fin troppa dovizia di particolari, alcuni casi in primo piano.


Nella primavera del 2000 tre sono stati i casi particolarmente dibattuti sulle pagine dei giornali italiani.


Il 23 maggio un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni, nonostante i genitori stessi del defunto definiscano il suo gesto «un atto di amore».


Negli stessi giorni un uomo di Monza veniva condannato a sei anni e mezzo per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria ai polmoni della moglie. Il 24 aprile 2002 il marito è stato però assolto in appello dall’accusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che l’ingegnere Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise in quanto, a loro avviso, la donna era già morta.


Nel maggio 2001, gli ultimi giorni di Emilio Vesce, storico militante radicale, infiammarono la campagna elettorale per via delle dichiarazioni del figlio contro il nutrimento artificiale, «non più attuato come terapia ma come accanimento terapeutico».



Il caso di Eluana, completamente immobile e priva di coscienza dal 1992, tiene oramai banco da anni. Il padre, stanco di vederla tenuta in vita da un cannello nasogastrico, ha intrapreso diverse iniziative legali per sospendere le cure, senza alcun successo. L’ultimo “no” è stato pronunciato dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2005.


Questi casi, se sono strazianti dal punto di vista di chi ne è coinvolto direttamente, finiscono quanto meno per dimostrare come la legislazione sia assolutamente inadeguata ai tempi.


CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE L’EUTANASIA

Il concetto di legalizzazione (rendere legale un atto) si scontra spesso con quello di depenalizzazione (rendere non punibile un atto).


Il Comitato Nazionale di Bioetica, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe produrre dei pareri volti ad aggiornare la legislazione italiana: alla prova dei fatti si è rivelato un organismo soggetto alle pesanti ingerenze vaticane, estensore di sterili documenti in cui viene riproposta la strada delle cure palliative (importante, ma ovviamente non sufficiente).


Nel 1989 è nata la Consulta di Bioetica, che si propone di discutere sui temi della vita e della morte: recentemente ha proposto una nuova carta di autodeterminazione chiamata biocard.



Del 1996 è invece la costituzione di Exit-Italia, battagliera associazione che promuove, all’interno dell’opinione pubblica, diverse campagne per la legalizzazione dell’eutanasia: anch’essa ha stilato un testamento biologico. Del 2001 è infine Liberauscita, associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia, che ha presentato un disegno di legge volto a normare la materia.



La nostra rivista L’Ateo si è occupata più volte del tema: in particolare, il numero 2/2003 è stato dedicato a questo argomento e propone diversi interessanti articoli.



L’UAAR interviene inoltre ai dibattiti promossi per sensibilizzare la popolazione su questo argomento. Il 23 luglio 2002 il Segretario nazionale Giorgio Villella ha partecipato al convegno Diritto a Vivere, Diritto a Morire organizzato da Cittadinanzattiva (il testo del suo intervento).



Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.


PROPOSTE DI LEGGE

Il primo parlamentare a presentare una legge per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali è stato nel 1984 Loris Fortuna, già estensore della legge sul divorzio.


L’importanza che ha assunto il tema presso l’opinione pubblica negli ultimi tempi ha fortunatamente spinto all’iniziativa diversi parlamentari.


Il 10/2/1999 è stato presentata una proposta di legge, numero 5673, da parte di 16 deputati dell’Ulivo, concernente “disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”.



Il 29/6/2000 sullo stesso tema è stato presentato dai senatori verdi Manconi, Carella e Pettinato un disegno di legge, il numero 4694. Gli stessi senatori hanno poi proposto la settimana successiva un altro disegno di legge (numero 4718) sulla promozione delle terapie antalgiche.



L’8 febbraio 2001 è stata finalmente promulgata una legge sulla materia (testo completo).



Il 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanità Veronesi ha affermato che «l’eutanasia non è un tabù», e che una soluzione al problema deve essere trovata in tempi brevi. Nel frattempo anche il Consiglio Comunale di Torino aveva votato una risoluzione pro-eutanasia.


Nell’agosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione dell’eutanasia.

Nella XIV legislatura sono stati presentati diversi progetti di legge. Segnaliamo le due proposte, una sul testamento biologico e una sulla depenalizzazione dell’eutanasia, promosse dall’associazione LiberaUscita, nonchè il disegno di legge promosso dalla Rosa nel Pugno.



COSA SUCCEDE ALL’ESTERO

AUSTRALIA: in alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I Territori del Nord avevano nel 1996 legalizzato l’eutanasia attiva volontaria, provvedimento annullato due anni dopo dal parlamento federale.



BELGIO: il 25 ottobre 2001 il Senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di legge volto a disciplinare l’eutanasia. Il 16 maggio 2002 anche la Camera ha dato il suo consenso, con 86 voti favorevoli, 51 contrari e 10 astensioni.



CANADA: negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.



CINA: una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.



COLOMBIA: la pratica è consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non è stata mai varata.



DANIMARCA: le direttive anticipate hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.



GERMANIA: il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia cosciente delle proprie azioni.



PAESI BASSI: forse il caso più famoso. Dal 1994 l’eutanasia è stata depenalizzata: rimaneva un reato, tuttavia era possibile non procedere penalmente nei confronti del medico che dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28 novembre 2000 il Parlamento ha approvato (primo Stato al mondo) la legalizzazione vera e propria dell’eutanasia. A partire dal 1° aprile 2002 la legge è entrata effettivamente in vigore.



SVIZZERA: ammesso il suicidio assistito. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.



STATI UNITI: la normativa varia da Stato a Stato. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon il malato può richiedere dei farmaci letali, ma la relativa legge è bloccata per l’opposizione di un tribunale federale.



SVEZIA: l’eutanasia è depenalizzata.




...Tutto giusto.
Il problema è non arrivare a questo punto.
Il vero nodo da sciogliere è non far arrivare a far si che il malato richieda di morire.

E mi voglio ripetere legiferare su questo argomento potrebbe far nascere precedenti molto pericolosi di eutanasia che con quella attiva-volontaria poco hanno a che fare.

E' di questi giorni la polemica politico/etica intrapresa da Lunardi contro gli Olandesi, volta secondo me più per fare propaganda politica e diffondere terrorismo mediatico (per la serie se voti la sinistra, vedrai che combinano, legalizzano l'eutanasia, i matrimoni gay, le adozioni ai single, mandano definitivamente a fare in culo la chiesa e tante altre palle del genere).

Il discorso è serio.
L'eutanasia è seria.
La soluzione è fattibile, proponibile, alla portata di chiunque...persino incredibilmente semplice.

Assistenza Domiciliare mirata al tipo di paziente,
Terapie antalgiche e del dolore appropriate che prevedano l'utilizzo di tutti i mezzi farmacologici a disposizione, stupefacenti in primis.
La costruzione e la diffusione degli Hospice che possano garantire un trattamento adeguato alla fase finale dell'esistenza di un malato terminale.
Sinergia di tutto questo con in più anche l'aiuto di cure alternative, come l'omeopatia, della comicoterapia e, in definitiva di tutto quanto possa risultare d'aiuto al malato per affrontare il suo stato.

Un esempio illuminante secondo me lo ha dato Tiziano Terzani.

non voglio entrare in aperta polemica ma...staccare una spina non è così facile...e il medico lo sa.
Non parlo solo dei risvolti legali ma anche di quelli sqisitamente deontologici.








_________________
Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!
Né l’Uomo Ragno né Rocky, né Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini, SONO UN EROE!
Io li odio i Nazisti dell'Illinois!

  Visualizza il profilo di Logan71  Invia un messaggio privato a Logan71    Rispondi riportando il messaggio originario
MARQUEZ

Reg.: 23 Feb 2006
Messaggi: 2117
Da: Firenze (FI)
Inviato: 20-03-2006 15:24  
quote:
In data 2006-03-20 01:11, Logan71 scrive:
quote:
In data 2006-03-19 19:18, MARQUEZ scrive:
COSA INTENDIAMO PER “EUTANASIA”?

Eutanasia in greco antico significa, letteralmente, buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.



Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.



Nella casistica si tende a far rientrare anche il cosiddetto suicidio assistito, ovvero l’atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico.



UN PO’ DI STORIA

Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino all’avvento al potere del cristianesimo.


Agli inizi di questo secolo alcuni pionieri riproposero il tema all’opinione pubblica: la durata della vita andava allungandosi, ma non sempre a una maggior durata si accompagnava la possibilità di godere, per più tempo, di una qualità di vita dignitosa.


Negli anni ’30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Società per il Diritto di Morire). Nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi.



La principale attività di queste associazioni consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, governi e parlamenti, sulla necessità di raggiungere stadi più progrediti nel riconoscimento dei diritti del malato terminale.


Il consenso informato è oramai entrato a far parte del vocabolario medico: con esso è stata riconosciuto il diritto del paziente di dire la sua sulle cure che dovrà ricevere.


Ora la battaglia delle associazioni si è sostanzialmente spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di “direttive anticipate”; qualora, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute. A tal fine sono stati quindi elaborati dei veri e propri “testamenti biologici”.


Obbiettivo ultimo è riuscire a far sancire il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza.


LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA

L’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro Paese: ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene sono previste dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) e vanno comunque dai sei ai quindici anni.


Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580.


Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente a eventuali denunce.


LA POSIZIONE CATTOLICA

Secondo la Chiesa cattolica la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne: ragion per cui l’eutanasia è un omicidio. È al massimo ammessa la fine delle cure qualora venissero ritenute sproporzionate.


È chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “partecipare” alla passione di Gesù e, ancora oggi, l’Italia è clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali (vedi rivista Focus, n. 97).


Non tutte le chiese cristiane la pensano così: diverse chiese protestanti hanno assunto posizioni più liberali e alcune chiese minori riconoscono apertamente il diritto dell’individuo di disporre della propria vita. Per i valdesi l’eutanasia «è un diritto che va riconosciuto».



ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI

Così come succede anche all’estero, il tema dell’eutanasia attira l’attenzione dell’opinione pubblica quando i media portano, con fin troppa dovizia di particolari, alcuni casi in primo piano.


Nella primavera del 2000 tre sono stati i casi particolarmente dibattuti sulle pagine dei giornali italiani.


Il 23 maggio un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni, nonostante i genitori stessi del defunto definiscano il suo gesto «un atto di amore».


Negli stessi giorni un uomo di Monza veniva condannato a sei anni e mezzo per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria ai polmoni della moglie. Il 24 aprile 2002 il marito è stato però assolto in appello dall’accusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che l’ingegnere Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise in quanto, a loro avviso, la donna era già morta.


Nel maggio 2001, gli ultimi giorni di Emilio Vesce, storico militante radicale, infiammarono la campagna elettorale per via delle dichiarazioni del figlio contro il nutrimento artificiale, «non più attuato come terapia ma come accanimento terapeutico».



Il caso di Eluana, completamente immobile e priva di coscienza dal 1992, tiene oramai banco da anni. Il padre, stanco di vederla tenuta in vita da un cannello nasogastrico, ha intrapreso diverse iniziative legali per sospendere le cure, senza alcun successo. L’ultimo “no” è stato pronunciato dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2005.


Questi casi, se sono strazianti dal punto di vista di chi ne è coinvolto direttamente, finiscono quanto meno per dimostrare come la legislazione sia assolutamente inadeguata ai tempi.


CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE L’EUTANASIA

Il concetto di legalizzazione (rendere legale un atto) si scontra spesso con quello di depenalizzazione (rendere non punibile un atto).


Il Comitato Nazionale di Bioetica, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe produrre dei pareri volti ad aggiornare la legislazione italiana: alla prova dei fatti si è rivelato un organismo soggetto alle pesanti ingerenze vaticane, estensore di sterili documenti in cui viene riproposta la strada delle cure palliative (importante, ma ovviamente non sufficiente).


Nel 1989 è nata la Consulta di Bioetica, che si propone di discutere sui temi della vita e della morte: recentemente ha proposto una nuova carta di autodeterminazione chiamata biocard.



Del 1996 è invece la costituzione di Exit-Italia, battagliera associazione che promuove, all’interno dell’opinione pubblica, diverse campagne per la legalizzazione dell’eutanasia: anch’essa ha stilato un testamento biologico. Del 2001 è infine Liberauscita, associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia, che ha presentato un disegno di legge volto a normare la materia.



La nostra rivista L’Ateo si è occupata più volte del tema: in particolare, il numero 2/2003 è stato dedicato a questo argomento e propone diversi interessanti articoli.



L’UAAR interviene inoltre ai dibattiti promossi per sensibilizzare la popolazione su questo argomento. Il 23 luglio 2002 il Segretario nazionale Giorgio Villella ha partecipato al convegno Diritto a Vivere, Diritto a Morire organizzato da Cittadinanzattiva (il testo del suo intervento).



Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.


PROPOSTE DI LEGGE

Il primo parlamentare a presentare una legge per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali è stato nel 1984 Loris Fortuna, già estensore della legge sul divorzio.


L’importanza che ha assunto il tema presso l’opinione pubblica negli ultimi tempi ha fortunatamente spinto all’iniziativa diversi parlamentari.


Il 10/2/1999 è stato presentata una proposta di legge, numero 5673, da parte di 16 deputati dell’Ulivo, concernente “disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”.



Il 29/6/2000 sullo stesso tema è stato presentato dai senatori verdi Manconi, Carella e Pettinato un disegno di legge, il numero 4694. Gli stessi senatori hanno poi proposto la settimana successiva un altro disegno di legge (numero 4718) sulla promozione delle terapie antalgiche.



L’8 febbraio 2001 è stata finalmente promulgata una legge sulla materia (testo completo).



Il 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanità Veronesi ha affermato che «l’eutanasia non è un tabù», e che una soluzione al problema deve essere trovata in tempi brevi. Nel frattempo anche il Consiglio Comunale di Torino aveva votato una risoluzione pro-eutanasia.


Nell’agosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione dell’eutanasia.

Nella XIV legislatura sono stati presentati diversi progetti di legge. Segnaliamo le due proposte, una sul testamento biologico e una sulla depenalizzazione dell’eutanasia, promosse dall’associazione LiberaUscita, nonchè il disegno di legge promosso dalla Rosa nel Pugno.



COSA SUCCEDE ALL’ESTERO

AUSTRALIA: in alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I Territori del Nord avevano nel 1996 legalizzato l’eutanasia attiva volontaria, provvedimento annullato due anni dopo dal parlamento federale.



BELGIO: il 25 ottobre 2001 il Senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di legge volto a disciplinare l’eutanasia. Il 16 maggio 2002 anche la Camera ha dato il suo consenso, con 86 voti favorevoli, 51 contrari e 10 astensioni.



CANADA: negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.



CINA: una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.



COLOMBIA: la pratica è consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non è stata mai varata.



DANIMARCA: le direttive anticipate hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.



GERMANIA: il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia cosciente delle proprie azioni.



PAESI BASSI: forse il caso più famoso. Dal 1994 l’eutanasia è stata depenalizzata: rimaneva un reato, tuttavia era possibile non procedere penalmente nei confronti del medico che dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28 novembre 2000 il Parlamento ha approvato (primo Stato al mondo) la legalizzazione vera e propria dell’eutanasia. A partire dal 1° aprile 2002 la legge è entrata effettivamente in vigore.



SVIZZERA: ammesso il suicidio assistito. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.



STATI UNITI: la normativa varia da Stato a Stato. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon il malato può richiedere dei farmaci letali, ma la relativa legge è bloccata per l’opposizione di un tribunale federale.



SVEZIA: l’eutanasia è depenalizzata.




...Tutto giusto.
Il problema è non arrivare a questo punto.
Il vero nodo da sciogliere è non far arrivare a far si che il malato richieda di morire.

E mi voglio ripetere legiferare su questo argomento potrebbe far nascere precedenti molto pericolosi di eutanasia che con quella attiva-volontaria poco hanno a che fare.

E' di questi giorni la polemica politico/etica intrapresa da Lunardi contro gli Olandesi, volta secondo me più per fare propaganda politica e diffondere terrorismo mediatico (per la serie se voti la sinistra, vedrai che combinano, legalizzano l'eutanasia, i matrimoni gay, le adozioni ai single, mandano definitivamente a fare in culo la chiesa e tante altre palle del genere).

Il discorso è serio.
L'eutanasia è seria.
La soluzione è fattibile, proponibile, alla portata di chiunque...persino incredibilmente semplice.

Assistenza Domiciliare mirata al tipo di paziente,
Terapie antalgiche e del dolore appropriate che prevedano l'utilizzo di tutti i mezzi farmacologici a disposizione, stupefacenti in primis.
La costruzione e la diffusione degli Hospice che possano garantire un trattamento adeguato alla fase finale dell'esistenza di un malato terminale.
Sinergia di tutto questo con in più anche l'aiuto di cure alternative, come l'omeopatia, della comicoterapia e, in definitiva di tutto quanto possa risultare d'aiuto al malato per affrontare il suo stato.

Un esempio illuminante secondo me lo ha dato Tiziano Terzani.

non voglio entrare in aperta polemica ma...staccare una spina non è così facile...e il medico lo sa.
Non parlo solo dei risvolti legali ma anche di quelli sqisitamente deontologici.










credo che quello che dici sia giusto ma non risolve il problema. la scienza purtroppo ancora non riesce in determinate situazioni a consentire un proseguimento della vita che non comporti gravi dolori per esempio, oppure non neghi la totale dignità umana(secondo me alcune malattie che mettono l'uomo in una condizione di vegetale privandolo di qualsiasi possibilità tolgono la dignità).
il diritto alla morte deve esistere come naturale possibilità del genere umano, come principio di civiltà.credo che per quanto lodevoli le cose che dici non risolvano il problema.
_________________
«E' vietato fare la cacca per terra, giusto? Bene, la pubblicità è come la cacca: puzza e fa schifo…».
Piergiorgio Odifreddi

  Visualizza il profilo di MARQUEZ  Invia un messaggio privato a MARQUEZ  Vai al sito web di MARQUEZ    Rispondi riportando il messaggio originario
Vai alla pagina ( Pagina precedente 1 | 2 | 3 | 4 )
  
0.127922 seconds.






© 1999-2020 FilmUP.com S.r.l. Tutti i diritti riservati
FilmUP.com S.r.l. non è responsabile ad alcun titolo dei contenuti dei siti linkati, pubblicati o recensiti.
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Cagliari n.30 del 12/09/2001.
Le nostre Newsletter
Seguici su: