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Autore aggressioni
marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 16:27  
quote:
In data 2005-06-21 16:21, riddick scrive:
quanti stupri in un anno avvengono in italia? mi piacerebbe sapere i fini del dare risalto solo ad uno - due casi ben scelti




Mha, ti dirò perchè stupri come quelli riportati sono proprio molto più rari, brutali di altri...non è una questione di "ben scelti", ma una questione ben più ampia che vede non tanto l'azione unica di immigrati ma che va oltre, in un contesto sociale dai lineamenti ben oltre allarmanti...così come è allarmante l'ultima eroica azione contro la polizia fatta a Napoli e tante, tante altre cosacce che in questo paese accadono...

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 21-06-2005 16:38  
Se non ne potete proprio più potete sempre unirvi agli amici del barista di Varese ucciso.

Blood&Honour, sangue e onore. Tanto per gradire si tratta di un motto delle SS. Il gruppo ultrà di estrema destra del Varese Calcio però l'ha solo copiato da una vasta rete Blood&Honour che nacque in Inghilterra a fine anni Ottanta e che ora vanta camerati in mezzo mondo, dagli Usa alla Svezia, dal Cile alla Slovenia. Chi sono? Neonazisti. Basta dare un'occhiata ai loro siti, pieni zeppi di svastiche e incitazioni razziste e antisemite. Tutto è nato a Londra tra i gruppi di musica dura «against comunism» e del White Noise Club. Nel 1985 il leader della band Skrewdriver, tale Ian Stuart, usò il motto delle SS per titolare una canzone, i fan della band cominciarono a farsi chiamare Blood&Honour. A Varese l'epidemia è arrivata nel 1998 tra una domenica allo stadio Ossola e un sabato ai concerti di band neonazi. In pochi anni il gruppo ha preso il controllo della curva. Nel 2001 costrinsero allo scioglimento il gruppo storico dei Boys. Come? Prima di una partita le due bande si diedero appuntamento nel piazzale davanti allo stadio per una resa dei conti a colpi di bastoni e catene. Il gruppo «si era guadagnato» così una posizione nella miriade di sigle nere e razziste che imperversano in provincia di Varese. Uno spazio difficile da difendere vista la forte concorrenza. A Varese, infatti, la destra estrema agisce quasi indisturbata. Già prima del 2000 si contano diversi episodi preoccupanti. Svastiche sui muri, scritte razziste, attacchi ad attivisti del Prc e a sedi della Cgil, aggressioni a stranieri. Un gruppo con la faccia dipinta col tricolore aggredì un tunisino in stazione e poco dopo a Gallarate - quando la Cgil organizzò una manifestazione per ricordare Ion Cazacu, il rumeno bruciato dal suo datore di lavoro - si presentarono i militanti di Forza nuova con le catene in mano; nella primavera del 1999 una trentina di estremisti salì sul palco di un concerto a Castellanza e sfasciò tutto.

E' in questo clima che i Blood&Honour cominciarono a girare per il centro della città di Roberto Maroni. Non c'è nessuno a Varese che non sappia benissimo chi sono, nomi e cognomi, piccoli screzi e stupide intimidazioni sono faccende di tutti i giorni. Interrotte ogni tanto da episodi più gravi, ancora aggressioni all'Anpi, minacce e lettere intimidatorie al quotidiano locale La prealpina. Anche se a Varese, vista l'abbondanza di soggetti di estrema destra, è sempre difficile puntare il dito contro questo o quel gruppo. Nel maggio 2001 però non ci sono dubbi: due Blood&Honour entrano in un bar e pestano a colpi di crick un cittadino turco dopo una banale lite tra automobilisti usata come pretesto.

Nel febbraio 2003, però, un fatto di cronaca spiazza il gruppo neonazi. In una località turistica della Spagna del sud viene ucciso a colpi di coltello Saverio Tibaldi, il fondatore dei Blood&Honour varesini. Vantava una lunga fedina penale, violenze fuori e dentro lo stadio, spaccio e una condanna definitiva per lesioni. La perdita del capo fa sbandare la truppa che perde coesione. Intanto nel 2004 a Varese arriva Forza Nuova, che alla vigilia delle elezioni europee con la Mussolini preferisce tenere un profilo basso e ufficiale: fa banchetti. Il Varese Calcio, sempre nel 2004, va in crisi finanziaria e viene retrocesso in «eccellenza», a mantenere calmi i Blood&Honour probabilmente interviene anche qualcuno dei Giovani Padani e il gruppo sembra accettare la tregua, continuano però a bazzicare indisturbato per le vie del centro senza fare troppi danni. Fino a ieri

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 17:01  
Ancora complimenti honecker, sempre più assurdo...si parla di sprezzo per dei reati veri e malsani e mi riporti le storielle sul gruppo neonazista. Infatti è sempre così: chi se ne frega dei reati VERI e ABERRANTI? meglio puntare il dito su un gruppo al fine solito e patetico di criticarne l'ideologia politica...complimenti. Personaggi come te più intenti a condannare quattro nazi piuttosto che reati come quelli di cui si sta parlando fanno di questo paese una terra sempre più povera...complimenti...non hai nemmeno detto nulla sui crimini oggetto del topic, macchè depistiamo il tutto sull'ideologia politica...ma che bravo...

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 17:09  
Visto che nessuno qui è realmente capace di argomentare sul tema metterò io il sermone. Ecco le connessioni tra immigrazione e criminalità.

E’ estremamente complesso delineare in maniera sintetica e, nello stesso tempo esaustiva, l’insieme delle connessioni che legano l’immigrazione clandestina al mondo della criminalità.
Per comodità e chiarezza di analisi, le tipologie delittuose riconducili, direttamente e/o indirettamente, al fenomeno migratorio possono essere raggruppate in tre categorie generali.
Nella prima, che è quella più pericolosa e difficile da contrastare, troviamo le ipotesi di associazionismo criminale di matrice straniera, il cui numero e la cui complessità organizzativa sono in costante aumento.
Sullo scenario delinquenziale italiano si sono affacciati nuovi protagonisti, provenienti da Paesi con un tenore di vita più basso dal nostro, che cercano di orientare le loro attività verso quelle zone ove vi è più ricchezza da depredare, giungendo anche a sfidare le organizzazioni criminali italiane per il controllo del territorio.
Tra queste potenti consorterie malavitose, un ruolo di primo piano è svolto dai gruppi criminali di origine russa, turca, cinese, nigeriana ed albanese, che dispongono di ramificate basi operative nell’Europa centrale ed occidentale.
A tal proposito, l’attività investigativa ha rivelato, in più occasioni, che questi sodalizi hanno differenti soggettività funzionali e strutturali, diversi interessi criminali e modus operandi, pur sussistendo, tra loro, collegamenti sempre più frequenti, stabili e collaudati.
Un dato estremamente significativo, peraltro, li accomuna: gli effetti distorsivi prodotti sull’assetto economico del territorio in cui operano.
Tali conseguenze, note da tempo per quanto riguarda le tradizionali organizzazioni criminali del nostro Paese, risultano evidenti anche per le organizzazioni criminali originarie di altri paesi, laddove vengono a costituire "soggetti di prelievo parallelo" che tendono a colpire gli operatori economici legali.
E’ il caso, ad esempio, dei cinesi il cui ingresso in Italia è stato favorito dall’esistenza di complesse organizzazioni dedite all’immigrazione clandestina, che gestiscono l’intero movimento migratorio illegale verso l’Europa. La comunità cinese è venuta, così, occupando ampie porzioni di territorio, ove oggi vi sono veri e propri "quartieri cinesi".
Parallelamente, nel settore produttivo, tali soggetti hanno nel tempo rilevato un gran numero di ristoranti e laboratori di confezione di abbigliamento e pellame.
Queste attività sono state impiantate particolarmente nelle aree industriali – ove, tradizionalmente, erano già presenti analoghe iniziative di imprenditori italiani – e sono entrate in competizione con queste u1time, che non sono in grado di reggere la concorrenza dei loro antagonisti cinesi, i quali utilizzando manodopera clandestina, sono in grado di praticare prezzi molto più bassi di quelli richiesti dalle ditte italiane.
L’immigrazione clandestina rappresenta, quindi, il "volano" di tutte le attività impiantate sul territorio ed il mezzo attraverso cui le organizzazioni criminali tendono a realizzare uno stretto controllo delle strutture imprenditoriali gestite da cittadini cinesi.
Le organizzazioni criminali di matrice cinese, infatti, lucrano cifre esorbitanti facendo leva sulla disperazione e sul desiderio di quanti aspirano a far fortuna all’estero, costituendo, in tal modo, un fertile terreno di reclutamento di manovalanza criminale e di forza lavoro a prezzi irrisori.
E’ stato, inoltre, accertato che la criminalità associata cinese si avvale del traffico illegale di immigrati per introdurre in un determinato territorio persone consapevoli fin dall’inizio che, per pagare il viaggio, saranno costretti a commettere reati di ogni tipo per conto delle organizzazioni.
Un’altra pericolosa minaccia proviene dalla criminalità albanese, la cui presenza è andata fortemente aumentando in concomitanza con il massiccio flusso di immigrati clandestini provenienti da quel Paese.
Fra le principali attività illecite dei gruppi criminali albanesi vi sono lo sfruttamento della prostituzione giovanile, il traffico di anni e lo sfruttamento di manodopera minorile e, negli ultimi tempi, il riciclaggio del denaro provento delle attività illecite.
Ma l’attività sicuramente più diffusa e remunerativa è costituita dal traffico di sostanze stupefacenti. L’Albania è un grande produttore di cannabis, ma non anche di eroina e cocaina, di cui i gruppi criminali sono invece abili trafficanti. L’eroina trafficata è per la totalità di provenienza turca, mentre la cocaina proviene dall’America del sud e dagli U.S.A..
Va però rilevato che in alcuni casi sono stati effettuati anche sequestri di eroina di scarsa qualità, il cui processo di trasformazione da morfina base a eroina risultava incompleto, per cui si ritiene che in Albania siano in corso esperimenti di raffinazione della predetta sostanza stupefacente, allo scopo di allestirvi laboratori clandestini. Alcune notizie fiduciarie, poi, segnalano tentativi di coltivazione in Albania della pianta di coca.
Tali elementi inducono a ritenere che l’Albania, in connubio con la criminalità organizzata italiana, in particolare quella contrabbandiera pugliese, possa giocare, in un futuro non troppo lontano, un ruolo di primo piano anche nello scenario internazionale del grande traffico di droga, proponendosi, tra l’altro, come snodo di una nuova rotta degli stupefacenti, alternativa alla vecchia "rotta balcanica".
Il traffico di droga fra l’Albania e l’Italia è particolarmente attivo. La rotta che attraversa il Canale d’Otranto è ormai consolidata: dai porti di Valona, Saranda e Durazzo partono ogni notte, gommoni e pescherecci, stipati di droga e clandestini, che vanno a sbarcare i loro carichi di stupefacente e di disperazione nei porti del versante adriatico italiano, Trieste, Ancona, Pescara e, più in particolare, nei porti della Puglia, Bari, Brindisi, Lecce, Otranto.
I sequestri di droga, effettuati a bordo di natanti, stipati unitamente ai clandestini, dimostrano in modo inequivocabile che il traffico di droga e di esseri umani vanno di pari passo.
In alcuni casi, infatti, gran parte dello stupefacente è trasportato dai clandestini stessi ed è utilizzato quale merce di scambio per il viaggio.
La seconda tipologia di criminalità connessa all’immigrazione riguarda l’affiliazione di immigrati clandestini da parte di gruppi già organizzati ed operanti, per l’impiego in compiti di manovalanza delinquenziale (spaccio di stupefacenti, vendita al minuto di sigarette di contrabbando) e/o a fini di sfruttamento illecito (prostituzione, attività lavorative in "nero" svolte in condizioni degradanti o illegali presso fabbriche, aziende agricole, ristoranti, ecc.).
Uno dei fenomeni più diffusi è proprio quello dello sfruttamento della prostituzione delle immigrate. In Italia, dal 1991 vi è stato un costante incremento nel numero di persone denunciate per reati connessi alla prostituzione. Dallo stesso anno, sono aumentati anche gli stranieri denunciati per questo reato.
Questa crescita è collegata all’aumento dei flussi migratori verso l’Italia, soprattutto dai Paesi dell’Europa dell’Est, e al coinvolgimento nel mercato della prostituzione "da strada" delle organizzazioni di reclutamento e delle prostitute di origine straniera.
Dopo due prime fasi (dal 1980 agli inizi degli anni 90 e dal 1992 al 1995) che hanno visto, soprattutto, l’arrivo nel nostro Paese di cittadine sudamericane e dei paesi dell’Est, attualmente siamo di fronte ad un ulteriore progresso nell’evoluzione dello sfruttamento della prostituzione femminile di ragazze straniere, questa volta provenienti maggiormente dall’Albania e dalla Nigeria, in entrambi i casi di età molto giovane. Da rilevare il fatto che si intravede con sempre maggiore frequenza la catena organizzativa criminale che lega il Paese d’origine (adescamento e reclutamento delle ragazze) con il Paese di destinazione (prima accoglienza ed avviamento sulle strade o in luoghi privati).
Altrettanto significativo è il fenomeno dell’impiego di cittadini extracomunitari nello spaccio di sostanze stupefacenti. Basti pensare che dal 1987 al 1998 il numero degli stranieri deferiti alle Autorità Giudiziarie si è incrementato del 582%; inoltre, se nel 1987 era indagato per reati di droga uno straniero ogni quindici cittadini italiani, nel 1998 tale rapporto è diventato di uno a tre.
Per quanto concerne le principali nazionalità degli stranieri indagati per reati di droga, i maghrebini si confermano al primo posto con oltre il 63% del totale, seguiti dagli albanesi.
In particolari contesti ambientali (in primo luogo la Campania e, in special modo, nella provincia di Napoli) si registra, poi, un sempre crescente impiego di cittadini extracomunitari nella minuta vendita di t.l.e..
Ciò comporta notevoli difficoltà di natura operativa, considerato che il sequestro anche di modesti quantitativi di sigarette effettuato nei confronti di un cittadino extracomunitario impone una serie di incombenze aggiuntive che incidono negativamente sulla potenzialità delle unità della Guardia di Finanza impegnate sul territorio.
Infine, un brevissimo accenno alla terza categoria, in cui si possono ricomprendere tutte quelle manifestazioni delittuose, aventi caratteristiche di estemporaneità e senza stabili collegamenti con gruppi criminali, commesse da cittadini extracomunitari essenzialmente per ragioni di sopravvivenza ed emarginazione sociale (es. furti, scippi, aggressioni, stupri,ecc).
Si tratta un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto nelle grandi aree urbane, che produce allarme ed insicurezza tra i cittadini e a cui occorre prestare molta attenzione, in quanto facilmente suscettibile di degenerazioni, sia sul piano sociale che su quello più propriamente criminale.
In questo ambito, tuttavia, non è sufficiente un’adeguata azione di contrasto da parte delle Forze dell’Ordine, essendo necessarie apposite politiche di welfare che mirino all’integrazione sociale e a ridurre gli effetti di criminalità e di devianza che, spesso, un’immigrazione disordinata ed illegale produce.


[ Questo messaggio è stato modificato da: marcomond il 21-06-2005 alle 17:10 ]

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 17:19  
Ma rimaniamo a Milano...già nel 1999 ecco la considerazione:

"Milano, gennaio 1999
Ormai è fuori di ogni dubbio che la delinquenza che insanguina sempre più frequentemente le vie di Milano, quasi un morto al giorno, è figlia diretta dell'immigrazione clandestina.
Accattonaggio organizzato, prostituzione e droga trovano non solo la manovalanza ma anche i capi tra gli immigrati clandestini, in particolare tra gli albanesi.
L'interrogativo che gli italiani si pongono in questi giorni è: si fa abbastanza per combattere questi fenomeni che hanno conseguenze tanto drammatiche sui cittadini onesti?
A nostro avviso la risposta è: no!
Il suggerimento che ci sembra più appropriato proviene da un'esperienza positiva in un contesto molto più impegnativo di Milano, quello del sindaco Giuliani di New York: "non si deve essere tolleranti per quanto riguarda la criminalità su nulla, neanche sui reati minori". Colpire sempre e con la giusta severità.
E su questo punto vorrei stigmatizzare gli interventi di facile demagogia garantista che esprimono un netto rifiuto verso leggi speciali, sostenendo che tutto si può risolvere applicando le leggi così come sono.
In questi termini il problema è nettamente mal posto: non si tratta di leggi speciali o no in astratto, si tratta di adeguare la protezione che lo stato deve fornire ai cittadini onesti contrastando i fenomeni che minano la pacifica convivenza, fenomeni la cui natura e modalità di svolgimento si sta in questi ultimi tempi evolvendo significativamente. Di fronte a questa evoluzione non si può applicare rimedi che non siano studiati specificatamente, illudendosi che tutto, per una questione di principio, debba rientrare nella normalità. Naturalmente occorre sempre conservare i principi di equità, rappresentati dalla giusta proporzione tra delitto e pena e dal netto rifiuto della giustizia sommaria.
Avendo fatto questa doverosa premessa vediamo perché non si fa abbastanza contro l'immigrazione clandestina e contro la delinquenza che essa genera.
Le coste albanesi da cui partono i gommoni che scaricano in Italia manovalanza per l'accattonaggio, la prostituzione e la droga, nonché la droga stessa, non superano i 150 km di estensione ed il traffico si incanala in un corridoio che non supera i 50 km di larghezza.
Le forze necessarie per presidiare efficacemente questa zona possono essere messe in campo dall'Italia senza rilevanti problemi.
Cosa significa presidiare efficacemente, quando gli scafisti si fanno scudo dei clandestini? È fin troppo facile: significa colpire al ritorno, ma non catturare, molto più semplicemente affondare, affondare sistematicamente. È molto più facile e molto più efficace.
In questa maniera si mette a repentaglio la vita dei delinquenti a bordo dei gommoni. È un rischio che si deve correre, tenendo presente che, una volta affondato il gommone, nulla vieta di soccorrere i naufraghi ed arrestarli, completando lo smantellamento dell'organizzazione.
Chiunque traghetti clandestini deve avere la certezza che si tratta di un viaggio senza ritorno.
Solo così il fenomeno potrà essere drasticamente ridotto se non completamente debellato.
Per quanto riguarda le imbarcazioni di maggiore stazza, vanno abbordate e ricondotte ai porti di provenienza.
Tutte queste operazioni possono sembrare cruente e rischiose, ma in realtà, come tutte le operazioni militari, diventano a rischio controllato in presenza dell'opportuno addestramento. Occorre creare tutte le professionalità necessarie per combattere questa vera e propria guerra, mantenendo il corretto equilibrio tra il fenomeno e i mezzi impiegati per contrastarlo. I disastri accadono quando si prendono i militari che fino al giorno prima scaldavano una sedia in un ufficio e li si porta in zona operativa, senza alcun efficace addestramento.
Ove è possibile i gommoni vanno affondati direttamente nei porti in cui vengono ricoverati, in Albania. In teoria è un'operazione ancora più semplice. È sufficiente rendere illegale il loro possesso. A questo punto distruggerli sarebbe fin troppo facile se le autorità albanesi vi si impegnassero seriamente, visto che non possono passare inosservati e quanto meno devono essere riforniti di carburante e tenuti in efficienza anche dal punto di vista meccanico. In realtà non esiste al momento alcuna possibilità reale che le forze di polizia albanesi non si facciano corrompere o non preferiscano non cercare guai. Sostituirsi a loro oltre a non essere legittimamente possibile è sicuramente estremamente rischioso per l'incolumità delle forze impiegate, a meno di non trasformarsi in forze di occupazione. E su questo punto si potrebbero fare considerazioni di più vasta portata, fino a chiedersi, senza falsi pudori, se non sarebbe in fin dei conti molto più conveniente per tutti che l'Albania venisse pacificamente a far parte dell'Italia. Nel breve periodo sicuramente gli albanesi avrebbero tutto da guadagnare, ma anche l'Italia potrebbe averne dei vantaggi nel lungo periodo, tenuto conto della scarsa natalità nel nostro paese, e ipotizzando di essere sufficientemente supportati dalla comunità europea.
Quello su cui occorre insistere è la richiesta alla comunità europea di considerare i flussi migratori regolari come un problema che va affrontato e risolto in ambito comunitario e non solamente locale. L'Europa non può ignorare che quelle italiane sono le frontiere di accesso a tutta la comunità, più esposte. Per evitare che siano prese d'assalto occorre agire anche in positivo rendendo i flussi migratori regolari sempre più adeguati alle reali esigenze della comunità. E questo si traduce nell'efficiente funzionamento di un osservatorio che sia in grado di monitorare efficacemente e costantemente tali esigenze.
Avendo chiarito che, per combattere la criminalità che origina dall'immigrazione clandestina, occorre agire con maggiore risolutezza ed efficacia per prevenire tale immigrazione, avvalendosi di professionalità adeguatamente formate al fine di marginalizzare il fenomeno, molto rimane ancora da dire sulla repressione della criminalità stessa.
La misura che in tutti i casi di criminalità diffusa si dimostra efficace, senza richiedere interventi legislativi di alcun genere, è ovviamente un maggiore presidio del territorio. Su questo sono tutti concordi. Occorre innanzitutto avere gli strumenti per identificare e controllare sul territorio non solo i potenziali delinquenti, ma anche coloro che supportano attività delinquenziali, per neutralizzarli tempestivamente.
È superfluo ricordare che mettendo regolarmente in campo un numero ragionevole di forze si può in brevissimo tempo identificare tutte le prostitute senza permesso di soggiorno e tutti i questuanti senza permesso di soggiorno che affollano i nostri marciapiedi, nonché i loro mandanti e aguzzini.
Inutile identificare se poi non si prendono immediatamente i relativi provvedimenti di espulsione.
Tutti i clandestini identificati vanno fermati fino al loro allontanamento dal territorio italiano con tempi estremamente brevi. Sono operazioni che richiedono risorse ed efficienza ma che possono avere un elevato impatto in termini di dissuasione ed in questa ottica l'impegno è destinato a diminuire drasticamente nel tempo.
Naturalmente il presupposto è che risultino provvedimenti efficaci. Per esserlo devono scoraggiare la reiterazione dell'ingresso clandestino con un'adeguata pena detentiva a carattere progressivo. A titolo di esempio il clandestino fermato per la seconda volta potrebbe essere condannato a due anni di reclusione, la terza a quattro e così via.
In qualche caso si può anche ipotizzare che la detenzione venga considerata premiante rispetto alla vita libera nel proprio paese di origine, ma bisogna correre questo rischio considerando che i costi di mantenimento sono comunque inferiori ai danni arrecati alla comunità dalle attività delinquenziali.
Del resto la detenzione dovrebbe proporsi due obiettivi fondamentali: il recupero del delinquente ma anche il suo allontanamento dal resto della comunità per impedirgli di reiterare il reato.
La pena per l'immigrazione clandestina dovrebbe essere sommata alla pena per altri reati, in ogni caso (anche al primo ingresso) quando viene accertato un reato, di qualunque natura esso sia, a carico di un immigrato clandestino."

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 17:23  
Ma poco dopo, MIlano 2001:

"MILANO — Criminalità e clandestini. Anche in Lombardia e a Piacenza l'allarme delinquenza spaventa la gente. I più preoccupati sono gli anziani, le donne e i commercianti, vale a dire le categorie a rischio. E poiché il tasso di criminalità è salito nel volgere di pochi anni, molti mettono in relazione la perdita della sicurezza con l'aumento del numero degli immigrati. Nessuno chiede di chiudere le frontiere ma quasi tutti invocano controlli severi, una giustizia efficiente, espulsioni rapide per chi commette reati. Sono le stesse richieste che abbiamo riscontrato nelle precedenti tappe del nostro viaggio: Toscana, Umbria, Liguria, Roma, Emilia Romagna, Marche. Un comune sentire, insomma. Che non si limita soltanto a questo problema. Al Centro come al Nord si chiedono meno tasse e meno burocrazia, una scuola che funzioni, pensioni minime più alte. In Lombardia un aspetto interessante è quello del lavoro. Si chiede meno precarietà, se non un posto fisso almeno prospettive a medio termine. E chi il lavoro se l'è creato aprendo un'attività in proprio, pretende che lo Stato non lo ostacoli. Un altro minimo comun denominatore è l'esigenza di stabilità politica: gli italiani sperano che chi vincerà le elezioni possa governare per l'intera legislatura.
Il nostro viaggio preelettorale finisce qui. Niente di scientifico, di statisticamente esatto. 'Solo' le richieste della gente al premier che verrà, senza mediazioni."

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 17:34  
Ovviamente non permetterò a nessuno di fare insinuazioni a senso unico, vista la demenza di molte persone. Ecco delle testimonianze che mi preme mostrare:

Lavoratore albanese: Molti immigrati vivono qui da molti anni e hanno visto che l’Italia non era quella promessa che loro aspettavano, si sono illusi molto e hanno visto che invece non hanno nemmeno un diritto elementare.

Lavoratore bengalese: Al di sopra di tutti i discorsi che si possono fare è che sia noi che il governo si rispetti la legge. Ora, se il governo, quando andiamo a parlare, ci dice verbalmente: sì facciamo, ma non vi possiamo dare nulla di scritto e il giorno dopo non lo fa, tu non hai nessuna prova in mano. Allora è come se loro non avessero detto niente e non hanno nessun impegno da rispettare... Noi chiediamo: perché questo? Loro ci dicono: qui ci vuole la volontà politica. Ora, se c’è questa volontà politica, così come è stato detto, da molto tempo doveva essere tutto finito… o con il coraggio di dire: abbiamo sbagliato o non siamo in grado di controllare i servizi pubblici o la polizia; e quando il potere politico non è in grado di controllare la polizia allora è una cosa grave. Noi abbiamo sentito tanti che nei commissariati ci dicevano: "Brutti può dire quello che cazzo gli pare, qui è la polizia"… E per la polizia la legge è diversa, l’interpretazione è diversa. Tu, poi, non puoi nemmeno dire nulla, ti denunciano. Sappiamo di casi di immigrati che sono andati a chiedere informazioni con rappresentanti della propria comunità e che sono stati portati in centrale per verifica. Sappiamo di gente fermata per dieci, dodici ore senza mangiare, senza bere, senza sapere nulla od altra tenuta dentro per due giorni…

Lavoratore pakistano: Io non capisco. Si dice che la legge è uguale in tutta la repubblica italiana. "La legge è uguale per tutti" è scritto da ogni parte. In dieci anni ho girato tutta l’Italia ma non ho mai visto la legge uguale per gli stranieri qui... Io ho visto che ogni sportello qui ha la sua legge. Se vai a S. Lorenzo c’è una legge, se vai ad Albano c’è un’altra legge, se vai a Montesacro un’altra ancora. Ogni commissariato ha la sua legge. Ogni dirigente, ogni ispettore come vuole trattare tratta… Vi faccio un esempio. Io sono andato con una persona ad un commissariato per ben tre volte e questi non hanno accettato prove vere! Dopo ho lasciato questa persona perché non sapevo cosa fare per aiutarlo. Due giorni dopo lui ha trovato un mediatore, ha preso una prova falsa, ha pagato 500mila lire, è andato dentro, e la sua domanda è stata accettata. Le prove vere sono rimaste in tasca, quelle false sono state accettate… Questo succede tutti i giorni. Così sempre giocano. Chi ha il cervello e vuole trattare bene fa subito; se lui non vuole perché non gli piacciono gli stranieri ti manda via. Ti dice che il permesso non c’è. Ti dice "vai, torna dopo un mese" o non ti dà nessuna risposta…

Lavoratore albanese: Il problema, la realtà è che il numero degli immigrati deve essere limitato. Adesso, condizionare questo numero calcolando quanti sfruttarne meglio è certamente una cosa gravissima contro cui noi ci dovremmo opporre. Però dire a noi che si devono aprire le porte e che la gente si muova liberamente è una bellissima parola, però se lo permettono o meno le condizioni, questo nessuno di noi lo sa. Perché uno che viene deve pure lavorare… ha il diritto di entrare ... ma deve lavorare. Il problema è di chi sta qui da anni e non ha beneficiato della sanatoria. Certo chi viene ora deve combattere con noi, come quelli che hanno già il permesso di soggiorno devono lottare perché comunque avranno in futuro altri problemi…

Se domani danno il diritto di voto agli immigrati, i sindacati vengono subìto nei movimenti. Dunque siamo deboli senza il diritto di voto…Gli italiani sono più forti perchè hanno il diritto di voto con cui fanno pressione sui partiti e sui sindacati. In Inghilterra gli immigrati hanno più forza, stanno in tutti i posti di lavoro, polizia, amministrazione etc., perchè hanno il diritto di voto. In piazza non è venuto nessuno, noi abbiamo bussato a tutte le porte... Ma se ci danno il diritto di voto allora vengono... E’ strano che a lottare non viene nessuno della CGIL, però alle riunioni alle questure dove c’è da comandare ci stanno tutti… invece non c’è nessuno quando ci sta da chiedere diritti...

Lavoratore bengalese: Voglio dire una cosa sulle promesse del governo. Di quello che avevano promesso loro hanno fatto solo il 10%. Solo parole e basta, hanno fatto. Ancora volano le loro parole. Loro dicevano di voler dare a tutti i 53mila il permesso, solo ai criminali non si può. Noi su questo eravamo d’accordo, anche a noi non piacciono i criminali che entrano in nostra comunità e fanno le cose brutte.

Lavoratore pakistano: La comunità ha bisogno della sicurezza. Criminale non è lo straniero, dappertutto esistono persone civili e delinquenti. Negli altri paesi europei gli stranieri non rubano perchè c’è più assistenza sociale (casa, cibo, etc.). Qui c’è più criminalità perchè c’è meno giustizia sociale e poi i giornali fanno vedere solo quella degli stranieri.

Lavoratrice sudamericana: …la propaganda della stampa, che dice che gli albanesi fanno il commercio degli immigrati, i nigeriani quello delle prostitute; ma non dice che dietro tutto questo c’è la mafia italiana, sono loro che guadagnano tanto. Noi rifiutiamo tutto questo, non siamo noi i responsabili di tutto ciò. Siamo gente che lavora come voi. La criminalità viene usata per dividere... hanno messo paura alla gente per metterla contro di noi.

Lavoratore dell’Europa dell’Est: Bisogna distinguere tra grande criminalità e piccola criminalità. La grande criminalità viene in Italia perchè qui trovano spazio e comunque vengono usati dalla mafia. Invece la piccola criminalità è vero che è dovuta alla mancanza di sostegno sociale ed in più, attraverso la propaganda che si fa, si attaccano gli immigrati rendendoli ancor più deboli e indifesi. Della criminalità degli albanesi si parla quando l’Italia deve invadere ancor di più l’Albania. Serve per la politica italiana, serve anche per tenere sotto pressione gli immigrati e renderli ancor più ricattabili: non ti do l’affitto oppure te lo aumentano perchè potresti essere un criminale.

Lavoratore sudamericano: …una cosa bella che è successa, ed esattamente quello che è avvenuto a Brescia dove si sono mossi immigrati che sono lavoratori di aziende industriali. Mi sembra che sia la prima espressione di lavoratori immigrati veri in lotta, perché Brescia non è un’altra città… è un centro di produzione dove ci sono tanti immigrati, loro sono stati l’avanguardia di questa lotta che ha trascinato quelli di Roma e di tutte le altre città

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Ascanio

Reg.: 26 Gen 2004
Messaggi: 1277
Da: Arosio (CO)
Inviato: 21-06-2005 17:54  
quote:
In data 2005-06-21 15:09, theguest scrive:
continuiamo a fare di tutta l'erba un fascio!
al rogo tutti gli stranieri in Italia, che sono tutti stupratori, rapitori di bambini e ci rubano il lavoro.



Le generalizzazioni sono sempre sbagliate, ma penso che bisogni guardare un'attimo la realtà.
La nostra legge, oltre che a far rimanere gli stupratori poco puniti non riesce a cacciare certi elementi dall'italia.
Favorevole a chi viene nel nostro paese a rifarsi una vita, ma mancando il lavoro è meglio non alimentare la delinquenza.

Vorrei fare notare che siamo di fronte ad un'emergenza: 3 casi di stupri a distanza di pochi giorni, uno in pienno giorno, e guarda caso tutti extra comunitari.
Va bene di non fare di tutta l'erba un fascio, ma guardiamo le cose come stanno: bisogna fare più espulsioni.
_________________
LEG XIIII GEMINA MARTIA VICTRIX

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Ascanio

Reg.: 26 Gen 2004
Messaggi: 1277
Da: Arosio (CO)
Inviato: 21-06-2005 18:01  
quote:
In data 2005-06-21 16:21, riddick scrive:
quanti stupri in un anno avvengono in italia? mi piacerebbe sapere i fini del dare risalto solo ad uno - due casi ben scelti



Che ci siano criminali italiani è logico.
Che ci siano stranieri buoni è vero.
Il problema è che questi episodi di violenza mettono in risalto un problema che stiamo vivendo, quello dell'immigrazione massiccia.
Onestamente vedo pochi immigrati che riescono a sistemarsi, anche perchè non è facile.
Il resto??Ecco che crea disordine. Ci sono quartieri in cui non si può più vivere, a causa della piccola criminalità.
Non è essere razzisti, è prendere atto di un problema: non possiamo sopportare l'urto di questa immigrazione, bisogna espellere e fermare gli arrivi.
C'è una legge che non può venire applicata perchè una parte si oppone, dando ai leghisti dei razzisti.

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 18:08  
quote:
In data 2005-06-21 17:54, Ascanio scrive:
quote:
In data 2005-06-21 15:09, theguest scrive:
continuiamo a fare di tutta l'erba un fascio!
al rogo tutti gli stranieri in Italia, che sono tutti stupratori, rapitori di bambini e ci rubano il lavoro.



Le generalizzazioni sono sempre sbagliate, ma penso che bisogni guardare un'attimo la realtà.
La nostra legge, oltre che a far rimanere gli stupratori poco puniti non riesce a cacciare certi elementi dall'italia.
Favorevole a chi viene nel nostro paese a rifarsi una vita, ma mancando il lavoro è meglio non alimentare la delinquenza.

Vorrei fare notare che siamo di fronte ad un'emergenza: 3 casi di stupri a distanza di pochi giorni, uno in pienno giorno, e guarda caso tutti extra comunitari.
Va bene di non fare di tutta l'erba un fascio, ma guardiamo le cose come stanno: bisogna fare più espulsioni.




e soprattutto non bisogna refrenare lo sdegno...un crimine che non merita alcuna pietà chiunque lo compia...ma che credete che se sono italiani a fare certe porcate ci si passa su più facilmente?!!! Ma per favore, punizioni pesantissime per tutti, nessuna razza esclusa...certo poi il fatto che siano immigrati e clandestini rende il tutto ancora più grave.

E ricordate: non è una questione di veder male l'immigrazione, ma una questione di reprime l'immigrazione clandestina, che è diversa.

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 18:09  
quote:
In data 2005-06-21 18:01, Ascanio scrive:
quote:
In data 2005-06-21 16:21, riddick scrive:
quanti stupri in un anno avvengono in italia? mi piacerebbe sapere i fini del dare risalto solo ad uno - due casi ben scelti



Che ci siano criminali italiani è logico.
Che ci siano stranieri buoni è vero.
Il problema è che questi episodi di violenza mettono in risalto un problema che stiamo vivendo, quello dell'immigrazione massiccia.
Onestamente vedo pochi immigrati che riescono a sistemarsi, anche perchè non è facile.
Il resto??Ecco che crea disordine. Ci sono quartieri in cui non si può più vivere, a causa della piccola criminalità.
Non è essere razzisti, è prendere atto di un problema: non possiamo sopportare l'urto di questa immigrazione, bisogna espellere e fermare gli arrivi.
C'è una legge che non può venire applicata perchè una parte si oppone, dando ai leghisti dei razzisti.





E questo è tutto vero...

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angel76st

Reg.: 18 Apr 2004
Messaggi: 1945
Da: ostuni (BR)
Inviato: 21-06-2005 18:32  
ecco a voi siore e siori,i un po' di dati: (dire statistici è troppo perchè riguardano solo un migliaio di donne).

RIEPILOGO DATI ANNO 1999 di"CASA DELLE DONNE MALTRATTATE DI MILANO"

mi casca l'occhio su questo dato:
-------------------------------------------
ANAGRAFICA DEL MALTRATTATORE



Nazionalità Casi
--------------------------------------------
Italiani ------>513 <-----
Stranieri (totale) 82
Totale casi validi 595
--------------------------------------------
giuro che sono andato a caso, ed è stato il primo sito che miè capitato sotto gli occhi.

E comunque non voglio per niente sminuire la gravità di quello che è accaduto a milano e bologna.




_________________
"quando vivi nella paura arrivi al punto , che vorresti essere morto." Sonatine.

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 18:48  
C'è chi dice o diceva...

Il questore di Milano: esiste la correlazione.
I sindacati di polizia: finalmente qualcuno riconosce l’evidenza
Lo ammette anche lo Stato: la criminalità è clandestina

"La relazione tra immigrazione clandestina e criminalità esiste. Questa volta lo ha ammesso anche un alto rappresentante dello Stato: il nuovo questore di Milano, Vincenzo Boncoraglio. Ci sarebbero anche, parola di questore, stranieri che vengono in Italia con l’idea precisa di compiere reati e che vanno così ad alimentare la manodopera della criminalità organizzata. Complimenti per la bella scoperta, la Lega Nord lo dice da anni, ma tant’è: meglio tardi che mai. Gli altri extracomunitari clandestini autori di furti e scippi sono, è sempre Boncoraglio ad annunciarlo, dei “semplici” disperati. Forse ci si aspetta che, in questo caso, le vittime si armino di carità cristiana e perdonino chi ha usato loro violenza... Comunque sia e a parte gli scherzi: di sicuro, che sia organizzata o meno, la criminalità a Milano ha una fortissima impronta extracomunitaria. Basta far parlare le cifre della divisione anticrimine: nei primi due mesi di quest’anno, infatti, il 64,5 per cento delle persone arrestate all’ombra della Madonnina erano straniere. Le cose, rispetto all’anno precedente quando la percentuale di stranieri in manette era del 57,5 per cento, stanno dunque ulteriormente peggiorando. I dati dicono, inoltre, che il reato preferito dagli stranieri è il traffico di stupefacenti (38,2), seguito da furto (26,4) e rapina (8,6). Come sono lontane le parole del presidente del Consiglio, Giuliano Amato, che poche settimane fa sosteneva, ad onta del ridicolo, la diminuzione dei fenomeni criminosi. Non c’è da stupirsi, allora, che persino un questore si sia arreso all’evidenza, ammettendo quello che il centrosinistra è costretto, per motivi elettorali, a nascondere. E il peggio deve ancora venire: non c’è infatti da credere che la drammatica situazione meneghina sia peculiare di una grande metropoli. Nel resto del Paese la musica è sempre la stessa. Lo confermano anche Luigi Ferone e Franco Maccari, segretari nazionali rispettivamente del Lisipo (Libero sindacato di polizia) e del Sap (Sindacato autonomo di polizia). La Padania li ha intervistati.
«Oramai la sicurezza è il problema dei problemi non solo per Milano - esordisce Luigi Ferone - ma per tutta Italia. In realtà si tratta di un fenomeno dilagante e generalizzato. La violenza, che fino a qualche tempo fa si concentrava nelle grandi città, oggi ha investito anche la periferia. Basta vedere quello che accade tutti i giorni nel Veneto, con bande di albanesi che si introducono nelle case isolate rubando, saccheggiando, sequestrando persone. Il Nordest, ad esempio, è oramai divenuto la porta di tutti i clandestini che entrano attraverso il confine con la Slovenia, per poi dilagare nel nostro Paese e in tutta Europa. Apprezzo, comunque, il coraggio del questore Boncoraglio, che almeno ha detto a chiare lettere quello che peraltro è sotto gli occhi di tutti. Molti altri, purtroppo, questo coraggio non lo hanno».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maccari. «Per una volta - sospira il segretario del Sindacato autonomo di polizia - le statistiche sono state lette nel modo giusto. Era ora. Peccato che finora le istituzioni, delle quali il questore di Milano fa parte, avessero sempre negato. Che, poi, i dati forniti siano riconducibile a tutto il Paese, è persino scontato dirlo. Questa realtà esiste e va assolutamente affrontata, senza ipocrisie e falsi moralismi. È giusto capire una volta per tutte che associare la delinquenza all’immigrazione clandestina non ha nulla a che vedere con l’essere razzisti». Le parole del questore di Milano sono preoccupanti anche quando parla della pericolosità di tanti di criminali: spregiudicati, capaci di usare con molta facilità le armi e di dare poco peso alla vita umana. Il messaggio è chiaro: in Italia imperversano sempre di più killer spietati, pronti a fare una strage per poche migliaia di lire. Tutto il contrario, insomma, di quel Belpaese sicuro che certuni insistono a sventolare come banderuola di risultati mai ottenuti. Per invertire questa angosciante tendenza ci vogliono, dunque, prontezza e idee chiare. «Di fronte all’emergenza criminalità - afferma Ferone - lo Stato purtroppo balbetta. Non è un caso, quindi, vedere che molti cittadini hanno scelto di tenere un’arma in casa. In attesa che i tempi cambino, io proporrei di modificare l’attuale normativa sulla legittima difesa, in modo che non venga poi penalizzato chi si trova costretto dagli eventi a difendere la propria vita e quella dei propri cari. In quei momenti, infatti, davanti al pericolo incombente non si possono certo ponderare le proprie reazioni». Maccari, invece, promuoverebbe da subito un’altra iniziativa. «Si deve stabilire l’identificazione certa e immediata dei clandestini fermati - spiega il segretario del Sap - con il fermo obbligatorio fino a quando non si conosceranno le loro generalità. Oggi, purtroppo, c’è il rischio di catturare un grosso trafficante di droga e di rilasciarlo dopo poco tempo senza che ne sia stata possibile la corretta identificazione. Per il resto non invocherei neppure l’inasprimento delle pene, le leggi esistenti bastano e avanzano. Basta applicarle, prendendo atto della realtà esistente»."

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marcomond

Reg.: 25 Nov 2001
Messaggi: 1968
Da: varese (VA)
Inviato: 21-06-2005 18:58  
Bisogna iniziare ad arrendersi alla realtà che la criminalità c'è e la matrice clandestina è proprio lì, bene visibile tra albanesi, romeni, nordafricani, tunisini, marocchini, slavi. Ovviamente poche storie, tanti italiani. Poche storie tanti italiani in collaborazione con i clandestini. Però ormai il problema è sempre più sociale oltre che demografico ed economico. Premesso che la capacità di gestire anche finanziariamente un flusso così grande e massiccio sta diventando una cosa da film di fantascienza. Ma poi quello che nuovamente mi preme: attenzione a non cadere nella trappola della società aperta, accolgiente, tollerante e quant'altro perchè anche se ci fa "belli" e democratici agli occhi di altri paesi, ci fa anche più colpiti dal fenomeno clandestino, che a sua volta colpisce tutti gli onesti immigrati che lavorano, vivono con/per la loro famiglia e che sanno essere anche meglio di moltissimi italiani.
Ma la criminalità è lì, il disagio pure. Dai ci sono zone di Milano che sono pura giungla, per non parlare di baraccopoli e rioni di cui è meglio tacere...la paura di dirsi
RAZZISTI fa anche nascere una certa ipocrisia di fondo alle volte indigesta e politicamente veicolata...A proposito e nessuno venga a dire che Calderoli ha esagerato sulla "castrazione chimica"...italiani o clandestini, questa è una giusta cosa.

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 21-06-2005 19:20  
Purtroppo tra i clandestini ci sono molti criminali e questo è un dato di fatto. Non per questo si può attaccare indiscriminatamente la categoria degli immigrati tutti. Innanzitutto tra di loro la stragrande maggioranza sono persone per bene che vengono in Italia con l'unico scopo di lavorare e mandare qualche soldo alle famiglie che rimangono nei paesi d'origine. Proprio come facevano gli emigrati italiani negli Stati Uniti, in Belgio e Germania.
La maggior parte dei criminali, perchè così e basta si possono definire questi stupratori o assassini che siano, entrano in Italia clandestinamente. Come si risolve il problema ? In ogni caso trovare una soluzione è difficilissimo, ma quello che ormai appare certo è che con espulsioni, centri di accolgienza e simili non si risolve nulla. Bisogna lavorare sui paesi da cui i clandestini partono. Distruggere le organizzazioni che si arricchiscono trasportando clandestini in Italia, collaborare con i paesi da cui partono per cercare di evitare il più possibile le partenze. A dirlo è facile facile, a farlo no, ma secondo me questa è l'unica speranza. E naturalmente la speranza è coloro che si son macchiati di questi allucinanti reati paghino per quel che hanno fatto, con le giuste pene, quelle previste dal codice penale italiano.
_________________
IOMA

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