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Autore l'incoerenza no global
gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 02-01-2004 20:17  
Prima di poter affrontare un vero dibattito sulla globalizzazione con amici o chicchesia credo sia necessaria un’attenta analisi di ciò che veramente intendiamo per globalizzazione! Ebbene, vi sembrerà strano ma, dopo una serie di letture pro e contro, dopo essermi informato su cosa sta accadendo nel mondo, sono arrivato alla conclusione che l’equilibrio mondiale e l’equa distribuzione delle ricchezze è un’utopia, resa ancora più irrealizzabile dall’incoscienza dei numerosi gruppi “rivoluzionari” del libero mercato.
Facciamo un passo indietro.
1999, Seattle.
Si riunisce il WTO, ed 50.000 manifestanti fanno altrettanto. Di questi 50.000, solo 15.000 sanno realmente perché si trovano lì e conoscono a fondo i problemi dell’economia mondiale. Gli altri sono gruppi di anarchici, teppisti, sedicenti comunisti che la stessa Naomi Klein, portavoce mondiale della “globalizzazione pulita” definisce “gruppi incorenti”.
“I veri manifestanti di Seattle non sono contro la globalizzazione, sono stati presi dalla mania di globalizzazione almeno quanto gli esperti di dirtto commericiale che partecipano agli incontri ufficili. Piuttosto, se questo nuovo movimento è contro qualcosa è contro le grandi aziende[…]. Il movimento si concentra sui diritti umani, condizioni di lavoro e rispetto dell’ambiente[…]"(Klein,2000).
Col tempo, la critica alla modalità di intervento della Banca Mondiale e alla politica economica delle multinazionali, ha assunto connotati diversi da Paese a Paese, creando degli appoggi politici e snaturando le cause del movimento (la difesa dei diritti umani e dell’ambiente) a favore di altre ideologie figlie del Marxismo e dell’anarchia creando un vero effetto boomerang alla democrazia mondiale ma soprattutto alla globalizzazione pulita.
In Italia, il movimento assomiglia di più ad una concentrazione di fondamentalisti islamici, pronti ad una critica istantanea e repentina ogni qual volta viene chiamato in causa il libero mercato. Privo di spirito di autocritica, il movimento crea costantemente un sorta di terrorismo psicologico che gli stessi intellettuali di sinistra definiscono inappropriato e dal quale, coerentemente, si stanno staccando. Lo stesso Baricco, con Next, raggruppa una serie di articoli sul dibattito che portano luce sulle incomprensioni interne dei No Global, e sull’estrema focalizzazione del discorso verso una inesistente globalizzazione che, apparentemente, viene affrontata con poca chiarezza. Piuttosto, si rende necessario imputare alle grosse multinazionali le colpe di numerose violazioni di tipo ambientale ed etiche.
Essere No Global, ha senso quanto essere Global, perché entrambe le cose non hanno significato.
Si tratta di esser globali al 100%. “Lo scontro non è tra globalizzatori e protezionisti, ma tra due visioni della globalizzazione completamente diverse”.(Klein, 1999)
In Italia il movimento, invece di concretizzare un discorso valido anche dal punto di vista politico, ha visto convergere in esso le più svariate forme di lotta e contestazione, senza alcun leader valido ideologicamente e caratterialmente che abbia saputo dividere gli estremi.
Casarini, portavoce dei disobbedienti, e un personaggio ambiguo, con trascorsi di droga e frequentazioni sinistre e misconosciute. I giovani dei centri sociali, fanno dell’aggressione verbale l’unica arma contro un qualcosa di non ben definito, con la quale attaccano ogni forma di conversazione.
Perché si possa sviluppare un dialogo si rende necessario sradicare alla radice le mele marce e ricreare un movimento apolitico che converga democraticamente sull’accettazione del capitalismo e la rivisitazione dello stesso, secondo canoni più accettabili, rendendo possibile e più verosimile il movimento mondiale.


[ Questo messaggio è stato modificato da: gmgregori il 02-01-2004 alle 23:35 ]

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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 02-01-2004 20:48  
Non si possono affrontare le conseguenze della globalizzazione, che sono sociali, economiche e quindi anche politiche, auspicando un movimento apolitico, parola che, al pari di global e non global, non ha alcun significato (per lo meno positivo).
Ci vuole responsabilizzazione politica ancora maggiore invece.
Non so se sia possibile un equa distribuzione delle ricchezza, fatto sta che bisognerebbe fare il pssibile per dare a tutti le stesse possibilità di scelta: la forbice della disuguaglianza sta tutta qui in fondo...

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 02-01-2004 23:32  
A parte il fatto che ho scritto equa da ignorante(farò l'edit) continuo a pensare che il discorso politico, circontanziato alla situazione nostrana non abbia nè capo nè coda. Ne segue uno sforzo per una politica mondiale che esuli dal contesto del provincialismo italiano e dalla sinistra liber conservatrice esattamente come la sua antagonista destra, astettica e atrofizzata.

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 03-01-2004 12:41  
La globalizzazione, partita , come parola chiave, nella metà degli anni Ottanta e salutata dai neoliberisti come una manna dal cielo, non è stata,una volta messa in atto, una cosa del tutto positiva.Non sto qui ad elencare i motivi e le conseguenze, sarebbe troppo lungo, ma parlerò solo di cifre concrete:purtroppo in quest'ultimo decennio, la globalizzazione non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte dai neoliberisti.I tre miliardi di abitanti in via di sviluppo, che , nel 1980 erano l'82% della popolazione del pianeta,avevano prodotto nello stesso anno il 29% delle ricchezze mondiali.Nel 1998 erano diventati cinque miliardi(l'85% della popolazione mondiale), ma producevano soltanto il 21,5% delle ricchezze mondiali.Nel frattempo,il PIL pro capite degli statunitensi, che quasi era cinque volte la media mondiale nel 1980, nel 1998la superava di oltre sei volte.Nel 1980 gli americani erano 22 volte più ricchi degli abitanti degli abitanti dei paesi più poveri,1,3 miliardi di persone concentrate soprattutto nell'Africa subsahariana.Oggi sono 86 volte più ricchi.Il reddito medio dell'insieme degli abitanti dei paesi in via di sviluppo era 14 volte più basso di quello degli americani nel 1980 e 25 volte più basso nel 1998.Dopo la crisi del 1997 anche i primi della classe asiatici, come la Corea del sud, hanno visto i loro redditi diminuire.Il fondo monetario internazionale riconosce che la crisi fu dovuta agli eccessi di una liberalizzazione finanziaria incontrollata.
A questo aumento della,povertà delle popolazioni del Sud del mondo, si aggiunge spesso il comportamento odioso da parte di "alcune imprese trasnazionali" che vi esportano merci di scarto o bandite nei paesi industriali:farmaci scaduti, pesticidi devastanti o sigarette dall'alto contenuto di catrame e nicotina.Più che di un "villaggio globale" si potrebbe parlare di un saccheggio globale.

Dunque, i movimenti di protesta, sorti, dal 1999 in poi, non hanno tutti i torti.....

_________________
Noioso è colui che insiste nelle proprie opinioni anche quando lo abbiamo illuminato con le nostre.
M.Forbes

[ Questo messaggio è stato modificato da: ginestra il 03-01-2004 alle 12:54 ]

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 04-01-2004 18:31  
Quello che hai scritto Ginestra è tutto vero.Qui non si tratta di individuare chi ha torto o ragione, perchè quelli che sostengono di aver ragione( prendiamo le multinazionali) vanno contro tutta l'etica, che sia di destra o di sinistra. Credo che un discorso cristiano abbracci tutti gli ideali umani. L'equilibrio economico sarà tanto facile quanto irrealizzabile se i paesi del Terzo Mondo e le grosse multinazionali non troveranno accordi sufficentementi accettabili economicamente ed umanamente parlando.

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La verità è che la maggior parte dei rapinatori sono emeriti coglioni

[ Questo messaggio è stato modificato da: gmgregori il 04-01-2004 alle 18:32 ]

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moxfurbona

Reg.: 04 Mar 2003
Messaggi: 1194
Da: lucca (LU)
Inviato: 04-01-2004 23:04  
Oggi c'è molta più conoscnza e informazione che non nel '99 e secondo me proprio l'incoerenza o meglio la molteplicità di anime all'interno del movimento lo rendono impressionante e interessante.Il discorso non è cosa otterranno in termini politici (la risposta è niente) ma come ci cambia il modo di vedere le cose ,come ci dimostra che tanti 'ricchi' di oggi sono scontenti del fatto che ci siano 'troppi poveri' indipendentemente dalle ideologie politiche e che la situazione è così marcia che anche a destra o fra filoamericani ci si rende conto che sono necessari freni al 'capitalismo'.Fatto.

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 05-01-2004 08:53  
quote:
In data 2004-01-04 23:04, moxfurbona scrive:
Oggi c'è molta più conoscnza e informazione che non nel '99 e secondo me proprio l'incoerenza o meglio la molteplicità di anime all'interno del movimento lo rendono impressionante e interessante.Il discorso non è cosa otterranno in termini politici (la risposta è niente) ma come ci cambia il modo di vedere le cose ,come ci dimostra che tanti 'ricchi' di oggi sono scontenti del fatto che ci siano 'troppi poveri' indipendentemente dalle ideologie politiche e che la situazione è così marcia che anche a destra o fra filoamericani ci si rende conto che sono necessari freni al 'capitalismo'.Fatto.

Sono d'accordo, per questo le Barriere ideologiche vanno abbassate. E' giusto che più culture convergano in un preciso riferimento. Globalizzazione regolamentata, libero mercato con regole precise, salvaguardia dell'ambiente e dei valori umani.

_________________
La verità è che la maggior parte dei rapinatori sono emeriti coglioni

[ Questo messaggio è stato modificato da: gmgregori il 06-01-2004 alle 11:02 ]

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Bowman

Reg.: 07 Nov 2003
Messaggi: 1584
Da: Trento (TN)
Inviato: 05-01-2004 16:59  
Ci si riempe molto la bocca con questo parolone "Globalizzazione", dimenticandone le radici storiche, molto importanti nello studio di un processo acnroa in via di evoluzione come questo. Nessuno si ricorda di qualcosa di chiamato "colonialismo"? Mi sembra che sia affine al discorso non trovate? Insomma, un tempo l'occupazione era addirittura fisica con gruppi armati che andavano a schiavizzare le popolazione natie a proprio vantaggio. Con il neo-colonialsimo il controllo da "fisico" passa a politico-economico, vengono spostati stabilimenti di produzione per diminuire i costi del lavoro (dando lavoro sí ma per un pezzo di pane), per sfruttarne le leggi poco vincolanti, per inquinare liberamente quando nei paes d'origine non si puó... e adesso la globalizzazione, un processo irreversibile di diffusione di stili di vita, di prodotti e di costume in tutto il globo (perché é questo di ció che si tratta). Le multinazionali decidono il destino di tutti e tutto creando inuguaglienze e tensioni sociali in tutti i paesi, non solo in quelli poveri, anzi molte fabbriche chiudono nei paesi originari perché gli operai sono troppo costosi e aprono in Corea dove non li pagnao un cazzo, credete peró che gli operai siano felici di perdere il posto di lavoro? Io penso che piuttosto lo saranno i coreani ad ottenerlo non credete? O certo sarebbe bello poter aprire tutte e due le fabbriche, e sarebbe bello che tutti avessimo lo stesso reddito, ma qual'é il reddito giusto? Un miliardo? Bene cosí dopo 100 soldi varranno un soldo, ma molti non ci pensano all'inflazione... Perché vedere nel processo di globalizzazione solo qualcosa di negativo per i paesi poveri? Da quello che ho scritto mi sembra chiaro che ci siano acnhe effetti negativi per i paesi ricchi, e gli unici che si pigliano i vantaggi sono le multinazionali, non questi "americani" sempre da tirare in mezzo quando si parla di gobalizzazione...ma perché i giapponesi allora non li tiriamo mai in mezzo? Ma ci pensate a quante puttanate tecnologiche portano sul mercato, a quanto la loro industria automobilistica é sviluppata a livello globale, mentre quella americana é ormai in crisi?
Questo processo di globalizzazione non puó essere invertito, puó solo essere utilizzato in modo piú vantaggioso, le multinazionali dovrebbero pagare i loro lavoratori sottopagati come li pagherebbero nel loro paese, o non dovrebbero chiudere fabbriche per riaprirle nei PVS. Sono giuste le forme di protesta contro questo fenomeno? è giusto farsi sentire, questo sí, ma perché distruggere negozi, perché ingaggiare inutili scontri? Per far veder che ci sono? Se volessero veramente farsi vedere e sentire dovrebbero offrire qualcosa di concreto non bla-bla-blare girandosi i pollici e intervendeno in maniere stupide che non danneggiano affatto le multinazionali ma il resto della societá che poco c'entra. Concordo con Gm e con quello che ha riportato di Klein (puoi dirmi la fonte precisa?) e chiudo.
_________________
Visto il volto nell'orgasmo ne hai visto l'anima (Christian Troy)

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 05-01-2004 18:56  
il libro della Klein a cui mi riferisco è intitolato "Recinti e finestre", lo trovi facilmente in qualsiasi libreria. Ti consiglio inoltre "NO LOGO" e altri di Noam Chosky! Baricco invece è più critico nei confronti di determinati atteggiamenti e con "Next" ti fa capire molte contraddizioni. Ti faccio un esempio: molti sono portati a pensare che la Coca Cola abbia messo radici ovunque, e come te, pensano ad un colonialismo economico senza limiti. Bene, tutto ciò è frutto anche di una fervida immaginazione, visto che in India mediamente si bevono 4 lattine di Coca per persona all'anno. in realta usi, costumi e tradizioni di paesi lontani, continuano a coprire gran parte della popolazione mondiale.
Il discorso su cui concentrarsi, dice Baricco, è appunto la modalità di intervento che deve esser controltata ecc.

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luka78

Reg.: 19 Dic 2003
Messaggi: 913
Da: lodi (LO)
Inviato: 07-01-2004 19:47  
quote:
In data 2004-01-02 20:17, gmgregori scrive:
Prima di poter affrontare un vero dibattito sulla globalizzazione con amici o chicchesia credo sia necessaria un’attenta analisi di ciò che veramente intendiamo per globalizzazione! Ebbene, vi sembrerà strano ma, dopo una serie di letture pro e contro, dopo essermi informato su cosa sta accadendo nel mondo, sono arrivato alla conclusione che l’equilibrio mondiale e l’equa distribuzione delle ricchezze è un’utopia, resa ancora più irrealizzabile dall’incoscienza dei numerosi gruppi “rivoluzionari” del libero mercato.
Facciamo un passo indietro.
1999, Seattle.
Si riunisce il WTO, ed 50.000 manifestanti fanno altrettanto. Di questi 50.000, solo 15.000 sanno realmente perché si trovano lì e conoscono a fondo i problemi dell’economia mondiale. Gli altri sono gruppi di anarchici, teppisti, sedicenti comunisti che la stessa Naomi Klein, portavoce mondiale della “globalizzazione pulita” definisce “gruppi incorenti”.
“I veri manifestanti di Seattle non sono contro la globalizzazione, sono stati presi dalla mania di globalizzazione almeno quanto gli esperti di dirtto commericiale che partecipano agli incontri ufficili. Piuttosto, se questo nuovo movimento è contro qualcosa è contro le grandi aziende[…]. Il movimento si concentra sui diritti umani, condizioni di lavoro e rispetto dell’ambiente[…]"(Klein,2000).
Col tempo, la critica alla modalità di intervento della Banca Mondiale e alla politica economica delle multinazionali, ha assunto connotati diversi da Paese a Paese, creando degli appoggi politici e snaturando le cause del movimento (la difesa dei diritti umani e dell’ambiente) a favore di altre ideologie figlie del Marxismo e dell’anarchia creando un vero effetto boomerang alla democrazia mondiale ma soprattutto alla globalizzazione pulita.
In Italia, il movimento assomiglia di più ad una concentrazione di fondamentalisti islamici, pronti ad una critica istantanea e repentina ogni qual volta viene chiamato in causa il libero mercato. Privo di spirito di autocritica, il movimento crea costantemente un sorta di terrorismo psicologico che gli stessi intellettuali di sinistra definiscono inappropriato e dal quale, coerentemente, si stanno staccando. Lo stesso Baricco, con Next, raggruppa una serie di articoli sul dibattito che portano luce sulle incomprensioni interne dei No Global, e sull’estrema focalizzazione del discorso verso una inesistente globalizzazione che, apparentemente, viene affrontata con poca chiarezza. Piuttosto, si rende necessario imputare alle grosse multinazionali le colpe di numerose violazioni di tipo ambientale ed etiche.
Essere No Global, ha senso quanto essere Global, perché entrambe le cose non hanno significato.
Si tratta di esser globali al 100%. “Lo scontro non è tra globalizzatori e protezionisti, ma tra due visioni della globalizzazione completamente diverse”.(Klein, 1999)
In Italia il movimento, invece di concretizzare un discorso valido anche dal punto di vista politico, ha visto convergere in esso le più svariate forme di lotta e contestazione, senza alcun leader valido ideologicamente e caratterialmente che abbia saputo dividere gli estremi.
Casarini, portavoce dei disobbedienti, e un personaggio ambiguo, con trascorsi di droga e frequentazioni sinistre e misconosciute. I giovani dei centri sociali, fanno dell’aggressione verbale l’unica arma contro un qualcosa di non ben definito, con la quale attaccano ogni forma di conversazione.
Perché si possa sviluppare un dialogo si rende necessario sradicare alla radice le mele marce e ricreare un movimento apolitico che converga democraticamente sull’accettazione del capitalismo e la rivisitazione dello stesso, secondo canoni più accettabili, rendendo possibile e più verosimile il movimento mondiale.


[ Questo messaggio è stato modificato da: gmgregori il 02-01-2004 alle 23:35 ]


Che l’equa distribuzione delle ricchezze sia un utopia mi trova d’accordo, ma è altrettanto vero che l’attuale divario fra chi ha il giusto, o troppo e chi ha poco o nulla è assolutamente controproducente. Cercare di ridurre questo gap è quantomai urgente e necessario, poiché è uno dei fattori da cui nasce l’odio di determinate persone o popoli verso altri, considerando il fatto che al divario nella distribuzione delle ricchezze si accompagna spesso una situazione di sfruttamento, da parte di alcuni, e di negazione dei diritti di molte persone.
Riguardo il fatto che solo poche persone che manifestano conoscano a fondo i “problemi dell’economia mondiale”, personalmente non ho elementi per dire che sia così o il contrario, non avendo avuto un’esperienza diretta. L’importante è che conoscano i motivi per cui manifestano. Parlo ovviamente di coloro che manifestano civilmente per esprimere le loro idee, non dei teppisti che non vanno, in quanto tali, considerati dei manifestanti; i teppisti sono ovunque, anche allo stadio…..Non ritengo giusto paragonare i manifestanti a dei “fondamentalisti islamici”, perché si rischia di fare di tutta l’erba un fascio; le “mele marce” ci sono in qualsiasi pianta (di mele).
Oggi alcuni personaggi tendono ad identificare i manifestanti con i soli teppisti e far passare per terroristi coloro che esprimono pareri diversi o manifestano civilmente il loro disappunto.
Il “terrorismo psicologico” è secondo me creato da molte multinazionali, da chi esercita un pesante controllo sui media e da chi prende certe decisioni politiche nella scena nazionale e internazionale.
La parola globalizzazione è ormai entrata praticamente nella vita di tutti i giorni, anche se è ha origini remote. Se ne parla persino applicata ai consumi, ai gusti o alle tendenze delle persone; penso comunque, e mi dispiace, che non se ne parli altrettanto con riferimento ai diritti della gente, tra i quali ad esempio l’accesso all’istruzione e ai farmaci.
Tornando ai manifestanti, compito di chi ha la facoltà di prendere decisioni è quello di cogliere il senso di malessere alla base di certi movimenti, andando oltre la semplice critica, propria dei manifestanti, e cercando di proporre soluzioni concrete. Trattandosi di movimenti di protesta non è da questi che ci si devono attendere adeguate proposte politiche; non è loro compito.
Penso inoltre che qualsiasi leader politico o partito (se ancora esistono) tenti di mettere le mani su tali movimenti di protesta faccia un grosso errore, in quanto si tratta di forme di protesta e dunque non inquadrabili nel contesto di un programma politico.

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moxfurbona

Reg.: 04 Mar 2003
Messaggi: 1194
Da: lucca (LU)
Inviato: 08-01-2004 01:38  
Perchè date per scontato che il mondo debba reggersi sulle ingiustizie economiche?
Per esempio se pagassimo il giusto per i prodotti che ci vengono dall'Africa noi saremmo più poveri (spenderemmo di più per cacao,arachidi etc..) ma il differenziale di prezzo per noi sarebbe una stronzata ma per gli africani significherebbe magari guadagnare 10 volte quello che prendono oggi nelle piantagioni.Quello che voglio dire è che l'ingiustizia è insita nel sistema e non ci si può far nulla ,probabilmente ,ma quì si parla ormai di poche migliaia di soggetti (il sig.DelMonte,il signor Nestlè, Bill Gates ,Mr.Procter e Mr.Gamble...) che detengono quasi l'intera ricchezza mondiale.Questo è troppo.Servono leggi antitrust estremamente più rigide di quelle di oggi.La CONCENTRAZIONE nei mercati è l'unico vero problema della globalizzazione dei mercati.
Inoltre non avete pensato al fatto che ci sono DIRITTI come quello all'acqua ancora violati nell'epoca in cui si va in Internet e su Marte.Non c'entra l'inflazione col fatto che in Palestina la gente uccide anche perchè non ha acqua ,c'entra solo il fatto che i governi ricchi si considerano pacifisti ma spendono in armamenti molto più di quanto basterebbe per dare acqua potabile a un popolo intero.Visto che avete citato la Klein ,io cito Stupid white men di Michael Moore.

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luka78

Reg.: 19 Dic 2003
Messaggi: 913
Da: lodi (LO)
Inviato: 08-01-2004 19:00  
Sono d'accordo con te, Mox
_________________

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 11-01-2004 09:32  
Secondo me, le teorie in materia di globalizzazione non servono, occorre molta pratica,invece.Il primo passo verso la globalizazione sarebbe quello di andare ad impiantar fabbriche,industrie e strutture tali da permettere ai paesi poveri di guadagnare e vivere dignitosamente.Faccio un esempio, uno dei primi a parlare di ciò fu Bertinotti, ma forse prima di lui Pannella.Invece di accogliere incondizionatamente africani, europei dell'est ,albanesi, ospitarli qui e poi farli circolare in ogni dove senza un preciso compito, o gettarli allo sbaraglio facendogli intraprendere la strada della malavita, portiamo del lavoro lì.E' arcinoto che chi ruba lo fa per fame e non perché portato al latrocinio.Fatta dovuta eccezione per i Tanzi e compagnia, è ovvio.Un altro esempio: Pannella ha sempre detto che non bisognava mandare le pesche al macero ma confezionarle e venderle ai paesi poveri che non hanno di che mangiare.Questo vale per tutti i prodotti, che, in abbondanza rischiano di inficiare la vendita.Sembra così assurda una cosa del genere?Ma si, perché il primo scopo del mercato è quello di arricchirsi e non di distribuire equamente, non dico le ricchezze, ma almeno i beni primari!Globalizzazione dovrebbe essere veramente quello che in teoria si è voluto dire, espandere cioè il benessere a tutto il mondo,altrimenti la parola globale che senso ha????
_________________
E tu, lenta ginestra,che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudel possanza soccomberai del sotterraneo foco, che ritornando al loco già noto, stenderà l'avaro lembo su tue molli foreste.......

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moxfurbona

Reg.: 04 Mar 2003
Messaggi: 1194
Da: lucca (LU)
Inviato: 13-01-2004 01:36  
Il problema Ginestra è che siamo noi a pensare che la globalizzazione debbe essere Globalizzazione del benessere/di uno standard di vita dignitoso.La globalizzazione che invece abbiamo sotto gli occhi è di tipo prettamente economico e ahimè si traduce solo nella possibilità della Nike di comprare a prezzi stracciati le materie prime a XXXX e farle lavorare a ancora meno ai ragazzini di YYYYY con grande giovamento di noi europei che paghiamo lo stesso prezzi altissimi per quelle scarpe perchè i soldi risparmiati sulla manodopera vanno nel budget pubblicitario.Non so se qualcuno di voi sapeva,scherzi a parte,che alcuni anni fa la manodopera pagata da Nike per un anno di scarpe da basket prodotte (pensate a quante ore/persone...) era meno di quanto prese Michael Jordan per la campagna pubblicitaria...

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Julian

Reg.: 27 Gen 2003
Messaggi: 6177
Da: Erbusco (BS)
Inviato: 16-01-2004 20:26  
I no global non sono diversi dai movimenti
politici parlamentari.Sostengono nè più
nè meno l'integrazione politica europea,
e la dipingono come l'unione dei buoni contro l'America cattiva.In realtà sono servi dell'imperialismo come gli altri.

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