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Autore Manifestazione in Spagna.
Ipsedixit

Reg.: 10 Gen 2005
Messaggi: 702
Da: Potenza (PZ)
Inviato: 03-07-2005 13:56  
Mi spiace ragazzi... questa volta non mi trovate daccordo sull'argomento. Anche io sono un democratico di sinistra, sono per i diritti e le libertà a tutti, ma questa volta credo che tale diritto renda l'infanzia di un bambino poco sana. Il tempo risponderà ai nostri quesiti.
Questo è il mio pensiero. Au revoir.
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Le prove dell'invasione Americana

La CEI e le sue becere figure

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 03-07-2005 16:56  
Steve Lofton, quarantaquattro anni, e Roger Croteau, quarantasei, vivono a Portland, Oregon con cinque figli adottivi: Frank e Tracy hanno quattordici anni ognuno, Bert ne ha dieci, Wayne otto e Ernie cinque. Una carovana. E' stato il dipartimento dei Bambini e delle Famiglie dello Stato della Florida ad assegnare i primi tre alla coppia di uomini mentre gli ultimi due sono stati assegnati loro dallo Stato dell'Oregon. I cinque bambini avevano ognuno davanti a sé un destino piuttosto duro: orfanotrofi e abbandono a se stessi. Steve (come del resto gli aveva chiesto lo Stato prima di affidarli a lui e al suo compagno) ha dovuto lasciare il suo lavoro per occuparsi dei cinque, alcuni dei quali con dei seri problemi di salute. Fino a qualche tempo fa la coppia di uomini viveva in Florida con j i primi tre figli e poi, per avvicinarsi ai genitori di Steve ormai vecchi, si sono ' tutti trasferiti a Portland, che magari non godrà del grande sole del sud, ma è pur sempre un bel posto dove vivere e crescere dei figli. Un assistente sociale dello Stato dell'Oregon è andato a trovarli per capire come si comportassero, è stato a lungo con loro e ne è uscito con un rapporto positivo tanto da chiedere loro di prendersi anche Wayne ed Ernie, due bimbetti sieropositivi con gravi problemi di comportamento. Nel 1995 una bambina di nome Ginger di sei anni, anche lei affidata alla coppia, era morta di Aids. Un lutto che ha devastato la famiglia ma non l'ha distrutta. Ora Steve e Roger hanno un nuovo, grave problema.
E' che la nuova legge dello Stato della Florida ha reintrodotto la proibizione dell'adozione di bambini da parte di coppie gay. Bert, il piccolino di dieci anni, per un miracolo inspiegabile come tutti i miracoli, non è più sieropositivo: î test del sangue che ormai fa da un anno a questa parte dicono che il suo è tornato sano, animato da cellule che si nutrono e crescono invece di distruggersi inesorabilmente. A questo punto Bert è per lo Stato della Florida di nuovo "adottabile" e Steve e Roger continuano a ricevere lettere su lettere dal dipartimento dove si ingiunge loro la restituzione di Bert che potrebbe essere adottato da `una famiglia normale'. L'Oregon dista migliaia di miglia dalla Florida e Steve e Roger e Bert non hanno nessuna intenzione, ma proprio nessuna, di separarsi.
Non so davvero cosa voglia dire una famiglia. Mi piacerebbe molto che alludesse a un circuito di affetti solido e ricco che aiuta a costruirci come genitori e come figli. So anche che una certa tendenza propagandistica tende a celare problemi seri problemi di rapporti interni, problemi sociali, problemi di misure e circostanze ma che, al suo opposto, l'odio omofobo e la sordità convenzionale non fanno altro che crearne di veri e propri, del tutto originali e spesso micidiali.
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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 03-07-2005 17:05  
Antonio è cresciuto con due uomini italiani. Nel senso che: uno dei due lo ha adottato in modo non proprio classico, eludendo le burocrazie grazie soprattutto alla disponibilità di una donna dell'est che quel figlio non lo voleva proprio e che s'era decisa ad abortire. Antonio ha ora sedici anni e i due uomini ne hanno uno cinquantasei, l'altro cinquanta. Sui documenti Antonio passa come il figlio del più anziano mentre l'altro figura come una sorta di "zio", "amico di famiglia", insomma un comprimario senza autorità ufficiale anche se è poi quello che si occupa più attivamente di lui. "A scuola vado io a parlare con i professori", dice il cinquantenne. "Mi qualifico come il cugino della madre. Abbiamo dovuto inventare tutto un romanzo familiare per evitare di dover fornire troppe spiegazioni. Romanzo familiare dove viene fuori che Antonio è figlio di un uomo e di una donna che si sono separati, che la madre è tornata in Romania e che lui è rimasto con il padre. Una volta una sua maestra mi ha preso in castagna e mi ha detto: `Ma scusi, se la madre è rumena, anche lei che è suo cugino dovrebbe esserlo, o sbaglio? E allora perché ha un nome e un cognome italiano, eh? Perché parla perfettamente la nostra lingua?'. Mi parlava come avrebbe fatto un poliziotto, un inquisitore. Il suo era un interrogatorio vero e proprio. Mi sono sentito soffocare ma alla fine sono riuscito a spiegarle e a convincerla che ciò che mi legava alla madre rumena di Antonio era una vaga parentela acquisita. Devo essere stato piuttosto persuasivo tanto che la maestra non ha più fiatato. 0 forse ha intuito qualcosa che non poteva dominare e ha lasciato correre. Se Antonio ha mai sofferto della mancanza di una donna in casa? Vorrei poterti dire di no e invece sì. Anche perché né io né il mio compagno frequentiamo molte donne. Quel che però voglio aggiungere è che anche io, che pure vengo da una famiglia che ha tutti i crismi della famiglia tipica - padre, madre, sorelle e fratelli - ho sofferto. Ho sofferto perché mia madre era fredda come il ghiaccio e mio padre era interessato a tutto meno che a noi figli. Ad Antonio abbiamo cercato di dare dell'affetto senza farci troppe domande: Se siamo stati egoisti? Mi viene da giustificarmi e da dire che ogni genitore lo è. Quando mai uno fa un figlio per amore del figlio? Uno fa un figlio per l'idea che si fa della paternità, di quello che sarà il figlio, di come potrà giocare e magari manipolare con quell'idea. Il punto è se poi è capace di far discendere quell'idea nella vita di tutti i giorni, se è capace di adattarla ai bisogni di una persona che si chiama con quel nome, che ha una carne che non si può confondere con quella di nessun altro. Io e il mio partner abbiamo scelto di vivere molto sotto tono la nostra paternità. Prima di tutto non volevamo che Antonio venisse considerato come un esperimento sociale. Non volevamo esporlo a nessuno stress, a nessuna domanda difficile, troppo difficile per ricevere una risposta ragionevole. A chi gli chiedeva dove fosse sua madre lui rispondeva che era separata e viveva all'estero. Stop. E che lui viveva con suo padre e suo zio. Stop". Sì, ma lui? Lui come ha reagito? Lui conosce la verità? "Certo che la conosce. Chiedilo a lui direttamente".
Antonio ha i calzoni che gli scendono, quasi stessero per cadere, lasciando intravedere l'elastico bianco delle mutande, proprio come fanno oggi tanti coattelli. E' magro magro e ha due occhi veloci. "Vi fate un sacco di problemi che non esistono", esordisce. "Parlate troppo... che c'è di strano in tutto questo? Fate troppo casino". Si lamenta. Dice e ribadisce che "non ci sono problemi" e qui il dottorino similfreudiano sosterrebbe che si tratta di una palese e insana e nevrotica negazione del problema. Visto però che dei similfreudiani ce ne sbattiamo allegramente, più che sostenere che stia negando un problema preferiamo prenderlo "in parola" sapendo come e quanto le teorie sono capaci di tagliare le teste e spezzare i cuori. Antonio va un po' bene e un po' male a scuola, ha un'intelligenza vispa ma disordinata, acuta nelle materie scientifiche più debole in quelle letterarie. Passa giorni e giorni a bighellonare, secondo me (ma i due padri negano) si fa le canne, si vergogna moderatamente del proprio corpo che gli sta crescendo addosso alla velocità della luce e sogna chissà quali altri mondi come fa quasi ognl adolescente della terra.
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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 04-07-2005 16:13  
Come al solito aberranti le dichiarazioni di Marcello Pera, ex laico vicino alle posizioni più oscurantiste della Chiesa Cattolica e attuale presidente del Senato della Repubblica Italiana.
Il filosofo Pera, intervenendo all'inaugurazione di un seminario di studi sociali in Spagna, ha dichiarato, riguardo ai matrimoni omosessuali, che "Una cosa è chiara: è falso che si tratti di conquiste civili o di misure contro le discriminazioni o di estensione dell'uguaglianza; si tratta piuttosto del trionfo di quel laicismo che pretende di trasformare i desideri, e talvolta anche i capricci, in diritti umani".

repubblica

ansa

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Una legge da modificare. E solo il Parlamento può..
Burma campaign
emergency

[ Questo messaggio è stato modificato da: millio il 04-07-2005 alle 16:15 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: millio il 04-07-2005 alle 16:22 ]

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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 04-07-2005 21:07  
filosofo...

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 04-07-2005 22:56  
in teoria...
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IOMA

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stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 14-07-2005 12:48  
L'ho trovato su un NG e l'ho trovato molto interessante. Ovviamente se qualcuno si sente offeso...affari suoi. Sono assolutamente favorevole al matrimonio tra cattolici, ritengo sia
profondamente ingiusto cercare di impedirlo. Il cattolicesimo non è una
malattia; i cattolici, per quanto a molti non piacciano e possano
sembrare strani, sono persone normali e hanno gli stessi diritti degli
altri esseri umani, alla stregua, che so, degli informatici e degli
omosessuali.

Mi rendo conto che alcuni comportamenti e tratti caratteriali dei
cattolici, oltre all'atteggiamento malato con cui si avvicinano al tema
della sessualità, potrebbero apparire strani ai più. So anche che ci
sono questioni di ordine sanitario che giocano a sfavore della loro
reputazione, basterebbe citare il loro nefasto e deliberato rifiuto
all'uso del preservativo.

So pure che molte delle loro tradizioni, come ad esempio l'esibizione
pubblica di icone raffiguranti corpi torturati, rischiano di
traumatizzare gli animi più sensibili. Ciò nondimeno, tutto ciò, oltre a
concorrere a una loro immagine più mediatica che reale, trovo non sia
sufficiente a impedire loro l'esercizio del matrimonio.

Alcuni, è vero, potrebbero argomentare che quello tra cattolici non è un
matrimonio vero, poiché rappresenta un rituale davanti al loro dio più
che un'unione tra due persone. Mi rendo anche conto che, essendo i figli
nati al di fuori del vincolo matrimoniale condannati dalla Chiesa, molti
possono essere portati a credere che esso sia poco più che una
convenienza atta a sopire i pettegolezzi e ad agevolare la semplice
ricerca sessuale (proibita dalla loro religione al di fuori della vita
matrimoniale), incrementando così la violenza domestica e il numero di
famiglie disagiate. Ma dobbiamo ricordare che ciò non avviene solo nelle
famiglie cattoliche e che non è moralmente corretto giudicare le
motivazioni altrui.

A chi, poi, dovesse obiettare che un matrimonio di convenienza non si
può definire matrimonio al pari degli altri, rispondo che questo non è
altro che un modo di confondere la discussione con questioni di tipo
semantico che servono a ben poco: anche se tra cattolici, un matrimonio
è pur sempre un matrimonio e una famiglia è pur sempre una famiglia.

E con quest'ultimo riferimento alla famiglia introduco un altro tema
scottante che spero non suoni troppo radicale: io sono anche favorevole
al permettere l'adozione ai cattolici.

Molti di voi si scandalizzeranno di fronte a un'affermazione del genere,
è molto probabile che qualcuno reagisca esclamando "Bambini adottati dai
cattolici? Questi bambini un giorno potrebbero diventare cattolici!".

Prendo nota di tali critiche e vado a rispondere: anche se, è vero, i
figli dei cattolici rischiano più degli altri di diventare cattolici a
loro volta (contrariamente a quanto accade, che so, per gli informatici
e gli omosessuali) ho già detto in precedenza
che essi sono persone come tutte le altre. Lasciando da parte pregiudizi
e calcolo delle probabilità, non ci sono prove certe che avallino la
teoria secondo la quale tutti i padri cattolici siano impreparati a
educare un figlio, né si può affermare che, in tutta evidenza,
l'ambiente religioso rivesta un'influenza negativa sul bimbo.
Inoltre, i tribunali per le adozioni giudicano ogni caso singolarmente
e il loro lavoro consiste proprio nel determinare l'idoneità dei
genitori.

In conclusione, nonostante l'opinione espressa dalle frange più
radicali, credo che sarebbe giusto consentire anche ai cattolici di
adottare dei bambini. Esattamente come agli informatici e agli
omosessuali.


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Profundis - L'anima nera della rete

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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 18-07-2005 22:36  
è veramente meravigliosa....
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...You could be the next.

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