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Autore Al Qaeda e l'Arabia Saudita
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 22-04-2004 12:35  
Sto leggendo il libro di Robert Baer, che ha lavorato per la Cia per tanti anni(il libro si chiama "dormire con il diavolo", Piemme editore).

Parla dei rapporti tra Gli Usa e l'Arabia Saudita.

Baer si mette per gioco nei panni di un terrorista, e conclude che un attentato a qualche pozzo petrolifero in Arabia Saudita farebbe letteralmente crollare il sistema economico occidentale.

Più avanti riporterò sul forum la trascrizione di questo passaggio.

Ma la domanda è: se veramente questi fanatici di Al Qaeda odiano tanto l'occidente e lo vogliono distruggere,c'è da stupirsi che sprechino tempo e uomini per attentati che ottengono come risultato solo quello di giustificare la reazione degli Stati Uniti e aumentare l'intransigenza dell'opinione pubblica verso il terrorismo,quando con una bomba potrebbero far saltare in aria una raffineria petrolifera e mandare in crisi la produzione del petrolio.

Considerando che 15 dei 18 kamikaze dell'11 settembre erano sauditi,che Bin Laden stesso è saudita, forse risulterebbe molto più facile un attentato in casa propria che un piano nel territorio degli Usa (sempre cercando di non farsi beccare dalla Cia).
Ma tutto questo non avviene.
Gli attentati a Riad si sprecano, ma i pozzi rimangono al sicuro.
Per al Qaeda la tattica finora sembra questa:lotta all'occidente sì, ma che non si tocchino la produzione e i consumi principali dell'occidente stesso.
Mi pare una tesi da favola.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 22-04-2004 alle 12:39 ]

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 22-04-2004 12:45  
il petrolio è la loro unica fonte di ricchezza, se anche crollasse l'Occidente, di certo non migliore sarebbe la loro situazione. Proprio sull'oro nero costruirono le proprie politiche economiche gli sceicchi, gli scia e i semplici politici del dopoguerra, risollevando in parte situazioni di povertà anocr peggiori di quelle che appaion oggi.

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 22-04-2004 13:38  
E' vero ma cere frange estremiste hanno dichiarato guerra all'occidente.
E che guerra è una guerra che non tocca gli aspetti economici ?
L' Arabia Saudita detiene il 25% del petrolio del pianeta, ha la capacità di produrlo in surplus e abbassare quindi i costi al barile di questa fonte d'energia.
Un arresto temporaneo di qualche mese (causa attentato)della produzione anche di una sola delle principali raffinerie farebbe volare i prezzi provocando in tutto l'Occidente una crisi pari a quella dell'Argentina.

Ma questo non impedirebbe all'Arabia Saudita di continuare a detenere il 25% del petrolio, di riprendere poi a venderlo dopo qualche mese (ripristinando i pozzi danneggiati )a un'economia disastrata.
la sua posizione si rafforzerebbe o no?

Chiaramente nessun governo permetterebbe all'Arabia Saudita di diminuire volontariamente la produzione del petrolio.
Ma un attentato nessuno può impedirlo, eppure non avviene (fortunatamente, aggiungo, non voglio certo augurare il crollo delle nostre economie)nonostante un gruppo di fanatici dichiari a parole di voler distruggere l'occidente . Eppure basterebbe ben poco.

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stevie

Reg.: 26 Feb 2004
Messaggi: 2135
Da: viterbo (RM)
Inviato: 22-04-2004 13:44  
quote:
In data 2004-04-22 13:38, Quilty scrive:
E' vero ma cere frange estremiste hanno dichiarato guerra all'occidente.
E che guerra è una guerra che non tocca gli aspetti economici ?
L' Arabia Saudita detiene il 25% del petrolio del pianeta, ha la capacità di produrlo in surplus e abbassare quindi i costi al barile di questa fonte d'energia.
Un arresto temporaneo di qualche mese (causa attentato)della produzione anche di una sola delle principali raffinerie farebbe volare i prezzi provocando in tutto l'Occidente una crisi pari a quella dell'Argentina.

Ma questo non impedirebbe all'Arabia Saudita di continuare a detenere il 25% del petrolio, di riprendere poi a venderlo dopo qualche mese (ripristinando i pozzi danneggiati )a un'economia disastrata.
la sua posizione si rafforzerebbe o no?

Chiaramente nessun governo permetterebbe all'Arabia Saudita di diminuire volontariamente la produzione del petrolio.
Ma un attentato nessuno può impedirlo, eppure non avviene (fortunatamente, aggiungo, non voglio certo augurare il crollo delle nostre economie)nonostante un gruppo di fanatici dichiari a parole di voler distruggere l'occidente . Eppure basterebbe ben poco.



pensa che c'ero arrivato perfino io...il libro me lo compro di corsa.

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moxfurbona

Reg.: 04 Mar 2003
Messaggi: 1194
Da: lucca (LU)
Inviato: 27-04-2004 00:42  
Se saltano per aria dei pozzi importanti in Arabia siamo tutti nella merda.Non lo dico per ideologia ma perchè nei corsi di economia che ho affrontato c'era sempre una parentesi in cui ci parlavano delle conseguenze economiche delle crisi petrolifere degli anni '70.Gli Usa che sono il primo paese a cuccare petrolio dall'Arabia e quello col fabbisogno più alto di tutti finirebbero letteralmente in ginocchio perchè in Texas,Messico e Venezuela ce n'è troppo poco.Trivellerebbero l'Alaska seduta stante ma potrbbe non bastare.E se il petrolio dell'Alaska non gli basta non so cosa potrebbero fare...secondo me la guerra in Iraq è un modo di 'premunirsi' contro queste eventualità ma questo è un mio parere.
Non è un mio parere invece il fatto che la sciagura si abbatterebbe sull'Europa.Non avete idea di quanti beni e prodotti vedrebbero salire il proprio prezzo in pochi mesi per via dell'aumento del petrolio.Ad ogni modo il fatto drammatico secondo me è che nonostante sappiamo bene che il petrolio è una risorsa destinata ad estinguersi e pure parecchio inquinante e costosa investiamo solo pochi spicci per la ricerca di fonti di energia pulite e rinnovabili.E' un bel guaio...speriamo che agli Usa non venga mai in mente di bombardare Riad!!

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moxfurbona

Reg.: 04 Mar 2003
Messaggi: 1194
Da: lucca (LU)
Inviato: 27-04-2004 00:45  
quote:
In data 2004-04-22 13:38, Quilty scrive:
Ma questo non impedirebbe all'Arabia Saudita di continuare a detenere il 25% del petrolio, di riprendere poi a venderlo dopo qualche mese (ripristinando i pozzi danneggiati )a un'economia disastrata.
la sua posizione si rafforzerebbe o no?



Forse i pozzi si possono aggiustare ma per ogni secondo che il pozzo brucia vanno in fumo miliardi e miliardi.A chi conviene?
Inoltre un economia disastrata non è una vacca molto grassa da mungere...

[ Questo messaggio è stato modificato da: moxfurbona il 27-04-2004 alle 00:46 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-04-2004 12:47  
Infatti non conviene nè agli Usa e nemmeno al suo alleato fedele, l'Arabia Saudita che dalla vendita di petrolio e dallo stretto rapporto commerciale con gli americani fa i suoi affari ( li fa la casa reale saudita per la verità, non ne beneficia la popolazione).

Secondo la versione ufficiale dei fatti però , al Qaeda è nemica degli Usa e della stessa Arabia Saudita,odia i capitalisti e chi fa affari coi capitalisti.
Secondo la versione ufficiale al Qaeda non è un'organizzazione governativa, non intrattiene rapporti economici con gli occidentali ma sparge il terrore e vuole distruggere il nemico.
Secondo la versione ufficiale al Qaeda non possiede dei pozzi di petrolio, si augura piuttosto che la casa reale saudita crolli e l'Arabia possa liberarsi dal nemico numero uno.
Il suo principale interesse,sempre secondo la versione ufficiale, sarebbe quindi quello di far saltare uno dei maggiori condotti petroliferi per ottenere in brevissimo tempo i suoi obiettivi.

Questo non avviene, perchè la versione ufficiale non è molto attendibile e al Qaeda è,al contrario e proprio perchè i pozzi non saltano, strettamente legata all'Arabia Saudita e agli stessi Usa da evidenti interessi reciproci.
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 27-04-2004 13:07  
Al Queda e USA soon sicuramente ambedue interessate al mantenimento degli accordi economici deivanti dal petrolio.
Ciò non toglie lòa possibilità che siano in conflitto.
Da una perdita di petrolio ha molto più da perdere Al Queda però visto che quella è l'unica fonte di ricchezza dei popoli arabi e degli sceicchi che la finanziano,che gli Stai Uniti che bene o male potrebbero comunque cercare di annullare il cratello che regola la quantità di petrolio estraibile da igni paese, sviluppando di più gli scambi col sudAMerica e come ultima ipotesi sviluppare l'estrazione del Petrolio dal Canada che è una delle più grandi riserve di oro nero ancora non rese accessibili a causa dell'alto costo dell'estrazione e pulitura.
Distruggere un pozzo è quindi un danno maggiore per la stessa AlQueda di quanti tu possa pensare.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 28-04-2004 13:07  
quote:
In data 2004-04-27 13:07, gatsby scrive:
Al Queda e USA soon sicuramente ambedue interessate al mantenimento degli accordi economici deivanti dal petrolio.
Ciò non toglie lòa possibilità che siano in conflitto.





Mi riesce molto difficile crederlo.
Quando ci fu la crisi tra gli Usa e Cuba, il risultato fu un embargo economico che continua ancora oggi.
Lo stesso per Saddam quando smise i suoi panni di paggetto degli Stati Uniti e si ribellò ai voleri del suo padrone.

Se due persone hanno un interesse comune sarà molto difficile che siano in conflitto.
Semmai la loro politica convergerà entro determinati obiettivi, e lo stesso sistema d'informazione si chiuderà in un eloquente silenzio su tutto ciò che riguarda questi aspetti.


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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 05-05-2004 14:49  

L'instabilità saudita fa schizzare il petrolio
A provocare l'aumento è stato l'attentato al centro petrolifero di Yanbu

«Complotto sionista» per i regnanti alle prese con i problemi di successione, oltre che con gli effetti della guerra in Iraq

G. S.
Il Manifesto .5 maggio 2004.

Il prezzo del petrolio è schizzato al livello più alto degli ultimi tredici anni, dalla prima guerra del Golfo: il greggio di Brent è arrivato a 35,92 dollari (più 1,44 dollari) al barile, mentre il Us light è aumentato di 82 centesimi salendo a 39,03 dollari il barile. La causa? La violenza che rende estremamente pericolosa la situazione nell'area mediorientale e fa crescere i timori sulle possibilità di approvvigionamento dell'oro nero. All'Iraq e ai territori palestinesi, si è aggiunta anche l'Arabia saudita, dove per la prima volta il 1 maggio è stato colpito il centro petrolifero di Yanbu, che si trova a 250 chilometri a nord di Gedda. Nell'attacco sono rimasti uccisi due sauditi e cinque occidentali - due statunitensi, due britannici e un australiano -, dopo di che i cittadini americani sono stati invitati dall'ambasciatore James Oberwetter a lasciare il paese. Quanto accaduto a Yanbu ha rivelato la vulnerabilità dell'Arabia saudita, primo produttore di petrolio, alle prese da un anno con attacchi terroristici che però finora non avevano toccato il settore petrolifero. Nessun gruppo ha rivendicato l'attentato anche se durante la sparatoria i mujahidin gridavano «Allah akbar» (dio è grande). Per il ministro degli interni saudita, principe Nayef, dietro l'attacco di Yanbu vi è la mano di Osama bin Laden.

Ma anche ieri, come già nei giorni scorsi, pur addossando la responsabilità ad al Qaeda, la corona saudita ha gridato al complotto sionista. «Quello che sta facendo in questi giorni questo terribile gruppo terrorista in un disperato tentativo di destabilizzare la sicurezza e l'unità nazionale, alimenta gli interessi di questi elementi sionisti estremisti». Riyadh ha accusato gruppi della destra americana sostenuta da Israele di aver lanciato una campagna che accusa il regno saudita di finanziare il terrorismo, dopo l'attentato dell'11 settembre dove 15 dei 19 attentatori erano sauditi. Da allora i rapporti tra Arabia saudita e Stati uniti si sono fatti sempre più tesi.

Già lo scorso anno in diversi attentati rivendicati da al Qaeda, che avevano provocato una cinquantina di vittime, erano morti nove americani. E il mese scorso Washington, indicando segnali di possibili attacchi a interessi occidentali aveva ordinato ai diplomatici non indispensabili di lasciare il paese, così come avevano invitato altri cittadini statunitensi a fare lo stesso. Ma le compagnie petrolifere statunitensi, che lo scorso anno avevano rafforzato le misure di sicurezza, sono rimaste. Ora la situazione si fa più complicata e non bastano certo a rassicurare le parole del ministro degli esteri Saud al Faisal che ieri in una conferenza stampa ha detto: «La leadership saudita e il popolo affermano la loro determinazione a condurre con il pugno di ferro la battaglia contro questo gruppo deviante per sradicare questa tremenda malattia dal corpo della nostra nazione».

Il ministro degli interni saudita ha anche fatto alcuni nomi di dissidenti, possibili responsabili dell'attacco all'impianto petrolchimico di Yanbu: i fratelli Sami e Samir al Ansari e gli zii Ayman e Mustafa al Ansari, tutti sauditi. Tre di loro, dipendenti del centro petrolifero, avrebbero usato i loro permessi per entrare. Mustafa invece, ricercato dalla polizia, ha lasciato il paese nel 1994 per raggiungere un gruppo di dissidenti in Gran Bretagna, Saad al Fagih e Mohammed al Masri, e lavorare con loro. Secondo il principe Saud vi sarebbe un legame tra gli Ansar e un gruppo finanziato da partiti legati a Israele. Il regno saudita per far fronte al terrorismo interno sembra cercare di ricompattare i sauditi agitando il pericolo sionista. Ma si trova a fronteggiare destabilizzazione regionale provocata dalla guerra in Iraq con effetti su tutti i paesi dell'area.

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