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Autore Comunismo e Anticomunismo Italiano
Destra

Reg.: 21 Giu 2004
Messaggi: 8
Da: albenga (IM)
Inviato: 10-07-2004 21:56  
L'anticomunismo è stato fino al crollo del nazifascismo molto violento in occidente perché qui il benessere non era ancora così diffuso come oggi, e poi perché molti intellettuali ed operai erano convinti che avrebbe potuto esistere un'alternativa praticabile al capitalismo. Oggi si ritiene che questa alternativa non esista più: sia perché il benessere è molto diffuso, sia perché gli Stati che incarnavano gli ideali del comunismo sono crollati da soli, a causa delle loro interne contraddizioni (oppure - come nel caso della Cina - si è posta una certa differenza tra potere politico e attività economica: quest'ultima la si vuole influenzata dalle logiche di mercato).

Probabilmente la Germania se non avesse odiato a morte gli altri paesi europei che le avevano impedito di diventare una grande potenza capitalista e soprattutto imperialista, forse oggi avrebbe un territorio molto più esteso a est, a spese ovviamente della Polonia e di altri Stati limitrofi.

Probabilmente avrebbe perso lo stesso la guerra contro l'Urss, ma non l'avrebbe persa contro l'occidente, che, anzi, avrebbe avuto tutto l'interesse ad appoggiarla contro la minaccia di un'espansione del comunismo verso ovest.

Probabilmente la Germania avrebbe conosciuto un periodo di dittatura lungo come quello spagnolo sotto il generale Franco. E forse sarebbe stato così anche per l'Italia, se ci si fosse mossi unicamente contro il comunismo dell'Europa orientale.

E' probabile che gli Usa non faranno più un errore di questo tipo; tuttavia, non dobbiamo dimenticare che non esiste solo una competizione tra capitalismo e comunismo. Ne esiste anche una all'interno dello stesso capitalismo, poiché qui domina la logica del profitto, l'interesse del capitale: nelle società antagonistiche non c'è unità più di quanto non vi sia competizione.

Ovviamente esiste la tesi secondo cui la Germania non avrebbe mai potuto occupare l'Europa dell'est se prima non avesse occupato quella occidentale che, con le sue enormi risorse, avrebbe potuto permetterle di dominare tutto il continente europeo.

Tuttavia questa tesi non spiega il motivo per cui la Germania non abbia preferito allearsi con l'Europa occidentale in una crociata comune contro il comunismo. Cioè non spiega il motivo per cui l'idea di anticomunismo non fosse sufficiente per convincere i nazisti a rinunciare alla competizione intercapitalistica.

Per il comunismo dovrebbe essere prioritario su tutto l'idea della rivoluzione politica, cioè la convinzione che il sistema capitalistico non è riformabile e che pertanto va sostituito con un sistema totalmente diverso.

In attesa di sostituirlo con una rivoluzione politica in cui le masse popolari siano protagoniste, è possibile lottare per rivendicare diritti particolari: sociali, sindacali, culturali ecc. Si rivendicano questi diritti nella consapevolezza che per il raggiungimento dell'obiettivo finale occorre un vero e proprio ribaltamento dell'establishment politico.

Il comunismo rifiuta l'idea del colpo di stato fatto da una sparuta minoranza.

Come noto, la posizione di Gramsci fu questa sino ai Quaderni del carcere. Il fallimento del biennio rosso comportò la revisione dell'impostazione classica del comunismo: compito prioritario diventava l'egemonia culturale della società. Quando tutta la società sarà culturalmente comunista, la rivoluzione politica diventerà automatica, anzi, non sarà neppure necessaria.

Questa ingenua posizione oggi ha fatto il suo tempo. Finché il potere politico resta in mano alla borghesia, la società civile non diventerà mai di sinistra, o comunque non lo diventerà mai in senso rivoluzionario. Questo perché è sempre la borghesia che dispone del monopolio dei grandi mezzi di comunicazione.

La sinistra gramsciana ha potuto per molto tempo illudersi che dall'egemonia culturale sarebbe potuta scaturire la rivoluzione politica solo perché vi erano condizioni sociali che, a livello nazionale, inducevano a credere in questa utopia. Ed erano le condizioni di un paese economicamente arretrato all'interno di un sistema capitalistico avanzato.

Oggi queste condizioni non esistono più. L'Italia è diventato un paese capitalistico economicamente avanzato. La controprova di questa affermazione è che l'idea del comunismo, come alternativa a questo sistema, è completamente fallita. E' fallita non solo sul piano politico, ma anche su quello culturale, poiché l'egemonia ottenuta dalla sinistra non ha nulla di rivoluzionario: è semplicemente una laicizzazione più spinta della cultura borghese.

Il comunismo italiano è sempre stato immaturo sul piano politico-rivoluzionario. Per quale ragione gli aspetti rivoluzionari del comunismo sono sempre stati gestiti in Italia da forze estremiste, assai poco popolari?

I motivi fondamentali vanno ricercati nel fatto che la dirigenza del partito è sempre stato più centralista che democratica, più legata alle vicende parlamentari che a quelle sociali, più aderente a una cultura intellettuale che popolare...

La penetrazione del comunismo italiano nel territorio è stata affidata prevalentemente al sindacato e alle cooperative, cioè a settori connessi al mondo del lavoro, che non sono mai riusciti ad avere una visione globale, sistemica, strutturata del territorio locale e nazionale.

Quando il sindacato e le cooperative riuscivano ad imporsi all'attenzione dei lavoratori, ecco che anche sul piano dell'amministrazione politica dell'ente locale le forze di sinistra riuscivano facilmente a ottenere il potere. Ma per fare che cosa?

Tutto ciò che il comunismo italiano è riuscito a fare, attraverso i sindacati, le cooperative e le amministrazioni locali, è stato quello di garantire maggiori diritti ai lavoratori, maggiori servizi sociali, una migliore equità economica. Ma non si è mai stati capaci di utilizzare queste cose per un discorso complessivo di superamento del sistema capitalistico. Cioè non si è stati capaci di porre le basi, a livello locale, di un superamento generale dei criteri di esistenza borghesi.

Il comunismo italiano, p.es., non è mai riuscito a mettere in discussione i primati dell'industria sull'agricoltura, dell'economia sull'ecologia, della città sulla campagna, della nazione sul localismo...

Caratteristica fondamentale del comunismo italiano, che ha praticamente rinunciato all'idea di "rivoluzione politica" a partire dai Quaderni di Gramsci, è stata quella di cercare continuamente intese e compromessi non solo con le forze tradizionalmente di sinistra, ma anche con quelle borghesi e cattoliche. Questo processo è stato avviato con la segreteria di Togliatti e da allora non è mai stato messo in discussione, anzi si è talmente approfondito che, in suo nome, si è rinunciato definitivamente all'idea di una rivoluzione politica, fino al punto in cui si è rinunciata all'idea stessa di comunismo e persino all'idea di socialismo, in quanto oggi si parla esclusivamente di "riformismo", che altro non è se non la ricerca, caso per caso, di "forme correttive" alle storture del capitalismo, le quali tutte ruotano attorno al perno principale del riequilibrio degli interessi privatistici: lo Stato sociale.

Specialmente dopo il crollo del comunismo sovietico, il comunismo italiano si è ancora più convinto che l'unica strada praticabile sia quella di rivendicare dei diritti compatibilmente alle esigenze competitive del capitalismo nazionale, nell'ambito del capitalismo mondiale.

Il comunismo italiano si è servito del crollo del comunismo sovietico per sostenere il valore delle proprie tesi revisioniste; i fatti tuttavia hanno dimostrato che anche le posizioni del comunismo italiano erano destinate ad essere superate. Infatti oggi domina non solo una politica di destra, ma anche una cultura di destra, più o meno sostenuta da forze cattoliche conservatrici e persino da forze di centro-sinistra anticomuniste.

Ciò che non funziona più non è solo l'estremismo di frange politiche isolate, non è solo una gestione burocratica del socialismo di stato, ma è anche l'idea che si possa arrivare al comunismo conquistando culturalmente, in maniera progressiva, la società capitalistica.

Non funzionano più né l'estremismo, né la dittatura, né i compromessi ideologici. Ha funzionato solo una cosa nella cultura italiana, grazie alle spinte rivendicative e alle teorie progressiste della sinistra: la progressiva laicizzazione delle tradizioni cristiano-borghesi.

Non si è certo arrivati all'umanesimo integrale prospettato dal marxismo (obiettivo, questo, che potrà essere conseguito solo in maniera contestuale alla rivoluzione politica), e tuttavia sono stati fatti passi in avanti, che in certo qual modo porranno dei freni sicuri a tutti i tentativi del mondo cattolico-borghese di ripristinare forme più o meno spinte di integralismo.


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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
Messaggi: 6177
Da: Erbusco (BS)
Inviato: 11-07-2004 13:05  
Quello che scrivi è interessante..però
secondo me commetti l'errore di identificare
con l'Urss e la Cina il comunsimo di ispirazione Marxista che citi,in quanto reinterpretato da Gramsci.L'errore non è certo solo tuo ma è stato favorito negli
ultimi decenni in primo luogo dalla propaganda sovietica e specialmente stalinista..in secondo luogo da quella occidentale..che semplificando moltissimo
ha finito per giustificare il capitalismo
le discriminazioni,le ingiustizie sociali
e persino le guerre del capitale in relazione alle condizioni sicuramente peggiori dei paesi sovietici.Insomma,il
capitalismo sarebbe un male minore..
In realtà in Urss non ci fu mai il comunismo e lo stesso Lenin si rese conto
dell'impossibilità di abolire il mercato
in un paese solo..lui e Trotzky parlarono
di rivoluzione permanente,che doveva necessariamente espandersi ad ovest per
sopravvivere.Non fu così..in Germani Rosa
Luxemborg e i suoi furono trucidati dai
"socialisti",in Italia in biennio rosso fu
soffocato dall'alta finanza e dalla "borghesia" del Nord italia che colpì
il movimento rivoluzionario attraverso il
fascismo.In Urss verrà così a svilupparsi
quello che viene definitp capitalismo
di stato..un 'economia di mercato in cui
opera una sola azienda pubblica per ogni
settore..un'economia in cui ci sono ancora
padroni e lavoratori ma che necessariamente
è meno competitiva del liberismo perchè
non c'è concorrenza.Il comunismo marxista
è tutt'altra cosa.

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Hamish

Reg.: 21 Mag 2004
Messaggi: 8354
Da: Marigliano (NA)
Inviato: 11-07-2004 17:52  
Solo un piccolo consiglio dato che sei nuovo:non fare topic così lunghi,altrimenti è normale che nessuno ti risponda.Il forum è ottimo per esporre le proprie idee,ma in maniera più sintetica possibile...E' solo un consiglio,non offenderti.

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It's better to burn out than to fade away(Kurt Cobain).Ciao!!

[ Questo messaggio è stato modificato da: Hamish il 11-07-2004 alle 17:53 ]

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