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Autore Paesi "dimenticati": Corea del Nord
quentin84

Reg.: 20 Lug 2006
Messaggi: 3011
Da: agliana (PT)
Inviato: 12-10-2006 23:23  
E' gravissimo che nel 2006, ci siano capi di Stato che spendono milioni in armamenti, ma il Potere (questo vale a maggior ragione per dittature come quella nordcoreana) non ha mai tenuto in gran conto i veri bisogni della popolazione.

Che ci siano paesi che posseggono armi nucleari (e gli Stati Uniti, le hanno pure usate) può essere irrilevante per me e te, ma non lo è per Iran e Corea del Nord.

Personalmente sono per il disarmo totale delle armi atomiche , ma mi rendo conto che è un'utopia.


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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 12-10-2006 23:30  
che cosa ci vuoi fare

questo è il mondo in cui viviamo

ma ci son anche posti civili dove si vive bene
bisognerebbe avere il coraggio di andarsene e far finta che il resto non esista
_________________
For relaxing times make it Suntory time

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 15-10-2006 12:34  
Di fronte a una Corea del nord che starebbe cercando di dotarsi, senza motivo, di armi di distruzione di massa, Washington conduce un'opposizione apparentemente disinteressata e in buona fede. Eppure fin dagli anni '40 gli Stati uniti hanno usato o minacciato di usare queste armi nell'Asia del nord-est. Sono l'unica potenza ad aver fatto ricorso alla bomba atomica e la loro dissuasione si basa sulla minaccia di usare di nuovo queste armi in Corea. Bruce Cumings Più che una guerra «dimenticata», il conflitto in Corea (1950-53) potrebbe essere definito una guerra sconosciuta. Difficilmente potrà essere dimenticato il terribile effetto distruttivo dei bombardamenti aerei americani sulla Corea del nord - l'uso su vasta scala di bombe incendiarie (per lo più napalm), le minacce di ricorso ad armi nucleari e chimiche (1) e la distruzione di gigantesche dighe nordcoreane nella fase finale della guerra. Tuttavia questi fatti sono poco conosciuti anche dagli stessi storici, e le analisi giornalistiche sulla questione nucleare nordcoreana di questi ultimi dieci anni non ne hanno mai fatto riferimento.
La guerra di Corea è considerata un conflitto limitato, ma in realtà assomigliò molto alla guerra aerea contro il Giappone imperiale durante la seconda guerra mondiale, e spesso fu condotta dagli stessi responsabili militari americani. Ma al contrario degli attacchi di Hiroshima e Nagasaki, che sono stati al centro di numerose analisi, i bombardamenti incendiari contro le città giapponesi e coreane hanno ricevuto molta meno attenzione. La stessa strategia nucleare e aerea di Washington nell'Asia del nord-est dopo la guerra di Corea è poco conosciuta, anche se questa strategia è stata alla base delle scelte nordcoreane e rimane un fattore chiave nell'elaborazione della strategia americana in materia di sicurezza nazionale. [...] Il napalm fu inventato alla fine della seconda guerra mondiale. Il suo utilizzo provocò un grande dibattito durante la guerra del Vietnam, alimentato da foto terribili di bambini che correvano nudi sulle strade, con la pelle distrutta. Tuttavia una quantità di napalm ancora più grande fu sganciata sulla Corea, con effetti ancora più devastanti poiché la Repubblica popolare democratica di Corea (Rpdc) aveva molte più città densamente abitate del Vietnam del nord. Nel 2003 ho partecipato a una conferenza a fianco di ex combattenti americani della guerra di Corea. Durante una discussione a proposito del napalm, un sopravvissuto della battaglia del Serbatoio di Changjin (Chosin in giapponese), che aveva perso un occhio e parte della gamba, ha affermato che questa arma era indubbiamente orribile, ma «cadeva sulle persone giuste».
Le persone giuste? Come quando un bombardamento colpì per sbaglio una dozzina di soldati americani: «Intorno a me gli uomini erano bruciati. Rotolavano nella neve. Uomini che conoscevo, con cui avevo marciato e combattuto, mi supplicavano di sparargli. Era terribile.
La pelle, quando era stata completamente bruciata dal napalm, si staccava dal volto, dalle braccia, dalle gambe, simile a patatine fritte» (2).
Qualche tempo dopo, George Barrett del New York Times scopriva un «macabro tributo alla totalità della guerra moderna» in un villaggio a nord di Anyang (in Corea del sud): «Gli abitanti di tutto il villaggio e dei campi circostanti furono uccisi e conservarono l'esatta posizione che avevano quando furono colpiti dal napalm: un uomo si apprestava a salire in bicicletta, una cinquantina di bambini giocavano in un orfanotrofio, una madre di famiglia curiosamente intatta teneva nella mano una pagina del catalogo Sears-Roebuck dove era sottolineato la voce n. 3.811.294 per una"splendida vestaglietta color corallo"».
Dean Acheson, segretario di stato, voleva che questo genere di reportage fosse segnalato alla censura per impedirne la diffusione (3).
Uno dei primi ordini di incendiare le città e i villaggi che ho trovato negli archivi fu dato nell'estremo sud-est della Corea, durante i violenti combattimenti che si svolgevano lungo il perimetro di Pusan all'inizio dell'agosto 1950, mentre migliaia di guerriglieri mettevano in difficoltà i soldati americani. Il 6 agosto 1950, un ufficiale americano diede l'ordine all'aeronautica «di radere al suolo le seguenti città»: Chongsong, Chinbo e Kusu-Dong. Per alcuni bombardamenti tattici si ricorse anche ai bombardieri strategici B-29. Il 16 agosto, cinque squadriglie di B-29 colpirono un'area vicino al fronte che contava un gran numero di città e villaggi, e provocarono un mare di fuoco sganciando centinaia di tonnellate di napalm. Un ordine simile fu dato il 20 agosto. E il 26 agosto si trova in questi stessi archivi la semplice menzione: «undici villaggi incendiati» (4).
I piloti avevano l'ordine di colpire i bersagli che potevano individuare per evitare di colpire i civili, ma bombardavano spesso importanti centri abitati identificati attraverso i radar, o sganciavano enormi quantità di napalm su obiettivi secondari quando l'obiettivo principale non poteva essere raggiunto. Così la città industriale di Hungnam fu oggetto di un attacco su vasta scala il 31 luglio 1950, nel corso del quale furono sganciate attraverso le nuvole 500 tonnellate di bombe. Le fiamme arrivarono fino a cento metri di altezza. Il 12 agosto l'esercito americano sganciò 625 tonnellate di bombe sulla Corea del nord, una quantità che durante la seconda guerra mondiale avrebbe richiesto una flotta di 250 B-17. Alla fine di agosto le squadriglie di B-29 rovesciarono 800 tonnellate di bombe al giorno sul nord del paese (5). Questo carico di bombe era per lo più composto da napalm puro. Da giugno alla fine di ottobre 1950 i B-29 sganciarono 3,2 milioni di litri di napalm.
Nell'aeronautica americana alcuni vantavano le virtù di questa arma, relativamente nuova, introdotta alla fine della precedente guerra, ignorando le proteste comuniste e parlando di «bombardamenti di precisione».
I civili, affermavano questi militari, erano avvertiti dell'arrivo dei bombardieri con volantini, ma tutti i piloti sapevano che questi volantini non avevano alcun effetto (6). E tutto ciò era solo il preludio della distruzione della maggior parte delle città e dei villaggi nordcoreani che sarebbe seguita all'entrata in guerra della Cina.
Sganciare una trentina di bombe atomiche?
L'entrata nel conflitto dei cinesi provocò un'immediata escalation della campagna aerea. A partire dal novembre 1950, il generale MacArthur ordinò che l'area situata tra il fronte e la frontiera cinese fosse trasformata in un deserto, che l'aviazione distruggesse tutte le «infrastrutture, fabbriche, città e villaggi» lungo migliaia di chilometri quadrati di territorio nordcoreano. Come riferì un addetto militare britannico presso il quartier generale di MacArthur, il generale americano diede l'ordine di «distruggere tutti i mezzi di comunicazione, tutte le infrastrutture, fabbriche, città e villaggi» a eccezione delle dighe di Najin, vicino alla frontiera sovietica e di Yalu (risparmiate per non provocare Mosca e Pechino). «Questa distruzione [doveva] cominciare alla frontiera manciuriana e continuare verso sud». L'8 novembre 1950, 79 B-29 sganciavano 550 tonnellate di bombe incendiarie su Sinuiju, «cancellando [la città] dalla carta geografica». Una settimana dopo un diluvio di napalm si abbatteva su Hoeryong «allo scopo di liquidare questa località». Il 25 novembre, «gran parte della regione del nord-ovest fra Yalu e le linee nemiche più a sud [...] è in fiamme». La zona sarebbe diventata una «distesa di terra bruciata» (7).
Tutto ciò succedeva prima della grande offensiva cinocoreana che cacciò dal nord della Corea le forze dell'Onu. All'inizio dell'attacco, il 14 e 15 dicembre, l'aviazione americana sganciò su Pyongyang settecento bombe da 500 libbre, napalm scaricato dagli aerei da caccia Mustang, e 175 tonnellate a scoppio ritardato, che prima stordiscono con un rumore sordo e poi esplodono, uccidendo la gente che cercava di recuperare i corpi dai bracieri accesi dal napalm. All'inizio di gennaio il generale Ridgway ordinò di nuovo all'aviazione di colpire la capitale Pyongyang «allo scopo di distruggere la città con il fuoco attraverso le bombe incendiarie» (obiettivo che fu realizzato in due tempi, il 3 e il 5 gennaio). Via via che gli americani si ritiravano a sud del 30° parallelo, la politica della terra bruciata continuava: Uijongbu, Wonju e altre piccole città del sud, alle quali il nemico si avvicinava, furono messe a ferro e fuoco (8).
L'aeronautica militare cercò anche di decapitare la struttura di comando nordcoreana. Durante la guerra in Iraq nel marzo 2003, il mondo ha appreso dell'esistenza di una bomba soprannominata «Moab» (Mothers of all bombs) di 21.500 libbre e con una capacità esplosiva di 18.000 libbre di Tnt. Il Newsweek ne ha pubblicato una foto in copertina, con il titolo «Perché l'America fa paura la mondo?» (9).
Nel corso dell'inverno 1950-51 Kim Il Sung e i suoi collaboratori più intimi erano tornati alla situazione degli anni '30 e si nascondevano in profondi bunker a Kanggye, vicino alla frontiera manciuriana.
Dopo tre mesi di vane ricerche dopo lo sbarco di Inch'on, i B-29 scaricarono delle bombe «Tarzan» su Kanggye. Si trattava di una bomba di nuovo tipo, enorme, da 12.000 libbre, mai utilizzata in passato.
Ma rimaneva comunque un petardo rispetto alla principale arma incendiaria, la bomba atomica.
Il 9 luglio 1950, solo due settimane dopo l'inizio della guerra, il generale MacArthur inviò al generale Ridgway un «messaggio urgente» per chiedere ai capi di stato maggiore (Cem) di «esaminare se fosse o meno necessario dare delle bombe A a MacArthur». Il generale Charles Bolte, capo delle operazioni, fu incaricato di discutere con Mac Arthur l'uso di bombe atomiche «in sostegno diretto ai combattimenti terrestri». Bolte riteneva che fosse possibile riservare da dieci a venti bombe al teatro coreano senza che le capacità militari globali degli Stati uniti fossero sollecitate «oltre misura». MacArthur suggerì a Bolte un uso tattico delle armi atomiche e fornì un'idea degli obiettivi che si potevano raggiungere, in particolare l'occupazione del nord e una risposta a un potenziale intervento cinese o sovietico: «Li bloccherei in Corea del nord. Di fatto la Corea è un vicolo cieco.
Le sole strade provenienti dalla Manciuria e da Vladivostock hanno molte gallerie e ponti. Mi sembra un'occasione unica per usare la bomba atomica, per assestare un colpo in grado di bloccare i collegamenti e che richieda dei lavori di riparazione per almeno sei mesi».
Tuttavia a questo stadio della guerra i capi dello stato maggiore rifiutarono l'uso della bomba perché mancavano degli obiettivi abbastanza importanti per fare ricorso ad armi nucleari. Temevano inoltre le reazioni dell'opinione pubblica mondiale cinque anni dopo Hiroshima ed erano convinti che il corso della guerra avrebbe potuto essere invertito con il semplice ricorso ai mezzi militari tradizionali.
Il discorso non fu più lo stesso quando numerosi contingenti di soldati cinesi entrarono in guerra nell'ottobre e nel novembre 1950.
Durante una famosa conferenza stampa, il 30 novembre, il presidente Truman parlò del possibile ricorso alla bomba atomica (10). Non si trattava di un semplice avvertimento, come si era ritenuto all'epoca.
Lo stesso giorno il generale dell'aeronautica Stratemeyer inviò al generale Hoyt Vandenberg l'ordine di mettere in allerta il comando strategico aereo «per fare in modo che sia pronto a inviare senza ritardo delle squadriglie di bombardieri in Estremo Oriente. [...] Questo contingente [dovrebbe] comprendere delle capacità atomiche».
Il generale dell'aviazione Curtis LeMay ricorda che i Cem erano arrivati poco tempo prima alla conclusione che le armi atomiche sarebbe state utilizzate in Corea solo nel quadro di una «campagna atomica generale contro la Cina maoista». Ma in seguito al cambiamento della situazione provocato dall'entrata in guerra delle forze cinesi, LeMay voleva essere incaricato della missione e dichiarò a Stratemeyer che il suo quartier generale era il solo a possedere l'esperienza, la formazione tecnica e «la profonda conoscenza» dei metodi di bombardamento. Così l'uomo che aveva diretto il bombardamento incendiario di Tokyo nel marzo 1945 era pronto a fare di nuovo rotta sull'Estremo Oriente per dirigere questi attacchi (11). All'epoca Washington non si preoccupava molto della reazione di Mosca, poiché gli americani possedevano almeno 450 bombe atomiche mentre i sovietici ne avevano solo 25.
Le bombe al cobalto Poco tempo dopo, il 9 dicembre, MacArthur fece sapere che voleva un potere discrezionale sull'uso di armi atomiche sul teatro di guerra coreano e, il 24 dicembre, sottopose «un elenco di bersagli che avrebbero dovuto ritardare l'avanzata del nemico» e per i quali diceva di aver bisogno di 26 bombe atomiche. Chiedeva inoltre che quattro bombe fossero sganciate sulle «forze di invasione» e altre quattro sulle «concentrazioni nemiche di mezzi aerei».
In alcune interviste apparse dopo la sua morte, MacArthur affermava di avere un piano che avrebbe permesso di vincere la guerra in dieci giorni: «Bisognava sganciare una trentina di bombe atomiche [...] colpendo soprattutto la frontiera con la Manciuria». In seguito avrebbe portato 500.000 soldati della Cina nazionalista a Yalu, poi avrebbe ordinato «la creazione alle nostre spalle di una cintura di cobalto radioattivo [...] la cui radiattività dura da 60 a 120 anni. Così almeno per 60 anni non sarebbe stata possibile un'invasione terrestre della Corea del nord». Il generale aveva la certezza che i russi non si sarebbero mossi davanti a questa strategia radicale: «Il mio piano era semplicissimo» (12).
La radioattività del cobalto 60 è 320 volte più elevata di quella del radio. Secondo lo storico Carroll Quigley una bomba H al cobalto da 400 tonnellate potrebbe distruggere qualunque forma di vita animale sulla terra. Le affermazioni guerresche di MacArthur possono apparire assurde, ma non era il solo a pensarla in questo modo. Prima dell'offensiva cinocoreana, un comitato dipendente dai capi di stato maggiore aveva dichiarato che le bombe atomiche avrebbero potuto rivelarsi il «fattore decisivo» in grado di fermare l'avanzata cinese in Corea. All'inizio si pensava anche al loro utilizzo per la creazione di un «cordone sanitario dell'Onu dalla Manciuria fino al nord della frontiera coreana».
Alcuni mesi dopo il deputato Albert Gore (il padre di Al Gore, lo sfortunato candidato democratico alle elezioni del 2000), che si oppose alla guerra in Vietnam, si rammaricava che «la Corea stesse gradualmente distruggendo la virilità americana» e suggeriva di mettere fine alla guerra «con qualcosa di radicale», cioè una cintura radioattiva in grado di dividere in maniera permanente la penisola coreana in due parti. Anche se il generale Ridgway non aveva parlato di bomba al cobalto dopo aver preso il posto di MacArthur come comandante americano in Corea, rinnovò nel maggio 1951 la richiesta formulata dal suo predecessore il 24 dicembre, chiedendo questa volta 38 bombe atomiche (13). La richiesta non fu accettata.
All'inizio dell'aprile 1951 gli Stati uniti furono a un passo dall'usare le bombe atomiche, in particolare nel momento in cui Truman sostituì MacArthur. Anche se le informazioni riguardanti questo avvenimento sono ancora in gran parte segreto nazionale, è ormai chiaro che Truman non destituì MacArthur solo a causa della sua reiterata insubordinazione, ma perché voleva un comandante affidabile sul terreno nel caso in cui Washington avesse deciso di ricorrere alle armi atomiche. In altre parole Truman si sbarazzò di MacArthur per mantenere aperta la sua politica in materia di armi atomiche. Il 10 marzo 1951, dopo che i cinesi avevano ammassato nuove forze vicino alla frontiera coreana e i sovietici avevano mandato 200 bombardieri nelle basi aeree della Manciuria (da dove potevano colpire non solo la Corea, ma anche le basi americane in Giappone) (14), MacArthur chiese una «forza atomica da J-day» per conservare la superiorità aerea sul teatro coreano. Il 14 marzo il generale Vandenberg scriveva: «Finletter e Lovett avvertiti sulle discussioni atomiche. Penso che tutto sia pronto». Alla fine di marzo Stratemeyer riferì che i silos di carico delle bombe atomiche presso la base aerea di Kadena a Okinawa erano di nuovo operativi. Le bombe vi furono trasportate a pezzi e poi montate nella base, rimaneva solo da mettere il nocciolo nucleare.
Il 5 aprile i Cem ordinarono che rappresaglie atomiche immediate fossero lanciate contro le basi manciuriane se nuovi contingenti di soldati cinesi si fossero uniti ai combattimenti o, a quanto pare, se fossero stati utilizzati bombardieri contro le posizioni americane.
Lo stesso giorno Gordon Dean, presidente della Commissione sull'energia atomica, ordinò di far trasferire 9 testate nucleari Mark IV al 9° gruppo di bombardieri dell'aeronautica militare, destinata al trasporto di bombe atomiche. [...] I capi di stato maggiore ipotizzarono di nuovo l'impiego di armi nucleari nel giugno 1951 - questa volta dal punto di vista tattico (15) - e in molte altre situazioni fino al 1953. Robert Oppenheimer, l'ex direttore del Progetto Manhattan, lavorò sul Progetto Vista destinato a valutare la fattibilità dell'uso tattico di armi atomiche.
All'inizio del 1951 il giovane Samuel Cohen, che svolgeva una missione segreta per il dipartimento della difesa, studiò le battaglie che avevano condotto alla seconda presa di Seoul e ne concluse che doveva esistere un mezzo per annientare il nemico senza distruggere la città.
Sarebbe diventato il padre della bomba a neutroni (16).
Migliaia di villaggi distrutti Il più terribile progetto nucleare degli Stati uniti in Corea fu probabilmente l'operazione Hudson Harbor. Questa operazione sembra aver fatto parte di un progetto più vasto sull'«utilizzo - esplicito da parte del dipartimento della difesa e clandestino da parte della Central Intelligence Agency - di nuove armi in Corea» (un eufemismo per definire quelle che oggi si chiamano armi di distruzione di massa).
[...] Ma anche senza ricorrere a «nuove armi» - sebbene all'epoca il napalm fosse relativamente recente - l'offensiva aerea ha comunque raso al suolo la Corea del nord e ha ucciso milioni di civili. Per tre anni i nordcoreani hanno dovuto convivere con la minaccia quotidiana di essere bruciati dal napalm: «Era impossibile sfuggirvi», mi ha confidato un nordcoreano nel 1981. Nel 1952 nel centro e nel nord della Corea tutto era stato raso al suolo. I sopravvissuti erano costretti a vivere nelle grotte. [...] Durante la guerra, scriveva Conrad Crane, l'aeronautica americana «provocò con i suoi bombardamenti la completa distruzione della Corea del nord. All'armistizio la valutazione dei danni provocati dai bombardamenti rivelò che delle 22 città principali del paese, 18 erano state quasi completamente distrutte». Secondo l'autore le grandi città industriali di Hamhung e Hungnam erano state distrutte all'80-85%, Sariwon al 95%, Sinanju al 100%, il porto di Chinnamp'o all'80% e Pyongyang al 75%. Un giornalista britannico descrisse uno dei migliaia di villaggi distrutti come una «vasta collinetta di cenere violetta». Il generale William Dean, che fu catturato dopo la battaglia di Taejon, nel luglio 1950, e portato nel nord, dichiarò che della maggior parte di città e villaggi che aveva visto rimanevano solo «macerie o rovine coperte dalla neve». Tutti i coreani che incontrò, o quasi tutti, avevano perduto un parente nei bombardamenti (17). Winston Churchill, verso la fine della guerra, si commosse e dichiarò a Washington che quando il napalm era stato inventato alla fine della seconda guerra mondiale, nessuno immaginava che sarebbe stato «versato» su un'intera popolazione civile (18).
Questa fu la «guerra limitata» condotta in Corea. Per concludere la descrizione di questa guerra aerea sfrenata, citiamo il punto di vista del suo artefice, il generale Curtis LeMay, che dichiarò dopo l'inizio della guerra: «In un certo senso abbiamo fatto scivolare sotto la porta del Pentagono un biglietto che diceva:"Lasciateci andare [...] a incendiare cinque tra le più grandi città della Corea del nord - non sono poi così grandi - e in questo modo avremo risolto la questione». Ci è stato risposto con grida di spavento"Ma così verranno uccisi molti civili. Sarà terribile". Eppure in tre anni [...] abbiamo incendiato tutte [sic] le città della Corea del nord e del sud [...]. D'accordo, lo abbiamo fatto nell'arco di tre anni, ma non sarebbe stato meglio uccidere subito qualche persona per impedire che tutto ciò potesse verificarsi? Purtroppo molta gente non riesce ad accettare questo discorso» (19).
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Popolo, Patria, Socialismo

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 20-10-2006 10:48  
quote:
In data 2006-10-12 23:05, Tenenbaum scrive:


e non venirmi a dire che è un prolema di difesa perchè mi viene da ridere (senza contare che sono anche favorevole alla bomba atomica iraniana, tanto che cazzo cambia, una in più una in meno)




Ma non infatti...se sei sulla lista nera di una superpotenza nucleare , direi che procurarsi armi che rendano il tuo territorio inattaccabile è il minimo che una nazione possa fare. Io se fossi nord coreano sarei strafavorevole, data la situazione, e lo saresti anche tu se l'Italia fosse sulla lista nera di qualche stato dotato di tali armi.
E si poi, tanto una più una meno che cambia..ci si è già andati vicini allo scontro nucleare nel 62...che vuoi che sia se succede nuovamente...bazzecole!
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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MARQUEZ

Reg.: 23 Feb 2006
Messaggi: 2117
Da: Firenze (FI)
Inviato: 21-10-2006 18:19  
ma dai, su chi se ne frega, una più una meno....
tenenbaum come al solito ragioni come un ubriaco a tarda notte.
mi fanno ridere i paesini come la corea del Nord che simboleggiano il più retrivo statalismo fascista(lì lo chiamano comunista, pensate un po') e che creando(forse) una bomba atomica pretendono di sentirsi inattaccabili......quando neanche sanno come farla arrivare nei paesi dei loro nemici.
(fossi in loro me la caricherei in un trolley e la parterei in suolo americano attraverso gli aerei!!.....)

comunque mi auspico che lo stato del Massachusetts dove adesso vivo si doti di armi nucleari per rendersi inattaccabile da parte di stati nemici(sapessi quanto!!) come la corea.

domanda: ma perché questi stati che qui negli USA considerano nemici poi sono stati in cui diverse compagnie americane private in mano a ricchi petrolieri specialmente lavorano??

che strano......

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