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Autore Intervento USA anche in Sudan?
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 25-10-2004 21:54  
quote:
In data 2004-10-11 21:17, Lord_Elric scrive:
Ripeto che la diplomazia internazionale tanto invocata come altrnetiva alle bombe USA sta perdendo un'altra occasione per dimostrare di esserlo davvero, e che i pacifisti non si muovono per chi viene ammazzato a colpi di kalashnikov o machete...




Mi piacciono questi commenti perchè non si fermano mai a commentare i fatti ,ma sono piuttosto indirizzati a COME le persone reagiscono davanti ai fatti.
Per cui l'oggetto non è tanto la guerra in Sudan ma la reazione dei pacifisti sul caso Sudan, se si muovono e protestano,cose del genere.
A parte il fatto che questo concetto denota un'assoluta disinformazione sui movimenti (chi è per esempio socio di Amnesty International riceve a casa sua ogni due mesi un libretto informativo su tutte le guerre di cui non si parla mai con tanto di denuncia dei fatti in questione,Sudan in prima linea, e l'informazione è di gran lunga importante per conoscere ciò di cui si parla e per mobilitarsi);
in secondo luogo bisognerebbe cominciare a rispedire la questione ai mittenti.

Visto che si pone la faccenda su un piano personale,cominciamo a chiedere ai vari personaggi alla Lord_Elric che pongono la questione in questo modo,che cosa fanno loro di specifico per la questione.Risposta?

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 14-11-2004 12:59  
di Emanuela Citterio (e.citterio@vita.it)

L'Unhcr ritira parte del personale a causa delle limitazioni poste dalle autorità sudanesi

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati si ritira temporaneamente dal Darfur meridionale. Lo ha reso noto la stessa agenzia dell'Onu per i profughi, spiegando che il ritiro è "a causa delle limitazioni poste dalle autorità sudanesi nello svolgimento di fondamentali attività di protezione in favore di migliaia di sfollati".

"Jean-Marie Fakhouri, direttore delle operazioni Unhcr in Sudan, ha affermato che lo staff dell'agenzia Onu per i rifugiati è rimasto confinato a Nyala per quasi tre settimane su ordine dei funzionari sudanesi, a seguito di un incidente verificatosi lo scorso 20 ottobre, quando staff dell'Umhcr e di altre agenzie Onu era intervenuto per cercare di bloccare i trasferimenti forzati di sfollati".

"Le autorità sudanesi hanno risposto confinando lo staff UNHCR a Nyala, un impedimento che inizialmente sarebbe dovuto durare fino al 6 novembre. A ieri, tuttavia, le restrizioni erano ancora in atto e Fakhouri ha deciso che oggi tre dei quattro operatori internazionali dell'Agenzia sarebbero stati temporaneamente ritirati da Nyala e trasferiti a El Geneina, nel Darfur occidentale".

"È estremamente frustrante per il personale dell'Unhcr essere costretto a restare inattivo" ha affermato Fakhouri. "Se non ci è consentito svolgere
il nostro lavoro nel Darfur meridionale, l'Unhcr non ha altra scelta che
quella di recarsi altrove dove vi è altrettanta necessità. Per questo ho dato istruzioni a tre funzionari internazionali per la protezione di trasferirsi temporaneamente ad El Geneina".

"L'Unhcr ha richiesto al Coordinatore umanitario dell'ONU di affrontare urgentemente questo caso con le autorità sudanesi, in modo da consentire all'Agenzia di riprendere le proprie attività nell'ambito del team delle Nazioni Unite nel Darfur meridionale".

"L'Agenzia Onu per i rifugiati è operativa a Nyala dal 6 giugno come parte di uno sforzo congiunto delle Nazioni Unite nel Darfur meridionale. La maggior parte dello staff Unhcr si trova ad El Geneina, capitale del Darfur occidentale, dove l'aumento di incidenti nelle ultime settimane ha impedito l'accesso dello staff dell'agenzia alle comunità di sfollati, in particolare lungo il confine con il Ciad. L'UNHCR ha recentemente annunciato di voler rafforzare la propria presenza in Darfur, in seguito all'autorizzazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan a fornire una protezione più ampia agli sfollati nel Darfur occidentale e a preparare un loro eventuale ritorno a casa così come quello dei rifugiati, quando le condizioni lo permetteranno. L'agenzia al momento dispone nella regione di uno staff internazionale di 20 persone".

Più di 1,8 milioni di persone sono state strappate alle loro terre dalla violenza in Darfur. Di questi, 1,6 milioni sono sfollati interni mentre gli altri 200mila hanno cercato riparo nel vicino Ciad.
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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 30-11-2004 13:25  
Dopo l'espulsione dal Sudan di due rappresentanti di importanti organizzazioni umanitarie, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede una reazione forte da parte della Comunità Internazionale. Il governo del Sudan deve finalmente e senza ombra di dubbio capire che se vuole proseguire la sua campagna di intimidazione nei confronti delle organizzazioni umanitarie si auto-escluderà dalla Comunità Internazionale. Solo un ampio embargo sulla vendita di armi e l'esportazione di petrolio e una forte limitazione di spostamento per la leadership sudanese potranno convincere Karthoum a rispettare finalmente i principi base del diritto dei popoli. Se il Sudan continua a violare il diritto umanitario, la responsabilità è anche del Consiglio di Sicurezza che finora ha minimizzato il genocidio nel Darfur. Dieci giorni fa la più importante istituzione dell'ONU si è riunita a Nairobi, ma da quell'assemblea non è conseguita nessuna delle sanzioni chieste a livello internazionale contro il Sudan. Era quindi solo questione di tempo che il governo di Karthoum si sentisse abbastanza sicura da potersi permettere l'espulsione di cooperanti internazionali.

Ancora prima della riunione di Nairobi i due rappresentanti britannici delle organizzazioni Oxfam e Save the Children avevano chiesto pubblicamente una chiara presa di posizione da parte della Comunità Internazionale riguardante le gravi violazioni dei diritti umani in corso nel Darfur. Ora dovranno lasciare il paese entro 48 ore. In ottobre il presidente sudanese, maresciallo Omar Hassan al Bashir, aveva definito le organizzazioni umanitarie internazionali come "il peggiore nemico" del suo paese. L'assurda accusa chiarisce ulteriormente il fatto che il governo sudanese non è interessato ad effettivi aiuti per combattere la fame nel Darfur. Il Sudan continua a usare la fame come arma nella guerra di annientamento nel Sudan occidentale.
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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 18-04-2005 14:50  
In bocca al lupo ai nostri soldati che partono per una missione di pace.

220 uomini del 183° reggimento paracadutisti stanno per lasciare l'Italia diretti alla volta del Sudan, dove per sei mesi svolgeranno l'incarico di proteggere le infrastrutture del quartiere generale della missione ONU di pace presso la capitale, Khartum, e nelle sue vicinanze. La missione, decisa all'unanimità lo scorso mese dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (risoluzione 1590) e approvata il 10 aprile dal governo sudanese, comprende 10.000 militari e 715 civili e ha il compito di far rispettare l'accordo firmato il 9 gennaio scorso a Nairobi, Kenya, tra il governo sudanese e l'Esercito Popolare per la liberazione del Sudan, il movimento indipendentista che per due decenni ha tentato di sottrarre le regioni del sud Sudan alla leadership islamica al potere dall'indipendenza.

Inoltre i caschi blu dovranno collaborare al disarmo delle diverse milizie anti-governative del sud, favorire il ritorno dei profughi - che a centinaia di migliaia popolano i campi di raccolta dei paesi vicini - e contribuire a organizzare le prossime elezioni. A tal fine, il Fondo delle Nazioni Unite per le Popolazioni ha già avviato i lavori per lo svolgimento di un censimento, il primo dopo vent'anni, previsto dagli accordi di pace di Nairobi e indispensabile per procedere alla compilazione delle liste elettorali. Il censimento da solo costerà non meno di 60 milioni di dollari, che saranno offerti dai circa 60 donors internazionali aderenti alla «Conferenza per la ricostruzione del Sudan». I loro rappresentanti si sono riuniti l'11 e il 12 aprile a Oslo, Norvegia, per valutare la richiesta ONU di 2,6 miliardi di dollari come primo contributo alla ricostruzione, ma alla fine, considerata l'entità dei danni causati in sud Sudan dalla guerra, si sono impegnati a versare 4,5 miliardi di dollari nel biennio 2005-2007.
Negli stessi giorni in cui si discuteva la risoluzione 1590, il Consiglio di sicurezza ha presentato però due altre risoluzioni relative al Sudan, riguardanti la crisi della regione occidentale del Darfur, teatro da oltre due anni di un nuovo conflitto che contrappone le popolazioni di origine africana a quelle di origine araba, queste ultime forti, a quanto pare, del sostegno militare e finanziario di Khartum.

La prima risoluzione, che ha suscitato le veementi proteste dell'ambasciatore sudanese al Palazzo di Vetro, è stata approvata con 12 voti favorevoli su 15, con l'astensione di Algeria, Cina e Russia, e prevede la costituzione di un Comitato incaricato di controllare l'embargo imposto sulle armi e i movimenti di uomini e mezzi militari nelle regioni in guerra. Il gruppo di esperti scelti dal Segretario generale dell'ONU avrà sede ad Addis Abeba, dove si trovano anche gli uffici dell'Unione Africana.

La seconda risoluzione, discussa a lungo e poi approvata con 11 voti favorevoli e con l'astensione di Algeria, Brasile, Cina e Stati Uniti, ha dato incarico al Tribunale Penale Internazionale di esaminare i crimini contro l'umanità commessi in Darfur a partire dal 1 luglio 2002 (data di convalida del controverso istituto nato per giudicare crimini di guerra, crimini contro l'umanità e casi di genocidio). La risoluzione inoltre ha esplicitamente chiesto al governo sudanese e a tutte le altre parti in causa di collaborare senza riserve con il Tribunale. Il Procuratore capo del Tribunale ha quindi immediatamente ricevuto dalle Nazioni Unite i documenti relativi a 51 persone sospettate di gravi violazioni dei diritti umani in seguito alle indagini svolte nei mesi scorsi da una commissione d'inchiesta ONU inviata in Darfur. Sembra che tra gli imputati figurino anche membri del governo sudanese e militari governativi. Certo è che Khartum ha respinto la risoluzione definendola una violazione della sovranità nazionale del Sudan e il partito al potere ha organizzato qualche giorno fa una manifestazione di protesta nella capitale alla quale hanno aderito decine di migliaia di persone.
Questa è la delicata situazione in cui i militari italiani dell'«Operazione Nilo» - così è stata chiamata la missione in Sudan - dovranno svolgere il loro incarico.

Anna Bono

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