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Autore Attenta analisi dei crimi comunisti. Un contributo
gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 08-08-2003 17:55  
"I CRIMINI DEL COMUNISMO"

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A cura del prof. Marco Messeri
LE RADICI IDEOLOGICHE: MARX E LENIN TEORICI DEL TERRORE


Marx.
Nei suoi scritti giovanili già critica la democrazia.
La questione ebraica (1844): i diritti dell'uomo affermati dalla Rivoluzione francese "non sono altro che i diritti del membro della società civile, cioè dell'uomo egoista, dell'uomo separato dall'uomo e dalla comunità"; la libertà è solo "la libertà dell'uomo in quanto monade isolata e ripiegata su se stessa"; "il diritto dell'uomo alla proprietà privata è il diritto di godere arbitrariamente senza riguardo agli altri uomini, indipendentemente dalla società, della propria sostanza e di disporre di essa, il diritto all'egoismo"; l'uguaglianza "non è altro che l'uguaglianza della libertà sopra descritta, e cioè che ogni uomo viene considerato come una siffatta monade che riposa su se stessa"; "la sicurezza è l'assicurazione del suo egoismo". Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione (1844): "l'arma da critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale deve essere abbattuta dalla forza materiale".
Nel Manifesto del Partito comunista (1848) Marx elabora l'idea che la società comunista può essere raggiunta solo attraverso la "lotta di classe" rivoluzionaria del proletariato e teorizza l'abolizione dei diritti individuali di libertà: "il proletariato si servirà del dominio politico per strappare alla borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello stato"; deve "distruggere tutte le sicurezze private e tutte le guarentigie private finora esistite". Negli stessi mesi si richiama esplicitamente alla pratica del terrore esercitata dai giacobini cinquant'anni prima. Vittoria della controrivoluzione a Vienna (1848): "C'è un solo mezzo per abbreviare, semplificare, concentrare l'agonia assassina della vecchia società e le doglie sanguinose della nuova società, un solo mezzo: il terrorismo rivoluzionario". Anche l'amico e collaboratore Engels in quegli anni teorizza il terrore. In La lotta delle nazioni, risposta all'Appello agli slavi di Bakunin (1848), Engels dichiara che "la prossima guerra mondiale farà sparire dalla faccia della terra non soltanto classi e dinastie reazionarie, ma interi popoli reazionari", come, appunto, diverse etnie slave che hanno contrastato la rivoluzione tedesca. Di nuovo, ne Il panslavismo democratico sulla "Neue Rheinische Zeitung" rifiuta le "frasi sentimentali sulla fratellanza" offerte dalle "nazioni più controrivoluzionarie d'Europa" e afferma che "l'odio per i russi è stato ed è ancora la prima passione rivoluzionaria dei tedeschi" e che la rivoluzione richiede "il terrorismo più risoluto" e una "lotta di annientamento contro lo slavismo traditore". E Marx, fallita la rivoluzione, in La soppressione della "Neue Rheinische Zeitung" (1949): "Noi non abbiamo riguardi; noi non ne attendiamo da voi. Quando sarà il nostro tempo, non abbelliremo il terrore". L'anno dopo, Marx e Engels insieme, nell'Indirizzo al Comitato centrale del marzo 1850, invocano una "decisissima centralizzazione del potere nelle mani dello stato" e "misure di terrore". Teorizzano l'impiego di qualsiasi mezzo, anche immorale, necessario per fare trionfare la rivoluzione. Scrivono a G.A.Koettgen: "Agite gesuiticamente, buttate alle ortiche la germanica probità, onestà, integrità [...] I mezzi per noi aumenteranno, l'antagonismo fra il proletariato e la borghesia si inasprisce. In un partito si deve appoggiare tutto ciò che aiuta ad avanzare, senza farsi noiosi scrupoli morali".
Vent'anni dopo, Marx ed Engels accusano la Comune di Parigi di non avere saputo usare fino in fondo la violenza rivoluzionaria. Marx, La guerra civile in Francia (1871): la Comune ha il merito di avere sostituito l'"autogoverno dei produttori" al "vecchio governo centralizzato", mostrando la forma politica che deve assumere la lotta di classe proletaria. Engels, in Dell'autorità (1873), precisa: "Una rivoluzione è certamente la cosa piú autoritaria che vi sia; è l'atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all'altra parte per mezzo di fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari, se ce ne sono; e il partito vittorioso, se non vuole aver combattuto invano, deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari. La Comune di Parigi sarebbe durata un sol giorno, se non si fosse servita di questa autorità di popolo armato, in faccia ai borghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non essersene servita abbastanza largamente?". Nella Critica al programma di Gotha (1875), Marx parla della "dittatura del proletariato" necessaria nella transizione alla società comunista e specifica che essa non sarà di breve durata.

Lenin.

In gioventù manifesta simpatia per la formazione terrorista Volontà del Popolo. La conversione al marxismo non dissolve il culto per la violenza rivoluzionaria che lo ha ispirato da giovane. Già in Da dove cominciare (1901) ricorda: "In linea di principio noi non abbiamo mai rinunciato e non possiamo rinunciare al terrorismo". Con Che fare? (1902) si pronuncia per la trasformazione del partito marxista russo in un partito di "rivoluzionari professionali" ideologicamente compatto, retto da una ferrea disciplina e pronto a guidare l'insurrezione armata. In Due tattiche della socialdemocrazia (1905) dichiara esplicitamente obiettivi e forme del terrore di massa: "regolare i conti con lo zarismo e l'aristocrazia alla plebea, sterminando implacabilmente i nemici della libertà". Convocato nel 1907 davanti al Consiglio del partito per l'asprezza delle critiche ai menscevichi, ammette di avere perseguito consapevolmente una tattica indirizzata a diffamare l'avversario politico e a creare odio nei suoi confronti: egli pensa che il rivoluzionario non debba essere trattenuto da alcuno scrupolo morale. Lezioni della Comune (1908): la rivoluzione proletaria della Comune è fallita per l'eccessiva generosità del proletariato; "avrebbe dovuto sterminare i suoi nemici", invece che "esercitare un'influenza morale su di loro". In Stato e rivoluzione (1917) sviluppa le idee di Marx ed Engels sulla Comune, insistendo sul fatto che la dittatura del proletariato è incompatibile col parlamentarismo e che il proletariato rivoluzionario deve "spezzare" la macchina dello stato borghese. In I bolscevichi conserveranno il potere? (1917): "La rivoluzione è la lotta di classe e la guerra civile più acuta, più selvaggia e più esasperata", richiede un "uso implacabilmente duro, rapido e deciso della violenza". L'anno dopo, già al potere, ne La dittatura del proletariato e il rinnegato Kautsky (1918) attacca duramente il leader socialista tedesco, che difende il metodo democratico e critica l'autoritarismo dei bolscevichi. Nel luglio 1918 attacca decisamente Zinovev che ha trattenuto i bolscevichi di Pietrogrado dallo scatenare il "terrore di massa": "Bisogna stimolare forme energiche e massicce del terrore contro i controrivoluzionari". Ma lo stesso Zinovev in una assemblea di partito a Pietrogrado il 17 settembre 1918: "Dobbiamo conquistare per noi novanta dei cento milioni di abitanti della Russia che vivono sotto i soviet. Al resto non abbiamo nulla da dire: devono essere sterminati". Il discorso viene accolto da scroscianti applausi. E' stato pubblicato recentemente un documento del 1918 nel quale Lenin scrive di suo pugno che le rivolte contadine "devono essere represse senza pietà". Ordina ai comunisti di un villaggio: "impiccate senza esitare, così la gente vedrà, almeno cento noti kulaki, ricchi, sanguisughe". Nel 1919: "Noi non riconosciamo né libertà né uguaglianza né democrazia del lavoro, se queste cose si oppongono agli interessi dell'emancipazione del lavoro dall'oppressione del capitale". Immemore del proclamato diritto dei popoli all'autodeterminazione, nell'estate del 1920, ordina ai comandanti dell'Armata rossa: "noi dobbiamo prima sovietizzare la Lituania e renderla dopo ai lituani". In L'estremismo, malattia infantile del comunismo (1920): "Bisogna affrontare tutti i sacrifici e - in caso di necessità - ricorrere a tutte le astuzie, a tutte le furberie, ai metodi illegali, alle reticenze, all'occultamento della verità, pur di introdursi nei sindacati, pur di rimanere in essi, pur di svolgervi a qualsiasi costo un lavoro comunista". Teorizza la "violenza sistematica contro la borghesia e i suoi complici", parla di "ripulire il suolo della Russia di qualsiasi insetto nocivo; delle pulci: i furfanti; delle cimici: i ricchi, etc.". Parla di "lotta finale", di "guerra implacabile", di "annientamento implacabile" e di "sterminio sanguinoso dei ricchi". Definisce i borghesi "parassiti" e "vampiri". Nel 1922, al momento di lanciare la prima grande offensiva contro la Chiesa ortodossa: "E' precisamente ora e solo ora, quando nelle regioni affamate la gente mangia carne umana, e centinaia se non migliaia di cadaveri riempiono le strade, che noi possiamo (e perciò dobbiamo) effettuare la confisca dei beni ecclesiastici con la più feroce e spietata energia, senza fermarci prima di avere schiacciato ogni resistenza"; "applicate ai preti la più estrema forma di punizione".
Angelica Balabanoff, dirigente dell'Internazionale comunista, ricorda il cinismo con cui Lenin consigliava di diffamare i riformisti e i comunisti non fedeli alla Russia bolscevica, per distruggerne la reputazione presso gli operai, o di corrompere con denaro gli avversari del comunismo. Nel 1924 lo scrittore socialista Maksim Gorkij ritrae il Lenin da lui incontrato come una persona per cui gli esseri umani non hanno "quasi alcun interesse" e la classe operaia è solo "materia prima" per l'azione politica. La sua doppiezza è sistematica e teorizzata. Nel 1905 è scettico sui soviet, in quanto organizzazioni non di partito; nel 1917 teorizza il potere assoluto dei soviet; dalla presa del potere in poi svuota i soviet di qualsiasi significato politico. Fino al 1905, da marxista ortodosso, sostiene che i contadini sono piccolo-borghesi e quindi nemici della lotta socialista proletaria; dopo il 1905 adotta, contro i menscevichi, l'idea che i contadini siano alleati della lotta socialista proletaria; tra il 1917 e l'inizio del 1918, per ingraziarsi i contadini, accetta la parola d'ordine della spartizione delle grandi proprietà, fino ad allora sostenuta dai socialisti rivoluzionari e rifiutata dai bolscevichi come reazionaria; nel 1918 la sconfessa a favore di una accelerata collettivizzazione delle terre. Sostiene il diritto di secessione delle nazionalità, ma sotto il vincolo della priorità degli interessi del proletariato. La libertà non ha per lui alcun interesse: si interessa agli esperimenti di Pavlov, ed esprime rammarico che il condizionamento non sia applicabile su scala di massa, rendendo inutile la polizia. Scrive a Stalin nel 1922 "noi purificheremo la Russia per molto tempo"; e, sempre nel 1922, a Kurskij, a proposito della sostituzione della Cheka con la Gpu e i metodi legali: "Il tribunale non deve eliminare il terrore; prometterlo significherebbe ingannare se stessi o ingannare gli altri; bisogna giustificarlo e legittimarlo sul piano dei principi, chiaramente, senza falsità e senza abbellimenti. La formulazione deve essere quanto più larga possibile, poiché soltanto la giustizia rivoluzionaria e la coscienza rivoluzionaria decideranno delle condizioni di applicazione più o meno lunga".

Trotskij.
Nel 1924 esplicita nel modo più chiaro il disprezzo per la verità che segna la mentalità dei bolscevichi: "Nessuno di noi desidera o può contestare la volontà del Partito. Chiaramente, il Partito ha sempre ragione. [...] Noi possiamo avere ragione solo con e attraverso il Partito, perché la storia non ha dato altro modo di avere ragione. [...] E se il Partito adotta una decisione che l'uno o l'altro di noi ritiene ingiusta, egli dirà: giusto o ingiusto, è il mio partito, e io sosterrò le conseguenze della decisione fino alla fine".


Appendice sul nichilismo russo.
Nei bolscevichi, e in Lenin soprattutto, le teorizzazioni marxiane del terrore vengono a rafforzare atteggiamenti politici che provengono anche da tradizioni autoctone, in particolare da quella tradizione nichilista, che si è intrecciata in profondità con la storia dell'anarchismo russo e del populismo. Sergei Nechaev (1847-1882) è il rappresentante più caratteristico di tale tradizione. Il suo Catechismo rivoluzionario, elaborato all'inizio degli anni '70 verosimilmente con la collaborazione di Bakunin, tratteggia con precisione la figura del rivoluzionario completamente dedito alla causa e indifferente a ogni considerazione morale e a ogni sentimento umano. Dice del rivoluzionario: "Non ha né interessi personali, né affari, né sentimenti, né inclinizioni, né proprietà, nemmeno un nome. In lui tutto è assorbito da un interesse esclusivo, un solo pensiero, una sola passione: la rivoluzione" (art.1). "Nel profondo del suo essere, non solo a parole, ma con i fatti, egli ha spezzato ogni legame con l'ordine civile e con mondo civilizzato, con le leggi, le convenienze, con la moralità e le convenzioni generalmente riconosciute in questo mondo. Egli ne è il nemico implacabile e, se continua a vivere in questo mondo, non è che per distruggerlo piú sicuramente" (art.2). "Egli disprezza l'opinione pubblica. Disprezza e odia la morale sociale attuale in tutti i suoi atti istintivi e in tutte le sue manifestazioni. Per lui morale è tutto ciò che favorisce il trionfo della rivoluzione, immorale e criminale tutto ciò che la impedisce" (art.4). "Nell'assolvimento di questo compito, avvicinandoci al popolo, noi dobbiamo, in primo luogo, allearci con gli elementi della vita popolare che non hanno mai cessato, dalla fondazione dello Stato moscovita, di protestare, non solo a parole ma con i fatti, contro tutto ciò che è direttamente o indirettamente legato allo Stato, contro la nobiltà, contro la burocrazia, contro i preti, contro il mondo commerciale e contro i piccoli trafficanti sfruttatori del popolo. Noi dobbiamo perciò unirci al mondo avventuroso dei briganti, i veri e gli unici rivoluzionari russi" (art.25). Il radicalismo visionario resta una caratteristica saliente del movimento rivoluzionario russo: Piëtr Tkatchev, intorno al 1870, propone di sterminare tutti i russi di più di 25 anni, considerati incapaci di realizzare l'idea rivoluzionaria (proposta che, peraltro, suscita l'indignazione di Bakunin).



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la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 08-08-2003 19:48  
ora, se un governo di centro-destra ha approvato una legge che rende più facile la libera circolazione delle armi in italia nel 2003 e se tale legge (come mi sembra di capire) non ti aggrada, prenditela con chi l'ha votata... invece di aprire un post in cui snoccioli righe su righe di storia delle teorie marxiste-leniniste
A che pro poi? Temi che un eventuale vittoria di sinistra porti alla formazione di un esercito rosso proletario? Qual è il tuo obiettivo? Dimostrare che la sinistra appoggia il terrorismo? Che PCI e Brigate Rosse andavano a braccetto?
No. davvero, Gm, non ti capisco? Cosa c'entrano delle teorie datate con il post che ha aperto Quilty?
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"Quando sarò grande non leggerò i giornali e non voterò. Così potrò lagnarmi che il governo non mi rappresenta. Poi quando tutto andrà a scatafascio, potrò dire che il sistema non funziona e giustificare la mia antica mancanza di partecipazione"

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 08-08-2003 20:00  
Nessun obbiettivo. visto che nn era piaciuta l'idea, forse, prechè non attinente con il topico, ne apro uno a scopo informativo.
Non ho scritto io quelle righe, ma la storia.
Insomma un po' di informazione va sempre bene.
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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 08-08-2003 20:48  
Sarà come dici tu, però...
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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 08-08-2003 20:48  
Sarà come dici tu, però...
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"Quando sarò grande non leggerò i giornali e non voterò. Così potrò lagnarmi che il governo non mi rappresenta. Poi quando tutto andrà a scatafascio, potrò dire che il sistema non funziona e giustificare la mia antica mancanza di partecipazione"

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MikesAngel
ex "MissRigth"

Reg.: 09 Gen 2002
Messaggi: 7725
Da: Firenze (FI)
Inviato: 11-08-2003 15:13  
quote:
In data 2003-08-08 20:48, xander77 scrive:
Sarà come dici tu, però...


Però cosa?
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"... ' fanculo a quelli che credono di capire un film, quando invece si fermano solo ad alcuni aspetti tecnici, credendo di essere dei grandi cineasti..."

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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 11-08-2003 16:09  
quote:
In data 2003-08-11 15:13, MikesAngel scrive:
quote:
In data 2003-08-08 20:48, xander77 scrive:
Sarà come dici tu, però...


Però cosa?



Gm afferma che questo post è puramente informativo, io esprimevo i miei dubbi circa le sue intenzioni,libero di sbagliare ovviamente. Tutto qui, claro?

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MikesAngel
ex "MissRigth"

Reg.: 09 Gen 2002
Messaggi: 7725
Da: Firenze (FI)
Inviato: 11-08-2003 17:01  
muy claro!
Gracias
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"... ' fanculo a quelli che credono di capire un film, quando invece si fermano solo ad alcuni aspetti tecnici, credendo di essere dei grandi cineasti..."

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 19-08-2003 20:55  
quote:
In data 2003-08-08 19:48, xander77 scrive:
Cosa c'entrano delle teorie datate ?



Tra l'altro teorie che con Lenin sono diventate fatti.
Teorie giuste che hanno avuto un motivo per esserci...
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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 19-08-2003 21:48  
Proprio ieri sera tardi hanno trasmesso un lungo servizio su RAI UNO,sui crimini di Stalin, l'hai visto gmgregori? Lenin, lasciamolo stare, avrà fatto i suoi errori ma è pur sempre colui che ha cambiato la storia della Russia.
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E tu, lenta ginestra,che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudel possanza soccomberai del sotterraneo foco, che ritornando al loco già noto, stenderà l'avaro lembo su tue molli foreste.......

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ginestra


Reg.: 02 Mag 2003
Messaggi: 8862
Da: San Nicola la Strada (CE)
Inviato: 19-08-2003 21:51  
E lo zar Nicola, che ordinò di sparare sulla folla che era venuta solo a chiedere i propri diritti??? Per fare e introdurre certi discorsi, come fai tu, occorre una visione molto ampia delle cose, obiettiva al cento per cento ma mi pare che la lingua batta dove il dente duole.
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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 20-08-2003 01:23  
quote:
In data 2003-08-19 20:55, Tristam scrive:
quote:
In data 2003-08-08 19:48, xander77 scrive:
Cosa c'entrano delle teorie datate ?



Tra l'altro teorie che con Lenin sono diventate fatti.
Teorie giuste che hanno avuto un motivo per esserci...


si è tutto giusto sbirulino! Come permettersi. per carità.
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 20-08-2003 04:03  
Non vedo cosa ci sia di male nelle teorie del terror di Lenin... Mi sembra ovvio che secoli di dominio zarista si siano fatti sentire all'inizio del 1900.Se la cosa funzionava prima della rivoluzione è un conto. nel momento in cui vengono a mancare le condizioni di sussistenza in cui si erano formati(o imposte) certi schemi sociali è ovvio che sia necessario un cambiamento. se questo cambiamento viene osteggiato e anzi mortificato dalle persone che quel potere e certi privilegi li hanno voluti perpetuare ad un certo punto probabilmente scoppierà una rivoluzione, o una repressione. comunque si parla di mantenimento del potere. e questo implica quasi sempre morte, tradimento e raggiri.
Quindi anche terrore. La distruzione dello zarismo e il mantenimento del potere bolscevico richiedeva terrore. Le teorie di Lenin hanno avuto una ragione. Un sesto del mondo, la russia stessa, come raccontava Vertov,aderì inizialmente a queste inno del terrore... fu un bene? fu un male? Ci fu una rivoluzione e non si parla di Cuba. fu una rivoluzione totale. come quella francese. Fu una rivoluzione in nome della libertà. é naturale trovare la libertà attraverso il terrore se questa libertà, da tutti richiesta, veniva repressa con altrettanto terrore.
Troppo facile allora costruire un contenitore e mettreci tutte queste cose, perchè queste cose sono state scritte, e dimenticarsi allora il contesto storico.
Innanzi tutto è ridicolo il titolo del post e del libro del signore marco messeri se poi consideriamo che prima di comunismo si dovrebbe parlare di Rivoluzione. Rivoluzione armata... armata... capite?
armi=sicuramente morte. altro che terrore. e dove sta il terrore allora se non nella rivendicazione dei propri diritti.
E' giusto forse che l'opressore schiacci il viso dell'opressa nel fango con il tacco del suo stivale all'infinito? e all'infinito...
acceteresti di vedere morire i tuoi parenti e i tuoi amici in seguito a manifestazioni di malcontento? in seguito a mancanza di aiuti? a incapacità di gestione delle risorse? e magari davanti agli occhi l'opulenza di una famiglia, della nobiltà, del clero che costruiva i suoi campanili con l'oro?
allora dimentichiamo la scalinata di Odessa e la sparatoria con i mitra sulla folla a Pietroburgo.
Dimentichiamo la morte di migliaia di persone per il mantenimento di una minoranza....
Il contesto storico è qui totalmente dimenticato e stravolto.
Troppo facile puntare il dito.
ma è da idioti!
solo gli idioti ci credono e fanno si con la testa e rimangono scioccati da certe affermazioni snturate e quindi falsificate.
Siamo di fronte soltanto al solito tentativo revisionista di modificare la storia riproponendone una sola prospettiva...quella sensazionalista! Novella 2000! la storia che piace tanto all'italiano medio! Ignorante e felice.
Ovviamente questo tutto in nome della salvezza dal pericolo rosso.
W il fascismo e a morte chi in italia lo combattè...!
_________________
"Io è un Biru Biru"
e
"Non parlate a Biru Biru"



[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 20-08-2003 alle 04:24 ]

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 20-08-2003 04:20  
Quindi direi "attenta analisi dei crimini comunsiti" un gran emerito cazzo...
Qui si parla di Rivoluzione non di comunismo. Il titolo è del tutto fuorviante...
Sarebbe meglio cambiarlo.---
_________________
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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 20-08-2003 07:06  
quote:
In data 2003-08-19 21:51, ginestra scrive:
E lo zar Nicola, che ordinò di sparare sulla folla che era venuta solo a chiedere i propri diritti??? Per fare e introdurre certi discorsi, come fai tu, occorre una visione molto ampia delle cose, obiettiva al cento per cento ma mi pare che la lingua batta dove il dente duole.


Veramente io non ho detto prorio niente, non ho visione ampia, il dente duole a destra e a sinistra, fatte tutto voi.
ciò.
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