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Autore Le laicissime amministrazioni locali
ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 27-07-2005 09:20  
di
Magdi Allam

L’Italia dei politici creduloni e degli ideologizzati non si smentisce. Accadde all’indomani dell’11 settembre, il più sanguinoso attentato terroristico. Allora la Regione Campania promosse la costruzione di una grande moschea a Napoli. All’indomani del 7 luglio il Consiglio comunale di Firenze ha concordato sulla costruzione di una moschea cittadina.
Chiariamo subito: ben vengano le moschee quali luoghi di culto. Ma il problema si pone quando rischiano di trasformarsi in centri di indottrinamento all’integralismo islamico, se non veri e propri covi di arruolamento di terroristi. Ebbene, sapete da chi sarebbero controllate le moschee di Napoli e Firenze qualora fossero realizzate? Dall’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), affiliata ai Fratelli Musulmani, un movimento integralista fuorilegge nella maggior parte dei Paesi musulmani. E visto che queste moschee verrebbero finanziate con il denaro pubblico, non è il caso di domandarsi se non esistano altre priorità in cui investire per agevolare una costruttiva integrazione dei musulmani?
Il caso della moschea di Napoli si arenò in Parlamento per l’opposizione della Lega e le riserve della Casa delle libertà al finanziamento pubblico, oltre due miliardi di lire, deciso dal presidente della Regione Antonio Bassolino. L’onorevole Antonio Soda, dei Ds, denunciò la «cultura dell’intolleranza». Passò invece del tutto inosservato il fatto che un’istituzione dello Stato avesse deciso di costruire e consegnare la moschea non a una rappresentanza qualificata e possibilmente eletta dei musulmani partenopei, ancor meglio se cittadini italiani, bensì ai consoli dei Paesi arabi e ad alcuni imam stranieri auto-eletti legati all’Ucoii. Il convincimento, legato allo stereotipo del tutto visionario secondo cui l’homo islamicus non avrebbe altra aspirazione che pregare dalla mattina alla sera, sembra aver ispirato il capogruppo dei Ds a Firenze Ugo Caffaz, di fede ebraica, che ha annunciato l’iniziativa di una grande moschea destinata ai «fratelli islamici».
I consiglieri verdi Varrasi e Valentino hanno sostenuto che «la religione, la conoscenza e la bellezza estetica sono gli antidoti più potenti contro la violenza». Peccato che l’Arabia Saudita con le sue 45 mila moschee e l’Egitto con le sue 90 mila moschee si siano rivelati terreni fertili del terrorismo islamico. La verità è che, a differenza di quanto asserito ieri da Paolo Portoghesi sul Corriere, non è affatto automatico che il luogo di culto si traduca in una cultura della pace. La verità, ahimè amara, è che se anche non tutte le moschee sono integraliste o terroriste, tutti i terroristi sono diventati tali attraverso la moschea. Una verità che dovrebbe tener presente anche Paolo Brogioni, sindaco di Colle Val d’Elsa (Siena), che si appresta a costruire una moschea che rischia di finire sotto il controllo dell’Ucoii.
Ieri Osvaldo Napoli, di Forza Italia, ha invocato la richiesta di un «certificato antiterrorismo» ai gestori delle moschee. Certamente servono imam compatibili al cento per cento con le nostre leggi e con i valori della nostra società. Prima delle moschee pensiamo a formare gli imam. Prima degli imam pensiamo a integrare i musulmani. Che hanno né più né meno le stesse priorità di tutte le altre persone umane.


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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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Alfred

Reg.: 27 Mar 2004
Messaggi: 812
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 27-07-2005 09:45  
Fosse per me lo stato non dovrebbe sborsare un centesimo per costruire i luoghi di culto.
Che ci pensino le istituzioni religiose a reperire i fondi.

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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 27-07-2005 10:49  
quote:
In data 2005-07-27 09:20, ipergiorg scrive:
di
Magdi Allam

L’Italia dei politici creduloni e degli ideologizzati non si smentisce. Accadde all’indomani dell’11 settembre, il più sanguinoso attentato terroristico. Allora la Regione Campania promosse la costruzione di una grande moschea a Napoli. All’indomani del 7 luglio il Consiglio comunale di Firenze ha concordato sulla costruzione di una moschea cittadina.
Chiariamo subito: ben vengano le moschee quali luoghi di culto. Ma il problema si pone quando rischiano di trasformarsi in centri di indottrinamento all’integralismo islamico, se non veri e propri covi di arruolamento di terroristi. Ebbene, sapete da chi sarebbero controllate le moschee di Napoli e Firenze qualora fossero realizzate? Dall’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), affiliata ai Fratelli Musulmani, un movimento integralista fuorilegge nella maggior parte dei Paesi musulmani. E visto che queste moschee verrebbero finanziate con il denaro pubblico, non è il caso di domandarsi se non esistano altre priorità in cui investire per agevolare una costruttiva integrazione dei musulmani?
Il caso della moschea di Napoli si arenò in Parlamento per l’opposizione della Lega e le riserve della Casa delle libertà al finanziamento pubblico, oltre due miliardi di lire, deciso dal presidente della Regione Antonio Bassolino. L’onorevole Antonio Soda, dei Ds, denunciò la «cultura dell’intolleranza». Passò invece del tutto inosservato il fatto che un’istituzione dello Stato avesse deciso di costruire e consegnare la moschea non a una rappresentanza qualificata e possibilmente eletta dei musulmani partenopei, ancor meglio se cittadini italiani, bensì ai consoli dei Paesi arabi e ad alcuni imam stranieri auto-eletti legati all’Ucoii. Il convincimento, legato allo stereotipo del tutto visionario secondo cui l’homo islamicus non avrebbe altra aspirazione che pregare dalla mattina alla sera, sembra aver ispirato il capogruppo dei Ds a Firenze Ugo Caffaz, di fede ebraica, che ha annunciato l’iniziativa di una grande moschea destinata ai «fratelli islamici».
I consiglieri verdi Varrasi e Valentino hanno sostenuto che «la religione, la conoscenza e la bellezza estetica sono gli antidoti più potenti contro la violenza». Peccato che l’Arabia Saudita con le sue 45 mila moschee e l’Egitto con le sue 90 mila moschee si siano rivelati terreni fertili del terrorismo islamico. La verità è che, a differenza di quanto asserito ieri da Paolo Portoghesi sul Corriere, non è affatto automatico che il luogo di culto si traduca in una cultura della pace. La verità, ahimè amara, è che se anche non tutte le moschee sono integraliste o terroriste, tutti i terroristi sono diventati tali attraverso la moschea. Una verità che dovrebbe tener presente anche Paolo Brogioni, sindaco di Colle Val d’Elsa (Siena), che si appresta a costruire una moschea che rischia di finire sotto il controllo dell’Ucoii.
Ieri Osvaldo Napoli, di Forza Italia, ha invocato la richiesta di un «certificato antiterrorismo» ai gestori delle moschee. Certamente servono imam compatibili al cento per cento con le nostre leggi e con i valori della nostra società. Prima delle moschee pensiamo a formare gli imam. Prima degli imam pensiamo a integrare i musulmani. Che hanno né più né meno le stesse priorità di tutte le altre persone umane.






Quacuno può mettertelo nel culo solo se hai i pantaloni e le mutande abbassati.
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Io sono tutti.

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Futurist

Reg.: 30 Giu 2005
Messaggi: 1290
Da: firenze (FI)
Inviato: 27-07-2005 10:52  
A Colle Val d’Elsa la banca Monte dei Paschi di Siena ha regalato (notare non prestato) più di un milione di euro per costruire la moschea. Ma che gli frulla nella testa a questi banchieri?
E poi si sente dire che in Italia c'è intolleranza... siamo invece tanto accondiscendenti verso l'islam che stiamo raggiungendo grotteschi livelli di fesseria.

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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 27-07-2005 11:05  
Le laicissime università


Ecco come le università italiane flirtano con i fondamentalisti. E Aosta ospita Tariq Ramadan

Roma. Doveva essere l’ospite d’onore della più influente associazione di dissenso religioso al mondo, l’American academy of religion. Ma si è dovuto accontentare di un collegamento dalla frontiera canadese. Ha ritentato con l’Università cattolica Nôtre Dame, nell’Indiana. Respinto. Alla fine ce l’ha fatta con l’Italia. 25 e 26 novembre, Aosta, Tariq Ramadan sarà la star al congresso dell’Associazione italiana di sociologia. Parlerà di “spiritualità come sfida alla religione: il caso dell’Islam”.
Magdi Allam, sul Corriere della Sera, ha denunciato il nuovo Comitato accademico italo-egiziano formato fra “gli strenui apolegeti del terrorismo suicida”, l’Università egiziana Al Azhar, e cinque atenei fiore all’occhiello dell’orientalistica italiana, tra cui Napoli, la Sapienza di Roma e il Pontificio Istituto. Al Azhar, per molti la principale fucina di giustificazioni teologiche del terrorismo suicida, è pesantemente infiltrata dai Fratelli musulmani. Una nota dell’ufficio stampa della Sapienza ieri precisava che nessun accordo è stato siglato lo scorso giugno con l’ateneo romano. “Denuncino l’ambasciatore italiano Antonio Badini – dice Allam al Foglio – AnsaMed, il 13 e il 15 giugno scorso, ha diffuso una nota ufficiale dell’ambasciata in cui è spiegato l’accordo”. Nel novembre scorso avevamo cercato di far luce su un altro sodalizio, quello fra l’Unione delle Università del Mediterraneo della Sapienza di Roma e l’ateneo palestinese An Najah di Nablus. Nonostante da quest’ultima siano uscite diciannove bombe umane palestinesi, il preside di Najah, Rami Hamdallah, siede ancora nel board di Unimed. Giorni fa, il cantante palestinese Amar Hassan, colpevole di non celebrare i kamikaze, è stato cacciato a colpi di pistola dal campus di Najah dai terroristi delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Al rettore della Sapienza, Renato Guarini, subentrato da qualche mese a Giuseppe D’Ascenzo alla presidenza di Unimed, consigliamo il dossier su Najah dell’Intelligence and Terrorism Information Center. Forse vorrà rivedere l’accordo con “il bastione di Hamas dove prospera la cultura del martirio” e celebra chi fa saltare in aria dieci israeliani a Netanya.
Sergio Noja Noseda è il coordinatore del cartello italiano nell’accordo con gli egiziani di Al Azhar, ed è uno dei più importanti arabisti italiani. Ha insegnato letteratura araba alla Cattolica di Milano e negli Emirati. Al Foglio, Noja spiega che “l’arabistica italiana è stata ridotta a tanti focolai di ex sessantottini quasi tutti filopalestinesi, un numero consistente dei quali convertiti all’islam. Ad Al Azhar li guardano con disprezzo, come fossero caricature. I renegados sono renegados. In Italia c’è un’insopportabile sinistra che subisce il fascino islamico, un tremendo miscuglio di Sessantotto e dialogo ecumenico. Credo che il colloquio interreligioso sia una stupidaggine, ma non lo sono gli accordi che comunque devono essere cercati”. E’ la prima volta che la principale autorità sunnita, Al Azhar, antica di più di mille anni, invia professori e studenti a studiare nel mondo occidentale. “Ricordiamoci che si considerano superiori e si credono eletti. Certamente dentro Al Azhar c’è un grande delirio antioccidentale. Ma a gennaio mi hanno invitato a parlare di Corano, io che sono considerato un infedele. E sono rimasti tutti colpiti quando ho detto che il Corano prescrive le mutande, non il velo. Dobbiamo colpire, ma anche capire e studiare. L’islam è nei guai fino al collo. Decidano se restare fermi al medioevo”.

La via del cedimento al nemico
Lo studioso di religiosità Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, è d’accordo con Allam: “Gli studiosi cattedratici dell’islam hanno la testa nella sabbia, si trincerano dietro la scusa di occuparsi solo di islam fino al XVII secolo. Va per la maggiore il fastidio dell’islamologo che dice di studiare le miniature arabe e di disinteressarsi di Said Qutb. E intanto Ramadan, asso del neofondamentalismo, continua ad affascinare le accademie europee”. Giorgio Israel, docente di matematica alla Sapienza, pensa che la denuncia di Allam sia “assolutamente sconcertante. E’ lo stesso errore di chi accredita personaggi come Ramadan. Il pericolo non viene solo da chi mette le bombe, ma anche da coloro che si approfittano di noi per dire ‘non siamo come loro’, poi aggiungono: ‘Dovete seguire quello che chiediamo’. Tradotto, odio verso Israele e Stati Uniti e ritiro dall’Iraq. Questa è la via del cedimento al nemico. E’ pazzesco che Paolo Portoghesi dica ‘costruiamo mille moschee’”.
Magdi Allam commenta così l’arrivo in Italia di Ramadan: “E’ un apologeta del terrorismo contro gli israeliani e in Iraq, ma la sua lingua biforcuta continua ad affascinarci quando parla di attentati in Europa. Subiremo questa ipnosi fino a quando qualcosa di terribile non ci costringerà ad aprire gli occhi”.

(26/07/2005)
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Io sono tutti.

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Alfred

Reg.: 27 Mar 2004
Messaggi: 812
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 27-07-2005 13:01  
quote:
In data 2005-07-27 10:52, Futurist scrive:
A Colle Val d’Elsa la banca Monte dei Paschi di Siena ha regalato (notare non prestato) più di un milione di euro per costruire la moschea. Ma che gli frulla nella testa a questi banchieri?
E poi si sente dire che in Italia c'è intolleranza... siamo invece tanto accondiscendenti verso l'islam che stiamo raggiungendo grotteschi livelli di fesseria.



Hai ragione.
E' noto in tutto il mondo che le banche agiscono disinteressatamente -.-'

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