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Autore Ahamadinejad
madpierrot

Reg.: 08 Mag 2004
Messaggi: 851
Da: Pista Uno (es)
Inviato: 14-01-2006 18:42  
quote:
In data 2006-01-14 18:21, Futurist scrive:
quote:
In data 2006-01-14 13:40, madpierrot scrive:

Ma quando mai la teocrazia iraniana si è trasformata magicamente in una democrazia?
Con una rosa di candidati scelti entro i limiti fissati dagli ayatollah...
Anche l'ex presidente Khathami, presentato regolarmente come un illuminato riformista, in un paese realmente democratico sarebbe alla stregua dell'ultimo dei bigotti...




Ma so già che la colpa di tutto quello che avverrà sarà scaricata ai soliti USA... il più grande oppio dei popoli di inizio millennio...



Che una parte degli ultimi 50 anni della storia iraniana siano stati condizionati ANCHE dagli Stati Uniti, per chi ha un minimo di conoscenza degli avvenimenti, non è certo uno slogan o un'ipotesi tanto pellegrina.
L'Iran aveva un primo ministro che per primo tentò di costruire una politica laica e riformista in Medio Oriente: Mossadeq.


Come è andata a finire...
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"La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà"

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 14-01-2006 20:05  
Esattamente quello che volevo dire... invece di accusare la decadende civiltà iraniana del suo stesso sfacelo si preferisce ricordare episodi vecchi di 50 anni.
Ci sono... il sud italia è povero perchè nel '43 fu occupato dagli americani... ora tutto quadra.

La verità è che l'iran è completamente indipendente da decenni ed i suoi governanti si sono rivelati più incapaci dei mercanti inglesi; ed allora, per evitare rovesciamenti di potere, quali soluzione migliore per i vari ayatollah e moazin e alim scaricare tutte le colpe sugli americani (bhe, non avendoci gli estracomunitari a tiro...).

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madpierrot

Reg.: 08 Mag 2004
Messaggi: 851
Da: Pista Uno (es)
Inviato: 14-01-2006 20:34  
Si, come no...la situazione iraniana non è vuoto pneumatico.
Dagli anni cinquanta è stata tutta una serie di reazioni a catena...
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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 14-01-2006 22:18  
quote:
In data 2006-01-14 20:34, madpierrot scrive:
Si, come no...la situazione iraniana non è vuoto pneumatico.
Dagli anni cinquanta è stata tutta una serie di reazioni a catena...




Ma non lo nego. Dico solo che è riduttivo e deviante mettere sempre in mezzo gli USA. Poi è ovvio che il comportamento delle amministrazioni USA negli anni '50 ha avuto il suo peso negativo. Ma questo non potrà mai giustificare l'attuale politica dell'iran.
Le politiche estere che si basano sul passato sono pura speculazione ideologica. Ai problemi del presente e del futuro bisogna guardare.
L'Iran oggi è forse controllato dagli USA o dall'impero inglese o da altri? No! Ed allora Ahamadinejad sta conducendo una propaganda forviante. Ahamadinejad non ha liberato l'iran dall'occidente, come vorrebbe far credere, ma l'ha trovato già libero. Ed invece di portare avanti un programma di riforme serio come il suo predecessore preferisce rimbecillire il suo popolo con una sterile propaganda antiamericana basata su un ideale di rivalsa storica degno di Hitler.
E' evidente che queste ideologie non miglioreranno mai la situazione dell'Iran, ne porteranno giovamenti a nessuno, giacchè la tanto sbandierata sovranità dello stato era già stata raggiunta da tempo senza bisogno di ostentazioni di arroganza scellerata che porteranno invece l'Iran alla rovina.

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 16-01-2006 19:13  
Iran: come si inventa una crisi


Il mondo ha dimenticato tutto e non ha imparato niente dopo la sciarada sulle armi di distruzione di massa in Iraq.

A nemmeno due anni dall'invasione americana dell'Iraq, avvenuta in nome di armi di distruzione di massa che non sono mai esistite, il mondo sta per essere spinto ad un confronto con l'Iran sulla base di altrettanto lacunose premesse.

Il 17 settembre il presidente dell'Iran, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto all'assemblea generale delle Nazioni Unite che il suo paese non avrebbe rinunciato al suo diritto sovrano di produrre energia nucleare usando uranio arricchito in patria. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp), che l'Iran ha firmato nel 1974, permette al paese di costruire impianti che abbracciano tutte le fasi del ciclo del combustibile nucleare, compreso l'arricchimento, sotto tutela internazionale.

Assodato il fatto che gli Stati Uniti continuano a imporre sanzioni allo sviluppo dei settori iraniani del gas e del petrolio (con la legge extra-territoriale “Sanzioni a Libia e Iran”), è logico che gli Iraniani puntino ad un'industria nucleare civile per la quale non debbano essere dipendenti dall'occidente per un combustibile quale l'uranio arricchito.

Comunque, come atto di buona volontà verso Gran Bretagna, Francia e Germania – i cosiddetti EU-3 che hanno cercato di convincere l'Iran ad abbandonare l'arricchimento dell'uranio in cambio della garanzia di forniture di energia – Mr. Ahamadinejad ha offerto di fare per gli impianti di arricchimento del suo paese delle joint ventures con imprese private e pubbliche del settore, appartenenti ad altri paesi. Gran Bretagna e Francia hanno rifiutato questa offerta, che gli Iraniani dicono essere una dimostrazione della loro volontà di essere il più trasparenti possibile. Gli EU-3 e gli Usa sostengono che Teheran non deve lavorare sull'arricchimento perché se si governa la tecnologia è padroneggiata, gli stessi impianti potrebbero essere usati per produrre non solo uranio poco arricchito (Leu) per i reattori, ma anche uranio altamente arricchito (Heu) per le bombe. Di conseguenza, hanno diffuso una risoluzione al meeting del Tavolo dei Governanti dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (Aiea) – che è iniziato il 26 settembre–, chiedendo che il programma nucleare civile Iraniano sia deferito al Consiglio di Sicurezza dell'Onu quale potenziale minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.

Non è difficile per gli Usa e i suoi alleati europei ottenere una maggioranza al Tavolo dei Governanti dell'Aiea – composto da 35 nazioni – perché venga raccomandato il deferimento; comunque, il tavolo ha operato sulla base del consenso per gli ultimi 12 anni – sin da quando il voto forzato per deferire al Consiglio di Sicurezza la Corea del Nord non lo ha diviso – e il gruppo di paesi non allineati e la Cina rimangono contrari a che l'Iran sia portato al Consiglio di Sicurezza. Se gli Stati Uniti sono convinti che un consenso escluda questa possibilità per l'immediato futuro, potrebbero spingere perché si voti presto, piuttosto che aspettare. In seguito all'annuale Conferenza Generale dell'Aiea, un nuovo Tavolo dei Governanti sarà insediato. E con Cuba e la Siria che prenderanno il posto di Perù e Pakistan, coloro che si oppongono fermamente ad un deferimento al Consiglio di Sicurezza sono con tutta probabilità sul punto di aumentare.

Sebbene lo stimolo immediato alla pressione americana ed europea sia la decisione di Teheran del mese scorso di porre fine alla sua volontaria sospensione della conversione dell'uranio nel suo impianto di Esfahan, il caso iraniano non può essere portato al Consiglio di Sicurezza su questo terreno.

Innanzitutto, il Tnp permette la conversione dell'uranio ed altri processi centrali per l'arricchimento. In secondo luogo, l'impianto di Esfahan è sotto la tutela dell'Aiea e il 2 settembre, circa un mese dopo che l'Iran ha ricominciato la conversione dell'uranio in quel luogo, il direttore generale dell'Agenzia, Mohammad El-Baradei, ha certificato che “tutto il materiale nucleare dichiarato in Iran è stato giustificato e, quindi, tale materiale non è dirottato verso attività proibite”. In terzo luogo, l'accordo per sospendere l'arricchimento, che l'Iran ha raggiunto con l'EU-3 a Parigi il novembre scorso, prevede chiaramente che “L'E3/EU riconosce che questa sospensione è un atto volontario volto ad alimentare la fiducia, e non una costrizione legale”. In altre parole, se la sospensione volontaria non è stata un obbligo legale, la fine di tale sospensione molto difficilmente può costituire il terreno per un azione legale tanto da parte dell'Aiea, quanto dalle Nazioni Unite.

Se alla fine l'Iran deve essere deferito per forza, allora, il suo desiderio di arrivare al ciclo completo nel suo programma civile di energia nucleare non può essere portato di fronte alla legge. Né può esserlo la natura fino a questo momento “segreta” degli impianti per il ciclo del combustibile nucleare attualmente in costruzione. Sebbene ci sia stata una ridda di commenti interessati e disinformati su come l'Iran abbia “dissimulato” presso l'Aiea il suo programma di arricchimento dell'uranio “in violazione del Tnp” finchè non è stato “sorpreso ad imbrogliare” nel 2002, la verità è che l'Iran non era obbligato all'epoca ad informare l'Agenzia su quegli impianti. Gli stessi David Albright e Corey Hinderstein – che per primi, il 12 dicembre del 2002, hanno fornito ai media internazionali le immagini dal satellite e le analisi degli impianti in costruzione per la fabbricazione del combustibile a Natanz, nonchè dei reattori per la ricerca sull'acqua pesante ad Arak – hanno fatto presente che secondo l'accordo di tutela in vigore all'epoca “all'Iran non è richiesto di autorizzare le ispezioni Aiea di un nuovo impianto nucleare sino a sei mesi prima che vi sia introdotto del materiale nucleare”. Un fatto questo ammesso dalla Gran Bretagna e dall'Unione Europea al meeting del Tavolo dei Governanti del marzo 2003. E' previsto che il reattore di Arak entri in funzione nel 2014. Così come l'impianto pilota di arricchimento del carburante a Natanz, a tutt'oggi non è operativo.

Questa clausola dei “sei mesi” era una componente standard di tutti gli accordi di tutela dell'Aiea firmati negli anni '70 e '80. È stato solo negli anni '90, a seguito della crisi irachena, che l'Agenzia ha puntato a rafforzarsi chiedendo ai paesi di firmare “accordi sussidiari” che richiedevano la consegna dei progetti di ogni nuovo impianto sei mesi prima l'inizio della sua costruzione. Molti hanno firmato, alcuni no. L'Iran ha accettato questo accordo solo nel febbraio del 2003. Più tardi in quell'anno, ha firmato il Protocollo Addizionale, altamente intrusivo. Sebbene debba ancora ratificarlo, Teheran ha permesso all'Aiea di esercitare tutte le sue prerogative previste dal protocollo, inclusi più di 20 “accessi complementari”, alcuni con un periodo di preavviso di due ore o meno. El-Baradei ha anche riferito che “l'Iran dall'ottobre del 2003 ha garantito all'Agenzia, dietro sua richiesta e come misura di trasparenza, accesso a luoghi e ad informazioni addizionali ben oltre quanto previsto dagli Accordi di Tutela e il Protocollo addizionale”.

Quello che l'Iran deve ancora fare è fornire all'Aiea informazioni sufficienti sulla storia del suo programma di centrifuga, perché questa si convinca che non esistono “attività o materiali nucleari non dichiarati”. Comunque questo fatto da solo può molto difficilmente costituire il terreno per un deferimento del paese al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ai sensi dell'articolo III.B.4 dello statuto dell'Agenzia, dato che l'Aiea, nei passati due anni, ha riscontrato discrepanze nell'utilizzazione di materiale nucleare in almeno 15 paesi. Tra questi ci sono la Corea del Sud, Taiwan, e l'Egitto. Nel 2002 e nel 2003, per esempio, la Corea del Sud non ha permettesso all'Aiea di visitare impianti collegati al suo programma di arricchimento al laser. Conseguentemente, sebbene Seoul abbia confessato di aver segretamente arricchito uranio fino ad una concentrazzione pari al 77% di quella dell'U-235 – un livello sufficiente per materiale fissile – né gli Usa né la Ue hanno portato il problema al Consiglio di Sicurezza.

Per contro, non c'è prova di sorta che l'Iran abbia prodotto uranio adatto per un uso militare. Nonostante ispezioni intrusive, nessun piano o impianto per produrre uranio per armamenti è stato scoperto, né è emerso alcun progetto di arma.



Cosa l'AIEA ha veramente trovato in Iran

Il rapporto che El-Baradei ha presentato il 2 settembre del 2005 al Tavolo dei Governanti dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, rappresenta la più recente valutazione del programma nucleare Iraniano fatto da questa istituzione-guardiano. In questo rapporto il direttore generale ha quantificato i progressi fatti nell'affrontare i riscontri negativi portati all'attenzione del Tavolo il 15 novembre 2004.

Questi riscontri avevano a che fare con: sei istanze di “mancato rapporto” a carico dell'Iran riguardo certe attività nucleari, la maggior parte inerenti l'arricchimento e la sperimentazione laser, e concernenti anche l'importazione di uranio dalla Cina nel 1991; due istanze di “mancata dichiarazione” di impianti di arricchimento; sei istanze di “mancata provvisione di informazione circa progetti o aggiornamento di progetti” riguardo certe infrastrutture, e una complessiva accusa di “mancata cooperazione in diverse occasioni nel facilitare l'implementazione delle tutele, come dimostrato da estese attività di dissimulazione”.

El-Baradei ha quindi preso nota del fatto che l'Iran aveva intrapreso una serie di azioni correttive in conseguenza delle quali “l'Agenzia era in grado a novembre 2004 di confermare certi aspetti delle dichiarazioni dell'Iran [inerenti le attività di conversione e l'arricchimento al laser ndt], che … sarebbero state sfruttate come argomenti di implementazione delle routine di tutela”. Questa è stata un'importante dichiarazione da parte dell'Aiea perché, in effetti, si diceva che molta della “dissimulazione” a cui gli Iraniani erano accusati di essere ricorsi in passato era stata efficacemente neutralizzata e non era più fonte di ulteriore preoccupazione per l'Agenzia.

Se l'Aiea non era ancora in grado di affermare che l'Iran non possedeva materiale nucleare non dichiarato e che non portava avanti attività di arricchimento non dichiarate, questo avveniva per due ordini di motivi. Primo, stava ancora valutando le spiegazioni dell'Iran circa le domande che aveva posto a proposito delle mine di uranio di Gchine e due progetti di ricerca abbandonati da molto tempo sulla separazione di polonio e plutonio. In secondo luogo, rimanevano ancora delle domande su due fronti importanti. Nel corso della sua visita all'impianto pilota per l'arricchimento del combustibile di Natanz, non ancora operativo, e alla Compagnia Elettrica di Kalaye nel 2004, l'Aiea aveva trovato tracce di uranio altamente arricchito e uranio poco arricchito, dando adito al sospetto che l'Iran avesse già cominciato ad arricchire l'uranio – presumibilmente in una terza locazione non ancora rivelata. Gli Iraniani hanno negato tale attività ma l'Aiea aveva bisogno di rassicurarsi. Inoltre, l'Agenzia ha realizzato che doveva ancora capire tutte le implicazioni del lavoro di ricerca iraniana sulla centrifuga del gas P-2, i cui progetti sono stati procurati grazie alla rete clandestina di A.Q. Kahn.

Dopo l'analisi di campioni sottratti, gli esperti dell'Aiea ora dicono che l'uranio impoverito era pakistano e presumibilmente è arrivato a Natanz perché i componenti delle centrifughe importate erano contaminati. L'origine della contaminazione da urano arricchito deve ancora essere stabilita, ma ci sono alcuni indizi della sua provenienza russa. Così come per le centrifughe, l'Aiea vuole più documentazione per convincersi che l'Iran dice la verità quando sostiene che non ha portanto avanti nessun lavoro sui progetti per il P-2 tra il 1995, quando ha acquisito la tecnologia per la prima volta, e il 2002, quando ha realizzato le modifiche necessarie per i rotori compositi. Questa, dunque, è la maggiore questione a cui l'Iran deve rispondere.

Non solo la pecca dell'Iran a questo riguardo è assai meno drammatica rispetto alle accuse americane di un “programma di armamento clandestino” e di “dissimulazione”, essa non può concepibilmente essere definita un pericolo per la pace e la sicurezza internazionale. Si, l'Aiea deve ancora stabilire se ci sono materiali o attività non dichiarate. Ma, come El-Baradei in persona ha dichiarato nel suo rapporto del 2 settembre, “il processo che porta a disegnare una tale conclusione, dopo che un Protocollo Addizionale è in vigore, in circostanze normali, è un processo che richiede tempo”. Giacché l'Agenzia ritiene che l'Iran ha avuto “passati trascorsi di occultamento,” questa conclusione “ci si può aspettare che richieda più tempo di quanto avvenga in circostanze normali”.

In effetti El-Baradei stava dicendo che agli ispettori dell'Aiea dovrebbe essere permesso di fare il loro lavoro. Per questo, “la massima trasparenza dell'Iran è indispensabile e tardiva”. Quello che egli non ha detto – e non poteva dire – era che le ispezioni non dovrebbero essere corto-circuitate o politicizzate dalle parti interessate. Un caso a tal proposito è quello della controversia sul polinio-berillio, che Washington ha sperato emergesse a carico dell'Iran come la proverbiale pistola fumante.

Quando gli è stato chiesto degli esperimenti di irradiazione del bismuto che aveva condotto presso in Reattore di Ricerca di Teheran tra il 1989 e il 1993 per estrarre polonio, l'Iran ha fatto notare che non era stato richiesto di informare l'Aiea ai sensi dell'accordo di tutela e che “in ogni caso, i dettagli dell'esperimento erano nel registro del reattore, che è stato sotto tutela per 30 anni”. Il polonio ha molte applicazioni civili ma gioca anche un ruolo, se combinato con il berillio, di iniettore a neutroni in alcuni progettidi armi nucleari. Riferendosi a questo, gli Usa hanno insistito che l'Iran aveva importato anche berillio. Quando l'Aiea ha investigato su questo e ha escluso ogni simile importazione, i funzionari statunitensi piantarono storie su come El-Baradei fosse “capitolato sotto le pressioni iraniane”. Queste storie vennero poi usate per montare una campagna per negargli un altro mandato come direttore generale, una campagna che è alla fine fallita.

A dispetto delle motivazioni americane, comunque, l'Iran, ha ancora la responsabilità di dimostrare al mondo che è totalmente in regola con i suoi obblighi di tutela. E il mondo ha il diritto di assicurarsi che l'Iran non stia pianificando la costruzione di armi atomiche. All'inizio di quest'anno, a Bruno Pellaud, ex incaricato del Direttore Generale per le tutele, Swissinfo ha chiesto se l'Iran fosse intento a costruire la bomba atomica. “La mia impressione è no,” ha risposto, aggiungendo che “l'Aiea dice che non c'è nessuna prova di un programma di armamento”. Pellaud ha poi posto una domanda retorica – questa è ingenuità? – e ha approfondito la sua dichiarazione: “Il mio punto di vista è basato sul fatto che l'Iran ha fatto un grande azzardo nel dicembre del 2003 concedendo una capacità molto più intrusiva all'Aiea. Se l'Iran avesse avuto un programma militare non le avrebbe permesso di agire ai sensi di questo Protocollo Addizionale. Non avrebbero dovuto”.

Allo stato dei fatti, l'unica importante faccenda ancora inspieagata è l'estensione del lavoro di ricerca sulla centrifuga del P-2. Anche se i timori peggiori dell'Agenzia sono realtà – che l'Iran effettivamente ha lavorato a un progetto per il P-2 durante quel periodo – questo è impoerante solo se tale conoscenza è stata usata per metter su un altro impianto di arricchimento da qualche altra parte nel paese. Dato che questo è improbabile, specialmente dati i risultati piuttosto modesti evidenti a Natanz (che era stato esso stesso considerato un impianto “dissimulato”), il Protocollo Addizionale dà all'Aiea un'ampia licenza di ispezionare qualunque impianto voglia. Usando quei poteri – e contando su informazioni dall'intelligence americana – gli ispettori dell'Agenzia hanno recentemente visitato i siti di Kolahdouz, Lavisan, e Parchin. Non è stato trovato niente. Se esiste un piano segreto di arricchimento, il rafforzamento delle tutele dell'Iran e gli obblighi di ispezione è una via molto migliore per scovarlo che la minaccia di sanzioni.

Quando la Gran Bretagna, la Francia e la Germania si sono offerte volontarie l'anno scorso per cercare una alternativa diplomatica a misure punitive che gli Usa stavano chiedendo contro l'Iran, le aspettative erano che l'EU3 avrebbe avuto l'abilità – e il buonsenso – di trovare una soluzione che si si adattasse tanto agli interessi legittimi di Teheran quanto alla “comunità internazionale”.

Quali erano queste preoccupazioni? Il mondo aveva bisogno della assicurazione che la dedizione dell'Iran al ciclo del combustibile nucleare, incluso l'arricchimento dell'uranio, non avrebbe condotto alla produzione di armi nucleari, e l'Iran aveva bisogno di assicurazioni che non gli sarebbe stato negato l'accesso a tecnologie civili o che non sarebbe stato soggetto a sanzioni o la minaccia di una aggressione dagli Usa o Israele, che entrambi possiedono armi nucleari. In questo senso, l'accordo di Parigi, firmato dall'Iran e dall EU3 il 14 novembre del 2004, parlava di una soluzione che avrebbe “fornito obiettive garanzie che il programma nucleare iraniano è destinato esclusivamente a fini pacifici”. In cambio, all'Iran sarebbero state fornite “solide garanzie sulla cooperazione nucleare, tecnologica ed economica e solide promesse sui temi della sicurezza”. Dato questo quadro, l'Iran ha detto che la sua volontaria sospensione delle attività di riprocessamento e legate all'arricchimento “sarà portata avanti allorquando i negoziati procederanno su un accordo mutualmente accettabile di un progetto a lungo termine”.

Il mese scorso, l'EU3 ha sbattuto la porta in faccia alla possibilità di un “accordo mutualmente accettabile” presentando proposte che stravolgevano da capo a piedi lo spirito dell'accordo di Parigi. All'Iran è stato chiesto di abbandonare permanentemente i suoi impianti di arricchimento e riprocessamento e il reattore di acqua pesante, e di fornire “una promessa vincolante di non perseguire attività legate al ciclo del combustibile diverse dalla costruzione e messa in opera di reattori di ricerca e ad acqua leggera”. In altre parole, l'unica possibile “obiettiva garanzia” che l'EU3 era disposta ad accettare per l'Iran contro l'uso improprio di impianti di arricchimento, era che l'Iran questi impianti non li avesse affatto.

Come se questo non fosse abbastanza provocatorio, le proposte dell'EU3 sulla fornitura garantita di uranio arricchito e le assicurazioni sulla sicurezza erano così vaghe da prendersi gioco dei concetti di “solide garanzie” e “solide promesse”. Per esempio, ben lontani dal sostenere ciò che rimane del programma nucleare iraniano dopo che viene esclusa l'attività legata al ciclo del combustibile, tutto ciò che l'EU3 voleva promettere era di “non impedire la partecipazione ad offerte di vendita aperte e competitive”. Non sorprende che gli iraniani abbiano detto che questa manifesta dimostrazione di malafede da parte dell'EU3 significava che i negoziati erano finiti. Di conseguenza, Teheran ha posto fine alla sua volontaria sospensione e ha comunicato all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica la sua intezione di riesumare le attività di conversione nell'impianto di Esfahan. Questo, in sostanza, il retroscena della attuale crisi.

I In una analisi dell'offerta dell'EU3, Paul Ingram del British American Security Information Council – un importante think-tank occidentale sul controllo delle armi – l'ha definita “vaga negli incentivi ed esigente nelle richieste” e ha concluso che le proposte europee sembravano “disegnate per combaciare con le richieste americane”. “Viene proposto anche che la collocazione di un deposito di transito di combustibile nucleare avvenga fisicamente in un terzo paese, piuttosto che in Iran e sotto tutela”, ha dichiarato, aggiugendo che l'E3/EU “non sembra aver avuto il coraggio di offrire né incentivi sostanziali e dettagliati né una soluzione sull'arricchimento creativa, di compromesso, che ci si potesse ragionevolmente aspettare incontrasse l'approvazione dell'Iran”.

Il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha fatto un passo verso una soluzione creativa quando ha proposto di trasformare gli impianti di arricchimento Iraniani in joint ventures con compagnie private e pubbliche di altri paesi. Sebbene sia stata accantonata, l'ultima offerta iraniana è una variante di una formula che è stata proposta a febbraio di quest'anno da un gruppo di esperti Aiea, guidato da Bruno Pellaud, su gli “approcci multilaterali” al ciclo del combustibile nucleare.

Il comitato di Pellaud è stato incaricato dall'Aiea di raccomandare misure che possano colmare la distanza tra il diritto di un paese – in accordo con il Tnp – al ciclo del combustibile nucleare, e le preoccupazioni per la proliferazione che potrebbero scaturire da un incremento nel numero mondiale di impianti capaci di arricchire l'uranio o separare il plutonio. La rilevanza di questo argomento nella questione Iran necessita assolutamente di una elaborazione.

Delle cinque proposte fatte dal comitato, tre concernevano differenti tipi di garanzie internazionali di fornitura di combustibile quale incentivo ai paesi per dismettere le loro stesse infrastrutture per l'arricchimento, e due erano basate sulla nozione di controllo o proprietà condivisa. L'ultima riguardava “la promozione volontaria della conversione degli impianti esistenti verso approcci nucleari multilaterali, e il loro perseguimento quali misure di costruzione della fiducia con la partecipazione di stati possessori e non possessori di armi atomiche, al di fuori del Tnp” – esattamente il tipo di offerta che Ahmadinejad ha fatto nel suo discorso all'Assemblea Generale dell'Onu – o “la creazione, tramite accordi volontari e contratti, di “approcci nucleari multinazionali”, ed in particolare regionali, per nuovi impianti basati su joint-ownership, drawing rights o co-managment”.

E' così possibile offrire alla comunità internazionale le assicurazioni di cui ha bisogno? Diffondendo questo rapporto all'inizio dell'anno, Pellaud ha detto che questo era possibile. “Un impianto nucleare congiunto, con uno staff multinazionale, pone tutti i partecipanti sotto un maggiore controllo da parte di colleghi e partners, un fatto che rafforza la sicurezza e va nel senso della non-proliferazione… È difficile fare giochetti se in un sito hai delle multinazionali”.

Invece di minacciose sanzioni, l'EU3 dovrebbe iniziare con l'Iran un dialogo che può sviluppare le proposte di Pellaud e Ahmadinejad fino ad un livello in cui Teheran può dare “obiettive garanzie” che il suo programma è interamente pacifico, e l'Europa può dare “solide garanzie” e fare “solide promesse” sui temi che preoccupano gli iraniani. L'unico problema, ovviamente, sarebbe cosa fare con gli americani.

Il cuore del problema è che sia impossibile separare l'attuale “crisi nucleare” dalla tabella di marcia di Washington, caratterizzata da una irremissibile ostilità verso il governo iraniano. In effetti, ogni soluzione che non causi un cambiamento nel comportamento Usa è destinata a durare, fin tanto che Teheran è preoccupata. Quindi, come parte delle sue proposte a lungo termine, l'EU3 deve impegnarsi a portare gli Stati Uniti a togliere le sue sanzioni contro l'industria iraniana del gas e del petrolio, e a lasciar perdere il suo obiettivo di un “cambio di regime” in Iran.

Invece di sposare la linea di Washington, l'Europa e il resto del mondo dovrebbero anche chiedere a se stessi se preoccupazioni selettive sulla “proliferazione” servono la causa della pace e della sicurezza internazionale. Il Tnp permette l'arricchimento ma all'Iran viene detto che non può avere un ciclo del combustibile. Il Tnp promuove il disarmo nucleare ma gli Usa stanno portando avanti la ricerca sulle armi e formulando dottrine militari che militarizzeranno lo spazio e incrementeranno l'importanza delle armi nucleari nella sua posizione di forza. Gran Bretagna e Francia non hanno possibili avversari nucleari ma continuano a dispiegare armi atomiche. A paesi dell'Asia Occidentale è stato detto che non possono mai uscire dal seminato del Tnp ma niente viene fatto per denuclearizzare Israele. Anche questi temi costituiscono gran parte della “crisi nucleare” ma è tempo che qualcosa venga fatto per affrontarli.


Siddharth Varadarajan

(questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Hindu il 26-9-05)

traduzione per Megachip di Paolo Jormi Bianchi

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millio

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Da: cagliari (CA)
Inviato: 17-01-2006 00:52  
quote:
In data 2006-01-11 20:01, Tenenbaum scrive:
è stato votato democraticamente ?



mica tanto. La maggior parte dei candidati son stati esclusi dai capi religiosi dalla possibilità di partecipare alla consultazione in quanto considerati troppo liberali.
E' un'elezione non democratica ab origine
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honecker

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Inviato: 19-01-2006 19:32  
La polemica di questi giorni riguarda la volontà/possibilità di bloccare il programma nucleare iraniano.
Come riportato nell'articolo sopra non vedo perchè l'Iran non dovrebbe provvedere alla propria autonomia energetica o financo ad armarsi come gli pare visto che lo fanno Stati Uniti (che hanno definito l'Iran stato canaglia fra le altre cose), Gran Bretagna, Francia, Israele e altre nazioni cosiddette democratiche.
La destra parafascista italiana si allinea ovviamente al pensiero unico, gli stessi che qualche mese fa ponderavano sul ritorno all'energia nucleare in Italia...
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Tenenbaum

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Da: cagliari (CA)
Inviato: 19-01-2006 20:44  
io sono assolutamente a favore

poco mi interessa se sarà per energia o per armi
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millio

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Da: cagliari (CA)
Inviato: 20-01-2006 01:04  
quote:
In data 2006-01-19 19:32, honecker scrive:
non vedo perchè l'Iran non dovrebbe provvedere alla propria autonomia energetica o financo ad armarsi come gli pare visto che lo fanno Stati Uniti (che hanno definito l'Iran stato canaglia fra le altre cose), Gran Bretagna, Francia, Israele e altre nazioni cosiddette democratiche.


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stilgar

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Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 20-01-2006 02:24  
quote:
In data 2006-01-19 19:32, honecker scrive:

Come riportato nell'articolo sopra non vedo perchè l'Iran non dovrebbe provvedere alla propria autonomia energetica o financo ad armarsi come gli pare visto che lo fanno Stati Uniti (che hanno definito l'Iran stato canaglia fra le altre cose), Gran Bretagna, Francia, Israele e altre nazioni cosiddette democratiche.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
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Da: Pankow (es)
Inviato: 20-01-2006 18:35  
quote:
In data 2006-01-20 02:24, stilgar scrive:
quote:
In data 2006-01-19 19:32, honecker scrive:

Come riportato nell'articolo sopra non vedo perchè l'Iran non dovrebbe provvedere alla propria autonomia energetica o financo ad armarsi come gli pare visto che lo fanno Stati Uniti (che hanno definito l'Iran stato canaglia fra le altre cose), Gran Bretagna, Francia, Israele e altre nazioni cosiddette democratiche.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
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Da: Pankow (es)
Inviato: 04-08-2006 11:59  
Ma se le dichiarazioni di Ahmadinejad che lo rendono il cattivone di stagione fossero state a) tradotte male e b) prese fuori contesto?
Era l’Ottobre dello scorso anno quando tornammo a casa, accendemmo la radio e sentimmo terrorizzati la notizia che il presidente Iraniano negava che l’ Olocausto fosse avvenuto e diceva che lo stato di Israele doveva essere cancellato dalla carta geografica. ‘Cristo’ pensammo, “questo pazzo si mette allegramente nelle loro mani con questo tipo di retorica”
Da allora “la crisi missilistica Cubana alla moviola”, come un accademico ha descritto l’imbroglio USA-Iran, è montata a grave allarme con l’articolo di Seymour Hersh sul New Yorker che riferisce che la Casa Bianca è pronta ad un bombardamento nucleare.

Servirebbero 12 ore a dispiegare le armi nucleari per un bombardamento distruggi-bunker che ucciderebbe milioni di iraniani secondo stime conservative commissionate dal Pentagono. Gli aerei armati di testate nucleari sono ora in costante allerta e l’opinione pubblica è stata intrappolata da quelle pazze, pazze affermazioni su Israele fatte dal Presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad.
Ma se le dichiarazioni di Ahmadinejad che lo rendono il cattivone di stagione fossero state a) tradotte male e b) prese fuori contesto ?
Se tradotto appropriatamente il presidente iraniano in realtà chiede come obiettivo per il futuro la rimozione dei regimi che sono al potere in Israele e negli USA. Ha chiesto una maggiore autorità per la Palestina. La parola mappa non compare nemmeno. E il presidente rende chiaro che l’Olocausto è avvenuto, ma, sostiene che le potenze occidentali hanno sfruttato il ricordo dell’Olocausto per i loro scopi imperialistici. Ciò con cui se ne sono usciti i maggiori mass media è un completo inganno.

L’inganno è stato aiutato dal fatto che molti mezzi di comunicazione usano una compagnia “indipendente” chiamata Middle East Media Research Institute (Memri) per tradurre lingue mediorientali. Memri guarda caso è posseduta da due Israeliani di destra neo-con: Meyrav Wurmser, la moglie di uno degli aiutanti di Dick Cheney (ed ex assistente speciale di ‘Strap-on’ John Bolton), David Wurmser e l’ex (?) ufficiale dell’ Intelligence Militare Israeliana, Colonnello Yigal Carmon. In effetti uno sguardo all’ incompleta lista dello staff su Wikipedia sembra suggerire una pesante influenza israeliana nel personale e almeno due ex membri dell’Intelligence Militare Israeliana. Eppure little red email è sicura che sia solo una coincidenza, come il fatto che l’esercito Israeliano (presumibilmente l’intelligence militare) ha anche usato queste tattiche di disinformazione in passato.

E appena Ahmadinejad è stato dipinto con l’etichetta di pazzoide distruttore di ebrei è bastato un breve salto, un saltello e ein Sprung perché fosse accanto ad Adolf Hitler nel pantheon dei cattivoni. Come per Milosevic e Hussein prima di lui, il paragone di Ahmadinejad a Hitler è un segno sicuro che la guerra è imminente.
Però a differenza di Hitler Ahmadinejad non governa l’Iran né ne controlla la politica estera o militare. L’uomo incaricato di tutto ciò è il Leader Supremo dell’Iran Ayatollah Ali Khamenei.
L’Iran è una teocrazia e Khamenei è il teocrate-in-capo. Per darvi un’idea di dove si collochi Ahmadinejad nella gerarchia politica Iraniana notate che nessuno può nemmeno concorrere per la Presidenza senza prima l’approvazione di Khamenei e del Consiglio dei Guardiani, un gruppo di sei religiosi e di sei giuristi conservatori selezionati da Khamenei.
Ahmadinejad serve allo scopo di essere un credibile Uomo Nero.
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Tra l'altro conoscenti, studenti universitari di lingue orientali, mi avevano suggerito la stessa cosa: ovvero che le parole del presidente iraniano potessero essere state "storpiate" ad arte nella traduzione.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 04-08-2006 12:07  

IL PRESIDENTE IRANIANO VUOLE CANCELLARE ISRAELE DALLA MAPPA E NEGA L’OLOCAUSTO?
Postato il Mercoledì, 26 aprile @ 20:15:00 EDT di marcoc

DI ANNELIESE FIKENTSCHER E ANDREAS NEUMANN

Un’ analisi della retorica dei mass-media lungo la loro strada verso la guerra all’ Iran – un commento sulle presunte dichiarazioni del Presidente dell’ Iran Ahmadinejad .

"Kein Krieg!" -- -- - “Ma ora che sono sull’ Iran, sulla minaccia all’ Iran, certo – (applauso) – la minaccia che viene dall’ Iran è, naturalmente, l’ obiettivo che loro affermano di distruggere il nostro forte alleato Israele. Questa è una minaccia, una seria minaccia. E’ una minaccia alla pace mondiale; è una minaccia, in sostanza, ad una forte alleanza. L’ ho detto chiaramente, lo dirò chiaramente di nuovo, che useremo la nostra potenza militare per proteggere il nostro alleato, Israele, e – (applauso.)” George W. Bush, Presidente USA, 20-03-2006 a Cleveland (Ohio) in un discorso improvvisato (fonte: www.whitehouse.gov ) Ma perché Bush parla dell’ obiettivo dell’ Iran di distruggere Israele?

Il Presidente dell’ Iran vuole che Israele sia cancellato dalle carte geografiche?

Radere al suolo Israele, colpire a ripetizione, distruggere, annientare, liquidare, eliminare Israele, cancellarlo dalla mappa – questo è ciò che il Presidente dell’ Iran ha chiesto – almeno questo è ciò che abbiamo letto o sentito alla fine dell’ Ottobre 2005. Spargere la notizia è stato molto efficace. Hanno detto che quella era una dichiarazione di guerra. Ovviamente i media e il governo erano tutt’uno nella loro indignazione. Che si sparge per il mondo.

Ma diamo un’ occhiata più da vicino a ciò che ha detto il Presidente dell’ Iran Mahmoud Ahmadinejad. E’ un merito del ‘New York Times’ avere messo a nostra disposizione il discorso completo. Questo è un estratto di quanto pubblicato il 30-10-2005:

“Dicono che non è possibile avere un mondo senza gli Stati Uniti e il Sionismo. Ma sapete che questo è un obiettivo e uno slogan possibile. Facciamo un passo indietro. [[[ Avevamo in questo paese un regime ostile che non era democratico, era armato sino ai denti, con il SAVAK, il suo apparato di sicurezza SAVAK [l’ apparato di intelligence del governo dello Shah Iraniano] controllava tutti. C’era un ambiente di terrore. ]]] Quando il nostro amato Imam [l’ Ayatollah Ruhollah Khomeini, padre della rivoluzione Iraniana] disse che il regime andava rimosso, molti di quelli che affermavano di essere politicamente ben informati dicevano che non era possibile. Tutti i governi corrotti appoggiavano il regime quando l’ Imam Khomeini diede vita al suo movimento. [[[ Tutti i paesi occidentali e orientali appoggiavano il regime pure dopo il massacro del 7 Settembre [1978] ]]] e dicevano che la rimozione del regime non era possibile. Ma la nostra gente ha resistito e ora sono 27 anni che sopravviviamo senza un regime dipendente dagli Stati Uniti.
La tirannia dell’ Est e dell’ Ovest sul mondo sarebbe dovuta finire, ma la gente debole che riesce a vedere solo ciò che ha di fronte non poteva credere ciò. Chi avrebbe creduto che un giorno saremmo potuti essere testimoni del crollo dell’ Impero Orientale? Ma potemmo vedere la sua caduta durante la nostra vita. Ed è crollato in un modo che dobbiamo cercare informazioni nelle biblioteche, perché non è rimasta traccia di esso. L’ Imam [Khomeini] ha detto che Saddam doveva andarsene e disse che sarebbe diventato più debole di quanto chiunque potesse immaginare. Ora vedete che l’ uomo che dieci anni fa parlava con un’ arroganza tale che si sarebbe pensato fosse immortale, viene processato nel suo stesso paese in manette e catene [[[ da coloro che pensava lo sostenessero e con il cui appoggio commise i suoi crimini]]]. Il nostro amato Imam ha detto che il regime occupante andava cancellato dalla mappa e questa fu un’ affermazione molto saggia. Non possiamo fare compromessi sulla questione della Palestina. E’ possibile creare un nuovo fronte nel cuore di un vecchio fronte? Questa sarebbe una sconfitta e chiunque accetti la legittimità di questo regime [Israele] ha, di fatto, firmato la sconfitta del mondo Islamico. Il nostro amato Imam nella sua lotta ha mirato al cuore dell’ oppressore mondiale, cioè al regime occupante. Non ho alcun dubbio che la nuova ondata che è iniziata in Palestina, e di cui abbiamo testimonianza anche nel mondo Islamico, eliminerà questa disgraziata macchia dal mondo Islamico.
(Fonte: www.nytimes.com , basato su una pubblicazione della 'Iranian Students News Agency' (ISNA) -- note del New York Times in parentesi quadre – i passaggi tra triple parentesi quadre saranno lasciati in bianco nella versione MEMRI stampata sotto )

Sta diventando chiaro. Le affermazioni del Presidente Iraniano sono state riflesse dai media in maniera manipolata. Il Presidente dell’ Iran indica la rimozione dei regimi che sono al potere in Israele e negli USA, come un possibile scopo per il futuro. Questo è corretto. Ma non chiede mai l’ eliminazione o la distruzione di Israele. Rivela che i cambiamenti sono potenziali. Il Regime dello Shah appoggiato dagli USA nel suo stesso paese è stato sconfitto. A est il governo dell’ Unione Sovietica è crollato. Il dominio di Saddam Hussein è arrivato al termine. Riferendosi a ciò dà voce al desiderio che cambiamenti siano possibili in Israele rispetto alla Palestina. Porta come prova il riferimento dell’ Ayatollah Khomeini al Regime dello Shah che in tale contesto disse che il regime (cioè il Regime dello Shah) doveva essere rimosso.

Certamente, Ahmadinejad traspone questa citazione su un cambio di regime al caso della Palestina occupata. Questo deve essere legittimo. In ogni senso desiderare diverse condizioni politiche in un paese è affare di ogni giorno in tutto il mondo. Ma cambiare la richiesta della rimozione di un ‘regime’ nella richiesta della rimozione di uno stato è un grave inganno e una pericolosa demagogia.

Questo è un capitolo della guerra contro l’ Iran che è già iniziata, nelle parole di Georg Meggle professore di filosofia all’ Università di Leipzig , con la fase cioè probabilmente più importante, la fase della propaganda.

Vogliamo marginalmente citare che è stato l’ex Vice Ministro USA della Difesa e attuale Presidente della Banca Mondiale, Paul D. Wolfowitz, che nel Settembre 2001 parlò in pubblico e senza alcun genere di soggezione di porre fine a stati. Ed è stato il padre di George W. Bush che iniziò la discussione su una guerra nucleare che può essere vinta se solo è assicurata la sopravvivenza di una elite.

Prendiamo un altro esempio: il giornale tedesco on-line tagesschau.de scrive le seguenti cose sul Presidente dell’ Iran il 27-10-2005: “Non c’è dubbio: la nuova ondata di attacchi in Palestina cancellerà la macchia dal volto del mondo Islamico.” Invece di usare la parola originale ‘ondata’ scrivono ‘ondata di attacchi’ . Questa sostituzione del testo originale è ciò che chiamiamo disinformazione. Per esempio sarebbe corretto dire: “Il nuovo movimento in Palestina cancellerà la macchia di disgrazia dal mondo Islamico.” Inoltre questa affermazione si riferisce al regime di occupazione citato nella frase precedente.




Per precauzione esamineremo una differente traduzione del discorso – una versione preparata dal Middle East Media Research Institute (MEMRI), situato a Washington:

“Essi [chiedono]: ‘E’ per noi possibile vedere un mondo senza l’ America e il Sionismo?’ Ma dovete ben sapere che questo slogan e questo obiettivo sono raggiungibili, e certamente possono essere ottenuti. [[[…]]] “ ‘Quando l’ amato Imam [Khomeini] disse che il regime [dello Shah] doveva andarsene, e che chiediamo un mondo senza governi succubi, molta gente che affermava di avere conoscenza della politica o di altro [chiese], ‘E’ possibile [che il regime dello Shah sia rovesciato]?’ Quel giorno, quando l’ Imam [Khomeini] diede inizia al suo movimento, tutti i poteri appoggiavano il regime corrotto [dello Shah] [[[…]]] e dicevano che non era possibile. Però la nostra nazione rimase ferma e ad oggi sono 27 anni che viviamo senza un governo che dipenda dall’ America. L’ Imam [Khomeini] disse: ‘Il governo dell’ Est [U.R.S.S.] e dell’ Ovest [U.S.A.] deve finire.’ Ma la gente debole che vede solo il piccolo mondo attorno a sé non ci credeva. Nessuno credeva che un giorno saremmo stati testimoni del crollo dell’ Imperialismo dell’ Est [cioè dell’ U.R.S.S.], e diceva che era un regime di acciaio. Ma nella nostra breve vita abbiamo visto come questo regime è crollato in un modo tale che lo dobbiamo cercare nelle biblioteche e non troviamo una letteratura su di esso.
L’ Imam [Khomeini] disse che Saddam [Hussein] doveva andarsene, e che sarebbe stato umiliato in un modo mai visto. E cosa vedete oggi? Un uomo che, 10 anni fa, parlava con così tanto orgoglio come se fosse destinato a vivere in eterno e che oggi è incatenato per i piedi e che viene processato nel suo stesso paese [[[…]]] l’ Imam [Khomeini] disse: ‘ Questo regime che sta occupando Qods [Gerusalemme] deve essere eliminato dalle pagine della storia.’ Questa frase è molto saggia. La questione della Palestina non è una questione su cui possiamo fare compromessi. E’ possibile che un fronte [Islamico] permetta ad un altro fronte [cioè ad un paese] di sorgere nel suo [stesso] cuore? Questo vuol dire sconfitta, e chi accetta l’esistenza di questo regime [cioè di Israele] in effetti firma la sconfitta del mondo Islamico. Nella sua battaglia contro il Mondo dell’ Arroganza, il nostro amato Imam [Khomeini] stabilì il regime che occupa Qods [Gerusalemme] come l’obiettivo della sua battaglia.
Non dubito che la nuova ondata che è iniziata nella nostra cara Palestina e che oggi vediamo anche nel mondo Islamico è un’ ondata di moralità che si è diffusa in tutto il mondo Islamico. Molto presto la macchia della disgrazia [cioè Israele] scomparirà dal centro del mondo Islamico – e ciò è raggiungibile.”
(Fonte: memri.org, basato sulla pubblicazione dell’ 'Iranian Students News Agency' (ISNA) – note del MEMRI in parentesi quadre – i passaggi mancanti rispetto al ‘New York Times’ sono in triple parentesi quadre)

Il termine ‘mappa’ a cui lungamente fanno riferimento i media non appare nemmeno. Mentre il ‘New York Times’ ha scritto: “Il nostro amato Imam ha detto che il regime di occupazione andava cancellato dalla mappa” la versione del MEMRI è “L’ Imam [Khomeini] disse: Questo regime che sta occupando Qods [Gerusalemme] deve essere eliminato dalle pagine della storia.”

Il MEMRI ha aggiunto la seguente prefissata formulazione alla sua traduzione come una sorta di titolo: “Molto Presto, Questa Macchia di Disgrazia [cioè Israele] Verrà Cancellata dal Centro del Mondo Islamico – e Ciò è Raggiungibile”. Pertanto estraggono questo dal contesto e usando la nota ‘cioè Israele’ distorcono allo scopo il significato. L’ accorciamento temporale ‘molto presto’ non appare nemmeno nella traduzione del NY-Times. Inoltre è impressionante che il MEMRI abbia cancellato nella sua traduzione tutti i passaggi che caratterizzano il Regime dello Shah appoggiato dagli USA come un regime di terrore e che allo stesso tempo mostrano il vero carattere della politica USA.

Una traduzione indipendente dell’ originale (come la versione pubblicata dall’ ISNA) mostra come Ahmadinejad non usi il termine ‘mappa’. Egli cita l’ affermazione dell’ Ayatollah Khomeini che il regime di occupazione deve svanire da questo mondo – tradotto letteralmente : dal teatro delle epoche. Sarebbe a dire: non c’è spazio per un regime di occupazione in questo mondo e, rispettivamente, in questa epoca. La formulazione ‘cancellare dalla mappa’ usata dal ‘New York Times’ è una interpretazione molto libera e aggravante che è equivalente a ‘radere qualcosa al suolo’ o ‘ annientare qualcosa’. Le successive traduzioni, prima in inglese (‘cancellare dalla mappa’), poi dall’ inglese al tedesco – e tutto in maniera letterale ('von der Landkarte löschen') – ci allontanano sempre più dall’ originale. La cosa perfida riguardante questa traduzione è che l’espressione ‘mappa’ può essere usata in un solo modo (intenzionale): uno stato può essere rimosso da una mappa ma non un regime, cosa di cui stava realmente parlando Ahmadinejad.

Ancora, seguendo la traduzione indipendente: “Non ho dubbi che il nuovo movimento che ha luogo nella nostra amata Palestina è un movimento spirituale che attraversa l’intero mondo Islamico e che presto rimuoverà dal mondo Islamico questa macchia di disgrazia.”

Bisogna chiedersi come sia possibile che ‘movimento spirituale’, cioè ‘ondata di moralità’ (come tradotto dal MEMRI) e ‘ondata di attacchi’ possano essere equiparati e tradotti (come per esempio in quanto pubblicato dal tagesschau.de

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Kermunos

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