FilmUP.com > Forum > Attualità - IRAQ: DUE ITALIANE RAPITE, LAVORANO PER ASSOCIAZIONE UMANITARIA
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Autore IRAQ: DUE ITALIANE RAPITE, LAVORANO PER ASSOCIAZIONE UMANITARIA
ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 08-09-2004 17:53  
Lord Elric scrive:

Certo la colpa è sempre degli altri. Perchè non fanno un attentato a Berlusconi o a Bush allora? Perchè se la prendono anche con chi va lì ad aiutare la gente?
Il terrorismo ci sarà finchè ci sarà chi giustifica i terroristi. Complimenti a questi valorosi partigiani che lottano per la libertà contro il governo italiano fascista rapendo pericolossisimi giornalisti e volontari di associazioni umanitarie. Compliementi davvero
_________________

Ginestra risponde:
Affermazione troppo semplicistica la tua, per eliminare il terrorismo dovremmo eliminare prima l'uomo delle caverne.

_________________
E tu, lenta ginestra,che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudel possanza soccomberai del sotterraneo foco, che ritornando al loco già noto, stenderà l'avaro lembo su tue molli foreste.......

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 08-09-2004 18:17  
Mamma mia certo che ci sono dei titoli (come quello di questo topic) che sono davvero ridicoli... forse solo per me, boh...

Io ricordo che di queste due ragazze parlarono tempo fa a Lucignolo in una puntata molto interessante che si chiamava "La meglio gioventù".
Spiegarono il loro lavoro, i loro compiti, parlarono delle loro sensazioni ed emozioni... il giorno dopo non ne parlò nessuno eppure mi sembra che già in quella puntata erano degne di nota.
Ora sono state rapite e si parla di loro in ogni luogo.
Il problema è che spesso, in questi casi, si tende a parlare degli ostaggi semplicemente perchè sono ostaggi.
Simona e Simona hanno sempre fatto ciò che stavano facendo ma nessuno se ne sarebbe mai accorto se non fossero state rapite (ingiustamente).
Questa è la prima vera ingiustizia, che "la meglio gioventù" non fa notizia finchè non serve.
Io le ammiravo prima e le ammiro ora, considerandole un pò sfortunate ma, come prima, degne di ogni migliore lode.
Mi fa schifo che siano state rapite mentre tentavano di fare qualcosa di buono tanto quanto mi fa schifo che ora vengano usate come simbolo nascosto.
"Guardate, facevano volontariato e sono state rapite".
Si, ma facevano volontariato anche prima, solo che non c'era bisogno di parlarne in tv perchè non gliene fregava un cazzo a nessuno.

_________________
Dimentico sempre dimentico, che non ho ali per volare, e ogni notte sfioro nei miei sogni i gradini della scala della vita...che importa se non ho ali per volare...

[ Questo messaggio è stato modificato da: denisuccia il 08-09-2004 alle 18:20 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-09-2004 18:32  
quote:
In data 2004-09-08 17:13, REWIND scrive:
quote:
In data 2004-09-08 11:53, oronzocana scrive:
BASTAAAAAAAAA!!!!!
TUTTI STI TOPIC SONO UGALI.
SI PARTE DA UNA NOTIZIA DI CRONACA PER SPOSTARE LA DISCUSSIONE SUL FATTO SE SIA GIUSTO O MENO FAR UNA GUERRA.
NON SE NE PUÒ PIÙ!!!




Non ti quoto......ti straquoto!!!


Perchè allora si continuano ad aprire dei topic sulle vicende irachene?
Le notizie di cronaca le conosciamo tutti,non c'è bisogno di riportarle sul forum, se lo si fa è perchè si vuole creare un dibattito, e il dibattito verte ovviamente sulla guerra e tutte le vicende ad essa collegate.

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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 08-09-2004 18:49  
quote:
In data 2004-09-08 11:42, Quilty scrive:
E' il loro paese, perchè non dovrebbero poter decidere da soli il proprio futuro?




se un gruppo di terroristi mette una bomba nel parlamento e instaura una dittatura religiosa, non la definirei autodeterminazione nazionale del proprio futuro.
pienamente d'accordo nel fatto che si potrebbe estendere il concetto di terrorista anche dall' altra parte della barricata in molti casi, ma ormai in iraq ci sono andati , che almeno finiscano il lavoro
_________________
M.O.I.G.E. al rogo

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-09-2004 19:03  
Quale lavoro?
Anche gli iracheni hanno il diritto (essendo il loro paese) di terminare il loro lavoro, a questo punto. Se una guerra trova la sua giustificazione, almeno valga per entrambe le parti. Non si venga a fare la distinzione tra buoni e cattivi.
Per la cronaca: finora sono morti 1000 soldati Usa e 14.000 iracheni.
La guerra continua.

_________________
Il Terrore è controllo
Io so
Mi trovi sadico?

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 08-09-2004 alle 19:05 ]

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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 08-09-2004 20:16  
quale lavoro:in teoria, cercare di tirar su una democrazia. irrealistico, sulle cui probabilità di successo nessuno me compreso crede piu.ma credo sempre meglio che andarsene e far salire al potere chi decapita la gente urlando allah allah .
il fatto che "l'iraq è il loro paese" non li autorizza a mettere bombe per condizionarne la vita politica, come non autorizza un br italiano a mettere una bomba nel quirinale perchè questo si trova a roma

tu giustamente risponderai : e chi cazzo autorizza gli americani a stare a baghdad?
neanche il cane. ma se ora la coalizione si ritirasse, hai nove probabilità su dieci che vedremo presto tutte le donne irachene ricoperte con un piumone dalla testa ai piedi, cosa che ,concediamola al vecchio saddam, prima non succedeva.


_________________
M.O.I.G.E. al rogo

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 09-09-2004 11:53  
Cazzarola direi che il BUONSENSO abbonda in questi giorni nella redazione de "Il riformista" e io che lo avevo bollato come un orrido foglio di propaganda DS.

Consultazioni:Ce n’è di strada da fare prima dell’unità nazionale(ilriformista)
Mandato da antonio Giovedì, 09 Settembre 2004, 06:12.
Mettiamoci pure tutto il condimento retorico in cui noi italiani eccelliamo, ma quella che si è avviata ieri tra governo e opposizione è la normale procedura di consultazione e informazione permanente che in ogni democrazia dell’alternanza scatta quando la casa brucia, quando c’è un’emergenza nazionale - e la vita di due nostri connazionali lo è - quando l’interesse collettivo è di gran lunga prevalente sui motivi di divisione. In pratica, quando una sconfitta sarebbe una sconfitta di tutti, e non potrebbe essere tradotta in vantaggio per nessuno. Il fatto che non sia accaduto prima per altri sequestri di italiani per insipienza del governo aiuta a spiegare perché nei casi precedenti la polemica politica abbia avvelenato anche le notizie riguardanti la vita e la morte di italiani.

Va dunque dato atto al governo Berlusconi di aver fatto la cosa giusta - oseremmo dire dovuta - e all’opposizione di aver dato prova di senso dello stato, intanto parlando finalmente con una sola voce, e poi mettendo tra parentesi per un momento le diverse letture della situazione in Iraq e contribuendo anzi - in particolare Fassino - con idee e proposte per una soluzione positiva della crisi. Quantomeno un atto di legittimazione reciproca, che a queste latitudini è comunque un’ottima notizia.

Ma di qui a dedurne l’alba di un nuovo clima di unità nazionale, sul modello francese, ce ne corre. Non giriamo intorno al problema: in Francia l’unità nazionale non è nata con il sequestro dei due giornalisti, c’era già prima. In Francia tutte le forze politiche fondamentali concordano sulla linea tenuta da quel paese nel caso iracheno, dunque non c’era da rimuovere nessuna divergenza prima di unirsi per salvare due vite umane. In Italia la divergenza c’era prima del rapimento delle nostre due Simone e sarebbe rimossa solo in due casi: se il governo accettasse la tesi che l’invio di truppe italiane in Iraq mette a repentaglio la vita degli italiani, e dunque considerasse l’ipotesi del ritiro; o se l’opposizione riconoscesse che la presenza delle truppe italiane è utile alla stabilizzazione di un paese nel quale rapiscono e uccidono anche italiani, e dunque considerasse l’ipotesi di ritirare la richiesta di ritiro. Né l’una né l’altra cosa sono per il momento accadute, ed è altamente improbabile che accadano. Smettere di parlarne mentre ci sono due vite umane in pericolo è scelta sensata e doverosa; ma non è l’unità nazionale.

Una gran parte dell’opposizione - ieri lo ha detto Diliberto - ritiene che «prima si va via e meglio è». Il punto è proprio questo. Meglio per chi? Un buon motivo per chiedere il ritiro è stata finora la preoccupazione per l’incolumità degli italiani, militari e civili, in quel paese e nel mondo. Se uccidono i nostri perché siamo in Iraq, è legittimo chiedersi se ritirarsi non sia nell’interesse nazionale. Ma da qualche settimana questo teorema è diventato insostenibile. Se rapiscono pure i francesi, se uccidono pure dodici immigrati nepalesi, se massacrano pure centinaia di bambini osseti da tutti i punti di vista innocenti, se fanno saltare in aria anche fratelli musulmani in Iraq e in altri paesi arabi, dovrebbe essere chiaro a tutti - ed è sempre più chiaro a tutti - che starsene alla larga non mette al riparo nessuno.

Sempre per non nascondersi dietro al dito, bisogna anche dire che il rapimento delle due Simone indebolisce vieppiù anche la posizione del governo. Esso infatti sostiene che le nostre truppe sono in Iraq per aiutare il governo Allawi a pacificare il paese. Ma purtroppo la debolezza del governo Allawi risulta sempre più evidente, se non riesce a garantire la sicurezza nemmeno nel centro di Baghdad. Il problema, però, è che al successo del governo Allawi non c’è alternativa. E’ l’unica exit strategy per andarsene un giorno davvero e per sempre, lasciando il paese agli iracheni. E l’unica autorità che può convocare le elezioni politiche a gennaio, e sostituire così un governo insediato con un governo legittimo. La sua debolezza dunque rafforza, non indebolisce, la necessità di un sostegno internazionale, anche in armi. Se andassimo via, per chi sarebbe meglio? Sarebbe meglio per gli iracheni se il governo Allawi fosse ancora più impotente, e i gruppi terroristici anche più forti?

L’unità nazionale, di cui il paese avrebbe certamente bisogno, ci sarà quando si riconoscerà anche da parte di chi si è opposto alla guerra che non sarebbe meglio per nessuno andarsene oggi dall’Iraq. E meno che mai sotto il ricatto delle armi e del terrore. Quando ci fosse quell’unità nazionale, allora anche la trattativa sarebbe una soluzione dignitosamente praticabile. Trattativa su tutto, tranne che sul ritiro. Trattativa come si fa con i banditi di strada. Vedete, ancora ieri il direttore dell’Unità se la prendeva con Casini, colpevole di aver detto «con i terroristi non si tratta». «Lo ha detto al buio - protestava Colombo - mentre non sappiamo di chi e di che cosa si parla». Questo è il punto: ora sappiamo di chi e di che cosa si parla. Se non si possono più chiamare resistenti non è colpa nostra, e il buio è solo di chi non sa come chiamarli ora. Il nodo da sciogliere, prima dell’unità nazionale, sta lì: siamo tutti d’accordo o no che chiunque essi siano e qualsiasi motivazione li muova sono i nostri nemici? Hic Rhodus, hic salta, avrebbe detto qualcuno che leggeva assiduamente l’Unità.
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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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Chenowith

Reg.: 20 Lug 2004
Messaggi: 115
Da: Milano (MI)
Inviato: 09-09-2004 13:26  
Mi vergogno x il comportamento meschino di questi terroristi

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 09-09-2004 13:31  
Alcune decine di bambini hanno manifestato questa mattina a Baghdad chiedendo la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta e degli altri due iracheni rapiti con loro. I bambini, accompagnati dai genitori e da altri sostenitori dell'organizzazione ''Un ponte per Baghdad' , si sono radunati nella piazza del Paradiso, nel centro della capitale, resa celebre dalle immagini del carro armato americano che al suo ingresso a Baghdad abbatte' la statua raffigurante Saddam Hussein.

''Il Ponte per Baghdad e' un ponte per la speranza'' urla una donna che si appella ''ai santi e ai profeti'' affinche' le due Simone e i loro due compagni possano tornare immediatamente liberi.

A manifestare sono tutti iracheni che hanno conosciuto le ragazze rapite ma che soprattutto hanno goduto della loro assistenza. C'e' la mamma di Bashar Najif, 14 anni: ''Mio figlio e' malato da quando ne aveva 4 - ci racconta - e nei lunghi anni di embargo le uniche persone che hanno potuto rifornirlo di medicinali e quindi salvargli la vita sono state loro. Adesso siamo qui perche' tocca a noi pregare per salvare la loro vita''.

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 10-09-2004 00:06  
Tutti gli italiani,ispirati da motivi umanitari stanno tagliando la corda, solo la Croce Rossa resiste.
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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 10-09-2004 09:08  
Precisazione sulla manifestazione a Bagdad. Ho visto il servizio. Erano solo una cinquantina di persone purtroppo. E qualche persona era lì per i suoi problemi personali (anche se molto seri)
Mi ha fatto un po' tristezza ma poi effettivamente ho pensato che queste 50 persone hanno avuto un gran fegato e non si può chiedere a tutti di fare gli eroi.
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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 10-09-2004 09:20  
Bertinotti si smarca dai pacifisti?


EDITORIALE DE "IL RIFORMISTA"
venerdì 10 settembre 2004
TERRORISMO.
Bertinotti ha superato
i confini della gauche


Ci vuole sempre un caso Moro per svelare alla sinistra italiana l’abisso finale cui inevitabilmente giunge l’abiezione terrorista. Ci vuole sempre il dolore di un giusto. Era prevedibile che la morte di Baldoni e ancor più il rapimento delle due Simone avessero questo effetto. I morti delle due torri, i giovani iracheni massacrati mentre sono in fila per arruolarsi, gli immigrati nepalesi erano troppo distanti e troppo politicamente ambigui per far compiere il passo finale: quello che non si limita più a condannare il terrorismo come mezzo di lotta politica, ma la lotta politica stessa che essi conducono. Rinunciare all’ambiguo distinguo tra causa giusta e tattica ingiusta è l’equivalente del passaggio dai «compagni che sbagliano» ai «nemici della democrazia».
È questo il salto logico che ha compiuto ieri Fausto Bertinotti, per motivare la sua partecipazione al vertice bipartisan di Palazzo Chigi. La rinuncia a porre oggi, finché dura il rapimento, la questione del ritiro delle nostre truppe, equivale a non mettere più in relazione causale la guerra e il terrorismo. «Confondere i due piani, il conflitto e il rapimento - dice Bertinotti - significa creare un grande pasticcio». Cioè chiunque rapisca, uccida o tagli la testa a ostaggi civili non è giustificato nemmeno dall’oppressione americana o dall’anelito all’indipendenza degli iracheni.
Non deve stupire che lo strappo di Bertinotti avvenga proprio ora. Rifondazione è oggi quasi più una grande Ong che un partito comunista. La sua nuova constituency è più tra i volontari delle organizzazioni umanitarie che tra i militanti internazionalisti e anti-imperialisti. È l’effetto più benefico della lunga mutazione genetica in corso in Rifondazione, la stessa mutazione che ha spinto Bertinotti ad aprire una critica radicale all’uso della violenza o a ridiscutere il significato del termine «comunismo». Quando Bertinotti dice che il suo partito è ormai il figlio dei movimenti, dice la verità; per un leninista questo sarebbe inconcepibile, perché i movimenti sono l’estensione del programma politico del partito. In questo senso Bertinotti partecipa allo shock del movimento pacifista di fronte all’attacco subìto, e allo stesso tempo lo distilla in una posizione politica. La cui novità è rappresentata da due punti.
Il primo sta nell’ammettere che il terrorismo che abbiamo di fronte è «nuovo», non è riconducibile alla vecchia semplificazione lotta di liberazione-azione violenta. «A Beslan è successo qualcosa di nuovo? Sì. E allora bisogna dire parole nuove». Laddove la reazione a Beslan della gauche tradizionale è accusare Putin, il potere, e la violenza di Stato. La seconda novità della posizione di Bertinotti, anche più rilevante, sta nell’affermare che il terrorismo non solo non si giustifica ma, come dice lui stesso, «non va capito». Che cioè qualsiasi motivazione politica gli darebbe un alibi, sarebbe un «ma», un «però», aggiunto subito dopo una breve e frettolosa condanna. È un avversario dell’umanità non solo per «i mezzi odiosamente violenti che usa ed esibisce, ma anche per i fini che si propone». «La società che immaginano i terroristi è repellente quanto le loro azioni».
La conseguenza di questa affermazione è che sarebbe repellente un Iraq, seppure indipendente, costruito sul modello dei fondamentalisti islamici. Farne discendere che è meglio un Iraq amico dell’Occidente e degli Stati Uniti, percorrere l’ultimo tratto di strada che conduce a questa affermazione, per Bertinotti e per molti che la pensano come lui sarà un percorso lungo e accidentato (come dimostra la reazione standard, da comunista, subito arrivata da Diliberto, da D’Erme e dagli anti-imperialisti). Forse Bertinotti non camminerà mai fin lì. Ma, per intelligenza personale e per l’antropologia stessa che ha assunto il suo movimento politico, è il gauchista nelle migliori condizioni per riuscirci.
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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 10-09-2004 12:07  
Ho sempre pensato che Bertinotti fosse una persona intelligente, anche se non sono pienamente d'accordo con alcune sue conclusioni, riportate qui da te.Proprio ieri leggevo una vecchia copia di Repubblica, e in particolare un articolo di un giornalista straniero Bernard Guetta, credo francese,a pag 15,copia del 2 settembre.Se avrò tempo posterò in sintesi il succo del discorso,l'articolo si intitola"Come battere il fanatismo" e spiega le origini lontane del terrorismo che affonda le sue radici già nel conflitto in Afghanistan.
Il trafiletto è :questo male non è piovuto dal cielo.Inizia negli anni '80 quando gli USA fanno vibrare la corda religiosa per combattere l'invasione sovietica.
Sicuramente la morte atroce di tanti uomini, donne e bambini, non ha nessuna giustificazione né avallo, ma cercare di capire è il mezzo dell'uomo intelligente e moderato, per questo il discorso di costruzione dialettica deve partire dall'Occidente, non certo da chi è armato di fanatismo cieco.
Ti riporto una frase dell'articolo:"Sono le democrazie,perché ne hanno la possibilità, perché sono più ricche e più forti,perché è nel loro stesso interesse, a dover essere sagge per due."Ciao

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[ Questo messaggio è stato modificato da: ginestra il 10-09-2004 alle 12:10 ]

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 10-09-2004 12:35  
"dover essere saggie per due"
poniamo per ora che ciò abbia senso (e qualche riserva ce l'ho) ma cosa vuol dire in pratica?

Come applicare alla situazione contingente questo pensiero?
Per esempio in Sudan c'è un genocidio contro le minoranze cristiane. Come facciamo ad essere saggi col Sudan? Li invitiamo ad un tavolo a ragionare o li minacciamo di sanzioni e poi ovviamente di interventi militari?
Gli diciamo siate saggi come noi e smettetela di fare i cattivi?
Oppure gli diciamo se la smettete vi regaliamo un sacco di soldi?

Tra l'altro "dover essere saggie per due" potrei anche interpretarla così: perchè mai ce ne siamo andati dalle colonie africane se questi non erano abbastanza saggi da governarsi? Non era meglio tenere lì dei governatori europei?
_________________
ADRIANOOOOOOOO!!!!!!!

[ Questo messaggio è stato modificato da: ipergiorg il 10-09-2004 alle 12:38 ]

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 10-09-2004 14:41  
Forse hai ragione per l'ultima frase, ossia la decolonizzazione è stata un bene da una parte, per la libertà di quei popoli sfruttati, ma un male dall'altra in quanto questi poco "saggi"uomini colonizzati hanno saputo fare un cattivo uso di quel loro diritto.
In quanto a cosa fare, caro mio, ti ho già risposto altre volte, non sono io che debbo avere le idee chiare, ma coloro che pretendono di governare il paese.
E' come se io avessi preso la laurea senza sapere come si sta dietro una cattedra e soprattutto non sapessi cosa dire e come agire nei confronti di una scolaresca.
A ognuno il proprio mestiere, il problema è che una parte dell'umanità non ha qualità e nerbo per espletare il proprio lavoro nella maniera giusta.
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