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Autore jenin
Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 21-01-2005 11:42  
http://www.informazionecorretta.com/showPage.php?template=rassegna&id=4916

Il regista arabo israeliano Muhammad Bakri, autore del documentario “Jenin, Jenin” che accusava Israele di genocidio e crimini di guerra, ha ammesso in una deposizione la scorsa settimana d’aver falsificato alcune scene usando informazioni sbagliate e d’aver ricevuto finanziamenti da parte dell’Autorità Palestinese per la produzione del film diffamatorio.Il regista e produttore del celebre film, che accusava i militari israeliani d’aver commesso atrocità inaudite nel campo profughi di Jenin nell’aprile 2002, deponendo in tribunale nel corso di un processo per diffamazione ha riconosciuto che in tutto il film sono presenti errori e artifici.
Il regista deve difendersi dalla querela di cinque soldati israeliani che hanno combattuto a Jenin e i cui volti sono riconoscibili nelle sequenze del documentario che accusa i militari d’aver ucciso “un grande numero di civili”, mutilato corpi di palestinesi, eseguito esecuzioni a casaccio, bombardato donne bambini e disabili psico-fisici, e d’aver spianato l’intero campo profughi compresa un’ala del locale ospedale.
Il documentario non mostra nessuna immagine delle presunte atrocità, ma in alcune sequenze i volti dei soldati (che hanno querelato Bakri) vengono soprapposti a presunte “testimonianze oculari” con la chiara indicazioni che essi sarebbero colpevoli di “crimini di guerra”.
Ora però Bakri ammette d’aver “prestato fede” a testimonianze selezionate senza procedere a nessun controllo sulle informazioni che gli venivano fornite. “Ho creduto alle cose che mi venivano dette. Le cose a cui non ho creduto non sono state incluse nel film”, ha spiegato il regista.
Ad una domanda relativa alla scena del film in cui si lascia intendere che truppe israeliane siano passate con i loro mezzi sopra civili palestinesi, Bakri ha ammesso d’aver costruito la sequenza come sua propria “scelta artistica”.
Alla domanda se crede davvero che “durante le operazioni a Jenin soldati israeliani abbiano ucciso la gente in modo indiscriminato”, Bakri ha risposto “No, non lo credo”.
La parte forse più clamorosa della deposizione è giunta quando Bakri ha ammesso che il suo documentario, proiettato nei cinema di tutto il mondo, è stato finanziato dall’Autorità Palestinese, spiegando che “parte delle spese per il film sono state coperte da Yasser Abed Rabu, allora ministro palestinese per la cultura e l’informazione nonché membro del comitato esecutivo dell’Olp sotto la direzione dell’allora leader palestinese Yasser Arafat.
Nell’aprile del 2002 le truppe israeliane entrarono a Jenin nel quadro dell’Operazione Scudo Difensivo volta a fermare la sequela ormai quotidiana di attentati suicidi ad opera di Hamas, Jihad Islamica e Brigate Martiri di Al Aqsa. Israele inviò unità di fanteria alla ricerca di terroristi casa per casa anziché colpire da lontano la “culla” degli attentatori: una scelta che costò la vita a 23 riservisti uccisi da imboscate, cecchini e trappole esplosive palestinesi. Subito dopo la fine dei combattimenti venne fatta circolare dalla dirigenza palestinese l’accusa che Israele avesse commesso un deliberato massacro a sangue freddo di più di 500 civili indifesi. Successivamente è stato appurato che i morti palestinesi nei durissimi combattimenti erano stati 53, per la maggior parte armati. Resoconti di stampa, prove documentarie, indagini di enti governati, non governativi e di organizzazioni umanitarie hanno presto dimostrato che non aveva avuto luogo nessun massacro di civili.
Il film di Bakri mostra diversi “testimoni” che descrivono “brutalità” da parte delle Forze di Difesa israeliane, sostenendo che Israele avrebbe aggredito e ucciso “numerosissimi” palestinesi con carri armati, aerei e cecchini. L’autore tuttavia si guarda bene dall’indicare chiaramente quale dovrebbe essere, secondo lui, il numero esatto di palestinesi uccisi.
Nel frattempo un altro film, "The Road To Jenin” di Pierre Rehov, è giunto a smentire le accuse di Bakri. Una di queste era che Israele avrebbe sparato undici missili contro l’ospedale di Jenin spianandone un’intera ala con tutti i pazienti all’interno, e che non avrebbe nemmeno permesso al personale di soccorso di accedere alla zona. Il direttore dell’ospedale, dottor Mustafa Abo Gali, dice al pubblico del film di Bakri: “Tutta l’ala ovest è stata distrutta. Caccia militari lanciavano i loro missili ogni tre minuti”. Bakri non si prese la briga di controllare. Ma quando Rehov intervistò lo stesso dottor Gali per il suo film e si fece mostrare le dimensioni dei danni, tutto ciò che questi poté mostrare fu un modesto buco sull’esterno dell’ala ovest, completamente intatta. Rehov fornisce anche le immagini aeree dell’ospedale prese l’ultimo giorno della battaglia di Jenin in cui si vede che tutte le sezioni dell’edificio sono normalmente in piedi.
Circa l’accusa di Bakri per cui alle ambulanze non fu permesso di raggiungere la zona, il dottor David Zangen, capo ufficiale medico delle Forze di Difesa israeliane durante l’azione a Jenin, racconta a Rehov come i soldati israeliani hanno soccorso molti combattenti palestinesi feriti, compresi quelli di Hamas. Rehov mostra persino un soldato israeliano che autorizza Gali in persona a ricevere tutto il materiale medico di cui ha bisogno per il suo ospedale.
“Anche lo spettatore più distratto – ha scritto Tamar Sternthal, del Committee for Accuracy in Reporting in the Middle East – si accorgerebbe delle evidenti incongruenze delle presunte testimonianze su cui fa affidamento Bakri”.
Bakri sostiene che i soldati avrebbero sparato a una mano di un inerme abitante palestinese, Ali Youssef, per poi sparargli anche alle gambe. Ma Rehov ha rintracciato Youssef e nel suo film rivela che questi venne ferito a una mano mentre stava dentro a un edificio insieme a terroristi armati di Hamas. Medici israeliani medicarono la ferita di Youssef, gli riscontrarono un difetto congenito al cuore e lo inviarono in Israele perché fosse curato nell’ospedale di Afula. Dalle cartelle cliniche dell’ospedale si rileva che Youssef non è mai stato ferito alle gambe.
Secondo Zangen, Bakri fa ampio ricorso a tecniche filmiche ingannevoli per creare il mito del massacro a freddo, cosa che ora Bakri ammette nella sua deposizione. Zangen cita ad esempio la scena di un tank che si dirige verso una folla. La scena quindi si oscura, lasciando la falsa impressione che quella gente sia stata uccisa. Inoltre Bakri, che in nessun momento della battaglia è stato sul posto a filmare, ingannevolmente giustappone le immagini di tank israeliani e quelle di tiratori scelti in posizione di tiro ad immagini di bambini palestinesi: altra circostanza ammessa da Bakri nella sua deposizione.
Alcune di queste immagini giustapposte includono i cinque soldati riservisti che hanno querelato l’autore davanti a un tribunale di Tel Aviv. I cinque accusano Bakri d’averli falsamente accusati di crimini di guerra e spiegano che, oltretutto, nella loro professione civile hanno frequenti contatti con palestinesi che ora potrebbero riconoscere i loro volti per averli visti nel diffamatorio documentario di Bakri, cosa che mette a repentaglio la loro attività professionale e la loro stessa vita.
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Io sono tutti.

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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 21-01-2005 12:41  
E' la giornata dei grandi ritorni
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"Quando sarò grande non leggerò i giornali e non voterò. Così potrò lagnarmi che il governo non mi rappresenta. Poi quando tutto andrà a scatafascio, potrò dire che il sistema non funziona e giustificare la mia antica mancanza di partecipazione"

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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 26-01-2005 16:11  
per ricordare...
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greenday2

Reg.: 02 Lug 2004
Messaggi: 1074
Da: reggio emilia (RE)
Inviato: 26-01-2005 16:46  
La cosa non mi stupisce affatto...!!!

Post davvero interessante

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 26-01-2005 20:32  
Il sito è tristemente noto per la sua propaganda in favore di Israele, accomodando gli eventi della Storia a suo piacimento con assoluto disprezzo per la vita delle persone e di ogni diritto umano.
Questa propaganda di infimo livello(molto sottile e intelligente, in senso negativo-arriva a confutare un documentario e le sue probabili inesattezze per puntare alla negazione completa dei crimini di guerra) consente inoltre che tali abusi e crimini di guerra, come quelli verificatisi a Jenin nel 2002 nelle operazioni cosiddette "scudo difensivo", possano perpetuarsi all'infinito dato che si tende a negare che tutto questo sia mai avvenuto.

Un po' come chi arriva a negare che gli ebrei furono sterminati nei campi di concentramento.
Ecco, questo è un esempio in piccolo di come si possa riesumare certo fanatismo.
Si parte da un documentario propagandistico per poter arrivare a negare la realtà.


Per una corretta informazione degli avvenimenti a Jenin 2002,

Rapporto di Amnesty International
Rapporto di Human Rights Watch


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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 26-01-2005 20:40  
qui si parlava di una deposizione a proposito di un film .nessuno nega che sia successo, si parla della veridicità del film
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M.O.I.G.E. al rogo

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TesPatton

Reg.: 09 Giu 2004
Messaggi: 7745
Da: Pn (PN)
Inviato: 27-01-2005 01:31  
Jenin...

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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 28-01-2005 18:26  
No, in effetti Quilty stavolta ha ragione: l'articolo con quei toni cerca chiaramente di togliere responsabilità (che anche io credo ci siano state, anche se i rapporti, ti prego di badarci, Quilty, si basano in gran parte su testimonianze palestinesi, e spesso solo su quelle) alle operazioni militari israeliane.
Allora rettifico: quello che volevo dire (e non ho detto) e ribadire, con quell'articolo, non era che sono sicuro che a Jenin non ci siano stati crimini di guerra non puniti.
Era che Arafat è sempre stato, e sempre lo sarà, un infimo criminale e dopppiogiochista; anche se in Italia c'è chi ce l'ha "nel cuore" (lasciamo perdere).
E che la Propaganda, come la chiama il mio cane da guardia preferito, nonchè mistico ricercatore della verità dell'informazione (!), è una strategia più diffusa e usata di quanto si pensi. Anche tra chi sembrerebbe solo subirla.

quote:
In data 2005-01-26 20:40, riddick scrive:
qui si parlava di una deposizione a proposito di un film .nessuno nega che sia successo, si parla della veridicità del film



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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 28-01-2005 18:28  
E visto che ci siamo, e perchè c'ho voglia:


Il Corriere della Sera - lunedi', 15 ottobre 2001


LA RABBIA E L' ORGOGLIO

Uditi i critici ha ragione Oriana

di GIOVANNI SARTORI


Oriana Fallaci è fiorentina. Lo è anche Tiziano Terzani. E Dacia Maraini lo è a metà (per parte di padre, Fosco Maraini). Se nella querelle entro anche io - visto che anche io sono fiorentino - tutti insieme facciamo quasi un en plein. I fiorentini sono anche contrariosi e litigiosi. E quindi lite sia / per poter dire la mia. Dacia Maraini esordisce (Corriere del 29/9) con "Cara Oriana". Si vede che per metà fiorentina non è. Perché quell'esordio è semmai torinese: falso e cortese. "Cara" un fico secco. Nel capoverso che segue la cara Maraini dichiara alla cara Fallaci che "l' ammirazione per il tuo coraggio si è trasformata presto in un allarme per la tua incoscienza". Per una donna di gentile aspetto e di modi garbati, questa è secca davvero. Almeno Tiziano Terzani (Corriere dell' 8/10) esordisce con "Oriana" e basta, senza "carinità", senza falsa cortesia. Giusto. Visto che il Nostro scrive così: "Nelle t ue parole sembra morire il meglio della testa umana, la ragione; il meglio del cuore, la compassione". Con questo supplemento: "La tua brillante lezione di intolleranza ora influenza tanti giovani e questo mi inquieta". Per una persona dalla faccia orientalizzata (e, si suppone, di religione contemplativa) queste uscite sono di rarissima pesantezza. Deve essere un richiamo della foresta, un ritorno di fiamma fiorentino. Non è una grande scoperta che tutti noi leggiamo selettivamente e con dei paraocchi. Ma questa volta la distanza selettiva delle letture è stata davvero straordinaria. Come risulterà dalla discussione. Dalla quale si ricava - ne anticipo la conclusione - che Oriana Fallaci deve aver ragione, visto che i suoi assaltanti hanno abbondantemente torto. All'inizio mi sono lasciato un po' incantare dal flauto di Terzani, dal suo dire che "dubitare è una funzione essenziale del pensiero, il dubbio è il fondo della nostra cultura". Oddio, questo è il fondo della cultura di Amleto. Cartesio non scriveva "dubito quindi sono", ma cogito ergo sum. Il dubbio deve dunque essere inserito nel cogito, nel pensare. E il dubitare di Terzani - come vedremo - non lo è. Umberto Eco dice su Repubblica che lui si preoccupa "dei giovani perché tanto ai vecchi la testa non cambia più". Sarei curioso di sapere qual è la categoria nella quale Eco colloca se stesso, se tra i vecchi o no. Comunque sia, io di me stesso lo so: per i giovani sono uno stravecchio. Il che non toglie - sorpresa, sorpresa - che la mia testa sia tutta un frullo di cambiamenti. Nel ' 68 scrivevo - proprio sul Corriere - che la cosiddetta rivoluzione studentesca preparava l' avvento della asinocrazia, del trionfo degli asini. Il che mi costringeva, nella mia testa, a vedere con diminuitissimo ottimismo il progredire della democrazia. Subito dopo la caduta del Muro di Berlino notavo che la "democrazia senza nemico" era molto più difficile da gestire della democrazia minacciata da un nemico. Il che mi induce va a riorientare la mia testa su questo nuovo problema. E siccome già scrivevo della altissima vulnerabilità della società tecnologica negli anni Settanta, l' 11 settembre non mi ha preso del tutto alla sprovvista. Mi sono subito detto: questa è Hiroshima Due; ancora un inedito, e un inedito ancora più terrorizzante di Hiroshima Uno. Nel 1945 c' era la guerra e si sapeva con certezza che la resa (del Giappone) fermava anche il bombardamento atomico americano. Oggi i confini tra guerra e pace si sono annebbiati, e oggi nulla ferma più niente. La polverizzazione delle due torri di Manhattan prefigura un orripilante scenario di "atomiche di pace" (per così riassumere) che ci possono colpire ogni giorno e che massacrano alla cieca. Dunque, da u n mese io mi sto rifacendo - bene o male - una testa nuova che cerca di capire e di fronteggiare una nuovissima (nonché orribilissima) realtà. Invece per la Maraini e Terzani è quasi come se non fosse successo niente di nuovo. In entrambi ripassa il déjà vu di sempre, ripassano i ritornelli di sempre. Saranno anche giovani, certo più giovani in anni di me; ma per il criterio di Umberto Eco la loro testa è già vecchia assai. Dacia Maraini è una bravissima scrittrice di romanzi che leggo sempre con piacere; ma nel suo discettare etico-politico ritrovo soltanto gli stanchi luoghi comuni del terzomondismo politicamente corretto. Tiziano Terzani ci ha raccontato con finezza e bravura dell' Asia; ma quando cita - come ricette di salvezza - San Francesco d'Assisi, Gandhi e poi, scendendo di parecchi chilometri, padre Balducci e il mio collega (alla Columbia University) Edward Said, allora cita a sproposito. Personalmente io preferisco i Domenicani ai Francescani. Concedo che Il Cantico di Frate Sole è un testo di un candore commovente. Ma quel candore non può essere trasferito da una età davvero primitiva all'età ultracomplicata del terzo millennio. Quanto a Gandhi, lui aveva a che fare con gli inglesi, e noi non abbiamo a che fare con dei Gandhi. E padre Balducci? Pochi sanno chi fosse. Ma a Firenze negli anni nei quali padre Balducci affascinava il colto e l' inclita (e anche, a quanto pare, Terzani) c'ero anch'io; e ricordo un dibattito nel quale lui attaccò così smodatamente il Papa da costringere il sottoscritto, laico abbastanza catafratto, a fare il papalino, il papofilo. Bel personaggio quel padre Balducci! Ma sempre più bello del cupissimo Edward Said, che scrive bene ma razzola malissimo. Il fatto che Said sia palestinese lo legittima nel suo essere pro palestinesi. Ma non mi risulta che Said abbia mai condannato i suoi uomini-bomba, ed esiste una fotografia che lo coglie, in zona Gaza, che lancia un sasso "intifadico" contro gli israeliani. Lui sarebbe un fautore di "campi di comprensione invece di campi di battaglia"? On aura tout vu, se ne vedono (e sentono) proprio di tutte. Terzani scrive: "A te, Oriana, i kamikaze non interessano. A me tanto, invece". Dopodiché cita i giapponesi che hanno dato origine al nome, le tigri Tamil, i palestinesi di Hamas. Fine lì. Terzani è troppo vecchio, direbbe Eco, per afferrare che i kamikaze di New York sono animali del tutto diversi da quelli che lui sta ancora studiando. I kamikaze all'antica - diciamo - si immolano per una loro patria, sono "locali". La loro causa è concreta e circoscritta. I suicidi di New York e del Pentagono, e quelli che verranno nella loro scia, sono "globali" e la loro patria è il Corano, è una fede religiosa. Non si battono per una loro madrepatria, per la patria nella quale sono nati, ma per un mondo islamizzato che combatte e punisce gli infedeli. Fa una bella differenza. Che però a Terzani sfugge. Il Nostro prosegue così: "Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolve uccidendo i terroristi ma eliminando le ragioni che li rendono tali". Sante parole, ma soltanto parole. Asserire che il problema del terrorismo non si risolve uccidendo i terroristi è come asserire che il problema della criminalità non si risolve arrestando e condannando i criminali. Vero; ma quale sarebbe l' alternativa? Eliminare le prigioni e rinviare i criminali a uno "studio Terzani" nel quale possono essere studiati e compresi? Se Terzani ci sta, io ci sto. Mi fornisca l'indirizzo e io proporrò (alla Basaglia) che le prigioni vengano abolite e che i loro inquilini lo vadano a trovare nella sua baita nell'Himalaya. Poi veda lui. Il punto serio è , comunque, che il problema del terrorismo deve essere spiegato dalle ragioni che lo motivano. Ma Terzani lo spiega asserendo che l'attacco alle Torri Gemelle "certo non è l'atto di una guerra di religione degli estremisti musulmani". Per una persona che esordisce dichiarando di non avere certezze e che per lui la nostra civiltà è la civiltà del dubbio, questa asserzione è stonata. Ed è anche infondata. Perché Terzani la sostiene citando un collega americano di nessuna particolare eminenza (un o tra centomila) per il quale gli "assassini suicidi dell'11 settembre non hanno attaccato l'America ma la politica estera americana", colpevole, tra l'altro, di aver mantenuto, nonostante la fine della guerra fredda, "circa 800 installazioni militari nel mondo". Davvero formidabili questi fondamentalisti addestrati da Bin Laden. Sapevano, sanno, cose che non sapevo nemmeno io. Faccio ammenda. Dopodiché passo lo stesso a dichiarare che questa è una spiegazione risibile. Come ho già spiegato su questo giornale, chi capisce così non capisce nulla. Terzani osserva che "se alla violenza dell'attacco alle Torri Gemelle noi rispondiamo con ancora più terribile violenza... alla nostra ne seguirà una loro ancora più orribile e così via". Certo, la violenza chiama violenza. Ma, intanto, non è lecito equiparare la violenza di chi inizia con la violenza di chi si difende. Uno mi spara addosso. Io, dopo, gli rispondo contro-sparando. È la stessa cosa? Ovviamente no. Ciò fermato, qual è l'alternativa? Subire la violenza, farsi violentare senza reagire, fermare la violenza? Non è mai successo. Né succederà, questo è sicuro, con il terrorismo islamico. A proposito, i terroristi chi sono? Cosa li caratterizza? E, quindi, come li dobbiamo definire? Dopo aver menzionato i kamikaze giapponesi, i Tamil e i palestinesi di Hamas, Terzani scopre le sue carte: dobbiamo accettare - dichiara - che anche il presidente della Union Carbide (il richiamo è alla esplosione della fabbrica chimica di Bhopal, in India, nel 1984) sia percepito come un terrorista. Perché dobbiamo accettare che "per altri" (il Nostro non si scopre e non lascia capire se lui si includa nei suddetti altri; ma sospetto di sì) il terrorista "possa essere l'uomo di affari che arriva in un Paese povero del Terzo Mondo" per fare, come fa, soltanto i suoi sporchi affari. Terzani si rende conto di averla sparata grossa, e mette le mani avanti. Questo - avverte - "non è relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo come m odo di usare la violenza può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche". Difatti questo non è relativismo; è pasticciare tutto, è incapacità di distinguere, incapacità di usare (come prescritto da Cartesio) idee chiare e distinte. E fa specie che Terzani si lanci all'attacco di Oriana Fallaci accusando lei di attentare "al meglio della testa umana, alla ragione". Perché qui è lui che va in clamoroso autogol. L'Union Carbide come (quasi come) Al Qaeda? Gianni Agnelli come (quasi come) Bin Laden? Alla stregua di questa logica anche Terzani sarebbe un terrorista, perché "usa violenza" alla logica. Il punto è che il terrorismo non può essere definito soltanto come "modo di usare violenza". A metterla così tutto è terrorismo, e perciò stesso (nota Mario Pirani) nulla è terrorismo. Ma per chi ragiona e sa ragionare queste sono soltanto sciocchezze. Vengo a Dacia Maraini. Che addirittura si appella al Papa: "Nel momento in cui tutti, dal Papa al presidente degli Stati Uniti cercano di distinguere tra Islam e terrorismo, tu te la prendi con chi non è pronto a buttarsi in una guerra di religione. Per te chi distingue tra terrorismo e Islam è un ipocrita, un fottuto intellettuale. Con questo criterio anche il Papa sarebbe un ipocrita". Ma occorre davvero arrivare a un combattimento a colpi bassi, a colpi di Papa? Rileggiamo assieme il testo incriminato, che dice: "Qui è in atto una guerra di religione, forse voluta e dichiarata soltanto da una frangia di quella religione, m a comunque una guerra di religione". D'accordo, a livello diplomatico dobbiamo essere prudenti, dobbiamo sottacere. Ma Galli della Loggia (Corriere del 4/10) ha benissimo spiegato che le prudenze diplomatiche sono una cosa e la verità dei fatti un'altra. E il fatto è che l'ostilità dei cosiddetti Stati arabi "moderati" verso il terrorismo "non nasce da un loro supposto moderatismo, nasce dalla paura del radicalismo militante". Difatti i governi in questione non sono in grado di "tradurre la l oro paura dell'estremismo in una qualunque battaglia ideologico-culturale a favore di una versione moderata dell'Islam... Dalle società del fronte cosiddetto moderato non è mai venuta una condanna esplicita contro la sentenza di morte dei mullah iraniani a carico di Salman Rushdie, contro le pene degradanti e inumane... contro la bestiale persecuzione di cristiani in Sudan...". Il fatto è, allora, che il fanatismo fondamentalista non può essere messo in discussione in nessuno Stato musulmano " perché ciò equivarrebbe a mettere in discussione in modo pubblico il Corano". Il che è tutto esatto. Allora, quale sarebbe il terribile, vergognoso sbaglio di Oriana Fallaci? Forse sta nell'aver detto "forse". Invece avrebbe dovuto dire: qui è in atto una guerra di religione "anche se" voluta e dichiarata soltanto da una frangia di quella religione. Ma l'ira di Dacia Maraini non può essere stata scatenata da così poco. Potrebbe essere stata innescata dall'attacco di Oriana Fallaci a una Italia "stupida, vigliacca... imbelle, senza anima"? Non vorrei mai che la Maraini si sia sentita in qualche modo inclusa in quel ritratto. Sarebbe peccato. Sia come sia, qui mi interessa la Maraini che ci leziona su come le culture e/o le civiltà siano o non siano da paragonare. L'attacco è questo: Tu (Oriana) "con foga impaziente sostieni che non vuoi nemmeno sentire parlare di due culture, perché le si metterebbero sullo stesso piano... E parti come un ciclone a fare quel che chiunque abbia un briciolo di buon senso ti direbbe che non si può fare: una comparazione fra civiltà". Fermi: qui stiamo parlando di culture o di civiltà? Dacia Maraini evidentemente confonde le due cose. Il che, vedremo, è una grave "fallacia". Ma prima continuiamo a citare: "Non c'è bisogno di aver studiato antropologia per sapere che ogni confronto tra culture è insensato. In quanto la civiltà è in movimento... sfugge al concetto di bene e di male. Ogni cultura... vive di valori, di regole... che non possono essere disprezzate mai, per nessuna ragione". E dunque, conclude la Nostra, "lasciamo stare il discorso sulla civiltà. Dopo millenni di odi e di guerre dovremmo perlomeno avere imparato che il dolore non ha bandiera". Sì, certo, il dolore non ha bandi ere. Come qualmente le lacrime sono tutte eguali. Ma cosa c'entra, in questo bel dire, la civiltà? C'entra se osserviamo che queste sono massime di alta civiltà (che non sono condivise, vedi caso, dalla "bassa civiltà" di chi esulta per il massacro di Manhattan). Però perché dobbiamo abbandonare il discorso sulle civiltà per scoprire che il dolore non ha bandiere? Il nesso mi sfugge. E mi sfugge perché proprio non c'è. E temo che tutto il succitato argomentare di Dacia Maraini sia del tutto s connesso. Il guaio è - già notavo - che la Nostra non distingue, non sa distinguere, tra cultura e civiltà. Tra l'altro la sua sola pezza d'appoggio è l'antropologia culturale (l'antropologia senza aggettivi è un'altra cosa); e l'antropologia culturale non ha, come suo concetto portante, il concetto di civiltà. Lévy-Bruhl e gli altri padri fondatori della disciplina hanno esplorato la "mentalità primitiva" e la sua distanza-differenza dalla nostra (e dalla nostra logica). E se io mi travestissi da antropologo culturale sarei prontissimo a sostenere che gli antropofaghi che mangiano i nemici che uccidono sono molto più "razionali" di chi non lo fa. Se non lo sostengo è perché la mia sensibilità etica si ascrive ad un'altra civiltà. Appunto, civiltà. Ma anche a questo proposito ci dobbiamo intendere. Se io difendo, come difendo, la civiltà occidentale non lo faccio in sede estetica e nemmeno religiosa. L'architettura, la letteratura e l'arte di molte civiltà non-occidentali sono , a mio giudizio, di straordinaria bellezza. E se mi venisse chiesto di scegliere una religione, io passerei al buddismo (anche se sono attratto dal nitore e dalla compostezza dello shintoismo). Dunque, e venendo al nocciolo, qual è la civiltà che io difendo, e della quale la Maraini e Terzani non danno mostra di accorgersi? È la civiltà nell'accezione etico-politica del concetto. È la civiltà che ha conseguito più di ogni altra - sì, al paragone con ogni altra - la "buona città", la città politica più umana, più vivibile, più libera, più aperta di ogni altra. È, questo, un paragone "insensato"? È una tesi che lascio agli insensati che la sostengono. Terzani scrive che l'intolleranza di Oriana lo inquieta. A me inquieta molto di più, confesso, la cecità di chi fruisce di una "buona vita" (etico-politica) che non vede perché non sa vedere in contrasto. Per Oriana Fallaci, "se crolla l'America crolla l'Europa. Crolla l'Occidente, crolliamo noi. Blair l'ha capito...". Evidentemente Terzani e la Maraini no. Perciò sono davvero spaventato.

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Quilty

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Da: milano (MI)
Inviato: 29-01-2005 10:53  
quote:
In data 2005-01-26 20:40, riddick scrive:
qui si parlava di una deposizione a proposito di un film .nessuno nega che sia successo, si parla della veridicità del film




In realtà se leggi attentamente il pezzo riportato , ti acorgerai della sottile e acuta propaganda consistente nel fatto che l'autore del pezzo passa DISINVOLTAMENTE dalle inesattezze (diamole per vere) del documentario su Jenin alla descrizione di quei tragici giorni.

Circa l’accusa di Bakri per cui alle ambulanze non fu permesso di raggiungere la zona, il dottor David Zangen, capo ufficiale medico delle Forze di Difesa israeliane durante l’azione a Jenin, racconta a Rehov come i soldati israeliani hanno soccorso molti combattenti palestinesi feriti, compresi quelli di Hamas. Rehov mostra persino un soldato israeliano che autorizza Gali in persona a ricevere tutto il materiale medico di cui ha bisogno per il suo ospedale.

Come dicevo, si parte dalla confutazione di un documentario propagandistico per arrivare a negare la realtà dei fatti.
E' stato testimoniato dalle più importanti organizzazioni umanitarie che i soccorsi furono negati in quei giorni, cosa che costituisce un crimine di guerra.

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Quilty

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Inviato: 29-01-2005 11:01  
quote:
In data 2005-01-28 18:26, Alessandro scrive:
anche se i rapporti, ti prego di badarci, Quilty, si basano in gran parte su testimonianze palestinesi, e spesso solo su quelle) alle operazioni militari israeliane.



Sai sono rapporti di organizzazioni umanitarie non schierate,il cui prestigio potrebbe essere messo in discussione da qualche fanatico; sono organizzazioni che stilano a loro volta rapporti sulle violazioni dei diritti umani da parte dei palestinesi.
Se hai qualcosa di più attendibile non vedo perchè nascondercelo invece di pubblicare siti di propaganda.


quote:
Era che Arafat è sempre stato, e sempre lo sarà, un infimo criminale e dopppiogiochista; anche se in Italia c'è chi ce l'ha "nel cuore" (lasciamo perdere).


Che c'entra Arafat con Jenin e con il topic in questione?
Della serie, la buttiamo lì così...


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Alessandro

Reg.: 12 Nov 2002
Messaggi: 1274
Da: Milano (MI)
Inviato: 29-01-2005 11:42  
Come che c'entra?
Sant'Arafat era il capo e maggiore artefice della Propaganda palestinese, sebbene facesse la colmbina e parlasse di negoziati. [/quote] Pagava anche i registi, a quanto pare . Vedi, è semplice: non è che non sia riuscito a fermare il terrorismo palestinese. Non l'ha mai voluto fermare. Spero almeno che il suo Nobel non riposi con lui. E spero che tu non abbia da santificarlo come fanno e hanno fatto gran parte dei media che ami definire pro-israele.

[quote]In data 2005-01-29 11:01, Quilty scrive:
quote:
In data 2005-01-28 18:26, Alessandro scrive:
anche se i rapporti, ti prego di badarci, Quilty, si basano in gran parte su testimonianze palestinesi, e spesso solo su quelle) alle operazioni militari israeliane.



Sai sono rapporti di organizzazioni umanitarie non schierate,il cui prestigio potrebbe essere messo in discussione da qualche fanatico; sono organizzazioni che stilano a loro volta rapporti sulle violazioni dei diritti umani da parte dei palestinesi.
Se hai qualcosa di più attendibile non vedo perchè nascondercelo invece di pubblicare siti di propaganda.


quote:
Era che Arafat è sempre stato, e sempre lo sarà, un infimo criminale e dopppiogiochista; anche se in Italia c'è chi ce l'ha "nel cuore" (lasciamo perdere).


Che c'entra Arafat con Jenin e con il topic in questione?
Della serie, la buttiamo lì così...



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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 29-01-2005 12:33  
quote:
In data 2005-01-29 11:42, Alessandro scrive:
Come che c'entra?
Sant'Arafat era il capo e maggiore artefice della Propaganda palestinese, sebbene facesse la colmbina e parlasse di negoziati. Pagava anche i registi, a quanto pare . Vedi, è semplice: non è che non sia riuscito a fermare il terrorismo palestinese. Non l'ha mai voluto fermare. Spero almeno che il suo Nobel non riposi con lui. E spero che tu non abbia da santificarlo come fanno e hanno fatto gran parte dei media che ami definire pro-israele.





Veramente io ho definito pro- Israele il sito "informazione corretta", e abbiamo analizzato come presenti le notizie tentando vergognosamente di mischiare documentari con realtà.
Non vedo cosa ci sia di male nel finanziare film del genere: il revisionismo è una prerogativa non solo di Hollywood, evidentemente.
Per quanto riguarda la figura di Arafat si potrebbero scrivere effettivamente cose molto interessanti a tal proposito,purchè non le si usi come pretesto per negare le responsabilità di Israele (e degli Usa che li supportano) nel massacro di migliaia di innocenti nel corso della storia.



[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 29-01-2005 alle 12:35 ]

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greenday2

Reg.: 02 Lug 2004
Messaggi: 1074
Da: reggio emilia (RE)
Inviato: 29-01-2005 14:28  
Allora facciamo un discorso un attimo a tutto tondo.

Partiamo dal '48 : com'è nato lo stato d'israele? E' nato in modo legittimo o meno?
Se non sbaglio Israele ha COMPRATO LEGALMENTE le terre giusto? Tra l'altro quest' accordo e' stato sancito dai paesi dell'ONU (in primis USA e URSS) sbaglio?
Otto ore dopo la dichiarazione di indipendenza, gli eserciti di Egitto, Iraq, Libano, Siria, Transgiordania,Yemen e Arabia Saudita invasero il territorio legale di Israele. Alla vigilia dell’invasione panaraba, ‘Abd al-Rahman Azzam Pascià, segretario generale della Lega araba, dichiarò che si sarebbe trattato di una guerra di sterminio, di un terribile massacro, paragonabile alle stragi mongole e alle Crociate. E una settimana prima dell’invasione, incontrando ad Amman un rappresentante britannico, Azzam Pascià aveva affermato: "Non importa quanti siano gli ebrei. Li ributteremo a mare". Dico forse cose inesatte?
Fu così l’inizio della prima guerra arabo-israeliana, per Israele una vera e propria guerra d’indipendenza: "agli arabi di Palestina premeva di più non avere uno Stato ebraico che averne uno arabo-palestinese". Il problema palestinese fu dunque il risultato, non la causa, del conflitto arabo-israeliano. Lo stesso Amin al-Husseini sostenne, dopo la sconfitta del 1948, che l’invasione d’Israele non ebbe mai lo scopo di "liberare la Palestina", ma fu piuttosto dettata dalle ambizioni territoriali degli Stati arabi. Né gli arabi mai pensarono di formare uno Stato palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania fino a che queste restarono in mani arabe, cioè sino al 1967.
I combattimenti, che durarono una quindicina di mesi e che videro da parte israeliana circa 6.000 caduti, terminarono con l’inizio dell’ultima tregua, il 7 gennaio 1949: subito dopo seguirono i negoziati per gli armistizi, sotto gli auspici delle Nazioni Unite, fra Israele e ciascuno dei paesi invasori (eccetto l’Iraq, il quale ha rifiutato fino ad oggi di negoziare con Israele). Queste trattative produssero accordi armistiziali ed una nuova geografia dello Stato ebraico: la pianura costiera, la Galilea e l’intero Negev vennero a trovarsi sotto la sovranità israeliana, Giudea e Samaria furono sotto il governo giordano e la striscia di Gaza rientrò sotto l’amministrazione egiziana. Gerusalemme venne divisa tra la Transgiordania, che ne controllava la Città Vecchia e la parte orientale, e Israele, sotto il cui controllo si trovava il settore occidentale.

Nuovi confini, ma anche vari incubi strategici: le città israeliane si trovarono entro il raggio d’azione delle artiglierie nemiche, molti villaggi vennero divisi in due e una strozzatura di una quindicina di chilometri tra la Cisgiordania e il mare rendeva Israele altamente vulnerabile.

Il problema dei 600.000 profughi palestinesi, in fuga dalle terre conquistate da Israele, fu al centro dell’attività delle Nazioni Unite, ma come disse il presidente dell’UNRWA Ralph Galloway: "Gli Stati arabi non desiderano risolvere il problema dei profughi: essi vogliono mantenerlo come una piaga aperta, un affronto contro le Nazioni Unite ed un’arma contro Israele. I leaders arabi se ne infischiano se i profughi vivano o muoiano". Svanì così la prospettiva di uno Stato arabo-palestinese confinante con lo Stato d’Israele: la Cisgiordania, come s’è detto, fu annessa al regno Hashemita di Transgiordania e la striscia di Gaza all’Egitto.

Terminata la guerra d’indipendenza, Israele concentrò i propri sforzi sulla costruzione di quello Stato per la costituzione del quale il popolo ebraico aveva lottato e sulla sistemazione dei "propri" profughi, cioè di tutti quegli ebrei che fino al 1948 avevano vissuto in paesi islamici e che dopo tale data - a causa delle feroci persecuzioni antiebraiche - furono costretti ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio in Israele. I nuovi arrivati si stabilirono nei quartieri abbandonati dagli arabi o fondarono nuovi villaggi in regioni scarsamente popolate dell’entroterra o presso i confini.
Nei primi quattro mesi d’indipendenza raggiunsero i porti d’Israele circa 50.000 nuovi arrivati, per lo più sopravvissuti alla Shoà. Verso la fine del 1951 erano arrivate 687.000 persone: 300.000 delle quali erano profughi (analfabeti, psicologicamente traumatizzati e privi di risorse) di paesi Arabi.
Lo sforzo economico dovuto alla guerra d’indipendenza e la necessità di provvedere alla rapida crescita della popolazione resero necessaria austerità all’interno e aiuti finanziari dall’estero. L’assistenza offerta dal governo degli Stati Uniti, i prestiti di banche americane, i contributi degli ebrei della diaspora e i risarcimenti post-bellici della Germania furono usati per costruire case, meccanizzare l’agricoltura, fondare una flotta mercantile e una linea aerea nazionale, sviluppare industrie ed espandere reti stradali, di telecomunicazioni e di energia elettrica.



La prima Knesset (Parlamento, deve il suo nome e il numero dei suoi membri alla Knesseth Hagdolah, "Grande Assemblea", l’ente rappresentativo ebraico convocato a Gerusalemme da Ezra e Nehemia nel V secolo prima dell’era volgare) composta da 120 membri, si riunì dopo le elezioni nazionali del 25 gennaio 1949. David Ben Gurion venne eletto Primo Ministro e Chaim Weizman fu il primo Presidente dello Stato. L’11 maggio 1949 Israele occupò il proprio seggio in qualità di 59° membro delle Nazioni Unite.

Verso la fine del primo decennio, la produzione industriale era raddoppiata e così anche il numero delle persone impiegate, con esportazioni industriali quadruplicate. La vasta espansione di aree coltivate aveva portato all’autosufficienza nella fornitura di tutti i prodotti alimentari di base: circa 20.000 ettari di terreno per lo più desertico furono rimboschiti e vennero piantati alberi lungo quasi 800 chilometri di strade.

Quando Israele celebrò il suo decimo anniversario, la sua popolazione contava oltre due milioni di abitanti.

Ma veniamo ad un peiodo un po piu recente :
1966-67 : La Siria inzia a bombardare dalle alture del GOlan indiscriminatamente le città israeliane, mentre le truppe egiziane pongono un embargo alle navi israeliane e inziano l'invasione dal Sinai :
Il presidente dell'Egitto Nasser dichiara : "il nostro obiettivo e' distruggere Israele"! Il problema e che non avevano fatto il conto della preparazione Israeliana (se qualcuno non sa come si e' svolto il conflitto se lo vada pure a cercare : terza guerra arabo-israeliana").
In giordania nel 1970, durante la guerra civile, Arafat e l'OLP cercano di rovesciare Re Hussein: dopo tentativi di accordo andati a vuoto per l'intransigenza di Arafat, re Hussein offre a questo di formare un nuovo governo con Arafat primo ministro! Ma Araf rifiuta! Perchè? Ovvio! Il prezzo era interrompere le azioni terroristiche contro Israele! Prezzo troppo alto!
6 ottobre 1973 : l'egitto e la siria sferrano un attacco nello Yom Kippur (ossia il giorno piu sacro per israele). Per chi volesse sapere com'è finita : quarta guerra arabo-israeliana.

Scusate...ma chi sono i guerra-fondai allora? Chi non vuole la nascita di uno stato Palestinese??
Palese : gli altri stati arabi! La situazione palestinese, e' un occasione troppo ghiotta per puntare il dito contro Israele (vedi Siria e Iran soprattutto).
Ma Arafat cosa ha fatto del suo popolo? Come mai non ha donato al popolo morente di fame parte della sua immensa ricchezza (stimata in centinaia di miliardi delle vecchie lire)? Perchè invece ha continuato a finanziare i gruppi terroristici estremisti?

Ah un ultima cosa : Israele in 50 anni ha creato dal deserto, giardini, città, banche, ospedali piu rinomati del mondo, fiumi, terreni coltivabili, senza contare che alcune città israeliane sono le piu all'avanguardia in tutti i campi (medico, finanziario, architettonico etc. etc.).

Invece cosa fanno i palestinesi, anzichè cercare di arrivare almeno ad un quarto dell'evoluzione d'Israele? Si fanno esplodere per volere di qualche signorotto arabo coperto di dollari e petrolio ed in nome del Corano (scusate, io ne ho letto una buona parte, ma non ho mai trovato nemmeno un versetto di Allah che dica "fratelli mussulmani, fatevi esplodere contro i civili di altre religioni"...se qualcuno lo trova me ne riporti pagine e verso per favore).

Ok scusate per la lunghezza...




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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
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Da: milano (MI)
Inviato: 29-01-2005 15:56  
Bene, il revisionismo continua.
Pare infatti da questo copia-incolla mascherato
http://digilander.libero.it/thatsthequestion/2.htm
che Israele sia la vittima di un assedio devastante.
In questo piccolo riassunto storico vengono omessi fatti direi fondamentali come l'occupazione illegale di territori (ci sono decine di risoluzioni Onu inascoltate), l'invasione del Libano...eccetera.

Scusate ma se vogliamo parlare di cose serie,cerchiamo almeno di farlo in modo serio.

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