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Autore LA TOP-TEN HORROR
freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 15:47  
1- PSYCHO
Una giovane impiegata ruba quarantamila dollari e fugge. A causa del maltempo, decide di fermarsi in un motel gestito da un ragazzo, di nome Norman, all’apparenza tranquillo. Prende una stanza e mentre si fa la doccia viene aggredita da una donna che si intravede appena. Dopo poco tempo un investigatore privato, aiutato dal fidanzato di lei, comincia le ricerche della donna e giunge al motel dove rimane insospettito dal comportamento strano del giovane proprietario. Presto scoprirà un’orrenda e tragica verità… Il film più “orrorifico” del maestro del brivido, addirittura osteggiato dalla critica alla sua uscita per l’eccessiva “crudezza” di alcune sequenze; solo per citare le più famose: il cadavere della madre seduta sulla sedia girevole, la morte del detective privato, le inquietanti inquadrature della sinistra casa di Bates e soprattutto l’uccisione sotto la doccia di Janet Leigh, ancora oggi assolutamente impressa nell’immaginario collettivo a tal punto chiunque si ritrovi a fare una doccia dietro un tenda trasparente non può non provare un certo “disagio”. Magistrale l’interpretazione di un Anthony Perkins in stato di grazia, che diede un ritratto talmente efficace del personaggio di Norman Bates da divenire, da quel momento, il più famoso “pazzo” della storia del cinema, condannato inesorabilmente a non potersi più emancipare da quel ruolo, a tal punto da condizionarne praticamente la sua intera carriera cinematografica futura. L’unico aggettivo adatto a definire quest’opera del grande Alfred Hitchcock è “perfetto”; un film che non risente assolutamente del peso degli anni, attraversa la storia riuscendo a mantenere intatto il suo fascino. Angosciante, intrigante, terrificante, stupendo. Non c’è altro da aggiungere!


2- SHINING
Jack Torrance, aspirante scrittore, per trovare l’ispirazione giusta per il suo primo libro accetta di lavorare come guardiano nel Overlook Hotel, un isolato e lussuoso albergo sulle Montagne rocciose, convinto che l’isolamento e la quiete dei luoghi favoriranno la sua vena creativa. L’albergo nasconde però un passato misterioso: il precedente custode infatti aveva massacrato i familiari, senza un motivo apparente, in un raptus di follia omicida. Comunque per nulla intimorito dalle passate vicende, Jack si porta dietro la famiglia (moglie ed un figlio di sette anni) ma ben presto si accorge che le cose non vanno come sperava: non riesce a ricominciare a lavorare e l’isolamento forzato lo innervosisce. L’uomo comincia a perdere la ragione, immedesimandosi nel vecchio custode, cercando così di ripeterne le gesta… Kubrick fa un tuffo nell’horror e, come era inevitabile, lascia un segno indelebile del suo passaggio dirigendo un’opera emozionante, coinvolgente e terrorizzante al tempo stesso. Un film cupo e claustrofobico, dove tutto ruota intorno alla figura simbolica del labirinto (i corridoi dell’hotel, i disegni della tappezzeria, i viali del giardino); una pellicola fatta di segnali ambigui, dove l’orrore è tanto più profondo quanto meno interpretabile (follia, allucinazione, possessione?). La cura maniacale del regista per i minimi dettagli, motivata dell’esigenza e dal convincimento di voler dirigere solo e sempre film “formalmente perfetti”, si denota fin dalle prime sequenze (con la macchina da presa che segue, passo passo, l’automobile tra i tornanti delle montagne) ed aggiunge ancor più fascino ed interesse alla pellicola. Molte sequenze sono entrate di diritto nella storia del genere ed hanno condizionato decine e decine di horror a seguire; solo per citarne un paio: il volto di un invasato Jack Nicholson che terrorizza Shelley Duvall spuntando dalla porta appena distrutta a colpi di accetta, o l’onda di sangue che invade i corridoi dell’Overlook Hotel. Non meno importanti per l’ottima riuscita della pellicola sono le magistrali interpretazioni dei protagonisti: come detto Nicholson su tutti, con i suoi ghigni e le sue espressioni riesce da solo a creare uno stato d’ansia e terrore nello spettatore, ma perfetti, nei rispettivi ruoli, anche Shelley Duvall (la moglie) ed il piccolo Danny Lloyd. Un ultima curiosità: la storia è tratta dall’omonimo splendido romanzo di Stephen King, ma proprio quest’ultimo si è lamentato del fatto che Kubrick si sia preso “troppe libertà” nella trasposizione del suo romanzo ed abbia così in parte tradito lo spirito della sua opera! Difficile, in questo caso, essere d’accordo con il grande romanziere americano


3- ZOMBI
Nel mondo dilaga un morbo sconosciuto che resuscita i morti trasformandoli in zombi affamati di carne umana, chiunque venga morso da uno di questi morti viventi contrae la stessa “malattia”. In breve tempo l’epidemia si espande a macchia d’olio, i centri abitati, brulicanti di zombi, diventano i luoghi meno sicuri in cui stare. Tre uomini e una donna decidono così di allontanarsi dalle città e trovano rifugio in un enorme centro commerciale abbandonato, in una zona periferica; lo trasformano in un bunker inattaccabile per i “morti viventi” ma non per gli uomini, così una banda di criminali, desiderosa di impossessarsi delle scorte ancora presenti nel centro commerciale, attacca il rifugio distruggendo le protezioni. Ora però anche gli zombi possono entrare e comincia una carneficina che vedrà solo due superstiti. Diretto dal grande Romero, che nel 1968 con “La notte dei morti viventi” aveva reinventato il mito degli zombi, e co-prodotto e presentato in Italia da Dario Argento, il film è ciò che di meglio possa desiderare un amante del cinema dell’orrore: tensione, delirio, senso d’angoscia, ribrezzo, splatter estremo, azione, paura. Ma "Zombi" non si limita a questo: la pellicola di Romero ha anche un chiaro messaggio politico, è un atto di accusa nei confronti di un modello di società, quello americano, basato sul consumismo e sul capitalismo. Non è casuale l'ambientazione della pellicola in un centro commerciale, nell'enorme edificio i protagonisti non trovano solo un temporaneo rifugio dalla morte ma anche una sorta di "baluardo" della civiltà, che attira a sé i morti viventi come tanti “ottusi” consumatori. Al di fuori la società, così come la conoscevano, si sta inevitabilmente sgretolando sotto l'attacco di una forza inaspettata ed apparentemente inspiegabile (gli zombi) pronta a sovvertire l'ordine costituito e a regnare finalmente (libera) nel caos più completo e febbrile. I magnifici effetti di make-up sono opera del mago degli effetti speciali Tom Savini, che nel film compare anche in veste di attore nella parte di uno dei motociclisti che assalta il supermercato, mentre la colonna sonora si deve ancora ai grandissimi Goblin, al tempo famosi in tutto il mondo per la splendide musiche di “Profondo rosso”. Un ultima curiosità: lo stesso Romero si ritaglia una piccola apparizione all'inizio del film nei panni del direttore dell'emittente televisiva.


4- LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
Probabilmente una strana radiazione proveniente dallo spazio o qualche altro oscuro motivo sta risvegliando i morti, che assalgono le persone per cibarsi della loro carne. L’epidemia comincia in una cittadina della Pennsylvania per poi estendersi al resto del mondo. Alcuni sopravvissuti si rifugiano in una fattoria per attendere gli aiuti, ma gli zombi li assediano ed arrivare vivi al nuovo giorno sarà molto dura... Nel periodo in cui Horror era sinonimo di Hammer, con tutti i pregi (in realtà pochi..) ed i difetti (poca originalità, nessuna inventiva, film “stucchevoli”) che questo voleva dire, Geroge A. Romero, regista alle prime armi, se ne esce con questo “The Night of the Living Dead”, film destinato a segnare in maniera indelebile tutta la storia del cinema dell’orrore e non solo. Il film rovesciava tutta la tradizione horror del periodo: venne scelto un attore di colore, Duane Jones, per impersonificare l’eroe e per giunta, a questo presunto salvatore, vennero fatte sbagliare tutte le mosse e le scelte, disorientando lo spettatore che non avrebbe mai pensato che la decisione migliore (quella di rifugiarsi in cantina in attesa di aiuti esterni) fosse proprio quella paventata dal più antipatico personaggio del film, Harry, il padre della bambina. Furono mostrate sequenze di violenza e cannibalismo con dovizia di particolare e, al solito lieto fine, fu preferito un finale tragico e grottesco. L’idea vincente fu quella di puntare tutto sul sensazionalismo e proporre ciò che una normale rete televisiva o un classico horror del periodo non avrebbero mai avuto il coraggio di mostrare. Romero ha il merito inoltre di aver reinventato il mito degli zombi trasformandoli da semplici schiavi, come li tramandava la tradizione, in orrendi esseri mangiatori di carne umana Costato solo 114mila dollari “The Night of the Living Dead” raccolse incassi record e si guadagnò il titolo di “primo esempio di moderno film dell’orrore”. “La notte dei morti viventi” è uno delle poche pellicole che mantiene intatto tutto il suo fascino nonostante il passare degli anni, uno dei pochi esempi di film che mette d’accordo pubblico e critica, basti pensare che è entrato addirittura nelle programmazioni del Museo d’Arte Moderna di New York! Dopo l’uscita de “La notte dei morti viventi” l’horror non è stato più lo stesso, dopo averlo visto voi non sarete più gli stessi. A trent’anni di distanza dalla sua uscita, il co-sceneggiatore del film, John Russo, fa uscire una nuova versione de “La Notte dei Morti Viventi” completamente rimasterizzata in digitale, ma purtroppo anche con l’aggiunta di alcune sequenze inedite (scartate dall’edizione originale dallo stesso Romero) e con una diversa colonna sonora. Il risultato è assolutamente mediocre e soprattutto inutile: infatti le sequenze inedite non aggiungono nulla di nuovo al film ma anzi ne “appesantiscono” la visione, e le “nuove” musiche fanno rimpiangere le originali. Il consiglio è di lasciar perdere questa versione e godersi l’unica e vera “Night of the Living Dead” di George Romero.

5- L'ESORCISTA
Una bambina mostra i sintomi di una malattia sconosciuta; la madre, dopo averla fatta visitare da tutti i migliori medici senza alcun esito, cerca aiuto in un giovane prete che capisce che la piccola è indemoniata. Con l’aiuto di un anziano prelato esorcista, il giovane sacerdote riuscirà a scacciare il demonio dal corpo della bambina ma a prezzo di un estremo sacrificio. Un film che ha segnato in modo indelebile tutto il genere horror e non solo, entrando a far parte della storia del cinema mondiale. Probabilmente si tratta della pellicola che ha spaventato più spettatori al mondo, non per nulla numerosi sondaggi apparsi sulle più importanti riviste di cinema quali “Entertainment Weekly” e “Total Movie” lo hanno decretato “il film più spaventoso di tutti i tempi”. Le prime proiezioni in sala furono accompagnate da una serie di “incidenti” con persone colte da malore e gente che usciva dalla sala in preda al panico, tant’è che il film fu vietato ai malati di cuore! Tratto dal romanzo di William Peter Blatty, che documentava in maniera più o meno veritiera un caso di possessione avvenuto nel Maryland nel 1949, la pellicola è stata sceneggiata dallo stesso autore. Una regia superba, interpretazioni perfette (Linda Blair e Max Von Sydow su tutti), trucchi ed effetti superlativi, il tutto pervaso da un’atmosfera estremamente inquietante. Bisogna infatti dire che Friedkin, che pure curò meticolosamente la realizzazione di make-up e trucchi, puntò maggiormente sulla tensione, su una sorta di “suspense programmata”. Basti pensare che per tutta la prima ora di film non succede quasi nulla! Eppure gli spettatori rimangono incollati sulla sedia in attesa del “Diavolo”, evocato per mezzo di piccoli segnali (rumori, fugaci apparizioni, perfino immagini subliminali). Nel 2000, a ventisette anni dalla sua prima uscita, è stato riproposto nelle sale cinematografiche in una versione restaurata, con audio digitale e arricchita di undici minuti inediti. Il capolavoro di Friedkin viene, se possibile, ancora migliorato grazie alla più alta qualità audio-visiva rispetto alla versione originale e all’aggiunta di alcune scene inedite che, anche se data la loro brevità e frammentarietà sono per la maggior parte trascurabili (per lo più fugaci apparizioni del Demonio e brevi aggiunte ad alcuni dialoghi che solo gli spettatori più attenti riusciranno ad individuare), donano comunque nuova linfa vitale alla pellicola. Discorso a parte merita la più famosa e riconoscibile sequenza inedita, la famigerata “spider walk” in cui la piccola Regan (Linda Blair) scende le scale di casa camminando sul dorso a quattro zampe come se fosse un ragno. Si tratta di una scena ben congegnata che risulta disturbante e angosciante anche se brevissima. Lo stesso Friedkin, intervistato per l’uscita di questa nuova edizione del suo cult, ha confessato di essersi pentito di aver tagliato (spinto da problemi tecnico-realizzativi) questa sequenza nella prima versione del film, non dando ascolto allo sceneggiatore Blatty che invece credeva molto nell’impatto visivo che avrebbe dato allo spettatore. Si tratta dell’unico horror nella storia del cinema che può vantare ben otto nomination agli Oscar (vinse poi solo quello per la miglior sceneggiatura e migliori effetti sonori), un capolavoro assoluto che deve assolutamente essere visto! Curiosità: sono molteplici le leggende e gli aneddoti legati alla realizzazione del capolavoro di Friedkin. Ve ne segnaliamo due in particolare. Dietro richiesta dello stesso regista sul set fu convocato il padre Gesuita Thomas Bermingham, al quale venne chiesto addirittura di eseguire un esorcismo per liberare la troupe dall’influenza del Maligno, dopo che si erano verificati una serie di incidenti (la sparizione di alcuni oggetti, una brutta caduta dell’attrice Ellen Burstyn e perfino un incendio che provocò nove morti!). Ma “L’Esorcista” non ebbe pace neppure una volta terminato: il pastore evangelico Billy Graham infatti affermò che il demonio in persona si era impossessato di quella pellicola e che perciò era necessario esorcizzare una ad una tutte le copie del film!

6- PROFONDO ROSSO
Durante una conferenza sullo spiritismo, una medium sente la presenza in sala di un assassino; la notte seguente la stessa medium viene atrocemente uccisa. Il giovane Marc, un pianista inglese a Torino per lavoro, assiste casualmente alla morte della donna ma riesce a scorgere l’omicida solo di sfuggita senza poterne vedere il volto. Da quel momento l’uomo si interessa alle indagini e, con l’aiuto di una giornalista, cerca di scoprire l’identità dell’assassino, che nel frattempo continua a lasciare dietro di se una scia di efferati delitti… Uno dei capolavori per antonomasia di Dario Argento, un film che non ha praticamente difetti ma solo pregi risultando in assoluto il migliore, nel suo genere, mai prodotto in Italia e probabilmente nel mondo. Pur trattandosi essenzialmente di un giallo, in “Profondo Rosso” è evidente, fin dalle prime sequenze, un’inclinazione sempre più marcata verso il gotico e l’horror puro: un bambino che impugna un coltello insanguinato sulle note di un’inquietante nenia infantile, una medium che avverte una presenza perversa e che poi finisce brutalmente assassinata… il giallo scivola nel paranormale, in una zona d’ombra dove più niente è razionale e tutto può accadere. Un chiaro rimando alla tradizione gotica italiana è anche rappresentato dalle sequenze ambientate all’interno della fatiscente casa abbandonata (“La Villa del Bambino Urlante”) che paiono richiamare, in un curioso parallelo, l’altro capolavoro di genere del periodo “La Casa dalle Finestre che Ridono” di Pupi Avati (non per nulla sia Avati che Lino Capolicchio avrebbero dovuto partecipare, in veste di sceneggiatore il primo e protagonista il secondo, alla realizzazione di “Profondo Rosso”). La tensione, la suspense, il terrore tengono lo spettatore incollato allo schermo dalla prima fino all’ultima sequenza. La colonna sonora composta dai Goblin è perfetta e da sola basta per creare un senso di angoscia e paura che non passano neppure una volta terminato il film; le sequenze degli omicidi sono di una crudezza e di una veridicità tale da sembrare reali; gli attori, tra cui l’immancabile Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Clara Calamai e David Hemmings sono tutti perfettamente calati nei rispettivi ruoli ed il sorprendente quanto inaspettato doppio finale lascia di stucco anche il più navigato giallista. Un grandissimo film insomma, che ha ispirato molti registi di genere, tra cui veri e propri “maestri” come John Carpenter per il suo “Halloween” (1978). Vederlo è un obbligo!

7- HALLOWEEN
È il 31 ottobre giorno della festa di Hallowen, un folle maniaco di nome Michael Myers, che all’età di sei anni aveva massacrato la sorella, fugge dal manicomio in cui era ricoverato per tornare nella sua cittadina natale, Haddonfield. Sulle sue tracce c’è il medico che lo ha avuto in cura nell’ospedale; il pazzo comincia a lasciarsi dietro una scia di sangue e pare accanirsi in particolar modo contro una giovane baby-sitter di nome Laurie, che è in qualche modo legata al sanguinario Michael. È Il primo film di successo di John Carpenter e probabilmente a tutt’oggi il più famoso. Realizzato con il ridicolo budget di 300.000 dollari (con il quale il regista non riuscì neppure a pagare il suo lavoro) e girato in sole tre settimane incassò miliardi in tutto il mondo, lanciando la moda dei slasher-movie e dando vita ad uno dei personaggi “icona” dell’horror moderno. La pellicola, scritta dallo stesso Carpenter insieme all’amica e collaboratrice di sempre Debra Hill, ruota attorno alla figura del “Bogey Man” (l’uomo nero) ma al contrario di quanto ci si potrebbe attendere qui non ci troviamo di fronte al classico slasher-movie con protagonista il solito psicopatico che uccide giovani vittime a ripetizione, ma all’apertura di uno squarcio sull’orrore, inteso come qualcosa di misterioso, quasi ultraterreno. Ed è proprio questo sapore di orrore soprannaturale che allontana “Halloween” e il suo protagonista Michael Myers dai suoi epigoni Jason (“Venerdì 13”) e Freddy (“Nightmare”). Myers non è un “semplice” maniaco omicida ma una figura infera, l’incarnazione del Male, del Demonio. Gli unici ad accorgersi della vera natura di Michael sono, ancora prima della povera Laurie, il dottor Loomis ed il piccolo Tommy, il primo che lo definisce con il nome più appropriato di “bogey man”. Volutamente lento nella prima parte per poi “accelerare” decisamente nel finale mozzafiato, il film offre anche una colonna sonora splendida, composta dallo stesso regista, ed una serie interminabile di citazioni ed omaggi verso autori e film che hanno segnato la formazione artistica di Carpenter. Dalla scelta della protagonista (Jamie Lee Curtis figlia della Janet Leight di Psycho) ai nomi dei personaggi (Sam Loomis era anche il nome del personaggio interpretato da John Gavin in “Psycho”) passando per veri e propri omaggi “manifesti” a classici della fantascienza e dell’horror (il piccolo Tommy che guarda alla televisione “La Cosa da un altro mondo” e “Il Pianeta proibito”). “Halloween – La Notte delle Streghe” è quel che propriamente si definisce un “classico senza tempo”, un film che non può non essere visto dai veri amanti dell’horror e che ha, tra gli altri pregi, quello di aver lanciato la splendida Jamie Lee Curtis (poi grande interprete di altri memorabili horror) e il mitico Donald Pleasence (in seguito uno degli attori “preferiti” dallo stesso Carpenter e da Dario Argento).

8- LA CASA
Una comitiva di tre ragazze e due ragazzi affittano un cottage nei boschi per passarci un weekend. Nella cantina trovano un nastro magnetico in cui uno studioso recita strane formule magiche: l'effetto delle formule sarà quello di risvegliare dei demoni sumeri fino ad allora prigionieri. I malcapitati giovani verranno trucidati nei modi più tremendi dalle forze del male, allo scempio sopravviverà soltanto uno…
Il capolavoro di Sam Raimi, che ha rilanciato nel mondo della cinematografia horror il mito delle “case maledette”. Pauroso, angosciante, claustrofobico, granguignolesco, ironico e per alcuni versi anche un pò trash, un vero gioiello.
Come un suo illustre predecessore (George Romero per "La notte dei morti viventi") anche Raimi, costretto dal low-budget, si inventa soluzioni narrative poco dispendiose ma creative ed efficaci (riesce a trasmettere vera e propria paura solo utilizzando i tagli particolari delle inquadrature e i carrelli vertiginosi nel bosco).
Una pellicola sicuramente originale ma nella quale Raimi non ha disdegnato di rifarsi ad alcune idee e temi portanti di capisaldi del genere riprendendo, ad esempio, da “The Night of the Living Dead” l'idea della casa isolata e messa sotto assedio da un esercito di creature infernali, ma anche lo stato di tensione derivante dal fatto che chiunque può passare da preda a predatore; o ancora dal capolavoro di Friedkin "L'esorcista" le voci indemoniate e alcune pose che ricordano in tutto e per tutto analoghe “espressioni” della piccola indemoniata Regan.
Cos’altro dire di un film che, costato qualche migliaio di dollari, ha incassato miliardi in tutto il mondo, che ha rilanciato e rinnovato il genere splatter portandolo a dei livelli, ancora oggi, per molti versi, insuperati e che ha avuto una serie innumerevole di imitazioni e due seguiti (“La Casa 2” e “L’Armata delle Tenebre” entrambi diretti dallo stesso Raimi). È sicuramente uno degli horror più importanti dell’ultimo ventennio e senza dubbio di tutta la storia di questo genere.


9- THE THING
Un husky siberiano in fuga sulle nevi dell'Antartide viene ripetutamente fatto bersaglio dei colpi di fucile sparati da un elicottero norvegese che lo insegue. Gli uomini di una base scientifica americana verso la quale l'animale si avvicina assistono sgomenti alla scena che si conclude con una sparatoria e l'esplosione dell'elicottero. Il pilota Mac Ready ed il dottor Copper si recano al campo norvegese per avere spiegazioni sull'accaduto, ma scoprono che l'accampamento è stato devastato da una furia sovrumana e che tutti i suoi occupanti sono morti. La causa di tutto è una creatura aliena precipitata sulla Terra migliaia di anni fa e risvegliata dal suo sonno glaciale dagli scienziati norvegesi. L’essere assimila gli esseri con i quali viene a contatto per poi assumerne le sembianze , mutando continuamente aspetto, allo scopo di colonizzare la terra. Per gli uomini della base il problema ora è scoprire di quale corpo l'alieno si è impadronito… Solitamente definito come un remake de “ La Cosa da un altro mondo”, il film del ‘51 diretto da Nyby e prodotto da Howard Hawks, in realtà questo “The Thing” di Carpenter è piuttosto una rilettura (più fedele) del racconto di Campbell "Who Goes There?" dal quale anche il film di Nyby aveva tratto ispirazione. Si tratta senz’altro una delle migliori opere dell'autore, soprattutto per la sapiente regia in grado di coniugare virtuosismi tecnici e colpi bassi senza mai scadere nel volgare o nel superficiale (cosa quanto mai difficile per un film all'insegna dell'eccesso). “La Cosa” è un film feroce, pessimista e nichilista in cui Carpenter frantuma ogni ottimismo: la sua “cosa” è di per sé l'indescrivibile, l'irrazionale, qualcosa di simile ad una montante follia contagiosa che non risparmia niente e nessuno. La colonna sonora è affidata al maestro Ennio Morricone, ma la trovata principale del film rimnagono gli splendidi effetti speciali creati da Rob Bottin, che a colpi di lattice e protesi rende possibili orribili mutazioni che non si erano mai viste prima d’ora sul grande schermo. Più cupo e claustrofobico di “Alien”, pauroso e raccapricciante come “L’Esorcista” il film doveva risultare un successo planetario, ed invece fu uno dei più gravi flop del regista che quasi fece fare banca rotta alla Universal Production. E tutto questo perché nello stesso anno imperversava sugli schermi “ET” di Spielberg e a nessuno andava di credere nell’alieno cattivo, tutti vedevano gli esseri dell’altro mondo come dei teneri pupazzoni da accarezzare e coccolare e non come terribile parassiti mutanti che dilanino corpi e menti. Anche la critica fu feroce, arrivando addirittura a definire Carpenter “pornografo dell’orrore” salvo poi (come spesso accade), a diversi anni di distanza, rivalutare “La Cosa” fino ad inserirlo tra i migliori film di genere mai diretti. Da vedere (e rivedere) senza riserve.


10- LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO
Stefano, un giovane studente dell’Accademia, viene chiamato in un paesino del Ferrarese per restaurare un affresco di un famoso pittore locale, Buono Legnani. Durante il soggiorno viene a scoprire le strane vicende legate alla vita di questo artista: Legnani, infatti, era noto alla gente come il "pittore di agonie", per la sua mania ossessiva di ritrarre, con la complicità delle due depravate sorelle, uomini e donne in punto di morte, nel tentativo di catturarne l'estrema sofferenza. E si mormora anche che uccidesse lui stesso i suoi modelli secondo arcani rituali appresi durante un soggiorno in Brasile insieme alle due sorelle. Il giovane restauratore, sempre più interessato alla vicenda, cerca di scoprire se siano vere le dicerie sul pittore ma nessuno in paese pare lo voglia aiutare. La sua curiosità lo spingerà verso una brutta fine… Uno dei cult movie per eccellenza del nostro cinema di genere e uno dei film più autenticamente terrorizzanti mai realizzati. Questo un piccolo capolavoro, girato da Avati in poche settimane e basato su un soggetto di Maurizio Costanzo e Gianni Cavina, è l'esempio lampante di come, per fare un bel film dell’orrore, servano più una storia originale ed ambientazioni misteriose piuttosto che grandi effetti speciali. Ad Avati riesce perfettamente il difficile compito di trasformare la quiete dell’assolata campagna romagnola in un’inquietante sfondo per vicende terribili; il regista racconta con sorprendente genialità una fiaba nerissima e spaventosa, attingendo al patrimonio della narrativa popolare e riuscendo così a spaventare proprio come sanno fare quelle fiabe cattive raccontate ai bambini prima di andare a letto. La paura che il film riesce a trasmettere è ancor più angosciante perché nasce dal non visto, da immagini emblematiche ed allusive (la vecchia paralitica che canta un'inquietante nenia infantile, la grottesca casa con le bocche rosse dipinte sul retro), da frasi appena sussurrate e quasi indecifrabili (la registrazione delle voce del pittore folle). Si tratta di un grandissimo giallo-horror (il migliore nel suo genere insieme a "Profondo Rosso") con uno dei finali più sorprendenti e terrorizzanti mai realizzati. Assolutamente da non perdere! Per finire un paio di curiosità: l'ottimo protagonista del film, Lino Capolicchio, in un primo tempo era stato scelto da Argento per il ruolo centrale del suo mitico "Profondo Rosso" ma poi non se ne fece più nulla e così il bravo attore ottenne la parte per questo cult di Avati, riuscendo ad ottenere lo stesso il successo che meritava. Il titolo originale della pellicola doveva essere "La Luce del Piano di Sopra" ma poi, prima di essere distribuita, la produzione decise di cambiarlo optando per l'attuale (ed ancor più originale) "La Casa dalle Finestre che Ridono".


(Queste critiche non sono mie, sono state estrapolate da una mia cartellina, dove appunto ho trovato tutte queste splendite critiche, la classifica è stata realizzata da me)
Siete d'accordo con me?
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 24-10-2004 15:57  
Ma Psycho non è un horror!


E comunque no.
Non in tutto, almeno.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 15:58  
Evvero, PSYCHO è un thriller... ma ho voluto ugualmente metterlo!!! te come faresti la classifica??
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 24-10-2004 15:58  
quote:
In data 2004-10-24 15:57, sandrix81 scrive:
Ma Psycho non è un horror!




E cos'è?

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 24-10-2004 16:03  
quote:
In data 2004-10-24 15:58, Marienbad scrive:
quote:
In data 2004-10-24 15:57, sandrix81 scrive:
Ma Psycho non è un horror!




E cos'è?


Non è un thriller?
Ma anche sì.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 16:05  
PSYCHO rientra nella categoria horror, ma il genere è Thriller...
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 24-10-2004 16:05  
quote:
In data 2004-10-24 16:03, sandrix81 scrive:
Non è un thriller?



E cos'è?
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Inland Empire non l'ho visto e non mi piace

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Lunatika

Reg.: 14 Gen 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 24-10-2004 16:07  
Al primo posto c'è Ju-On, e basta!
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.:Dalla terra germoglia una lucciola:.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 24-10-2004 16:08  
quote:
In data 2004-10-24 16:05, freddy666 scrive:
PSYCHO rientra nella categoria horror, ma il genere è Thriller...



eh?
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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 24-10-2004 16:10  
quote:
In data 2004-10-24 16:07, Lunatika scrive:
Al primo posto c'è Ju-On, e basta!



E cos'è?
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Quattro galìne dodicimila

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freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 16:10  
Sandrix81 mi sembra di esser stato chiaro, cosa non capisci??? Nei siti horror ci rientra anche Psycho, però il genere è thriller... comprendi mia lingua???
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 24-10-2004 16:10  
quote:
In data 2004-10-24 16:07, Lunatika scrive:
Al primo posto c'è Ju-On, e basta!




Brava
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Inland Empire non l'ho visto e non mi piace

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freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 16:11  
Ju-On, che film è??
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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freddy666

Reg.: 11 Set 2004
Messaggi: 215
Da: capannori (LU)
Inviato: 24-10-2004 16:12  
Scusate ma non mi sembra di averlo visto...
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1 , 2 , 3 FREDDY VIENE PER TE!

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Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 24-10-2004 16:14  
Male, molto male...
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Inland Empire non l'ho visto e non mi piace

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