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FilmUP Forum Index > Zoom Out > Attualità > Commenti e discussioni sul Referendum de 12-13 Giugno-   
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Autore Commenti e discussioni sul Referendum de 12-13 Giugno-
liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 12-06-2005 11:29  
forse sei tu che non hai letto la legge. la legge dice chiaramente che tutti gli embrioni prodotti devono essere trasferiti contemporaneamente nell'utero, anche se la donna nel frattempo ha revocato il suo consenso.

è vero che si possono produrre meno di tre embrioni, ma vorrei vedere chi si sottopone ai trattamenti ormonali, che di per sé non sono affatto una passeggiata, con tutto quello che ne consegue, per poi avere una possibilità così bassa che l'embrione attecchisca.
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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 12-06-2005 11:30  
Heather guarda sua figlia Erin e pensa ai dodici embrioni congelati e non vuol più darli alla scienza “per una buona causa” come la prima volta. Bill è figlio dell’eterologa, vuole conoscere quel padre, che “si è masturbato per pochi soldi”. Joanna si sente “figlia dimezzata”: “Metà della mia identità ancestrale mi è stata deliberatamente nascosta” Non passa giorno senza che Heather, adesso, pensi a loro. Guarda sua figlia Erin e non riesce a decidere niente. Guarda suo marito Peter e lui le dice: “Sei pazza, non sono bambini, quelli”. Non credevano sarebbe andata così, volevano soltanto un figlio, non tutto quel casino, non quell’ossessione nella testa. All’inizio era diverso, all’inizio (era solo il primo fallimentare ciclo di fecondazione in vitro) lei e Peter avevano donato dodici embrioni, di qualità inferiore a quelli impiantati, alla ricerca sulle cellule staminali. “E’ una buona cosa – si erano detti, convinti – è per una buona causa”. Via con il secondo ciclo, e ancora niente, via con il terzo, ed ecco Erin, una femmina. Gli altri dodici embrioni prodotti quella volta (grazie a bombardamenti ormonali che Heather non dimenticherà più, e grazie ai quali finì spesso al pronto soccorso) sono ancora, dopo tre anni, congelati nel Centro per la Fertilità di San Francisco. E’ a loro che lei pensa, adesso, ogni giorno. Racconta che “è stato il compleanno di Erin a cambiare tutto: prima di averla, eravamo per la scelta, credevamo che un bambino non potesse essere considerato tale fino a quando non usciva dalla pancia della mamma”. Quindi nessun problema nessun pensiero, solo quella bella voglia di vedere un figlio crescere, insegnargli a vivere, ridere delle somiglianze. “Poi però siamo entrati in difficoltà da soli, e io sono andata in quel centro a cercare di capirci qualcosa” ha raccontato a Family Circle qualche mese fa (Olimpia Tarzia ha segnalato la storia al Foglio). Meno centonovantasei gradi Celsius, gli embrioni vengono conservati così. Basta un minuto per scongelarli, ma potrebbero sopravvivere anche per duemila anni, forse di più. L’embriologo di quella clinica le ha detto: “Non sono realmente morti ma nemmeno vivi, il metabolismo è sospeso”. Heather allora ha guardato dentro il contenitore, voleva afferrare il senso di quell’immortalità strana, ha pensato: “Bene, soltanto gruppi di cellule congelate”. Poi il medico ha chiuso il coperchio e a lei è tornata in mente il primo ricordo di Erin, una foto appiccicata con le altre nell’album di famiglia: un gruppetto di cellule, una cosa piccola piccola, la sua bambina. Non sa che fare, suo marito dice che per un altro figlio non bastano i soldi. Pensa che sarebbe meglio donarli a qualche laboratorio, anche questi dodici. Lei no: “Questa possibilità può andar bene per le altre famiglie. Non per la mia. Non per i nostri embrioni. Non più”. Ci penseranno ancora, almeno per altri duemila anni.

“Dicono: non hai idea di cosa significa avere un figlio con la spina bifida. Dico: è mio figlio. Dicono: non è vita. Dico: è la nostra vita”. Luigi Vittorio Berliri, consigliere comunale della Margherita a Roma, intervistato dal Foglio

Luigi Vittorio Berliri ha trentacinque anni, una moglie, una bambina di otto e un bimbo di sei. Con gli occhi neri, i piedi raddrizzati piano piano, le scarpe ortopediche e a letto un cagnolino di pezza. Va a scuola un po’ sulle sue gambe un po’ sul passeggino, quando è proprio stanco. Ieri era l’ultimo giorno prima delle vacanze e gli è dispiaciuto, perché in classe si diverte, ha un sacco di amici. E’ un bambino con la spina bifida, di quelli che non dovrebbero nascere, di quelli che la diagnosi preimpianto servirebbe a buttare via subito, con sollievo, potrebbero usarli al massimo per la ricerca. Di quelli che il ministro Stefania Prestigiacomo chiama “condanna crudele”. Fabio Fazio li paragona ai denti cariati. Umberto Veronesi li definisce “difettosi”. Curarli, nel linguaggio referendario, equivale a eliminarli. E’ un bambino che va in piscina, con un costume speciale. A sei anni si mette il catetere da solo, mattina e sera, e dice che non soppporta più “quello stupido pannolino”. Sulla cartella clinica c’era scritto: non potrà mai camminare. Poi hanno detto: potrà camminare solo con le stampelle a quattro gambe. Lui le ha buttate e cammina senza. Però quando sarà cresciuto, più pesante e con gli stessi piedi piccoli, “non so cosa succederà” dice il padre. Forse non camminerà. “Ma nessuno si permetta di dire che questa non è vita, che era meglio se non nasceva, che con la diagnosi preimpianto si sarebbe evitata una sofferenza, o anche corretta un’imperfezione: c’è un metro per misurare la dignità di una vita, o un limite, superato il quale non è più vita? Se fa la pipì nel pannolino non è vita? Se a un certo punto deve stare nel passeggino, è una larva?”. Luigi Vittorio Berliri una sera di settembre era stato a teatro con lui, a Villa Borghese, poi a casa tutti e due nel lettone perché erano soli, poi il bambino a dormire e il papà a leggere il giornale. Trova sulla Repubblica l’intervista a quel medico olandese, il dottor Verhagen, che pratica l’eutanasia a bambini come il suo, con il pannolino e i piedi piccoli. “Regalo loro la dolce morte”. Berliri scrisse subito una lettera per dire che suo figlio “va a scuola, ha degli amici che lo cercano per giocare assieme”, che lui ha molta paura di “una società di sani”, che l’eugenetica gli sembra “spaventosa”. “Non mi permetto di giudicare il dolore di chi decide di abortire un bambino come il mio perché pensa di non farcela, ma nessuno deve dire che la diagnosi preimpianto avrebbe curato mio figlio: l’avrebbe ucciso, e io sarei morto di dolore”. Dice che di eroico non c’è un bel niente, c’è un figlio e basta. “Ci sono i problemi, l’ospedale, le seccature, ce ne saranno sempre, ma allora tra non molti anni ci sarà il problema di con chi mia figlia andrà a letto, a che ora tornerà a casa la notte e chi le darà un passaggio in motorino”. La libertà di ricerca, forse, potrebbe regalare un giorno la guarigione a questo bambino con i piedi piccoli e gli occhi neri. “Sì, ma non così: non voglio che mio figlio guarisca grazie alla vita di un altro, non credo che Luca Coscioni sarebbe contento di guarire con la vita di mio figlio, e so che la vita inizia in quel momento: il resto sono solo ciniche sciocchezze”. Il fatto è che “l’unico bene che conta è il bene di quelli che stanno già bene”, l’ha scritto un amico e lui trova che sia proprio così: la perfezione è per chi la sta a guardare e sente di possederla, “e allora non c’è posto per i prodotti imperfetti, li si butta via prima, poi magari li si butta via anche mentre sono lì che dormono con un cagnolino di pezza, perché tanto, dicono, guardate: quella non è vita”.

“Mi hanno creato nello stesso modo in cui allevano i maiali. Tutto quello che so, e che mi è dato sapere riguardo a mio padre è che si è masturbato per pochi soldi. Sì, sono arrabbiato, perché noi siamo invisibili”, Bill Cordray, nato in Inghilterra con la fecondazione eterologa.
“So di un sacco di persone che pensano di avere un padre e invece ne hanno un altro”, Afef Tronchetti Provera spiega a Vanity Fair il suo sì alla fecondazione eterologa.

La Corte costituzionale non ha potuto impedire il disconoscimento di paternità che un padre (non sentendosi tale) ha usato per liberarsi di un bambino concepito con la fecondazione eterologa. Quel bambino l’aveva voluto, ma non aveva potuto dargli i propri geni. Era suo, ma era uno sconosciuto. Impotentia generandi, si chiama, e allora con la moglie erano ricorsi a un donatore anonimo, una fialetta di seme. Prelievo di ovociti, fecondazione in vitro e via, nel 1998 si faceva ma non si diceva. Poi le cose sono andate male, lui guardava quel bambino e non provava nulla, soltanto rabbia. Guardava la moglie e voleva scappare. Il matrimonio finì, ma a lui non bastava. Voleva cancellare tutto, allora ha cancellato il figlio. Azione legale, ricorso in appello. “Nel nostro ordinamento il consenso prestato dal marito (cosciente della propria impotenza) all’inseminazione artificiale eterologa della moglie non può ritenersi idoneo a escludere l’esperibilità dell’azione di disconoscimento di paternità… perché non sussiste, nel caso specifico, alcun rapporto biologico di sangue”. Finito. A quel bambino, adesso, resta un pezzo di carta: “Figlio senza padre”. E Joanna Rose, nata a Londra con il seme di un donatore, è andata a vivere il più lontano possibile, in Australia, ma prima ha bussato alla porta di suo padre: ha chiesto alla Corte di giustizia inglese di poterlo fare, ha reclamato il suo diritto a sapere, scatenando, prima della revisione della legge, le reazioni degli altri “figli a metà”, come ha detto lei. “Quella che è stata applicata a noi è una logica da allevamento di animali in batteria, ma la gente sembra pensare che sia normale portarsi dietro questa situazione per tutta la vita”. Normale essere invisibili. “Voglio conoscere il mio padre biologico e incontrarlo e parlargli almeno una volta – scrisse un anno fa una ragazzina, Lynne Spencer – e cerco mia sorella nelle facce degli altri. Abbiamo il diritto di conoscere la nostra identità”. Una deliberata inflizione di pena, ha scritto Joanna Rose nella memoria inviata alla Corte di giustizia: “E’ importante capire che questa rabbia è una sana e normale risposta: una metà della mia identità ancestrale mi è stata deliberatamente nascosta, causandomi una pena immensa”. Facendola scappare lontano. “Noi siamo persi in un paesaggio non-familiare – ha detto Bill Cordray – dobbiamo crearci il senso di noi stessi senza la mappa del nostro piano genetico. Cosa significa essere concepiti attraverso un donatore? Gli esperti di infertilità non lo sanno. Gli scienziati non lo sanno. I politici non lo sanno. Nessuno lo sa perché nessuno l’ha domandato a noi, che siamo i soli a poterlo sapere”. I soli a non averlo chiesto.

Altre storie di ordinario accanimento riproduttivo

“Quando qualcuno mi chiede come si fa a capire che è ora di smetterla con la provetta, io gli do la stessa risposta che Jung dava ai pazienti a proposito dell’analisi: ‘Quando si sono finiti i soldi’” Angelo Ajello, psicologo “militante della fecondazione assistita” ne “La fecondazione proibita”, di Chiara Valentini

Giuliana De Sio ha smesso perché lei e il suo fidanzato, adesso, non stanno più insieme. “La nostra coppia è scoppiata, non è sopravvissuta”. Giuliana De Sio ha scoperto tardi (cioè i medici ai quali si è rivolta e che l’hanno sottoposta a tre cicli di fecondazione assistita hanno scoperto tardi) di avere una tuba chiusa: significa grande difficoltà a rimanere incinta, rischio di gravidanza extrauterina, significa problemi. Lei è rimasta incinta tre volte, per tre volte ha perso suo figlio. Ha detto a IoDonna, magazine del Corriere della Sera, che la maternità non è certo un capriccio, che questa legge è orribile e va cancellata, che impone troppi limiti. I medici non le avrebbero dato nessun limite, in effetti, i medici avrebbero continuato a farle i cicli di ormoni uno dietro l’altro (solo dopo il terzo fallimento hanno scoperto la tuba chiusa). Anche lei avrebbe continuato a cercare un bambino, forse, se la sua storia d’amore non fosse finita. “Ti sottoponi a una cura ormonale da cavallo…soffri fisicamente, l’organismo è bombardato, le ovulazioni dolorosissime”. Cosà voterà Giuliana De Sio, dopo tre aborti, troppo dolore e nessun figlio? “Ovviamente quattro volte sì”. Come Jo Champa, che si è sottoposta per sei volte alla fecondazione artificiale, e l’ha raccontato all’Espresso. Quattro embrioni impiantati una volta, sette un’altra, e così via. Quattro sì perché “nessuno debba soffrire quel che ho sofferto io per avere un figlio”, anche se a lei è stato permesso di soffrire senza limiti di iniezioni e di spesa. “Io ho la fortuna di avere le possibilità economiche, ma ho amiche che dopo tre volte hanno dovuto fermarsi perché l’assicurazione medica non forniva loro copertura”. Raschiamenti, radiografie con liquido di contrasto, iniezioni di progesterone, perfino Viagra vaginale per ispessire la parete uterina. “Diventi una cavia” ha detto l’attrice, che dopo il quinto fallimento aveva pensato di affittare un utero. “Per sei volte mi hanno iniettato ormoni Fsh e Lh per stimolare le ovaie in forma sottocutanea, per dieci giorni di seguito a partire dal secondo giorno del mio ciclo mestruale. Poi, una volta trasferiti gli embrioni dentro di me, prendevo supplementi di estrogeno e progesterone fino allo sperato inizio della gravidanza”. Dice che per gli effetti devastanti sull’umore ha rischiato di perdere “sia il matrimonio che la testa”, stava per essere arrestata, è stata sveglia tutta la notte a sudare e impazzire. La sesta volta ce l’ha fatta, ha pagato quei duecentocinquantamila dollari che il medico di Beverly Hills le ha chiesto, ha fatto contento il marito, che dopo ogni ciclo andato male la convinceva a riprovarci, anche se lei voleva smettere. “Lui ci teneva ad avere un figlio suo e io mi sono messa in testa di essere come un’atleta che si allena per le olimpiadi”. Quel medico di Beverly Hills, adesso, sta convincendo Jo Champa a fare un altro bambino. Dovrà sottoporsi a un raschiamento, prima, le ha detto, poi potrà ricominciare con le iniezioni.

“Avvertite le pazienti dei rischi di tumore che può comportare un uso prolungato delle stimolazioni ormonali?” “No, signora, se lo facessimo nessuna farebbe più la fecondazione assistita”. Brigitte-Fanny Cohen intervista un celebre ginecologo parigino (dal libro “La fecondazione proibita” di Chiara Valentini)

Brigitte-Fanny Cohen è bella, su France 2 racconta la salute ai francesi, è una giornalista famosa. Ha i capelli ricci e un bel sorriso, una bella voce. A trentasette anni ha buttato via la pillola e ha deciso che era arrivato il momento. Ha fatto le cose per bene, mollando i servizi televisivi per inseguire il marito quando scattavano il giorno e l’ora dell’ovulazione. Non succedeva nulla, e allora ha cominciato con le analisi, poi con le inseminazioni. Niente di niente. Restava la provetta. “Credevo, con parecchia ingenuità, che fosse il rimedio vero. Ne avevo una visione romantica, che io stessa avevo avallato nei miei reportage”. Non è andata così, e Brigitte ci ha scritto un libro sopra: “Un bébe mais pas à tout prix”, un bambino ma non a ogni costo. In Francia l’hanno ascoltata anche in Parlamento, davanti alla Commissione per la legge sulla bioetica. Lei soffriva di “sterilità inspiegata”, ma nessuno dei medici a cui si è rivolta le ha mai consigliato di fermarsi a pensare. Invece iniezioni, analisi del sangue, prelievi di ovociti, cisti nella pancia, un’operazione d’urgenza, “senza sapere perché”. “Con questo libro ho voluto far sapere quali sono gli effetti secondari possibili sul corpo della donna, parlare della caduta dei capelli, dei capillari che si rompono, della possibilità di cisti ovariche, dei sudori freddi la notte”. Del venti per cento scarso di successo, della mancanza di aiuto psicologico e informativo dai medici. “I medici che fanno miracoli non esistono”. Ha smesso dopo tre Fivet, massacrata e sfinita, rassegnata. Ha adottato una bambina, Daria, non ha pensato più e solo allora (andava avanti e indietro dalla Russia per le pratiche di adozione) è rimasta incinta, senza provetta.

“Deriva all’italiana… Il professor Carlo Flamigni ha iscritto l’Italia nel ‘Libro dei record’ come il paese che conta il maggior numero di madri tardive, ragione di autentico scandalo e grande business”, l’Humanité, quotidiano francese, 11 maggio 1993.

Adesso Carlo Flamigni è membro del Comitato nazionale per la Bioetica, è considerato uno dei massimi esperti di fecondazione assistita, è impegnato nella battaglia per il sì in nome della ricerca scientifica, “per competere con gli altri paesi nella ricerca sulle cellule staminali embrionali”. E per chiudere “l’odiosa pagina del turismo dei diritti”. Carlo Flamigni non tiene affatto a essere paragonato a Severino Antinori (che negli stessi anni aveva sbandierato una mamma-nonna di sessantadue anni: si era presentata nel suo studio con una scatoletta di azoto liquido, lo sperma congelato del marito morto dieci anni prima), “sono un medico, non uno stregone”, ripeté Flamigni anche in quell’occasione. Quando fece partorire una bella ostetrica ultrasessantenne del suo ospedale, Liliana Cantadori. Chiara Valentini ha ricordato questa storia nel suo libro, in un capitolo intitolato “Benvenuti al Circo Barnum”. Carlo Flamigni fece avere un figlio a Liliana Cantadori con la fecondazione eterologa, grazie a un’ovodonazione di una ragazza rimasta sconosciuta e allo sperma del marito più giovane. “Un’avventura meravigliosa”, disse lei, e incoraggiava le coetanee, eccitate, a seguire la sua stessa strada. “A eccezione di un cesareo praticato cinque settimane prima della data prevista per il parto, è stato tutto normale”, dichiarò Flamigni a l’Humanité. E un trattamento ormonale per rendere l’utero ricettivo come quello di una donna non in menopausa. Ci fu comunque scandalo, sui giornali e nelle case, allora Flamigni affermò che l’ostetrica l’aveva ingannato, togliendosi almeno dieci anni d’età, e che da allora non accetta donne che abbiano più di cinquant’anni. E oggi, mentre spiega che “l’embrione è qualcosa di molto importante”, qualcosa che va studiato e manipolato, preferisce che di quella bella ostetrica ultrasettantenne non parli più nessuno.
Annalena Benini

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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 12-06-2005 11:32  
quote:
In data 2005-06-12 11:29, liliangish scrive:
forse sei tu che non hai letto la legge. la legge dice chiaramente che tutti gli embrioni prodotti devono essere trasferiti contemporaneamente nell'utero, anche se la donna nel frattempo ha revocato il suo consenso.

è vero che si possono produrre meno di tre embrioni, ma vorrei vedere chi si sottopone ai trattamenti ormonali, che di per sé non sono affatto una passeggiata, con tutto quello che ne consegue, per poi avere una possibilità così bassa che l'embrione attecchisca.




Quando ti sottoponi ai trattamenti embrionali produci ovociti. E quelli si possono congelare. E poi produrre un embrione alla volta.
Inoltre un trattamento per produrre 4 ovociti è più forte di uno per tre ovociti e così via.
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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 12-06-2005 11:43  
Fatti infilare una siringa nei testicoli tu, uno alla volta, per tutti i tentativi che servono. a una donna sopra i trentacinque anni ne possono servire anche venti.

e ora gatsby sbattimi pure nello scazzatoio.
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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 12-06-2005 11:55  
quote:
In data 2005-06-12 11:43, liliangish scrive:
Fatti infilare una siringa nei testicoli tu, uno alla volta, per tutti i tentativi che servono. a una donna sopra i trentacinque anni ne possono servire anche venti.

e ora gatsby sbattimi pure nello scazzatoio.




non vedo cosa c'entri mia cara
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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 12-06-2005 12:07  
sì, lo vedo che qui paga il far finta di non capire.
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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-06-2005 12:51  
Primi dati sull'affluenza alle ore 12.
Alta in molte città sopratutto al centro-nord

Bologna 11%
Trieste 8%
Gorizia 7,6%
Ferrara 10,5%
Ravenna 10%
Firenze 8,9%
Livorno 9,2%


Per una valutazione complessiva servirebbero anche le grandi città come Torino, Milano, Napoli, Roma, Palermo, Bari



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IOMA

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-06-2005 12:53  
L'affluenza è bassissima al sud.
Se non si migliora in Sicilia e Calabria, Puglia sembra impossibile il quorum
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IOMA

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-06-2005 13:25  
Quorum alle 12 intorno al 4,5%. Decisamente bassino. Al sud non ha votato quasi nessuno. Mancano al rilevamento delle 12 soltanto Roma e Mantova.
Cagliari al centro sud è la città con l'affluenza più alta. Incredibile
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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

Reg.: 06 Giu 2004
Messaggi: 12883
Da: treviglio (BG)
Inviato: 12-06-2005 13:29  
quote:
In data 2005-06-12 12:53, millio scrive:
L'affluenza è bassissima al sud.
Se non si migliora in Sicilia e Calabria, Puglia sembra impossibile il quorum



e poi non bisogna essere razzisti....
ma che merda.
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"In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-06-2005 13:38  
Qui ci sono le percentuali. Manca solo la provincia di Roma. In città, in base ai dati del comune l'affluenza è superiore al 7%.
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IOMA

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pensolo

Reg.: 11 Gen 2004
Messaggi: 14685
Da: Genova (GE)
Inviato: 12-06-2005 13:55  
quote:
In data 2005-06-12 13:29, Ayrtonit scrive:
quote:
In data 2005-06-12 12:53, millio scrive:
L'affluenza è bassissima al sud.
Se non si migliora in Sicilia e Calabria, Puglia sembra impossibile il quorum



e poi non bisogna essere razzisti....
ma che merda.




Era preventivabile...comunque anche qui a Genova non è che ci siano le code.
D'altronde se tutti i Tg boicattano il referendum è dura convincere chi non gli frega niente di votare.

Tutto ciò è triste..perchè votando esercitiamo il nostro unico diritto..anche votando no..invece si induce la gente a fregarsene di qualcosa che potrebbe riguardare tutti prima o poi.

Poi ci si lamenta se la gente si disinteressa al voto e alla politica..un referendum viene poi equiparato ad una consultazione politica.

Quante volte Berlusconi si è lamentato delle sue sconfitte giustidficandole con l'astensionismo?

Complimenti a tutti i politici che hanno convinto la gente a non votare..siete delle belle teste di c...o e mi fate schifo.

[ Questo messaggio è stato modificato da: pensolo il 12-06-2005 alle 14:00 ]

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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

Reg.: 06 Giu 2004
Messaggi: 12883
Da: treviglio (BG)
Inviato: 12-06-2005 14:01  
quote:
In data 2005-06-12 13:55, pensolo scrive:
quote:
In data 2005-06-12 13:29, Ayrtonit scrive:
quote:
In data 2005-06-12 12:53, millio scrive:
L'affluenza è bassissima al sud.
Se non si migliora in Sicilia e Calabria, Puglia sembra impossibile il quorum



e poi non bisogna essere razzisti....
ma che merda.




Era preventivabile...comunque anche qui a Genova non è che ci siano le code.
D'altronde se tutti i Tg boicattano il referendum è dura convincere chi non gli frega niente di votare.

Tutto ciò è triste..perchè votando esercitiamo il nostro unico diritto..anche votando no..invece si induce la gente a fregarsene di qualcosa che potrebbe riguardare tutti prima o poi.

Poi ci si lamenta se la gente si disinteressa al voto e alla politica..un referendum viene poi equiparato ad una consultazione politica.

Quante volte Berlusconi si è lamentato delle sue sconfitte giustidficandole con l'astensionismo?

Complimenti a tutti i politici che hanno convinto la gente a non votare..siete delle belle teste di c...o e mi fate schifo.

[ Questo messaggio è stato modificato da: pensolo il 12-06-2005 alle 14:00 ]


si infatti, i poltitici mi fan proprio schifo, per la loro incoerenza, e sicuro che alle prossime votazioni politiche io mi asterrò.
puah!
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DEMONSETH

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millio

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 2394
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-06-2005 14:34  
Colpiscono questi dati (Fonte repubblica)
Città/Aventi diritto/Votanti/percentuale

ENNA/ 142688 /2569/ 1.8
MESSINA/ 530838/ 11148/ 2.1
TRAPANI/ 349597/ 6643/ 1.9
AGRIGENTO/ 359634/ 6114/ 1.7
CALTANISSETTA/ 220769/ 3754/ 1.7
CATANZARO/ 293199/ 5278/ 1.8
COSENZA/ 593527/ 10684/ 1.8
CROTONE/ 133008/ 1863/ 1.4
REGGIO CAL/ 441100/ 7058/ 1.6
VIBO VALENTIA/ 132699/ 1726/ 1.3
FOGGIA/ 504155/ 9075/ 1.8
BARLETTA-ANDRIA-TRANI/ 301177/ 5121/ 1.7
BENEVENTO/ 233330/ 4200/ 1.8
CASERTA/ 678130/ 9494/ 1.4
MATERA/ 163254/ 3102/ 1.9


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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 12-06-2005 14:36  
Ho guardato il tg regionale giusto per rendermi conto.
In liguria la percentuale di affluenza alle urne viaggia poco più del 7% di Genova al quasi 5% di La Spezia.
Imperia è al 5.5% circa, ma c'è da dire che Imperia è la patria di Scajola, e ciò è tutto detto...
Almeno, questi dati sono riferiti alle ore 12.
Io ancora non sono andata a votare, penso che andrò nel tardo pomeriggio o prima di cena, magari una parte di votanti farà così per non bloccare i programmi domenicali, o magari andranno domani.
C'è da dire che i Tg non fanno parola, quelli nazionali non fanno riferimento nè alla percentuale provvisoria di affluenza nè ad altro.
Ho fatto un giro apposta, per i canali televisivi e mi sono resa conto che, a parte un pò il Tg5 e poco poco il Tg3 gli altri non hanno dato grandi informazioni, nè si sono sprecati a ricordare che oggi ci sono le votazioni per questi Referendum.
Questo è pessimo perchè quando ci sono le politiche ce lo fanno a fette con edizioni speciali, serate a tema e volantini, quando si tratta di una votazione a livello nazionale (esattamente come le politiche) che ha a che fare con qualcosa che ci riguarda forse più di direttamente delle scelte dei rappresentanti provinciali/regionali/nazionali si fa scena muta perchè, per chissà quale stupido motivo, è considerata una votazione minore.
Tutto questo dimostra quanta poca preparazione e quando poco impegno civico esista in Italia, Nord o Sud che si dica, Ayrtonit, e mi spiace che tu abbia tirato fuori quella ben molto infelice osservazione sul razzismo e sul Sud Italia.
La Spezia è a meno del 5% di affluenza, cosa dobbiamo fare? Spostiamo gli spezzini in Sicilia?

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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi.

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