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Autore Pianificare il futuro senza i cittadini
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-11-2005 14:12  
La nostra è un'economia pianificata a tavolino, dove un ristretto gruppo di aziende,alla faccia del libero mercato, decide la sorte dell'intera popolazione escludendola dal dibattito.
Il concetto è praticamente lo stesso del partito d'avanguardia che ai tempi dell'Unione Sovietica prendeva la parola a nome di tutti indipendentemente dal consenso della gente.

I grandi dirigenti delle aziende europee sanno perfettamente che i loro prodotti e le loro quote di mercato sono in serio pericolo.
La minaccia viene dalla Cina e dall'India, le nuove potenze capitaliste emergenti.
Il problema è che i loro prodotti sono altamente competitivi grazie anche alla manodopera a bassissimo costo e le grandi imprese private europee per tenere il passo devono riformare il sistema.

Un metodo per farlo è per esempio quello di spostare la manodopera nei paesi dove la popolazione è senza protezione sindacale e il costo del lavoro insignificante,creando da noi disoccupazione e fuori sfruttamento del lavoro, alla pari di quello che fanno i cinesi.
All'interno dei nostri mercati è necessario allo stesso modo ridurre il costo del lavoro, livellando i salari verso il basso e adeguando lo stipendio di un lavoratore tedesco o italiano a quello di uno polacco o lettone.

Per questo esiste la Direttiva Bolkestein,che il parlamento europeo sta discutendo da parecchio tempo e vuole introdurre.
Analizziamo alcuni punti della direttiva: citerò il giornale Avvenire di ieri.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-11-2005 14:20  
Una delle regole della Direttiva è quella del "paese di origine".

"La regola del paese di origine (articolo 16) permetterebbe ,ad esempio , di pagare come in Slovacchia un lavoratore di quel paese che vada a lavorare in Germania".
Avvenire, pagina 19.

In sintesi un'azienda italiana , se passa la Direttiva, può assumere un operaio di un paese dell'Est Europeo pagandolo la stessa cifra che riceverebbe se lavorasse nel suo paese di origine.
Le aziende in questo modo si garantirebbero il diritto di chiamare presso le loro sedi la manodopera a costo più basso, cioè gli europei dei paesi economicamente più arretrati.
Per un'impresa privata è un grosso risparmio e una grande spinta per la sua competitività a livello internazionale.
Gli unici a pagare sono solamente i cittadini ,che vedono i loro salari livellarsi verso il basso , verso gli stipendi dei paesi dell'Est.
Questo un punto.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-11-2005 14:26  
Sempre citando il quotidiano di ieri...
Al "campo di applicazione della direttiva (art 2) sono state aggiunte alcune esenzioni di settore,escludendo i servizi di natura bancaria, creditizia, assicurativa.....oltre ai servizi medico sanitari..." eccetera...

Naturalmente la regola del paese di origine vale per tutti tranne che per "loro".
Loro sono i grandi gruppi e le grandi aziende che pianificano il mercato.
Nel caso dei servizi bancari o assicurativi il livellamento verso il basso , o la competizione tra servizi dei vari paesi europei, non è prevista.
In un qualche modo devono pur proteggere i loro esclusivi interessi, per cui le regole valgono per tutti tranne ovviamente per chi le scrive!

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-11-2005 14:52  
Quello di cui pochi sono a conoscenza,poichè sui media il dibattito è praticamente inesistente se non confinato nelle pagine di fondo o sulla stampa puramente economica come il Sole 24 ore, dove si deve presentare un quadro abbastanza realistico al mondo degli affari,è che si sta pianificando il futuro del mondo del lavoro.
Non lo stanno facendo i cittadini della democrazia, sulle cui spalle cadranno poi gli effetti di un'eventuale applicazione della Direttiva;lo stanno facendo i parlamentari europei in sintonia con le esigenze delle grandi imprese private.

Possiamo allora valutare quello che viene chiamato "libero mercato".
Il "libero mercato" consiste in una serie di regole per cui le grandi aziende pianificano il loro futuro progettendosi degli effetti devastanti della concorrenza di un teorico libero mercato con un libero scambio di merci.
Gli accordi governativi tra il mondo politico e quello indistriale sono determinanti per la sopravvivenza della grande impresa, e non è corretto che le persone vengano informate sui progetti che l'élite ha in mente per loro, e il perchè è scontato. Le persone non sarebbero d'accordo ad esempio su questo livellamento dei salari.

Ho portato l'esempio di Repubblica ,che in vista del referendum francese sulla Costituzione Europea non ha concesso una sola riga a chi sosteneva il No alla Carta.
Per la Direttiva Bolkestein avviene lo stesso (la Direttiva è in ballo da 15 mesi e quasi nessuno sa cosa sia)perchè il sistema ha come prerogativa quello di difendere se stesso e gli è praticamente impossibile consentire un dibattito pubblico che si discosti dalla linea della dottrina economica di Stato.

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 09-12-2005 18:32  
Per quanto ne so oltre ai paesi dell'est unione (i diretti beneficiari) la Direttiva Bolkestein è difesa dalla Gran Bretagna e dall'Olanda, paesi dal grande retaggio liberale.
Arricchire i più poveri per impoverire i più ricchi tutto un tratto appare un ideale sbagliato se i più ricchi siamo noi. Non a caso i principali oppositori alla Direttiva Bolkestein sono i soliti sindacati, più intenzionati a proteggere i così detti "diritti" dei loro sempre più borghesizzati finanziatori (gli ex proletari) che non a immaginare le conseguenze a lungo termine di una politica di indifferenza nei confronti di chi sta peggio e si meriterebbe di meglio.

In europa sono già libere le merci, si possono liberalizzare anche i servizzi.
Basta guardare alle Banche. In Italia i servizzi bancari si pagano 10 volte che in Olanda, ma in Italia gli stipendi dei bancari sono più bassi... c'è qualcosa che non torna... una mafia? Un cartello? Capisco solo che una liberalizzazione farebbe un bel po' di pulizia alla corruzione.

Il lavoro costituisce un mercato come tutto quello che ha un prezzo ed anche questo mercato dovrebbe essere ripulito da dazi e cartelli sindacali e corporativi. la Direttiva Bolkestein fa un passo avanti in questa direzione.
Con un mercato libero del lavoro ognuno si fa i conti in tasca e per me il discorso è semplicissimo... se un lavoratore crede di essere pagato poco va a farsi assumere da un'azienda che lo paga di più... le aziende che pagano di più raccolgono i professionisti migliori sul mercato del lavoro, diventando aziende migliori e guadagnando quote di mercato sottraendole a chi invece, con salari bassi, si è ritrovato con il peggio sulla piazza. Quindi gli stipendi sarebbero direttamente proporzionali ai propri meriti professionali e le aziende di successo diverrebbero quelle capaci di offrire salari sempre più alti. Non è fanta-economia ma qualcosa che pensandoci esiste già in settori come lo spettacolo o lo sport.
In Italia invece i cervelli fuggono e i caproni tesserati alla CGIL restano intoccabili dietro le loro scrivanie minacciando scioperi per futili motivi, come l'inalienabile diritto ai beni voluttuari.
Continuiamo così, con la civiltà degli inqualificati al potere, voglio vedere dove andremo a finire.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 11-12-2005 10:18  
Invece è proprio fanta- economia.
Queste sono leggi fatte apposta per abbassare il costo del lavoro e far risparmiare le imprese,consentendo loro di sostituire la manodopera specializzata italiana (per esempio) con quella polacca pagandola al prezzo del paese di origine : se si tratta di cittadini dell'Est, lo stipendio è nettamente inferiore.

Accade quindi che l'italiano viziato a uno stipendio elevatissimo( è ironia) dovrà invece accontentarsi di una scelta tra:
1) adeguare il suo salario a quello di un polacco
2) trovarsi un altro lavoro perchè l'azienda fa i suoi interessi, che sono quelli di accrescere i profitti e le quote di mercato.
Tra due lavoratori specializzati sceglie quello a prezzo inferiore.

Questo è l'argomento della discussione,che naturalmente hai accuratamente evitato di affrontare. Si tratta di creare un'area di "libero scambio" dove le condizioni economiche tra i vari paesi sono in chiara disparità, perchè la Lettonia non ha il tenore di vita della Francia. In questo caso un 'azienda francese che sta in Francia potrà chiamare a sè e pagare i lettoni con lo stipendio che questi prenderebbero se continuassero a lavorare il Lettonia.
Allo stesso tempo le imprese si proteggono da quello che viene chiamato "libero mercato" con una serie di dazi pesanti nei confronti dei prodotti verso i quali temono la concorrenza ,come i dazi sul tessile cinese accordati pochi mesi fa e apparsi su tutti i giornali.

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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
Messaggi: 6177
Da: Erbusco (BS)
Inviato: 11-12-2005 11:56  
L'Unione Europea è un'isituzione politica nata per consentire alle imprese Europee di coalizzarsi e di mantenere un livello di competitività alto sul piano internazionale nella contesa con Usa,Cina e India.Perciò non mi stupisco affatto di queste direttive.
Come al solito Quility,tu porti fatti e chi non li conosce si attacca alle pippe mentali da Maurizio Costanzo senza avere minimamente coginizione di causa.
_________________
Se nulla capivo, qui tu finalmente
nulla lasciavi germogliare sulla brulla,
paradossale, tra noi terra infondata,
dove sono i leoni, ammattiti e marroni
lasciando immaginare
la sposa occidentale.

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 11-12-2005 12:16  
quote:
In data 2005-12-11 10:18, Quilty scrive:

Accade quindi che l'italiano viziato a uno stipendio elevatissimo( è ironia) dovrà invece accontentarsi di una scelta tra:
1) adeguare il suo salario a quello di un polacco
2) trovarsi un altro lavoro perchè l'azienda fa i suoi interessi, che sono quelli di accrescere i profitti e le quote di mercato.
Tra due lavoratori specializzati sceglie quello a prezzo inferiore.

Questo è l'argomento della discussione,che naturalmente hai accuratamente evitato di affrontare. Si tratta di creare un'area di "libero scambio" dove le condizioni economiche tra i vari paesi sono in chiara disparità, perchè la Lettonia non ha il tenore di vita della Francia. In questo caso un 'azienda francese che sta in Francia potrà chiamare a sè e pagare i lettoni con lo stipendio che questi prenderebbero se continuassero a lavorare il Lettonia.




Ma vedi che non è così. Il principio del paese d'origine vale per le aziende non per le singole persone. Inutile negare che oggi un cittadino italiano non può utilizzare come Banca (per esempio) la Polaski Bank senza incorrere in tassazioni pesanti imposte dallo stato nazionale italiano per scoraggiare proprio la fuga di denaro in Polonia (non vorremmo che i polacchi si arricchiscano con i patri denari, noooo). Quindi non ci vedo nulla di male se verrà permesso alla Polaski Bank di operare liberamente in Italia... ma questo non significa affatto che poi MPS sarà costretta ad assumere polacchi per vincere la concorrenza... figuriamoci.

In realtà basta guardare al passato. La liberalizzazione dei servizzi in europa è una novità ma non certo quella delle merci, che fu alla base del bum economico italiano negli anni '50-'60. In quell'epoca i più colpiti dalla spietata concorrenza a basso costo italiana furono i francesi, che si vedevano insidiare tutti i settori chiave della loro economia... e i borghesi sindacalizzati di francia facevano i tuoi stessi discorsi quilty "...e ma se un italiano produce vestiti con metà dello stipendio, come uno schiavo, poi il tessile francese fallisce...".
La situazione odierna ci dice invece che la liberalizzazione delle merci fu un bene per tutti, specialmente per chi era rimasto indietro. Non è forse questo lo scopo dell'Unione, garantire il benessere in Europa onde evitare attriti crescenti e quindi guerra.

Per come andranno le cose o i servizi italiani riusciranno a puntare sulla qualità (cosa che i paesi dell'est non possono fare per via di evidenti carenze strutturali e formative), quindi offrendo servizi migliori la gente è disposta a pagarli di più; oppure in Italia i gestori dei servizi faranno una brutta fine come è giusto che sia (così verranno puniti per aver basato il futuro sui cartelli nazionali).

Con questo credo di aver risposto alle tue due domande.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 11-12-2005 13:00  
Ma tu non hai risposto a un bel nulla.
Hai semplicemente negato quanto ho riportato dall'Avvenire, il quotidiano cattolico (ma la notizia la puoi anche trovare sul Sole24 ore).
Hai negato che la Direttiva riguarda le persone- e il giornale scrive il contrario.
A questo punto porta la documentazione. Non crederai forse che ti crediamo sulla parola, vero?

Hai affermato che la Direttiva riguiarda i servizi bancari, asserendo che questo porterà benefici ai cittadini per l'abbassamento dei costi.
Peccato che ho citato sempre l'Avvenire, che testualmente riporta il passaggio della Direttiva dove si dichiara che i servizi bancari sono esclusi da queste norme di concorrenza tra servizi dei vari paesi.

In pratica hai negato l'intero topic, che si basa non su chiacchiere ma su fonti ben note, senza portare uno straccio di documentazione a tuo favore, e allargando il discorso annacquandolo con cose che non sono affatto pertinenti.

Ma se non sai cosa dire e devi per forza mentire,piuttosto astieniti.
Fai miglior figura.
Attendo la documentazione anche se non arriverà nulla.

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 11-12-2005 13:28  
si discute di una Direttiva che è stata alla fina bocciata

interessante
_________________
For relaxing times make it Suntory time

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 11-12-2005 15:43  
E allora il Parlamento Europeo che cosa si appresta a votare a gennaio 2006, la Direttiva di mia suocera per caso?

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 13-12-2005 15:10  
la direttiva è stata bloccata

poi modificata
ma siccome le modifiche non sembrano ancora del tutto soddisfacenti verrà ulteriormente modificata altrimenti bocciata di nuovo

ma questo è ancora da apurare
_________________
For relaxing times make it Suntory time

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 13-12-2005 17:37  
DA IL SOLE 24 ORE

ROMA - «È importante riuscire a fugare l'equivoco che sta nascendo sulla direttiva europea di liberalizzazione dei servizi. C'è il timore che si applichino le regole del Paese d'origine per i prestatori d'opera. Non è vero: la direttiva Bolkestein dice che si applica la legge del Paese in cui si lavora». L'economista Paolo Savona, 69 anni, direttore generale del ministero per le Politiche comunitarie.


DA FOCUS ECONOMIA

E' forse Rafa l'idraulico polacco che invaderà il mercato del lavoro occidentale grazie alla direttiva servizi, meglio nota come direttiva Bolkestein? Probabilmente il giovane disoccupato che abbiamo incontrato nella città di Lodz non lascerà mai la propria terra, ma la leggenda dell'idraulico polacco ha fatto rapidamente il giro d'Europa, scatenando un'ondata di reazioni contrarie e affondando -insieme ad altri temi controversi- persino il referendum francese sulla Costituzione Europea. Ma cosa si intende per "direttiva sulla liberalizzazione dei servizi"? Un dato -da solo- spiega l'importanza della normativa, attualmente in discussione all'Europarlamento: la direttiva copre un mercato che rappresenta il 50% dell'attività economica europea e il 70% del Pil prodotto nell'Unione. L'idea di fondo è favorire una maggiore concorrenza tra le imprese comunitarie, eliminando le troppe barriere nazionali che ancora impediscono a un prestatore di servizi di operare liberamente in un altro Stato membro, il tutto nell'ottica di un mercato unico e integrato. La proposta originale presentata da Frits Bolkenstein copre una miriade di settori: dalle consulenze legali e fiscali alle imprese di costruzione, dalle agenzie di lavoro interinale alle cure sanitarie, ma esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione. I vantaggi di questa direttiva sono evidenti: maggiori operatori = più libertà di scelta e tariffe più basse per i consumatori. Gli svantaggi hanno un altrettanto evidente risvolto sociale: nel mirino c'è il principio del cosidetto "Paese d'origine", in base al quale un'impresa di servizi può operare in un altro Stato obbedendo solo ai requisiti amministrativi e giuridici in vigore nel proprio Paese. Le disparità presenti sui mercati del lavoro, a livello salariale e livello fiscale nell'Europa a 25 fanno ipotizzare -ai più scettici- scenari di dumping sociale o delocalizzazione, con rischi occupazionali per i lavoratori occidentali. Per questo le forze di centrosinistra all'Europarlamento chiedono una definizione più precisa dei servizi coperti dalla direttiva, escludendo quelli di interesse pubblico, e propongono che sia lo Stato in cui viene prestato il servizio a dettare le regole nei confronti delle imprese o dei professionisti stranieri.




DAL SITO DELL'EURO PARLAMENTO

L’obiettivo di garantire la libera circolazione dei servizi in Europa non è cosa recente. Infatti, sin dal 1957, i sei paesi fondatori della Comunità economica europea si erano impegnati a conseguire un grande mercato che consentisse la libera circolazione delle persone, dei beni, dei capitali e… dei servizi. Quarantacinque anni dopo, delle quattro libertà previste dal trattato di Roma, quella concernente i servizi non ha ancora trovato applicazione:
Secondo quanto affermato dalla Commissione europea in una comunicazione pubblicata nel 2000, "si registra ancora un grosso divario tra la visione di un'Europa economica integrata e la realtà vissuta dai cittadini e dagli operatori di servizi europei".

Quali sono vantaggi di una liberalizzazione dei servizi?

Secondo le stime della Commissione europea, i servizi rappresentano il 70% della ricchezza prodotta nell’Unione e dei posti di lavoro. L'Europa non trae pienamente profitto da questo mercato in piena espansione in termini di crescita e di creazione di posti di lavoro, a causa del persistere di ostacoli alla libera circolazione dei servizi. Una relazione della Commissione pubblicata nel 2002 enumera dettagliatamente le centinaia di ostacoli amministrativi o misure protezionistiche camuffate o discriminanti. Oggi, ad esempio, un imprenditore che intenda stabilirsi in un altro Stato membro deve, in alcuni casi, dimostrare che la sua attività è "economicamente necessaria". Per "necessaria", si intende, nella maggior parte dei casi, un’attività che non fa concorrenza ai prestatori di servizi locali. Il prestatore si trova così costretto ad eseguire studi di mercato a volte molto costosi.

Secondo la Commissione, l’apertura del settore alla concorrenza potrebbe favorire la crescita dell’economia europea e la creazione di posti di lavoro. Tale obiettivo è iscritto nella strategia di Lisbona, volta a rendere l’economia europea più competitiva e sottoscritta anche dal Parlamento europeo.

Inoltre, anche i consumatori dovrebbero trarre beneficio da questa liberalizzazione. La scelta dei servizi sarebbe infatti più ampia, mentre, semplificando la fornitura dei servizi all’estero, i consumatori potrebbero accedervi più facilmente. Oggi, ad esempio, molti Stati accordano ai contribuenti deduzioni fiscali nell’ambito della formazione professionale e in particolare per quanto riguarda l’apprendimento di una lingua straniera. Le amministrazioni nazionali accordano però tali deduzioni solo se i richiedenti seguono i corsi nel loro paese d’origine e non, ad esempio, nel Regno Unito per l’inglese o in Spagna per lo spagnolo.

Cosa propone la Commissione?
La Commissione propone innanzitutto di permettere alle imprese di servizi di stabilirsi più facilmente in un altro Stato membro. A tal fine, essa prevede in particolare la semplificazione delle procedure amministrative rendendole meno numerose e più facili da espletare. La principale innovazione consiste nella creazione di uno "sportello unico" a cui si rivolgerebbero i prestatori invece di presentarsi dinanzi a diversi uffici amministrativi dello Stato di accoglienza.

Inoltre, il progetto di direttiva è volto a favorire la prestazione temporanea e transfrontaliera dei servizi. In base al tipo di servizi e alle fasi della liberalizzazione, la Commissione propone sia il principio del paese d’origine (come regola generale) sia l’armonizzazione (solitamente a titolo complementare). Secondo il principio del paese d’origine, il prestatore è soggetto al diritto del paese in cui è stabilito in via permanente e non al diritto dello Stato in cui è fornito il servizio. Spetta pertanto al paese d’origine e non a quello di destinazione controllare che l’attività prestata dall'impresa sia conforme alle norme in vigore.

Nei vari casi particolari, il testo raccomanda una migliore cooperazione tra le amministrazioni nazionali e invita queste ultime a scambiarsi informazioni sulle legislazioni in vigore e sulle esigenze che condizionano la prestazione dei servizi, a trasmettere i documenti necessari e a rafforzare il coordinamento delle norme che regolano l’accesso al mercato dei servizi. La proposta riguarda una gamma molto ampia di servizi, ma prevede alcune deroghe.

Applicazione del diritto del paese di destinazione

Alla luce delle differenze troppo grandi esistenti tra i vari paesi, il progetto di direttiva prevede tutta una serie di deroghe specifiche al principio del paese d’origine. Tali deroghe riguardano in particolare il diritto del lavoro (salario minimo, orario di lavoro, previdenza, norme igieniche e di sicurezza). Ad esempio, i dipendenti inviati all’estero dalla loro impresa saranno soggetti al diritto sociale del paese nel quale lavorano se vi restano per più di otto giorni. In questo caso particolare, per quanto concerne il diritto del lavoro, si applica la direttiva riguardante il distacco dei lavoratori e non la direttiva sui servizi.

Un’altra deroga concerne i luoghi particolari in cui sarebbe fornito il servizio qualora ciò sia giustificato da motivi quali il mantenimento dell’ordine pubblico, la pubblica sicurezza e la protezione della salute o da motivi correlati all’ambiente. Per le stesse ragioni, dette «imperiose», uno Stato membro potrebbe sospendere l’applicazione della direttiva per una certa categoria di servizi.

Quali sono i servizi interessati dalla direttiva?

I servizi che rientrano nell’ambito della direttiva sono molto numerosi. Nella categoria dei servizi forniti all’estero in via temporanea, i servizi zonali sono interessati solo in misura limitata. Appare infatti poco probabile che un cittadino di Marsiglia si rivolga ad un tecnico residente a Praga se deve riparare il proprio televisore. Accadrà forse più spesso che un idraulico di Saarbrücken lavori occasionalmente per clienti dall’altra parte del confine, nei dintorni di Metz.

In compenso, i servizi forniti a distanza (via Internet, per telefono o mediante altri mezzi di comunicazione) sono sempre più numerosi. Un’impresa può inoltre fornire i propri servizi in via temporanea e oltre confine mediante il distaccamento provvisorio dei propri dipendenti. Ad esempio, il produttore spagnolo di attrezzature industriali vendute a un’impresa slovacca può inviare i propri operai per l’installazione delle apparecchiature a Bratislava.



Per ulteriori informazioni http://www.europarl.eu.int/

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 13-12-2005 17:44  
quote:
In data 2005-11-27 14:20, Quilty scrive:

In sintesi un'azienda italiana , se passa la Direttiva, può assumere un operaio di un paese dell'Est Europeo pagandolo la stessa cifra che riceverebbe se lavorasse nel suo paese di origine.




Prova a connubiarmi quello che dici che l'europarlamento fa con quello che l'europarlamento dice di fare.

Per una volta che tutti i maggiori quotidiani ti danno ragione quilty, si scopre che i maggiori quotidiani si sono confusi.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 13-12-2005 20:17  
E' tutto molto divertente.
L'articolo conferma l'esenzione dei servizi finanziari (ovviamente le banche) sconfessando i tuoi teoremi.

Per quanto riguarda la regola del paese di origine, il titolo o meglio la presentazione è ingannevole.
Infatti quello che viene preso in considerazione nel testo sopra riportato non è il caso in cui un lavoratore presti regolarmente la sua attività in un'azienda che ha sede ufficiale all'estero.
Viene invece citato il caso particolare:" Ad esempio, i dipendenti inviati all’estero dalla loro impresa saranno soggetti al diritto sociale del paese nel quale lavorano se vi restano per più di otto giorni. In questo caso particolare, per quanto concerne il diritto del lavoro, si applica la direttiva riguardante il distacco dei lavoratori e non la direttiva sui servizi.".

Il caso particolare dei dipendenti inviati all'estero e non quelli che risiedono stabilmente presso un'azienda che potrebbe avvalersi della regola del paese di origine.

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